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(Adnkronos) - La guerra per l'Ucraina è sempre più in salita. Truppe in svantaggio rispetto alla Russia lungo la linea del fronte, soldati esperti che scarseggiano e dubbi che nel prossimo futuro possano arrivare aiuti militari al ritmo attuale. A solo una settimana dal ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca, Kiev si sta preparando ad alcune scelte difficili da affrontare nei prossimi mesi. Attendista è l'atteggiamento del governo ucraino rispetto ai segnali provenienti da Mosca e Washington, mentre ribadisce quasi quotidianamente il suo desiderio di una ''pace giusta''. Le forze russe, intanto, continuano ad avanzare senza sosta nella regione di Donetsk. Secondo gli analisti di WarMapper, la Russia occupa poco più del 18% dell'Ucraina, comprese la Crimea e le aree di Donetsk e Luhansk che aveva preso prima del 2022. Le unità ucraine sono ampiamente in inferiorità numerica a est. "Mentre la correlazione delle forze rispetto a incendi tattici, droni e attacchi a lungo raggio sembra non favorire in modo significativo nessuna delle due parti, la forza lavoro rimane il principale fattore di differenziazione tra Russia e Ucraina", ha spiegato alla Cnn Mick Ryan, autore del blog Futura Doctrina. Le forse russe si trovano ora a cinque chilometri dal centro di Pokrovsk e hanno preso il controllo di Kurakhove e di parte della città di Toretsk. Inoltre il comandante di un battaglione ucraino nei pressi di Pokrovsk ha spiegato che le forze russe hanno intensificato i bombardamenti e gli attacchi. Il portavoce militare Viktor Tregubov ha detto alla televisione ucraina che i combattimenti continuano intorno a Kurakhove e che le truppe stanno resistendo alla centrale elettrica, "quindi non possiamo dire che le truppe russe abbiano preso completamente la città. Ma, naturalmente, la maggior parte della città è stata ridotta in macerie". Il modello russo di semplice logoramento è immutato. Il nemico inevitabilmente si logora prima che si logori il rullo compressore russo, come hanno affermato gli analisti Keith D. Dickson e Yurij Holowinsky. L'obiettivo di Kiev è difendere ciò che ancora possiede. Il ministro della Difesa ucraino Rustem Umerov ha affermato in un incontro con gli alleati, l'Ukraine Defense Contact Group in Germania la scorsa settimana, che le priorità di Kiev quest'anno saranno la stabilizzazione della linea del fronte e il rafforzamento delle sue capacità di difesa. I membri del Contact Group hanno impegnato più di 126 miliardi di dollari in assistenza alla sicurezza dell'Ucraina negli ultimi tre anni e hanno promesso ulteriori aiuti, tra cui 30mila droni e più sistemi di difesa aerea. Il capo del Pentagono Lloyd Austin ha affermato che la coalizione "deve continuare a stare al fianco dell'Ucraina e rafforzare la posizione dell'Ucraina nei negoziati che un giorno porranno fine alla mostruosa guerra di Putin". Ma rispetto alla nuova amministrazione Trump Austin ha detto: "Non farò speculazioni su quale direzione prenderanno". Al momento i negoziati per porre fine al conflitto sembrano improbabili. "Il motivo è semplice. Mosca non è pronta ad accettare alcun compromesso. Combatte per la vittoria, non per un pareggio", afferma Arkady Moshes, scrivendo su 19FortyFive. "Il successo può essere ottenuto sul campo di battaglia o al tavolo delle trattative, ma deve essere indiscutibile. Secondo Putin, l'Ucraina deve essere sconfitta e l'Occidente deve ammettere pubblicamente la sconfitta dell'Ucraina, e la propria", aggiunge Moshes. Nel frattempo l'inviato di Donald Trump in Ucraina, l'ex generale statunitense Keith Kellogg, si è detto ottimista circa la possibilità di trovare una soluzione solida e sostenibile al conflitto entro 100 giorni. Lo stesso Trump aveva detto in campagna elettorale che avrebbe fermato i combattimenti entro 24 ore dal suo insediamento, ma di recente si è corretto: "Spero di avere sei mesi. No, direi, spero molto prima di sei mesi". Ma non è chiaro come gli obiettivi immutati del Cremlino si concilino con i piani della nuova amministrazione Usa. Ryan, il blogger di Futura Doctrina, ritiene che Putin "probabilmente farà in modo che, indipendentemente da tutto, l'obiettivo dei 100 giorni fallisca. Non ha alcuna ragione convincente per sedersi al tavolo in questo momento, pensando di avere lo slancio in questa guerra". Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha dato poche indicazioni sui parametri che sarebbero accettabili per l'Ucraina. "Senza dubbio resteremo fermi e raggiungeremo una pace duratura per il nostro popolo e il nostro Paese", ha detto venerdì. La sua priorità è esporre direttamente a Trump il caso dell'Ucraina. "La nostra posizione è chiara: tutti in Ucraina vogliono porre fine alla guerra a condizioni che siano eque per l'Ucraina", ha chiarito. Al centro di qualsiasi accordo, per Kiev ci sono garanzie sul monitoraggio del cessate il fuoco e garanzie a lungo termine per l'Ucraina. Ovvero, "investimenti in potenza aerea, difesa missilistica balistica, una divisione pesante completamente equipaggiata, standard Nato", affermano Dickson e Holowinsky. "Zelensky deve adottare una visione strategica a lungo termine, comprendendo che i territori perduti in realtà rappresentano un arto in cancrena che deve essere tagliato per salvare il corpo sano", aggiungono. Mosca pretenderà che l'Ucraina ceda il territorio perso e abbandoni il tentativo di entrare nella Nato. Kiev "dovrebbe accettare ampie limitazioni sulle dimensioni delle sue forze armate e sui tipi di sistemi d'arma che è autorizzata a possedere. Queste proposte non sono una ricetta per un accordo sostenibile", secondo Serhii Kuzan dell'Atlantic Council. Mosca non intende abbandonare le quattro le regioni che ha annesso. "Ciò significherebbe consegnare grandi quantità di territorio ucraino non occupato, inclusa la città di Zaporizhzhia con una popolazione di circa tre quarti di milione di persone", nota Kuzan. Ma "non ci si aspetta che una delle due parti sia pronta per i negoziati", ha detto il portavoce della sicurezza nazionale degli Stati Uniti John Kirby nei giorni scorsi.
(Adnkronos) - In un Paese che invecchia e si riduce a causa della crisi demografica, cambia il rapporto degli italiani con il lavoro e in particolare le aspettative dei giovani, ma cambiano anche le prospettive previdenziali specialmente dei cosiddetti boomer che vorrebbero continuare a lavorare anche oltre l’età di pensionamento. E quanto emerge dal secondo report dell’Osservatorio Enpaia-Censis del mondo agricolo nel quale si evidenzia come se da una parte l’innalzamento dell’età di pensionamento viene vissuto nel 65,1% dei casi come “una costrizione alla libertà individuale” (che arriva al 69,6% nella fascia dei 35 ai 64 anni), dall’altra una quota ancora più ampia degli italiani (circa il 70%) afferma che si debba consentire ai pensionati, se vogliono, di continuare a lavorare (percentuale che sfiora l’80% tra gli over 64) . Una richiesta – viene sottolineato nel report – coerente con la struttura demografica di una società che invecchiando si fa longeva e che deve essere accompagnata da un sistema integrato e coerente di misure di active ageing, permettendo ai più anziani di essere attivi nei diversi ambiti della sfera sociale, mercato del lavoro incluso, senza che l’età sia un fattore discriminante. Il report, spiega il direttore generale di Enpaia Roberto Diacetti, “fotografa un’Italia dove il 92% degli occupati non disdegnerebbe avere più libertà di scelta per quanto riguarda l’età di pensionamento, con una maggiore flessibilità in uscita dal lavoro, quindi con la possibilità di poter andare in pensione un po’ prima con delle penalizzazioni ridotte, ma anche di poter restare al lavoro più a lungo, oltre l’età pensionabile”. Ma nel nostro Paese, aggiunge Diacetti, "abbiamo un enorme problema costituito da salari troppo bassi che impatta negativamente anche sulle future pensioni oltre che sulla domanda interna". Perciò, conclude il Dg di Enpaia, "l’idea di rinunciare a una minima quota di dividendi da parte delle imprese per aumentare le retribuzioni, merita una riflessione seria".
(Adnkronos) - In esecuzione del contratto di compravendita sottoscritto il 9 marzo scorso, A2a ha completato le attività relative al closing dell’acquisizione da e-distribuzione del 90% del capitale sociale di Duereti, veicolo societario beneficiario del conferimento da parte di e-distribuzione delle attività di distribuzione di energia elettrica in alcuni comuni situati nelle province di Milano e Brescia. La cessione della partecipazione ad A2a avrà efficacia a far data dal 31 dicembre 2024. "Con il completamento di questa acquisizione, la più grande del settore in Italia, il Gruppo incrementa del 70% i contatori elettrici gestiti - con una rete che cresce di 17mila km nelle province di Milano e Brescia – e prevede investimenti aggiuntivi nella distribuzione, che nel complesso superano i 4 miliardi di euro al 2035 - commenta l’amministratore delegato di A2a, Renato Mazzoncini -. Per supportare il percorso di elettrificazione dei consumi in atto e trend come lo sviluppo dell’intelligenza artificiale, è fondamentale aumentare le risorse destinate alle infrastrutture. A livello europeo per il periodo 2020-2030 sono attesi oltre 580 miliardi di investimenti sulle reti elettriche; solo in Italia fino a 60 miliardi. Abbiamo quindi deciso di acquisire asset rilevanti che consentiranno ad A2a di realizzare economie di scala contribuendo ulteriormente alla crescita di aree già fortemente abitate e industrializzate. L’operazione conferma la nostra strategia per la transizione energetica del Paese e l’impegno del Gruppo per favorire la decarbonizzazione dei centri urbani”. Il corrispettivo dell’operazione, definito sulla base di un Enterprise Value (riferito al 100% di Duereti) di circa 1,35 miliardi di euro, è pari a circa 1,2 miliardi di euro ed è soggetto a un meccanismo di successivo aggiustamento prezzo, tipico per questo tipo di operazioni. Grazie all’investimento e all’espansione del perimetro di gestione, la Rab elettrica del Gruppo salirà a 3,4 miliardi nel 2035. Il closing è avvenuto a seguito del verificarsi delle condizioni sospensive previste nell’accordo sottoscritto il 9 marzo scorso, tra cui il rilascio dell’autorizzazione Antitrust, il positivo completamento della procedura in materia di Golden Power presso la presidenza del Consiglio dei ministri e il rilascio in favore di Duereti di un’autonoma concessione per l’attività di distribuzione di energia elettrica da parte del Ministero per l’Ambiente e la Sicurezza Energetica. E-distribuzione mantiene una partecipazione pari al 10% del capitale sociale di Duereti, funzionale alla fase di start-up della società, che è oggetto di un meccanismo di opzioni put e call, esercitabili dopo un anno dalla data di closing.