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(Adnkronos) - "L’approvazione di mavacamten per il trattamento della cardiomiopatia ipertrofica rappresenta un cambiamento sostanziale nella pratica clinica. Per la prima volta abbiamo un farmaco capace di agire direttamente sui meccanismi alla base di questa malattia complessa, che può provocare ostruzione al flusso di sangue dal ventricolo sinistro, difficoltà di rilassamento del cuore, aritmie e insufficienza mitralica". Così all’Adnkronos Salute Gianfranco Sinagra, direttore del Dipartimento Cardiovascolare e presidente eletto della Società italiana di Cardiologia, durante l’annuncio – oggi a Roma – dell’approvazione di Aifa alla rimborsabilità di mavacamten per il trattamento della cardiomiopatia ipertrofica ostruttiva (Cmio) sintomatica (classe II-III secondo la classificazione NYHA) in pazienti adulti nei quali la terapia standard risulta insufficiente "Mavacamten, appartenente alla nuova classe degli inibitori della miosina, riesce a ridurre in modo significativo il gradiente di ostruzione. Lo fa – spiega Sinagra - migliorando l’efficienza energetica e metabolica del muscolo cardiaco, favorendo una migliore funzione di pompa e una riduzione delle dimensioni del cuore. Tutto questo si traduce in benefici concreti per i pazienti: meno sintomi, maggiore capacità di esercizio fisico e — con buona probabilità — un impatto positivo sull’evoluzione della malattia a lungo termine. Ricordiamo che circa il 50% dei pazienti con cardiomiopatia ipertrofica presenta un’ostruzione significativa. Tuttavia, con le terapie tradizionali solo meno di un terzo otteneva un beneficio clinico soddisfacente. Gli inibitori della miosina, soprattutto se aggiunti al trattamento standard (il cosiddetto on top), permettono miglioramenti rapidi del gradiente e dei sintomi. Inoltre, renderanno probabilmente possibile ridurre in futuro le dosi di altri farmaci, con un impatto positivo sulla qualità di vita". Sul lungo periodo, una "riduzione stabile dell’ostruzione può influire sulla dimensione e sulla funzione del cuore, sul rischio di aritmie e quindi sulla probabilità di eventi gravi – osserva il presidente eletto della Sic -. Va ricordato che la cardiomiopatia ipertrofica è una delle principali cause di morte improvvisa nei giovani. Per questo motivo è particolarmente incoraggiante pensare che questi farmaci possano modificare in profondità la biologia del miocardio e forse prevenire le forme più avanzate e pericolose della malattia". In Italia "si stima che ci siano circa 100.000 persone affette da cardiomiopatia ipertrofica. Di queste - ricorda Sinagra - circa la metà presenta forme clinicamente rilevanti, con sintomi impattanti sulla qualità della vita, e solo una parte risponde adeguatamente alle terapie tradizionali. È una malattia non molto frequente, ma con un peso importante perché interessa spesso individui tra i 20 e i 40 anni, cioè in una fase della vita in cui si è maggiormente attivi, produttivi e impegnati in attività fisiche e professionali. In questi soggetti la malattia può generare una notevole disabilità, oltre ai rischi più nascosti legati alla sua stessa natura". La diagnosi richiede un "alto livello di attenzione clinica: il sospetto è fondamentale, soprattutto in presenza di sintomi come affaticamento, palpitazioni o ridotta tolleranza allo sforzo. Gli studi clinici disponibili hanno dimostrato che farmaci come mavacamten migliorano proprio questi aspetti: lo stato dei sintomi, la capacità di esercizio al test cardiopolmonare e alcuni biomarcatori che riflettono la biologia della malattia" conclude.
(Adnkronos) - In collaborazione con Ringo C’è un bisogno profondo, spesso poco riconosciuto, che attraversa l’infanzia e la preadolescenza: tempi e luoghi tra coetanei, liberi ma sicuri, dove costruire autonomia e relazioni autentiche: il cosiddetto ‘Terzo Spazio’. Una ricerca promossa da Ringo, in collaborazione con AstraRicerche, ha esplorato, intervistando i genitori, come i loro figli tra i 7 e i 14 anni vivono oggi tempo libero, uso del digitale e supervisione di un adulto, mettendo a fuoco il ruolo del 'Terzo Spazio' al di fuori di casa e scuola. In continuità con la campagna 'Tra di noi c’è più gusto!', on air da settembre, Ringo sceglie di dare voce a questo bisogno, facendo conoscere, in primis ai genitori, l’importanza dei 'Terzi Spazi', momenti in cui i tween sono completamente liberi di essere loro stessi e creano rapporti più profondi: ridono, scherzano, scoprono il mondo e crescono, insieme. Piccoli spazi che restano tra loro ma che legano, un po’ come fa la crema di Ringo con i suoi due biscotti, per creare qualcosa di unico. Dare fiducia e creare occasioni di autonomia significa quindi investire nelle nuove generazioni e, di riflesso, in quello dell’intera società. Ciò si concretizza nella routine familiare e nei momenti di condivisione tra ragazze e ragazzi che Ringo accompagna da generazioni con i suoi biscotti dal gusto inimitabile. La ricerca fotografa la quotidianità di ragazzi e ragazze, divisa fra momenti in famiglia, routine scolastica, hobby e tempo libero con i coetanei. Infatti, il 66% dei tween riserva almeno un’ora a compiti e studio, con sport e TV (entrambi al 52%) a completare il quadro. In mezzo, trova posto il tempo dedicato agli amici, che dà forma alle relazioni e all’autonomia. Ed è così che il Terzo Spazio prende forma nei luoghi di prossimità: cortili scolastici, campi sportivi, biblioteche, panchine. La sua importanza per autonomia e indipedenza è riconosciuta dall’87% dei genitori, che in larga maggioranza credono che rafforzi le abilità sociali (66%). Nella pratica però i momenti senza supervisione sono rilevati nel 33% dei casi, e salgono al 47% nella fascia 13–14 anni. A incidere ci sono il timore dei genitori per la sicurezza fisica e le “cattive compagnie” (entrambi al 34%), ma anche come gestire il controllo online (33%). I momenti di autonomia, infatti, non si sviluppano più solo all’esterno, ma anche nel digitale, con internet, utilizzato da quasi la metà dei preadolescenti (44%), che diventa a tutti gli effetti un nuovo Terzo Spazio da considerare. Online, l’attenzione di ragazzi e ragazze è catturata dai social media (59%), specialmente nella fruizione di video brevi (YouTube e TikTok). In preadolescenza poi l’uso del web si allarga: tra gli 11–14 anni entra nello studio (47%) e diventa il modo per restare in contatto con gli amici (46%), più che tra i 7–10 anni (35% e 21%). Cambiano anche le modalità con cui ci si collega: i più grandi navigano più spesso da soli (39%), i più piccoli lo fanno affiancati dai genitori (56%). E gli effetti? Più occasioni di dialogo (33%) ma anche qualche momento di isolamento (26%), segnali che descrivono un uso del digitale in continua trasformazione. “Questa ricerca restituisce tutta la verità della complessità educativa attuale. I genitori sono consapevoli dei rischi connessi all’uso eccessivo di internet e contemporaneamente non si fidano del mondo reale, percepito come inospitale e pericoloso. Allo stesso tempo riconoscono che l’autonomia individuale e sociale di bambini e preadolescenti possa svilupparsi solo attraverso esperienze di gioco e socializzazione fuori dal controllo adulto”, commenta lo psicologo e psicoterapeuta Matteo Lancini. “Non bastano la scuola, lo sport e le attività ricreative, serve anche -continua- la sperimentazione graduale di sé nel mondo. L'aggregazione libera tra coetanei. I rapporti di amicizia in assenza degli adulti sono fondamentali per la crescita. Per questo a noi adulti tocca lasciarli andare e non solo organizzare”. La fotografia restituita dalla ricerca guidata da Ringo è quella di una quotidianità tangibile: pomeriggi tra compiti, sport e TV; passioni digitali che scorrono tra social media e video ultrabrevi e la rete che, in preadolescenza, diventa anche studio e modo per restare in contatto con gli amici. Dentro questo ritmo, il Terzo Spazio è fatto di momenti e luoghi semplici in cui autonomia e relazioni prendono forma, delineando un equilibrio contemporaneo tra presenza adulta, coetanei e digitale. Come sottolinea lo psicologo e psicoterapeuta Matteo Lancini, la complessità educativa di oggi chiede agli adulti di favorire esperienze di autonomia graduale e di fidarsi dell’aggregazione tra ragazzi e ragazze, permettendo legami e tempi tra amici senza una regia costante. Lasciarli andare, senza scomparire, è l’atto educativo più difficile, eppure necessario.
(Adnkronos) - "Il Cresco Award Città Sostenibili è un riconoscimento che da dieci anni valorizza l’impegno dei Comuni italiani nello sviluppo sostenibile dei territori, in linea con gli obiettivi dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite". Così Giorgio Germani, Consigliere Delegato di Fondazione Sodalitas, intervenendo alla premiazione del Cresco Award 2025 – Comuni sostenibili e Agenda 2030. Ogni anno, ha spiegato Germani, partecipano "circa 90 Comuni, spesso con più progetti, e vengono consegnati complessivamente 120 premi". I riconoscimenti sono assegnati sia dalla giuria di esperti – composta da accademici e personalità del mondo della sostenibilità – sia dalle imprese partner dell’iniziativa, che scelgono di sostenere direttamente progetti virtuosi. "Questo legame tra mondo privato e pubblico è un valore aggiunto fondamentale – ha sottolineato Germani – perché consente di creare sinergie concrete tra aziende e istituzioni locali". Dopo dieci anni, ha concluso, "registriamo una partecipazione stabile e convinta: i Comuni italiani mostrano una crescente consapevolezza ambientale e sociale. Certo, si può fare sempre di più, ma il percorso è tracciato e i risultati sono evidenti".