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(Adnkronos) - Il concetto di sicurezza nazionale non riguarda più soltanto la difesa. Oggi coinvolge tutti: cittadini, istituzioni, imprese, infrastrutture critiche, tecnologia. Lo spiega Beniamino Irdi, Ceo di Highground e senior fellow dell’Atlantic Council, nel nuovo episodio di State Sicuri, il video podcast di Adnkronos dedicato alla “sicurezza che cambia”. “Negli ultimi anni abbiamo assistito a un ampliamento del perimetro della sicurezza nazionale”, osserva Irdi. “Oggi comprende settori e ambiti che un tempo non erano considerati strategici. La tecnologia è diventata una leva trasversale: dai microchip all’intelligenza artificiale, ogni infrastruttura ne dipende. E questo rende vulnerabili e strategici anche comparti apparentemente lontani dalla difesa”. Secondo Irdi, la crescente competizione strategica tra potenze e la natura asimmetrica del confronto con i regimi autoritari hanno cambiato radicalmente il quadro: “I nostri competitor, come la Cina o la Russia, hanno un rapporto gerarchico tra pubblico e privato. Possono orientare le aziende verso obiettivi strategici nazionali. Le democrazie no: noi paghiamo un prezzo per i nostri diritti e combattiamo con le mani legate dietro la schiena”. Il caso italiano: dal Golden Power alla consapevolezza delle imprese L’Italia e l’Europa hanno cominciato a reagire, sottolinea Irdi, ma la strada è ancora lunga. “Un segnale evidente di cambiamento è la crescita esponenziale delle notifiche di Golden Power”, spiega. “Nel 2019 erano poche decine, nel 2024 sono salite a 660. Questo dimostra che non c’è solo un intervento ‘top-down’ dello Stato, ma anche una nuova consapevolezza ‘bottom-up’ da parte dei privati”. Irdi cita anche un episodio emblematico: il blocco, da parte del governo Draghi, dell’acquisizione di una società italiana di sementi da parte di un gruppo a capitale cinese. “Era un settore che non avremmo mai considerato sensibile. Ma controllare cosa si semina in Africa significa influenzare le catene alimentari globali. È la prova che la sicurezza nazionale passa anche da filiere insospettabili”. In Europa, ricorda Irdi, sono nate diverse iniziative per rafforzare la resilienza economica e tecnologica: dalla Strategia di sicurezza economica europea allo Scudo democratico, fino al progetto Protect.eu. “Sono passi importanti verso una maggiore consapevolezza dei rischi legati alla competizione globale e alla tecnologia”. Tecnologia, dati e nuove vulnerabilità La trasversalità tecnologica ha moltiplicato i punti di vulnerabilità. “Ogni cosa che è online è esposta a un rischio”, spiega Irdi. “Non parliamo solo di cyber security, ma anche di penetrazione industriale e raccolta di dati su scala massiva”. Le sue parole toccano un punto cruciale: l’utilizzo dei dati come leva strategica. “Pensiamo alle gru nei porti europei o ai dispositivi medici connessi. Raccogliendo dati sui flussi commerciali o sulla salute degli europei, si possono trarre inferenze macro che diventano vantaggi competitivi. Se un Paese raccoglie milioni di dati sanitari, può orientare la sua industria farmaceutica verso le malattie che colpiranno l’Europa nei prossimi decenni”. Questo vantaggio deriva proprio dalla diversa natura dei sistemi politici: “In Cina lo Stato può disporre dei dati delle aziende private. In Europa no. Il che è giusto, perché la privacy è un diritto fondamentale. Ma questo ci rende più lenti e meno competitivi. È una nuova forma di guerra asimmetrica”. Europa, Cina e il “derisking” L’Europa, aggiunge Irdi, ha vissuto una lunga fase di idillio nei rapporti con la Cina. “Nel 2020 l’Ue stava per firmare un grande accordo sugli investimenti con Pechino, il Cai. È rimasto congelato. Da allora, le relazioni sono cambiate: oggi Bruxelles e i Paesi membri sono molto più circospetti e consapevoli. Dietro questa svolta, spiega Irdi, c’è anche la pressione americana. “Con Biden, Washington ha spinto l’Europa verso il cosiddetto decoupling, poi ribattezzato derisking. Ma oggi, con il ritorno di Trump, quella retorica è saltata. Gli Stati Uniti stessi hanno una postura ambigua verso la Cina, come dimostra il caso Nvidia: un’azienda che ora potrà esportare chip verso la Cina versando una quota degli utili al Tesoro americano”. Le tre priorità per l’Italia e l’Europa La sfida principale è costruire un sistema di sicurezza nazionale capace di “fusione”, una parola che ripete più volte. “Fusione tra pubblico e privato, tra amministrazioni, tra comparti. Il perimetro della sicurezza si è ampliato: ora include la sanità, la ricerca, l’economia. Non si può più ragionare per silos”. Ecco, secondo Irdi, le tre priorità per il futuro: 1. Ridefinire il concetto di informazione sensibile – “Oggi dati che sembrano innocui possono essere strategici se raccolti in massa. Bisogna ripensare le categorie tradizionali”. 2. Educare la classe politica – “I decisori devono capire di tecnologia, di targeting algoritmico, di intelligenza artificiale. Le questioni strategiche sono anche tecniche”. 3. Riformare l’architettura istituzionale – “Serve un Consiglio di sicurezza nazionale e una strategia nazionale di sicurezza. L’Italia è l’unico Paese del G7 a non averli”. “La sicurezza nazionale non è più un tema militare. È un tema culturale, economico, tecnologico. Riguarda tutti”, conclude Irdi. “L’Italia deve dotarsi di strumenti e di una mentalità nuovi, in linea con un mondo in cui la potenza si misura anche attraverso i dati, le reti e la capacità di anticipare le minacce”.
(Adnkronos) - Grandi novità per iMeat, la prima fiera B2B in Italia dedicata alle macellerie, gastronomie e salumerie, al settore Ho.Re.Ca., alle industrie per la lavorazione delle carni e alle aziende medio-piccole artigianali di eccellenza, che dal 2026 si terrà per la prima volta a BolognaFiere, uno dei poli fieristici più moderni e internazionali d’Europa. La decima edizione di iMeat si svolgerà dall’11 al 13 ottobre 2026, segnando una tappa fondamentale nella storia della manifestazione e un passo strategico per il suo sviluppo futuro. Dopo nove edizioni di successo a Modena, la fiera si sposta a Bologna per offrire spazi più ampi, servizi avanzati e una piattaforma logistica e internazionale in grado di valorizzare ulteriormente il potenziale del settore. In occasione del trasferimento, è stata costituita una nuova società, Ecod Extra Srl, che organizzerà le prossime edizioni della manifestazione. La nuova realtà è partecipata al 51% da BolognaFiere e al 49% da Ecod Srl, la casa editrice e organizzatrice che ha ideato e fatto crescere iMeat nel corso di oltre vent’anni di attività. Questa partnership rappresenta un’evoluzione naturale e strategica, che unisce la competenza editoriale e la conoscenza del mercato di Ecod con la dimensione internazionale, l’esperienza organizzativa e la rete globale di BolognaFiere Group, presente con proprie sedi operative in Cina, India e Usa, e partner di riferimento per alcuni dei più grandi eventi fieristici al mondo. iMeat è nata tredici anni fa da un’intuizione vincente di Ecod, che ha saputo intercettare i bisogni di un comparto in trasformazione, offrendo un luogo d’incontro unico per macellerie, gastronomie, salumerie, operatori Ho.Re.Ca. e piccola industria alimentare. Oggi, con il trasferimento a BolognaFiere e la nascita della nuova società, iMeat punta a rafforzare la sua proiezione internazionale, ad attrarre buyer e operatori esteri e a consolidare il suo ruolo di riferimento per la filiera delle carni e dei prodotti affini. Con la nuova collocazione autunnale, le date dell’11, 12 e 13 ottobre 2026, il sostegno storico di Federcarni e il nuovo patrocinio di Uniceb e dei principali protagonisti della filiera, iMeat conferma la propria vocazione a essere piattaforma di business, aggiornamento e innovazione per tutti i professionisti del settore. Dalla macelleria tradizionale alla ristorazione specializzata, dalla tecnologia alla formazione, la fiera continuerà a essere un luogo dove cultura del prodotto e futuro del settore si incontrano. “Il trasferimento a BolognaFiere segna una tappa storica nel percorso di iMeat, nata da un’intuizione e cresciuta grazie alla fiducia di migliaia di professionisti”, ha dichiarato Luca Codato, fondatore di Ecod e ideatore di iMeat. “Con BolognaFiere condividiamo una visione comune: dare continuità alla qualità e all’identità di iMeat, aprendola a nuove opportunità di sviluppo e a un pubblico sempre più ampio, nazionale e internazionale”, ha aggiunto. Per Antonio Bruzzone, Ceo di BolognaFiere, “con l’ingresso di BolognaFiere nel capitale di iMeat diamo ulteriore impulso alla crescita di una manifestazione che ha saputo interpretare con competenza e visione l’evoluzione di un settore fondamentale del canale Ho.Re.Ca. e dell’industria della lavorazione e della cottura delle carni". "Il nostro obiettivo è accompagnare iMeat verso una dimensione sempre più internazionale, valorizzando la filiera delle carni e della gastronomia artigianale attraverso la nostra rete fieristica globale, dalla Cina all’India, fino agli Usa e al Sud-Est asiatico”, ha concluso Bruzzone.
(Adnkronos) - “A differenza degli anni scorsi, quest'anno abbiamo affrontato il tema del rottame, perché un'indagine Ispra ci dice che da circa un milione di tonnellate di rottami d'auto noi riusciremo a recuperare circa una tonnellata d'oro”. A spiegarlo è Omar Antonio Cescut, amministratore delegato dell’Unità circular economy di Btt, all’edizione 2025 di Ecomondo a Rimini, la fiera dedicata alla sostenibilità e all’economia circolare. Dati che portano con sé “un valore economico importante, pari a circa 100 milioni di euro recuperati dalla quantità di rottami che oggi l'Italia produce. La nostra tecnologia recupera il valore prezioso nello scarto dell'automotive - La transizione ecologica ed energetica sono una priorità per questo Paese soprattutto nel momento in cui queste permettono di recuperare e risparmiare i metalli preziosi e le materie prime che noi non abbiamo, non avendo miniere. La circolarità permette di innescare un circolo virtuoso per essere sempre più indipendenti e autonomi”.