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(Adnkronos) - “Il Policlinico San Donato è un Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico a riconoscimento cardiovascolare. L’attività dell’ospedale è rivolta per il 60% alla diagnosi e alla cura delle patologie del sistema cardiovascolare ed è uno dei pochi centri che riesce a coprire tutte le fasce di età, dall’epoca neonatale sino al grande anziano. L’IRCCS Policlinico San Donato, da anni, è uno dei primi centri di Cardiochirurgia Italiani ed europei per il numero di interventi eseguiti, e per il livello di complessità degli stessi. È inoltre centro di eccellenza per il trattamento delle cardiopatie congenite. Solo nel 2024, sono stati effettuati oltre 1.500 interventi di cardiochirurgia, di cui 1.100 sull’adulto e 400 per il trattamento delle cardiopatie congenite. Sempre nell’ultimo anno, sono state effettuate oltre 3.500 procedure elettrofisiologiche e più di 3.800 procedure di cardiologia interventistica: numeri che sono valsi all'IRCCS il soprannome di “ospedale del cuore”. Lo ha detto all’Adnkronos Salute il dottor Lorenzo Menicanti, direttore scientifico dell’IRCCS Policlinico San Donato, direttore dell’Area Chirurgica Cuore - Adulto dello stesso ospedale, nonché presidente della Rete Cardiologica IRCCS, il più grande network di ricerca italiano in ambito cardiovascolare, promosso dal Ministero della Salute. Per la grande esperienza nell’eseguire operazioni complesse, l’ospedale è centro di riferimento per le condizioni ritenute ad “alto rischio” con eccellenti percentuali di successo. Particolare attenzione è dedicata agli approcci chirurgici mininvasivi, oltre che a una attenta gestione ematologica dei pazienti per ridurre la necessità delle trasfusioni di sangue, con il Patient blood management, che deriva da una decennale esperienza in seno a un laboratorio dedicato all’interno della sala operatoria. Le Cardiochirurgie – Adulto e Bambino - lavorano in stretta collaborazione con i servizi di Cardiologia (Cardiologia Clinica, Emodinamica e Elettrofisiologia, una sinergia che consente di individuare il migliore trattamento per il paziente e ottimizzare il percorso di cura e follow-up. Un vero e proprio Heart Team di chirurghi, cardiologi, anestesisti, infermieri e ricercatori, che lavorano insieme per fornire la migliore cura, con tecniche innovative, seguendo il paziente in tutte le fasi, dalla diagnosi al periodo di riabilitazione post-operatoria. Il Policlinico San Donato è - tra tutti i centri della Rete Cardiologica IRCCS - capofila dello studio CVrisk-IT, il più vasto e ambizioso programma nazionale di prevenzione cardiovascolare, finanziato dal Ministero della Salute, con 20 milioni di euro. “Allo studio possono aderire gratuitamente cittadini di età compresa tra i 40 e gli 80 anni, senza precedenti patologie cardiovascolari o diabete – ha ricordato il dottor Menicanti -. L'avvio del reclutamento, a pochi mesi dal lancio dell'iniziativa, segna l'esigenza di una tempestività d’intervento, legata anche ai dati che confermano come le patologie cardiovascolari rappresentino ancora la principale causa di mortalità in Italia e in Europa” L’IRCCS è anche profondamente impegnato nella ricerca in area biomeccanica cardiovascolare. È infatti tra i fondatori, nel 2018, insieme al gruppo di ricerca Biomeccanica del Politecnico di Milano e all’università di Pavia, del C3D Lab, che conduce ricerche sulla biomeccanica cardiovascolare, utilizzando vari strumenti di bioingegneria, tra cui modelli in silicio in vitro. Obiettivo principale del Lab è fornire ai professionisti sanitari risorse innovative per migliorare lo studio delle malattie cardiache e dei problemi correlati ai grandi vasi sanguigni.
(Adnkronos) - “L’industria dei beni di largo consumo in Emilia-Romagna è molto importante perché pesa per quasi il 20% sui valori socio economici legati all’intero manifatturiero, quindi sia occupati, imprese, che fatturato e valore aggiunto. Un tessuto imprenditoriale di oltre 4700 aziende che genera un fatturato superiore ai 45 miliardi di euro”. Lo ha detto, questa mattina a Bologna, Denis Pantini, responsabile agroalimentare di Nomisma, al seminario “Industria dei beni di consumo ed evoluzione del contesto competitivo. Strumenti e soluzioni per la trasformazione digitale”, organizzato da Ibc, l’Associazione industrie beni di consumo, in collaborazione con GS1 Italy e la società di consulenza Deloitte. L’evento rientra nel piano di iniziative messe in campo da Ibc per promuovere l’innovazione delle imprese associate, in particolare piccole e medie, e rafforzare la collaborazione tra il comparto produttivo e quello distributivo. Con l’indagine 'Scenari economici e sfide per il futuro dell'industria dei beni di consumo', Nomisma ha analizzato i valori socio economici che il settore esprime sia a livello nazionale, sia a livello regionale. Inoltre, ha analizzato un campione di 1000 consumatori, rappresentativo della popolazione italiana, per capire come percepisce i valori che il comparto esprime, non solo economici e sociali, ma anche di sostenibilità e occupazionali. “Ci troviamo in una fase critica, legata alla congiuntura ancora negativa legata ai consumi - illustra Pantini - Quello che più ci preoccupa è l’export che per i beni di consumo vale, in Emilia Romagna, oltre 10 miliardi di euro, con una crescita che negli ultimi anni è stata superiore al 50%. Gli Stati Uniti, in questo contesto, rappresentano un terzo del mercato di destinazione. L’Emilia Romagna è meno esposta al mercato americano, parliamo di circa il 10% sul totale dell’export dei beni di consumo. La Sardegna invece supera il 50% e la Campania il 20%. Dopo l’euforia post covid, i valori macroeconomici mostrano un rallentamento, che tocca tutte le economie. La ripresa della spesa per i consumi delle famiglie italiane si scontra con il calo del risparmio e anche il clima di fiducia dei consumatori è calato in modo importante, non solo per le condizioni economiche ma anche per le aspettative future. Anche l’inflazione, in rinnovata ripresa per l'aumento dei costi energetici, ha impattato duramente sugli acquisti a volume. I consumi domestici infatti non hanno ancora ripreso il livello pre pandemico”. In questo contesto, il percepito del consumatore rispetto ai cambiamenti di consumo si concentra su tre macro aree “maggior attenzione alla salute, alla sostenibilità e al territorio - puntualizza Pantini - categorie che interessano le scelte di consumo degli italiani e modificano il paniere di spesa. Inoltre, più di 7 consumatori su 10 sono consapevoli che l'industria dei beni di consumo genera ricchezza e occupazione e valorizza il made in Italy all’estero. Rispetto alla media di settore, l’industria dei beni di consumo dell’Emilia Romagna, che conta 4700 aziende alla camera di commercio, pari al 12% del totale del settore manifatturiero regionale, è superiore del 20%. I risultati economici degli ultimi 5 anni, dal 2019 al 2023, mostrano che l’industria dei beni di largo consumo emiliano romagnola registra un fatturato e un valore aggiunto di poco superiore alla media nazionale. La crescita è però a favore di medie e grandi aziende, le piccole hanno invece sofferto. Infine, sul fronte della digitalizzazione, il settore alimentare della Regione è un po’ il fanalino di coda”.
(Adnkronos) - Gruppo Cap, la green utility che gestisce il servizio idrico integrato della Città metropolitana di Milano, aderisce al Green Energy Day 2025, la giornata nazionale dedicata alla transizione energetica, alle rinnovabili e all’efficienza energetica, organizzata dal Coordinamento Free e promossa da Legambiente, con l’obiettivo di offrire ai cittadini l'opportunità di scoprire da vicino come i rifiuti si trasformano in risorse per il territorio. Sabato 12 aprile, dalle 10:30 alle 12, sarà possibile visitare l’impianto di Bresso-Niguarda, un esempio concreto di economia circolare dove i fanghi di depurazione delle acque reflue vengono trasformati in biometano, un combustibile rinnovabile e sostenibile. Durante la visita guidata, articolata in due turni da 45 minuti ciascuno, i partecipanti potranno scoprire le attività legate alla depurazione delle acque e il processo di digestione anaerobica, attraverso il quale i fanghi vengono stabilizzati e trasformati in biogas. Quest’ultimo, ricco di metano, viene successivamente purificato fino a diventare biometano, pronto per essere immesso nella rete come energia pulita. L’impianto di Bresso-Niguarda rappresenta un hub avanzato nella produzione di energia rinnovabile, con una capacità di upgrading potenziata nel 2024 a 155 Sm3/ora di biometano prodotto. Il sito è stato il primo depuratore in Italia connesso alla rete nazionale con immissione di biometano prodotto da fanghi di depurazione, e dal 2019 a oggi sono stati prodotti circa 2,8 milioni di mc di biometano. La partecipazione alla visita è gratuita ma soggetta a prenotazione obbligatoria entro mercoledì 9 aprile, scrivendo all’indirizzo simone.gal@gruppocap.it.