ENTRA NEL NETWORK |
ENTRA NEL NETWORK |
(Adnkronos) - Il taglio delle aliquote Irpef, previsto in Manovra, "tutela i redditi medi". E' quanto ha detto il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti in audizione di fronte alle Commissioni Bilancio di Camera e Senato. "Estende la platea di chi aveva beneficiato del cuneo fiscale coinvolge il 32% del totale dei contribuenti" per un valore del beneficio medio atteso di 218 euro all'anno" con un beneficio massimo pari a "440 euro". Pur perseguendo una "politica di bilancio attenta”, il disegno di legge bilancio punta a dare "risposte alle esigenze profonde del Paese". Sul contributo da parte di banche e assicurazioni, previsto in manovra, "il governo ha presentato quella che è la sua proposta e la sua visione di legge. Ma come ho detto più volte, il Parlamento è sovrano, se vorrà diminuirlo lo diminuirà, se vorrà aumentarlo, l'aumenterà. Certamente ogni azione deve essere proporzionata alle finalità per cui si interviene". "Un contributo importante" in legge di bilancio "viene dal settore bancario e assicurativo, che fornirà risorse pari a circa 10 miliardi nel triennio. Un impatto assorbibile alla luce della solidità e della profittabilità del nostro sistema bancario, al quale ha contribuito anche la linea di rigore sui conti pubblici adottato da questo governo". Le misure di natura fiscale "sono il prodotto della proficua interlocuzione con le associazioni di categoria", ha aggiunto. La rottamazione, ha detto il ministro dell'Economia Giorgetti, "è una rateazione, non pensiamo di perdere gettito". "È distribuito in modo diverso, ma la norma è rivolta a quelle imprese che altrimenti non ce la farebbero a continuare l’attività se dovessero onorare tutto il debito in modo immediato”, spiega. “Da un lato, quindi, c’è la spalmatura del debito senza rinunciare alla linea capitale, dall’altro si dà un po’ di respiro in questo momento di difficoltà”. Sulla possibilità di estendere la rottamazione, come chiede la Lega, ha chiosato: “Per farlo serve una copertura e voglio vedere la copertura che c’è”. Infine, a chi gli chiede dai rilievi avanzati dagli auditi sul punto, tra cui Banca d’Italia, la Corte dei Conti e l’Upb, Giorgetti ha replicato: “Il ministro dell’Economia purtroppo vive a via XX Settembre, tutto il giorno cerca di fare il meglio con senso di responsabilità per far quadrare un cerchio molto complicato. Dopodiché, ognuno porta i suoi interessi: banchieri, assicuratori, industriali e via dicendo. Le istituzioni fanno una loro valutazione, che non implica l’assunzione di decisioni. Anche io quando ero in quella condizione lo trovavo più semplice valutare e giudicare, prendere decisioni è un po’ più complicato…”. “Non vanno considerate solo le misure fiscali ma anche il taglio del cuneo contributivo" ha detto il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti. "Quello che ha fatto il governo, e nell'ultimo scorcio anche il governo Draghi, quindi dal 2022 a oggi è che per i redditi più bassi la compensazione ha più che coperto il fiscal drag. Ampiamente coperto fino a 35mila euro. Quelli dei redditi superiori qualche problema l'hanno avuto ed è il motivo per cui siamo intervenuti sul cedo medio con le aliquote” visto che gli anni scorsi “abbiamo preferito dare priorità ai ceti più bassi”. "Ho grande rispetto per i soggetti auditi prima di me: ho il vantaggio di parlare per ultimo, ma anche lo svantaggio di prendere le decisioni e non fare solo il professore rispetto a quello che fanno gli altri”, ha chiosato Giorgetti, esortando a “guardare quello che abbiamo quest'anno ma anche quello che è stato fatto prima. C'è un intervento equilibrato che tiene conto del complesso delle misure”.
(Adnkronos) - Un provvedimento che "tiene la barra dritta" sulla strada della sostenibilità dei conti pubblici, ma alla quale manca "la visione" per sostenere la crescita e gli investimenti. E' in sintesi il giudizio di Marco Granelli, presidente di Confartigianato Imprese, intervistato da Adnkronos/Labitalia, sulla manovra economica del governo. Manovra, che ricorda Granelli, arriva in un periodo non semplice per le pmi artigiane, strette tra caro energia, ricambio generazionale e il 'peso' degli effetti dei dazi Usa sull'export. Confartigianato è la maggiore Confederazione italiana dell’artigianato e delle piccole imprese che associa 700.000 imprenditori organizzati in 103 associazioni territoriali (con 1.201 sedi in tutta Italia), e 21 federazioni regionali. Presidente Granelli, come giudicate la manovra economica del governo? Ci sono gli interventi necessari per le imprese che rappresentate? Quali gli aspetti positivi e quali quelli da migliorare? Cosa avete chiesto al Governo? "La nostra valutazione sulla manovra economica è articolata, con luci e ombre. Riconosciamo al Governo la volontà di mantenere la barra dritta sulla sostenibilità dei conti pubblici, perseguendo in modo coerente gli obiettivi di riduzione del deficit e del debito. In un contesto internazionale segnato da incertezza e instabilità, la prudenza in finanza pubblica è certamente un valore, perché serve a fronteggiare eventuali nuove turbolenze. Tuttavia, ciò che manca è una visione più efficace sull’impiego delle risorse per sostenere la crescita e gli investimenti, in particolare quelli delle micro e piccole imprese che rappresentano l’ossatura del nostro sistema produttivo. Apprezziamo l’intervento sull’Irpef, gli incentivi alle assunzioni e le misure di detassazione del lavoro. Tuttavia, abbiamo espresso perplessità sull’imposta al 5% per gli incrementi retributivi dei rinnovi contrattuali del 2025 e 2026: una misura che rischia di introdurre disparità di trattamento, oltre a essere di entità piuttosto limitata". Giudicate positivamente quanto messo in campo a sostegno degli investimenti delle aziende? "Sui sostegni agli investimenti, la manovra cerca di razionalizzare il sistema di agevolazioni ma non risolve il nodo cruciale dell’accesso per micro e piccole imprese. Il ritorno al super-ammortamento, in sostituzione del credito d’imposta, riduce di circa il 40% la platea delle imprese artigiane beneficiarie, differendo i vantaggi e aumentando la burocrazia. Giudichiamo positivamente il rifinanziamento della Zes Unica, anche se riteniamo incomprensibile l’esclusione degli investimenti inferiori a 200mila euro, e valutiamo favorevolmente anche il rifinanziamento della Nuova Sabatini. Invece, desta preoccupazione la restrizione al sistema delle compensazioni fiscali, che rischia di mettere in difficoltà le tante piccole imprese con crediti fiscali maturati grazie a investimenti o allo sconto in fattura. Bene la conferma della detrazione al 50% per la riqualificazione degli immobili, ma chiediamo che questa misura venga resa stabile per almeno un triennio. Accogliamo con favore anche il rinvio della sugar e plastic tax, mentre siamo contrari all’aumento dell’accisa sul gasolio, che penalizza soprattutto i veicoli sotto le 7,5 tonnellate, tipici del trasporto artigiano. Infine, chiediamo che la legge di bilancio istituisca un fondo per facilitare l’accesso al credito delle micro e piccole imprese, valorizzando il ruolo dei Confidi. Sottolineiamo anche la necessità di misure per fronteggiare il caro energia e sostenere il passaggio generazionale nelle aziende". Dal vostro Osservatorio qual è lo stato di salute delle imprese che state registrando? Quali le difficoltà maggiori? Quali i settori che stanno performando meglio e quelli che invece stanno incontrando più problemi? "Le nostre imprese stanno dimostrando una straordinaria capacità di resilienza, ma la situazione resta complessa. Negli ultimi anni, nonostante guerre, inflazione e caro energia, il Pil italiano è cresciuto in media del 2,1% tra il 2021 e il 2024, mezzo punto in più della media europea. Le micro e piccole imprese continuano a trainare l’economia con 64 miliardi di euro di export diretto nei settori chiave del made in Italy - alimentare, moda, legno-arredo, metalli, gioielleria e occhialeria - rappresentando l’8% del PIL nazionale. L’occupazione cresce: +329 mila posti nell’ultimo anno, +2,2% tra le micro e piccole imprese, e +8,9% quella giovanile dal 2021 al 2025, il doppio rispetto alla media europea. Anche la trasformazione digitale procede con convinzione: il 66,8% delle imprese con dipendenti ha investito in innovazione, e quasi 182mila aziende sono pioniere nell’uso dell’intelligenza artificiale. Tuttavia, accanto a questi segnali positivi, emergono criticità strutturali. Il 42,9% di pressione fiscale, il 47,1% di cuneo sul lavoro, il costo dell’energia più alto del 22,5% rispetto alla media Ue e l’eccessiva burocrazia - che ostacola il 74% degli imprenditori - pesano fortemente sulla competitività. Il caro energia, in particolare, ha comportato per le nostre imprese un aggravio di oltre 1,6 miliardi di euro rispetto ai competitor europei. Preoccupa anche il ricambio generazionale: quasi un terzo delle imprese artigiane è in condizione di criticità perché guidata da imprenditori con un’età media di oltre 50 anni. Inoltre, la stretta sul credito e i costi finanziari in crescita rischiano di frenare ulteriormente gli investimenti". Alla luce di queste valutazioni cosa chiedete al governo? "L'artigianato e le piccole imprese stanno reagendo con forza, ma servono politiche più mirate per alleggerire il carico fiscale, ridurre i costi energetici, snellire la burocrazia e sostenere concretamente la nuova imprenditorialità giovanile. Le nostre imprese artigiane sono il motore dell’Italia reale. Chiediamo che la politica economica le metta davvero al centro, con misure semplici, accessibili e stabili nel tempo. Solo così potremo garantire sviluppo, occupazione e coesione sociale nei territori". Come stanno impattando i dazi Usa sulle imprese artigiane del made in Italy? Quali settori stanno registrando effetti più negativi sull’export? Le imprese stanno cercando già mercati alternativi? E quali? "I dazi statunitensi stanno producendo effetti significativi e preoccupanti sul nostro export. Le nostre stime indicano una perdita media dello 0,4% del pil nel biennio 2026-2027, con un crollo del 22% delle esportazioni verso gli Stati Uniti negli ultimi mesi. Parallelamente, assistiamo a un boom dell’import dalla Cina, +24,5% nei primi otto mesi del 2025, con picchi del +43,7% per gli autoveicoli. L’Italia, purtroppo, è l’epicentro della crisi europea dell’automotive, con una caduta della produzione del 15,2%, ben più marcata del -2,7% medio dell’Ue. Le nostre imprese stanno reagendo con pragmatismo, cercando di diversificare i mercati di sbocco. Stiamo osservando un aumento dell’export verso i 26 mercati più dinamici, per un valore di 19,7 miliardi di euro. Si rafforzano le relazioni commerciali con l’Asia orientale, il Medio Oriente, l’America Latina e alcuni Paesi dell’Africa subsahariana, dove cresce la domanda per prodotti di qualità e manifattura artigiana. Al Governo chiediamo di accompagnare questa diversificazione dei mercati, sostenere le imprese nell’internazionalizzazione e difendere il valore del made in Italy, che resta sinonimo di eccellenza, creatività e saper fare". (di Fabio Paluccio)
(Adnkronos) - "Due milioni di tonnellate raccolte e riciclate ogni anno confermano il valore ambientale e industriale della nostra attività. Ogni tonnellata di legno riciclato significa minori emissioni, risparmio di risorse e sostegno a una filiera che unisce imprese, istituzioni e cittadini nella sfida della sostenibilità. Visione, fiducia, fare sistema: sono parole chiave per un’economia sostenibile che rispetti l’uomo e l’ambiente”. Così Nicola Semeraro, presidente di Rilegno, consorzio nazionale che si occupa della raccolta, del recupero e del riciclo degli imballaggi di legno, in occasione della partecipazione a Ecomondo 2025.