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(Adnkronos) - Funzionari della Casa Bianca hanno programmato un colloquio telefonico in giornata tra il presidente americano Donald Trump e il miliardario Elon Musk per cercare di stemperare la tensione esplosa tra i due. Lo scrive Politico citando funzionari americani a condizione di anonimato. Intanto Trump, interpellato da Politico, ha cercato di sminuire la lite con Musk. "Non è un grosso problema", ha dichiarato, "le cose stanno andando benissimo, non sono mai andate meglio". Sullo scontro è intervenuto il ministro degli Esteri francese Jean Noel Barrot: "Trump e Musk ''non erano destinati ad andare d'accordo'', ha dichiarato in una intervista all'emittente radiofonica Rtl. "Politica e interessi pubblici non vanno d'accordo", ha detto il capo della diplomazia francese. Musk intanto fa marcia indietro sulla Dragon, annunciando che la sua compagnia spaziale SpaceX non smantellerà la navicella dopo la disputa con Trump. La Crew Dragon è fondamentale per il trasporto degli astronauti della Nasa da e verso la Stazione Spaziale Internazionale. Si tratta di una capsula che vola su un razzo Falcon 9 e ammara nell'oceano, ed è attualmente l'unica navicella spaziale statunitense certificata per trasportare un equipaggio sulla Iss nell'ambito di un contratto del valore di oltre 4,9 miliardi di dollari. Ieri Musk aveva annunciato su 'X' l'intenzione di voler ''smantellare immediatamente'' Dragon dopo che Trump aveva minacciato di rescindere i suoi contratti governativi.
(Adnkronos) - Il tema scelto quest'anno per la Giornata mondiale dell’ambiente, che si celebra oggi, 5 giugno, è l'inquinamento da plastica, a lungo considerata una delle grandi invenzioni più utili della modernità: leggera, resistente, versatile, ha rivoluzionato settori come l'elettronica, l'imballaggio degli alimenti, l'abbigliamento e l’arredo ma, in parallelo, è diventata l’incubo degli oceani e della natura. Ma come affrontano questa sfida le aziende del design? Se per alcuni brand essere green è una tendenza passeggera, per altri è un obbligo morale al punto da rivoluzionare profondamente la propria produzione o creare prodotti in grado di promuovere il riciclo contrastando la logica del monouso e utilizzando tecnologie sempre più avanzate. Ne è un esempio il marchio di pavimentazioni in legno Listone Giordano, che ha lanciato il progetto Circular, ovvero l’applicazione dell’economia circolare al legno. Attraverso tecnologie innovative e brevettate, il marchio recupera dalle tinte di vino delle vinacce alla polvere di grafite dell’industria aerospaziale utilizzandole per dare vita a parquet unici ed eterni. Per Listone Giordano la parola ‘innovazione’ ha un significato ampio, come ricorda Andrea Margaritelli, Brand Manager di Listone Giordano: “E' strettamente connesso con il patrimonio identitario stesso del marchio, il quale non si configura come semplice logotipo grafico titolato di sola notorietà, ma piuttosto come vero e proprio testimone cui è affidato il compito di rappresentare i valori principali di un’azienda: alcuni materiali e immediatamente visibili, altri intangibili, ma non per questo meno concreti e determinanti nel successo di impresa. Listone Giordano pone, infatti, al centro della propria identità di certo conoscenza e tecnologia del legno, ricerca estetica, ma non di meno rispetto della natura e interpretazione autentica dei migliori valori della cultura, sensibilità artistica e stile di vita italiano". Al design circolare guarda anche il brand Talenti, punto di riferimento nel settore dell’arredo outdoor che ha presentato un vero e proprio 'Dossier Sostenibilità' puntando sui materiali. “Siamo sempre stati dell’idea - conferma Fabrizio Cameli, Ceo e fondatore dell’azienda umbra - che le aziende abbiano una notevole responsabilità verso l’ambiente: questo concetto è intrinseco nella nostra vision e il nostro obiettivo è proprio quello di creare oggetti di qualità, che durino nel tempo e costruiti con materiali sostenibili. La scelta di utilizzare materiali riciclati o a basso impatto ambientale per noi non è una moda, abbiamo passato molti anni a fare ricerca sul tema e ora possiamo dire di essere un’azienda green". "Sono tanti gli accorgimenti - spiega - che abbiamo adottato, a partire appunto proprio dai materiali che utilizziamo: come il Vitter, il legno di Accoya, il Teak e l’alluminio. Per fare un esempio cito Nalu dove un particolare focus nella progettazione di questa collezione è stato dato alla componente sostenibile. La struttura è realizzata 100% in alluminio facendo proprio non solo un discorso di resistenza agli agenti atmosferici, ma anche di rispetto dell’ambiente. Il tutto rafforzato dal fatto che la collezione è interamente e totalmente disassemblabile e riciclabile. Ma anche Venice per esempio, un’altra delle nostre ultime collezioni, nella quale il legno Accoya è l’assoluto protagonista e incarna perfettamente il nostro ideale di rispetto verso la natura e ciò che ci circonda. Quest’ultimo è un legno massiccio ed eco-friendly proveniente da foreste sostenibili a crescita rapida, totalmente atossico, che fornisce una stabilità dimensionale e una durabilità̀ superiore anche al miglior legname duro tropicale”. In un contesto in cui la sostenibilità è spesso evocata più come strategia di comunicazione che come reale pratica industriale, servono scelte coraggiose, coerenza e la volontà di assumersi rischi concreti. Lo sa bene Michele Moltrasio, amministratore delegato del Gruppo Gabel, che da oltre 60 anni porta avanti un modello produttivo interamente italiano, etico e certificato, con uno sguardo lucido e critico sul presente: "Nel nostro settore, parlare di sostenibilità è diventato quasi una moda, ma per noi del Gruppo Gabel è da sempre una scelta concreta, radicata e spesso controcorrente. Fin dalla nostra nascita nel 1957, abbiamo deciso di produrre esclusivamente in Italia, mantenendo il controllo diretto su tutta la filiera: una decisione coraggiosa, che comporta costi e rischi imprenditoriali più elevati, ma che ci consente di garantire una qualità autentica e una reale trasparenza nei processi". "Oggi - fa notare - siamo rimasti l’unica grande manifattura tessile italiana, in Europa, a portare avanti questa scelta con coerenza. Un impegno che si traduce non solo nei nostri stabilimenti alimentati da energia verde, nell’utilizzo di depuratori ben prima che fosse obbligatorio, o nella drastica riduzione dell’uso della plastica, ma anche nello sviluppo di collezioni iconiche come Naturae, realizzata interamente in cotone e lino non trattati, e Memoria, prima linea italiana in percalle biologico certificata Gots per l’intera filiera, che rappresentano un unicum nel panorama tessile. Siamo orgogliosi di aver ottenuto certificazioni come Step by Oeko-Tex e Gots, che testimoniano il nostro rigore ambientale e sociale, ma anche del fatto che il nostro messaggio venga trasmesso attraverso il prodotto stesso: un prodotto pensato per durare, fatto con responsabilità, e capace di rispondere a chi oggi, sempre più consapevole, chiede verità, coerenza e trasparenza. Il nostro percorso non sempre è facile, né privo di sacrifici, ma crediamo che l’unica via possibile per il futuro sia quella di un’impresa che coniuga etica, bellezza e rispetto per l’ambiente. Ed è proprio questo che ogni giorno cerchiamo di fare, con i fatti, non con le parole". Anche G.T.Design, azienda pioniere del tappeto contemporaneo, progetta e realizza oggetti nel totale rispetto dell’uomo e dell’ambiente. Le collezioni di G.T.Design vantano un’incomparabile attenzione al dettaglio e sono realizzate in materiali naturali e fibre performanti di prima qualità. “In G.T.Design crediamo che ogni tappeto possa essere una piccola porzione di mondo restituita alla natura: un frammento di paesaggio che rigenera lo spazio e la mente”, racconta Deanna Comellini, founder e art director del brand. “Con collezioni come Sahil, realizzata in 100% juta, o Flat Out, pensata per l’outdoor e creata con Pet riciclato e riciclabile, trasformiamo materiali sostenibili in esperienze sensoriali che parlano di rispetto, equilibrio e connessione. Rigenerare, per noi, significa scegliere fibre che non impoveriscono il suolo ma lo nutrono, tecniche che non cancellano la tradizione ma la rinnovano. Il tappeto è il primo terreno che abitiamo: partire da lì è un modo per riscrivere, ogni giorno, un nuovo patto con la Terra". Il processo creativo di Deanna Comellini è radicato nella continua ricerca e scoperta di fibre naturali e filati tecnici, così come nella sperimentazione attraverso tecniche di produzione tradizionali e sistemi di tessitura all'avanguardia, metodi di pittura manuale e stampa digitale.
(Adnkronos) - "Siamo qui per presentare il Tour d’Europe, che è un tour che ha messo insieme due grandi industrie manifatturiere: i produttori di carburanti, sia convenzionali che rinnovabili, e i produttori di veicoli leggeri e pesanti, uniti in un unico obiettivo: dimostrare a cittadini, istituzioni, governi e associazioni locali che la decarbonizzazione del trasporto su strada è possibile anche tramite l’utilizzo dei carburanti rinnovabili, in particolar modo dei biocarburanti, che sono quelli che già oggi troviamo sul mercato". Lo ha dichiarato Emanuela Sardellitti, Advocacy Strategy Senior Executive di FuelsEurope, in occasione della tappa romana del Tour d’Europe presso il Centro Congressi Eni. Sardellitti ha poi voluto fare un passo indietro per spiegare cos’è FuelsEurope, l’associazione europea dei produttori di carburanti tradizionali e da materie prime rinnovabili: “Abbiamo sede a Bruxelles e rappresentiamo 40 compagnie. Giusto per darvi una dimensione numerica, le nostre 40 compagnie rappresentano il 95% della capacità di raffinazione europea, quindi ci consideriamo una voce piuttosto rilevante nel panorama europeo, soprattutto dal lato industriale. Il Tour d’Europe nasce formalmente nel 2023, in concomitanza con l’adozione del Regolamento CO₂ Auto, relativo ai veicoli leggeri. A margine di quell’adozione, che non è stata favorevole al riconoscimento dei biocarburanti nonostante gli sforzi profusi dal governo italiano, si è svolto un colloquio bilaterale tra Commissione Europea e Germania. In quell’occasione si è stabilito di creare una categoria di veicoli definiti “CO₂ neutral”, cioè veicoli che, se alimentati con carburanti rinnovabili, avrebbero potuto essere qualificati al pari dei veicoli elettrici, quindi a zero emissioni. Tuttavia, l’obiettivo della Commissione e della Germania allora era quello di favorire solo i carburanti sintetici. I biocarburanti non avevano ancora uno spazio riconosciuto". La Commissione, aggiunge, "ha chiarito però che sarebbe spettato all’industria dimostrare la fattibilità di queste soluzioni. Ed è esattamente ciò che l’industria ha fatto. Il Tour d’Europe è qui per questo: ha attraversato oltre 20 Paesi dell’Unione Europea per dimostrare che l’industria c’è, è coesa, e che biocarburanti e carburanti rinnovabili sono già presenti sul mercato, utilizzabili, accessibili, e alla portata del consumatore. Solo tra i nostri 40 membri contiamo oltre 6.000 stazioni di servizio in Europa che offrono carburante al 100% da materie prime rinnovabili. È un segnale chiaro: i biocarburanti esistono, sono utilizzabili e sostenibili anche dal punto di vista economico, perché la differenza di prezzo rispetto ai carburanti convenzionali è contenuta, a differenza di quanto accade con i carburanti sintetici, gli e-fuel, che sono ancora fuori scala e fuori produzione.” “Un altro messaggio forte del Tour d’Europe - ha poi concluso Sardellitti - è che non serve mettere in competizione le tecnologie. Questa iniziativa non si propone di contrastare o sostituire lo sviluppo dei veicoli elettrici: entrambi sono necessari. E serve superare anche un approccio limitato, il cosiddetto “tailpipe”, che guarda solo a ciò che esce dal tubo di scarico. La valutazione delle emissioni deve tenere conto dell’intero ciclo di vita del veicolo e dell’energia impiegata: dalla produzione allo smaltimento, passando per l’uso. È questo l’approccio corretto per misurare l’impatto ambientale reale. È un progetto ambizioso, che ha già avuto grande successo e risonanza. Si concluderà il 23 e 24 giugno a Bruxelles con due eventi di alto profilo politico, che coinvolgeranno istituzioni e industria. L’auspicio è che questo percorso possa rappresentare un segnale per la Commissione Europea, in vista della revisione del Regolamento CO₂ Auto attesa per il 2026”.