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(Adnkronos) - L'attrice Joan Plowright, una delle più acclamate star britanniche del palcoscenico e dello schermo e vedova di Sir Laurence Olivier, è morta all'età di 95 anni nella casa di riposo per attori Denville Hall a Northwood, nel distretto di Londra. L'annuncio della scomparsa, avvenuta giovedì 16 gennaio, è stato dato dalla famiglia con un comunicato. "È con grande tristezza che la famiglia di Dame Joan Plowright, Lady Olivier, informa che si è spenta serenamente circondata dalla sua famiglia - si legge nel testo del comunicato -. Ha avuto una lunga e illustre carriera teatrale, cinematografica e televisiva per sette decenni, fino a quando la cecità l'ha costretta a ritirarsi. Ha trascorso i suoi ultimi 10 anni nel Sussex con visite costanti da parte di amici e familiari, piene di risate e bei ricordi". Sposò l'attore e regista inglese Laurence Olivier (1907-1989), gigante della recitazione, nel 1961 dopo aver recitato in teatro al suo fianco nel ruolo della figlia in "The Entertainer" di John Osborne e divenne un membro di spicco del National Theatre. L'attrice ha ottenuto una nomination all'Oscar per il film "Un incantevole aprile" (1991) di Mike Newell. Nata a Brigg (North Lincolnshire) il 28 ottobre 1929, figlia di un giornalista, dopo aver studiato recitazione all'Old Vic Theatre School, Joan Plowright debuttò in teatro nel 1948, per poi affermarsi sui palcoscenici nel 1956 con "La moglie di campagna" di William Wycherley, in cui ebbe la prima parte da protagonista. Nel 1957 lavorò in "The entertainer" insieme a Olivier, con il quale da allora formò la 'coppia reale' del teatro britannico, pur collezionando anche numerosi successi personali con le interpretazioni di opere di G.B. Shaw, William Shakespeare e di "Filumena Marturano" di Eduardo De Filippo. E' stata tra le maggiori interpreti teatrali della sua generazione, in grado di spaziare dai testi classici a quelli moderni. Nel cinema Plowright esordì con piccoli ruoli in "Moby Dick, la balena bianca" (1956) di John Huston e "L'alibi dell'ultima ora" (1956) di Joseph Losey, cui fecero seguito, per circa altri 15 anni rare apparizioni: tre direttamente legate alla sua attività teatrale, tra cui la più importante in "Gli sfasati" (1960) di Tony Richardson oltre a due film tratti dalle commedie di Anton Cechov "Zio Vanja" (1963) di Stuart Burge e "Tre sorelle" (1970 di Olivier, alle quali si aggiunse "Equus" (1977) di Sidney Lumet. A partire dagli anni Ottanta l'attrice britannica si è rivelata una caratterista di grande qualità anche per il cinema, grazie alle sue doti drammatiche ma anche a un accentuato gusto per l'umorismo e la caricatura. Dopo parti minori in "Britannia Hospital" (1982) di Lindsay Anderson e "Le due facce del male" (1982) di Richard Loncraine, nel 1988 Plowright è stata tra i protagonisti di "La sarta" di Jim O'Brien e "Giochi nell'acqua" di Peter Greenaway, dove il suo personaggio bonario appare soffuso di umorismo nero. Nel frattempo anche Hollywood si era accorta di lei, e dopo "Revolution" (1985) di Hugh Hudson, nel 1990 le sono state offerte due grandi occasioni che le hanno dato modo di esibirsi in irresistibili ruoli: la mamma ebrea in "Avalon" di Barry Levinson e quella iugoslava in "Ti amerò... fino ad ammazzarti" di Lawrence Kasdan. Da quel momento, che ha coinciso con la morte di Olivier (1989), l'attrice ha diradato le apparizioni teatrali e intensificato quelle cinematografiche e televisive. Oltre a cimentarsi in ruoli comici, in cui ha messo in evidenza le sue doti autoironiche, in "Dennis la minaccia" (1993) di Nick Castle, in "Last action hero - L'ultimo grande eroe" (1993) di John McTiernan, in cui è un'insegnante che tenta di interessare i suoi allievi a Shakespeare mostrando loro una sequenza di "Amleto" (1948) di Laurence Olivier, e in "Un ciclone in casa" (2003) di Adam Shankman, Joan Plowright è stata interprete di film in costume in cui è stata mirabilmente capace di rendere le sfumature dei suoi personaggi, a partire da "Un incantevole aprile" (1991) di Mike Newell, che le valse la nomination all'Oscar come migliore attrice non protagonista. Plowright ha, quindi, recitato in "Tre vedove e un delitto" (1994) di John Irvin, "La lettera scarlatta" (1994) di Roland Joffé, "Surviving Picasso" (1996) di James Ivory, "Jane Eyre" (1995), "Un tè con Mussolini" (1999) e "Callas forever" (2002) questi ultimi tre diretti da Franco Zeffirelli. Gli ultimi film a cui ha preso parte sono stati "Spiderwick - Le cronache" (2008) di Mark Waters e "Knife Edge - In punta di lama" (2009) di Anthony Hickox. Nel 2001 ha pubblicato l'autobiografia dal titolo "And that's not all". Plowright si sposò la prima volta nel 1953 con l'attore Roger Gage, da cui divorziò nel 1961. Nello stesso anno sposò Laurence Olivier, che aveva appena rotto il suo matrimonio ventennale con l'attrice Vivien Leigh. La coppia ha avuto tre figli: Richard Kerr (1961), Tamsin Agnes Margaret (1963) e Julie-Kate (1966), anch'essi attori. Il suo titolo formale divenne quello di "Lady Olivier", anche se l'attrice non lo usò mai nella sua carriera. Nel 1970 Olivier fu insignito del titolo di barone e di conseguenza Plowright divenne "Baronessa Olivier di Brighton nella contea del Sussex". (di Paolo Martini)
(Adnkronos) - "Per comprendere l'impatto organizzativo dell'adozione massiccia delle tecnologie dell'Ai è necessario osservare la natura del compito svolto e quanto questo mestiere possa essere operazionalizzato, tradotto in un contenuto che una macchina può apprendere e replicare con sufficiente autonomia. Ad esempio, i movimenti che un barista esegue per preparare un cappuccino possono essere appresi e facilmente replicati da un robot, che può peraltro generare decorazioni con la schiuma in forme infinite. Quindi, in linea teorica, tutti i lavori, sia manuali sia amministrativi, che sono facilmente codificabili, potranno essere influenzati dalle nuove tecnologie. Difficile, almeno allo stato attuale, immaginare invece un impatto significativo su compiti che richiedono una relazione interpersonale ed emozionale distintiva, unica. In breve, l'Ai non è ancora in grado di replicare il feeling tra soggetti, mentre nella meccanica di un processo aziendale e nel supporto alla decisione è già molto avanti". Ad affermarlo, intervistato da Adnkronos/Labitalia, è Vincenzo Baglieri, Associate Dean dei Programmi Master di Sda Bocconi School of Management e docente di gestione della tecnologia e dell’innovazione. Nella nuova offerta di programmi Mba della Sda Bocconi School of Management, infatti, ci sarà più spazio per l'intelligenza artificiale e la trasformazione digitale. "Nel 2025 il Full-Time Mba - spiega il professore - si arricchisce con una Concentration su Digital Transformation & AI: si tratta di un percorso di approfondimento per creare consapevolezza trasversalmente a tutti i livelli manageriali e settoriali su questi temi. L'offerta Executive Mba di Sda Bocconi si rinnova inoltre con l’edizione 'Modular' interamente in inglese e completamente internazionale, con sede a Milano, per intercettare la porzione di domanda di programmi Emba che giunge in Sda Bocconi anche fuori dall’Italia". "E' importante sottolineare - rimarca - che i contenuti della gestione della digitalizzazione e della trasformazione organizzativa che ne consegue sono presenti giù da anni nei curriculum dei programmi Mba e Master Specialistici di Sda Bocconi, come del resto il grande tema della sostenibilità e che anche per questa ragioni i nostri programmi orbitano stabilmente, unici in Italia, ai vertici dei ranking internazionali". "Tuttavia nell'ultimo anno, sia al Full Time Mba sia negli altri due programmi assimilabili, ma destinati a profili più senior, l'Executive Mba e il Global Executive Mba, abbiamo deciso di accorparli in un percorso ancora più dedicato - prosegue - per consentire a quanti nelle classi sentono la debolezza sulla comprensione del tema dell'impatto dell'Ai sia sul fronte tecnico, sia sul fronte più 'filosofico', di comprendere e mettere a terra rapidamente l'apprendimento. Di fatto, insegniamo agli studenti che nel futuro del loro ruolo di leader, prima ancora di sapere le risposte, sarà importante saper fare le domande (alle macchine) e prima ancora di avere certezze, sarà importante porsi sempre delle domande. Andiamo avanti con le tecnologie per trasformare i manager in figure aristoteliche". Ma quali sono i fattori strategici su cui fare leva per ripensare le competenze e investire sul reskilling? "Dobbiamo ripensare alle organizzazioni. Abbiamo nel passato usato le persone come macchine, le abbiamo alienate in compiti privi di riflessione, operativi, demotivanti. Dobbiamo riportare al centro del lavoro dell'uomo la creatività, la qualità delle relazioni, il valore della comunicazione interpersonale", avverte Baglieri. La formazione manageriale, quindi, in questo contesto, gioca un ruolo cruciale. "La formazione manageriale ha una forte responsabilità. Viviamo in un'epoca di annunci e spettacolarizzazione e i contenuti essenziali dei temi della gestione della relazione interpersonale, del cross cultural management, del team management, dell'accettazione delle diversità, dell'inclusione delle personalità differenti vengono archiviate come soft skills e politicizzate, specie per queste ultime più recenti. Invece, dobbiamo formare manager che prima ancora di comandare sappiano ascoltare e basino il loro modello di leadership sulla qualità del tempo speso con le persone. Il resto lo faranno le macchine e anche saperle usare farà la differenza", conclude.
(Adnkronos) - Aumentare la consapevolezza dei consumatori relativamente ai temi dell’alimentazione sostenibile, dell’importanza delle filiere sostenibili e circolari, della corretta informazione, della sicurezza alimentare e della lotta agli sprechi. Fare leva sul cambiamento prima individuale e poi collettivo per contribuire alla promozione di modelli di produzione e consumo socialmente, economicamente e ambientalmente sostenibili: questi gli obiettivi della seconda edizione di “Nutrizione sostenibile e lotta agli sprechi”, il progetto di Cittadinanzattiva lanciato oggi in un evento dedicato nel contesto della fiera “MARCA 2025” a Bologna e realizzato in collaborazione con il Centro di Ricerca EngageMinds HUB dell'Università Cattolica e il supporto non condizionato dell'Unione Italiana per l'Olio di Palma Sostenibile. La seconda edizione del progetto prevede, sulla falsariga dell’esperienza pilota realizzata in Puglia, una consultazione civica nazionale (alla quale è possibile partecipare da oggi attraverso l’apposito link) per definire in un report pubblico il punto di vista dei consumatori riguardo le principali criticità, difficoltà e gap informativi sul tema. A seguire, saranno predisposte attività di formazione dedicate ai referenti nazionali delle associazioni. Il terzo passo è il lancio di una campagna informativa online incentrata sulla promozione del concetto di nutrizione sostenibile, della valorizzazione delle filiere sostenibili e sul favorire il consumo responsabile e la lotta agli sprechi. “Le attività connesse al sistema alimentare dalla fornitura delle materie prime, passando per la trasformazione, l’imballaggio e la logistica, fino ad arrivare alla grande distribuzione, generano impatti consistenti e di varia natura su diversi ambiti dello sviluppo sostenibile”, dichiara Tiziana Toto, responsabile Politiche dei consumatori di Cittadinanzattiva che aggiunge: “In questo contesto il consumatore può svolgere un ruolo centrale e può scegliere in maniera consapevole, se adeguatamente informato, contribuendo ad orientare il mercato verso modelli produttivi più sostenibili”. Il progetto trova radicamento nel Green Deal europeo e nelle relative strategie di attuazione, nel caso specifico la strategia “Farm to fork”, oltre che nell’Agenda 2030 dell’ONU (goal 12 - consumo e produzione responsabili). Maggiori informazioni su https://www.cittadinanzattiva.it/progetti/15841-nutrizione-sostenibile-e-lotta-agli-sprechi.html