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(Adnkronos) - “Ringrazio il presidente del Cnel, Renato Brunetta, per l'impulso deciso con cui ha voluto avviare questo percorso nuovo e strutturato tra il Consiglio e le Assemblee regionali. La logica che ha animato questo incontro pone al centro le Regioni e supera l'idea di considerarle solo come ricettori passivi di decisioni calate dall'alto o come soggetti unicamente consultati. Si tratta invece di un approccio che valorizza un metodo di lavoro condiviso, in cui le Regioni e le Assemblee legislative apportano proposte operative concrete, sperimentazioni legislative e buone pratiche già in atto. Il Cnel, dal canto suo, assicura l'apporto della sua visione d'insieme e della competenza economico-sociale che la Costituzione gli riconosce. Pongo l’attenzione, in particolare, sul tema della formazione professionale. La mancata corrispondenza tra domanda e offerta di competenze, il mismatch, rimane una delle criticità principali che affligge i nostri sistemi produttivi. Senza una connessione solida e strutturale tra imprese, parti sociali, scuola e istituzioni, nessuna politica può dare risultati realmente efficaci”. Così Stefano Balleari, presidente del Consiglio regionale della Liguria, intervenendo nel corso dell’incontro 'Salute, imprese e lavoro', promosso dal Cnel in collaborazione con la Conferenza dei presidenti delle Assemblee legislative delle Regioni e delle Province autonome.
(Adnkronos) - Svolta nel mondo degli appalti: non esiste più un solo modello contrattuale “valido”, ma coesistono più contratti collettivi, purché rispondano a criteri di qualità, coerenza e tutela dei lavoratori. È stata questa la riflessione al centro dell’evento FonARCom dal titolo “Appalti e Ccnl: dal principio di equivalenza alla sua attuazione concreta”, che si è svolto in occasione della Convention dei Consulenti del Lavoro, in corso in questi giorni a Napoli. Un vero e proprio talk tecnico sul principio di equivalenza contrattuale, introdotto dal nuovo Codice degli Appalti (D.Lgs. 36/2023) e ripreso dal correttivo appalti e dalle Linee guida Anac. “La norma oggetto di approfondimento del nostro incontro – ha affermato Lucia Alfieri, Consigliere d’Amministrazione di FonARCom – apre le porte a un pluralismo sindacale maturo e impone una riflessione: il valore di un contratto non dipende più dal nome delle parti firmatarie, ma dal suo contenuto, ovvero dalle tutele, dalle politiche attive, dalla formazione, dal welfare contrattuale e dalle soluzioni che offre sia alle imprese sia ai lavoratori. Questo scenario rappresenta una sfida importante per le organizzazioni sindacali e per le associazioni datoriali, che hanno oggi la possibilità di dimostrare che si può fare una contrattazione di qualità in grado di andare oltre la tradizione e di competere al rialzo”. È in questa prospettiva che si inserisce la contrattazione collettiva di Cifa Italia e Confsal, che pone al centro, da un lato, la persona e i suoi bisogni e, dall’altro, la competitività e la produttività aziendali. Una contrattazione collettiva di qualità, virtuosa e innovativa, che non fa dumping salariale né contrattuale, va oltre le equivalenze e si rivolge a quegli imprenditori che vogliono investire sulle risorse umane e contribuire allo sviluppo e alla ricchezza della società. “Nel momento storico attuale, in cui il mercato del lavoro risente fortemente di fenomeni quali la glaciazione demografica e la fuga dei cervelli – ha dichiarato Andrea Cafà, Presidente di Cifa Italia e FonARCom – la contrattazione collettiva deve concretamente fondarsi sulla centralità della persona, valorizzando le competenze e creando condizioni che soddisfino le aspettative di vita e di crescita professionale dei lavoratori, fondate su flessibilità, benessere e obiettivi certi e misurabili. È questo l’impegno assunto dalla contrattazione di Cifa Italia e Confsal, che da sempre mirano alla qualità della contrattazione e che oggi propongono Ccnl che, oltre a essere riconosciuti come equivalenti secondo gli indici Anac, puntano su contenuti innovativi che garantiscono tutele reali ai lavoratori, pur fornendo alle aziende la flessibilità necessaria per competere in un mercato in rapida evoluzione. Il raggiungimento di questo traguardo – ha continuato Cafà – è il risultato di un approccio collaborativo capace di bilanciare gli interessi complementari di lavoratori e imprese. Digitalizzazione, nuove competenze, conciliazione vita-lavoro, sostenibilità sociale ed economica, sono queste le sfide che il nuovo Ccnl ha affrontato e regolato. Per farlo, Cifa Italia e Confsal hanno messo in campo non solo visione, ma anche strumenti concreti, come gli organismi paritetici, gli enti bilaterali per le politiche attive e la formazione, e osservatori tematici che seguiranno l’evoluzione del mondo del lavoro passo dopo passo. Il frutto di questo impegno – ha concluso il Presidente di Cifa Italia e FonARCom – è un contratto che non è solo un documento giuridico, ma un vero e proprio strumento di innovazione sociale, un modello di contrattazione partecipata, responsabile e orientata al futuro”. “La contrattazione collettiva non è terreno di appartenenza, ma di regole, contenuti e responsabilità, la cui legittimità si fonda su standard di tutela e non su etichette sindacali – ha aggiunto Angelo Raffaele Margiotta, Segretario generale della Confsal – la contrattazione Cifa-Confsal-Confsal Federlavoratori non si limita a essere equivalente ai cosiddetti contratti leader, ma introduce strumenti innovativi che alzano l’asticella. Preavviso attivo per la ricollocazione dei lavoratori; principio e indennità di qualificazione per la valorizzazione dei titoli di studio; indennità di vacanza contrattuale; salute e sicurezza con valorizzazione della figura del preposto, MOG(S) e indennità specifiche; potenziamento delle tutele contro i licenziamenti ingiustificati; retribuzione premiale; sistema di welfare integrato; aumento per competenza che valorizza formazione e merito. Non si tratta di una contrattazione alternativa in senso riduttivo – ha precisato Margiotta – ma di un modello contrattuale evoluto. La nostra contrattazione rappresenta una sfida aperta alla stagnazione della contrattazione confederale tradizionale, da troppo tempo ferma su schemi rigidi e autoreferenziali”. “Le aziende stanno finalmente iniziando ad adottare una contrattazione collettiva ‘non tradizionale’, caratterizzata da contenuti virtuosi che vanno oltre il principio d’equivalenza – ha ammesso Paolo Pizzuti, Docente di Diritto del lavoro presso l’Università del Molise – la rappresentatività del contratto non è più legata ai soggetti stipulanti, ma alla sua qualità e al suo contenuto. Il criterio della rappresentatività comparativa come criterio di individuazione del contratto collettivo più favorevole non è più valido. L’imprenditore, pertanto, è libero di autodeterminarsi nella scelta del contratto, purché ci sia una dichiarazione di equivalenza”. “La dichiarazione d’equivalenza è un documento altamente specifico e dettagliato – ha infine concluso Francesco Capaccio, Avvocato giuslavorista e Consulente del lavoro – un’equivalenza errata potrebbe comportare l’esclusione da una gara. È comprensibile, dunque, l’importanza che assume in questo preciso contesto il ruolo del consulente del lavoro. Le aziende devono essere supportate da figure professionali altamente competenti che sappiano verificare l’equivalenza normativa e retributiva dei contratti”. L’evento, che si è svolto nell’aula delle opportunità del centro congressi della stazione marittima di Napoli, ha registrato una notevole partecipazione di professionisti e interessati alla tematica.
(Adnkronos) - "Oggi presentiamo il bilancio di sostenibilità per la Città metropolitana di Milano, un momento per noi molto importante perché, essendo Milano assieme a Brescia un territorio di insediamento originario, è fondamentale poter comunicare direttamente alla città il nostro contributo. Quanto emerge dal bilancio di sostenibilità territoriale è la testimonianza dell'impegno che mettiamo nel lavorare per i nostri cittadini, per i Comuni del territorio dell'hinterland e, soprattutto, per continuare ad offrire quei servizi essenziali nelle nostre comunità oggi". Sono le parole del presidente di A2a Roberto Tasca, in occasione della presentazione del nono Bilancio di sostenibilità territoriale di Milano, tenutasi presso la sede di Assolombarda del capoluogo lombardo. Il nostro contributo al territorio si declina in molti modi, "dal lavoro che diamo alle imprese della città metropolitana, agli interventi sugli impianti, dai 21 Comuni serviti dalla raccolta dei rifiuti, con un'estensione molto ampia anche dell'economia circolare - illustra Tasca - fino alla gestione degli impianti per la raccolta e riciclo della plastica e di termovalorizzazione, che consentono alla città di Milano di avere un certo grado di efficienza, che credo sia tangibile sia nel riciclo sia nella raccolta dei rifiuti differenziati". Il territorio di Milano ha visto anche un notevole numero di nuove assunzioni da parte della Life Company: "Oltre 900 persone sono state assunte sul territorio, un’indicazione importante in una fase economica come quella attuale, dove i tassi di crescita del prodotto interno lordo non sono ai massimi storici. Per noi anche questo dato è un’importante testimonianza, perché la ricerca dei talenti è uno dei modi con cui serviamo i valori della life company. Poter inserire 900 persone che iniziano con noi un percorso che speriamo sia lungo è motivo di orgoglio - spiega il presidente di A2a - Noi alimentiamo questo processo di ricambio anche sui territori e cerchiamo sempre di valorizzare i talenti locali. È un modo per provare a trattenerli in Italia e non farli andar via, come fanno altri 50mila loro colleghi ogni anno". A2a ha attuato anche un cambiamento radicale dal punto di vista delle assunzioni, rimuovendo gli stage e promuovendo l’assunzione diretta e immediata: "Nel nostro Paese c'è un problema di mercato del lavoro in questo momento: 50mila giovani laureati che ogni anno scelgono di andare all'estero e salari medi dell'industria ancora a livelli pre covid, quindi 2019, è chiaro che abbiamo un problema. Per quel che riguarda poi i giovani che vengono a vivere nella città metropolitana di Milano, dobbiamo ricordare che hanno dei costi da sostenere, di conseguenza, riteniamo che anche il tema della precarietà vada affrontato seriamente. Noi l’abbiamo affrontato abolendo gli stage - conclude Tasca - dando alle persone un posto di lavoro a tempo indeterminato, speriamo che lo mantengano e quindi che si attivi un processo di crescita all'interno del nostro Gruppo. Diamo loro la possibilità di avere una pianificazione e questo lo abbiamo percepito perché, essendo presenti anche in altri Paesi, vediamo la diversità di situazione: giovani che in Italia sono obbligati a condividere ancora abitazioni, all'estero alla stessa età hanno famiglia e due figli. In tal senso, abbiamo deciso di dare un contributo in questa direzione perché crediamo che sia parte della nostra responsabilità istituzionale e sociale rispetto al Paese".