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(Adnkronos) - Hai sempre avuto difficoltà a incasellare la tua personalità tra 'introverso' ed 'estroverso'? Potresti non essere né l'uno né l'altro: lo psichiatra Rami Kaminski afferma di aver osservato un tipo di personalità precedentemente sconosciuto che ha ribattezzato 'otroverso'. Lo ha spiegato nel suo libro 'Né introversi né estroversi', edito da Corbaccio, in cui descrive il 'nuovo' modello comportamentale. "Da bambino ti pesava svolgere attività pomeridiane di gruppo o partecipare a campi estivi? Non ami le feste ma ti piace trascorrere del tempo con un’amica o un amico? A volte ti senti insofferente in un lavoro di squadra, mentre sei molto più creativo e produttivo quando lavori da solo? Talora ti sembra di fare fatica a integrarti? Se rispondi di sì a queste domande è molto probabile che tu sia un 'otroverso'", si legge nella sinossi del libro di Kaminski. Gli otroversi, spiega lo psichiatra, non hanno la tendenza a fare gruppo. "Diversamente dagli introversi, non sono né timidi né silenziosi e non hanno nessun problema a socializzare in un rapporto a due", si legge ancora nella sinossi di Corbaccio. "Tuttavia, all’interno dei gruppi si sentono a disagio e soli. In una società che premia il senso di appartenenza, molti otroversi rischiano di essere e sentirsi fraintesi. Ma, come spiega il dottor Kaminski, 'l’appartenenza' non è un requisito necessario per vivere una vita piena e ricca di soddisfazioni. Anzi: se non provi affinità con un gruppo il tuo valore personale non è condizionato dall’approvazione da parte del gruppo. Potrai godere di una ricca vita di relazioni one-to-one senza l’obbligo di seguire le regole imposte dal gruppo e senza preoccuparti di quel che il gruppo pensa. E soprattutto non avrai altro modo di pensare e di essere al di fuori di quello che ti rappresenta in tutta la tua originalità e unicità".
(Adnkronos) - “Negli ultimi anni si è parlato molto di pensioni ma si sia fatto purtroppo molto poco, soprattutto per i lavoratori con redditi medio-bassi. Il sistema contributivo ha preso il posto di quello retributivo, ma non abbiamo visto l’introduzione di una vera flessibilità. Anzi, la flessibilità concessa è stata rigida e riservata a categorie spesso più abbienti”. E' quanto ha detto Paolo Ricotti, presidente nazionale del Patronato Acli intervenuto al seminario “Previdenza Next Gen” a Roma. Da qui il richiamo di Ricotti alla necessità di un “pacchetto flessibilità”, che permetta alle persone di scegliere quando andare in pensione: “Serve consentire l’uscita tra i 63 e i 65 anni con almeno 20 anni di contributi, come in un’evoluzione della riforma Dini. Ovviamente con delle decurtazioni, ma con la possibilità per ciascuno di decidere se privilegiare più tempo libero o più reddito. Questa è la vera flessibilità, possibile nel sistema contributivo ma oggi di fatto inesistente”. Ricotti ha sottolineato come le misure sperimentali degli ultimi anni abbiano avuto un impatto minimo: “Quota 103, nel 2024, è stata utilizzata da appena 1.100 persone in Italia. Segno evidente che non si trattava di un’opzione realmente accessibile”, ha detto. Il presidente del Patronato Acli ha messo poi in guardia sulle conseguenze della scomparsa della pensione minima nel contributivo. “Quando le carriere lavorative si interrompono per lutto, malattia o infortunio, oggi vengono liquidate pensioni da 100 o 200 euro al mese: importi insostenibili. Senza una pensione minima di garanzia –ha aggiunto– non rispettiamo l’articolo 38 della Costituzione, che impone allo Stato di assicurare mezzi adeguati anche in caso di eventi avversi. Dobbiamo ripristinare un livello minimo che garantisca alle persone una vita dignitosa”.
(Adnkronos) - "La transizione ambientale viene vissuta dalle imprese come un freno", l'utilizzo di materiali riciclati potrebbe essere una risorsa "per non vedere la transizione ambientale come un costo". Lo ha detto oggi il presidente di Conai, Ignazio Capuano, intervenendo in apertura all'evento "Il futuro della sostenibilità tra sfide emergenti e transizione competitiva", in corso a Milano. La transizione ambientale si somma "al costo dell'energia, alla disponibilità di materiali critici che non abbiamo - ha sottolineato Capuano - e ci mettono in posizione di debolezza geopolitica". "Ci proponiamo di essere sostenibili, ma tanti non riescono a fare ciò", per questo "un sistema che utilizza materie prime seconde permetterebbe di ridurre le emissioni di co2, il consumo di energia e metterebbe a disposizione materiali".