ENTRA NEL NETWORK |
ENTRA NEL NETWORK |
(Adnkronos) - Per Beatrice Chebet è una questione di pagine. A volte ancora da scrivere, altre volte da rileggere. Archiviati i Mondiali di atletica a Tokyo, per la regina del mezzofondo prolungato è il momento di godersi il suo Kenya e il riposo meritato: "Non nascondo sia una bella sensazione, sono soddisfatta per i miei due ori". La fuoriclasse keniana, 25 anni, ha incantato il mondo nell’ultima rassegna iridata, dominando le finali dei 5.000 e 10.000 metri. Due successi che arrivano dopo il doppio oro olimpico di Parigi 2024 e una serie di record del mondo da incorniciare, come quelli dei 5.000 (13'58"06) e dei 10.000 (28'54"14). Numeri che fanno di lei la donna da battere, una delle migliori atlete della storia: "È andata bene - racconta all’Adnkronos da Iten, città nota nel suo Paese come 'The Home of Champions', la casa dei campioni -. Ai Mondiali precedenti mi ero fermata all’argento e al bronzo, i risultati di quest'anno completano un percorso". Trionfi costruiti una falcata per volta con l’iconica Rift Valley, la culla dell'umanità, a far da sfondo a interminabili giornate di allenamento. Chiuse sempre senza risparmiarsi, con la fatica come comune denominatore: "Aver raggiunto certi risultati è una benedizione. Da sola non ci sarei mai riuscita, quindi un grazie va a Dio e uno alla mia squadra, che da sempre mi supporta". Il bello è che nei suoi successi c'è anche un po' d'Italia, visto che Beatrice è una delle atlete di punta della Rosa Associati, società di management con base a Brescia: "Ho iniziato il mio percorso nell'atletica leggera con loro e sono molto grata al team. Mi hanno sempre sostenuta, mettendomi a disposizione ciò di cui avevo bisogno". Quando si tira in ballo la parola imbattibilità, la fuoriclasse keniana se la ride: "Io imbattibile? Non credo, è solo il mio momento. Prima o poi arriverà qualcun altro, magari proprio Nadia Battocletti". L’azzurra, bronzo nei 5.000 e argento nei 10.000 ai Mondiali di Tokyo, lavora ormai per spodestare la regina: "È una brava atleta - spiega Beatrice - e il suo momento sta arrivando". Chebet riceve su Whatsapp il video dell'iconico abbraccio con Nadia al termine della fatica degli ultimi Mondiali: "Durante la gara siamo tutte avversarie, credo sia normale. Ma prima e dopo siamo amiche, continueremo a lottare anche nei prossimi anni". C’è spazio anche per un aneddoto: "Dopo l'esperienza a Tokyo, mi sono avvicinata e le ho detto: ‘Nadia, un giorno sarai campionessa del mondo e campionessa olimpica’. Deve solo continuare così". Sul futuro, Beatrice Chebet ha le idee chiare. Il mantra è guardare avanti, mai indietro: "Ciò che siamo riusciti a ottenere è ormai il passato. Ora ho nuove pagine da riempire e ogni cosa, ogni piccolo passo, sarà un risultato da apprezzare. Non devono arrivare per forza medaglie e record del mondo". Questione di approccio, situazioni e prospettive: "Lo stesso succede nella vita. Dobbiamo celebrare ogni successo, anche piccolo. Non serve aspettare solo grandi cose. È così che si rinnovano le motivazioni". Se a dirlo è una regina, c’è solo da fidarsi. (di Michele Antonelli)
(Adnkronos) - Un modello di intervento efficace per contrastare la dipendenza da smartphone, ridurre lo stress e, soprattutto, diminuire drasticamente il rischio di abbandono universitario. Sono questi i risultati del Progetto Proben, presentati dall'università Europea di Roma (Uer), in partenariato con altre università, tra cui l’università degli studi di Foggia, capofila del progetto. L'iniziativa, finanziata dal ministero dell'Università e della Ricerca (Mur), ha dimostrato come interventi mirati di counseling psicologico e iniziative innovative come la prima 'Offline Room' universitaria in Italia possano migliorare in modo misurabile il benessere e il percorso accademico degli studenti. Il progetto Proben all’università Europea di Roma è partito da un'indagine epidemiologica che ha coinvolto gli studenti di Uer per delineare un quadro delle loro condizioni psico-fisiche. I risultati hanno rivelato un livello di benessere generale solo moderato e soprattutto una tendenza all'uso problematico di smartphone e social media, oltre a stili di vita da attenzionare. Per quanto riguarda l'attività fisica - fondamentale per mantenere la salute fisica e mentale - emerge ad esempio come quasi la metà degli studenti (45%) sia di fatto sedentaria e che solo una minoranza (15%) si identifica come vero e proprio atleta. Parallelamente, desta attenzione il dato sul consumo di tabacco, con quasi sei studenti su dieci (59,2%) che si dichiarano fumatori. Le abitudini alimentari appaiono altrettanto irregolari: più della metà del campione (56,1%, costituito da chi salta pasti occasionalmente o spesso) non segue una routine definita, dato che, unito alla qualità del sonno, dipinge un quadro di potenziale stress fisico. Infatti, quasi il 40% degli studenti dorme tra le 5 e le 6 ore per notte, una quantità che suggerisce una carenza di riposo. Sul fronte delle relazioni interpersonali, l'ambiente accademico è percepito in modo ambivalente. Se da un lato la maggioranza degli studenti si dichiara soddisfatta (84,7%) dei rapporti sociali nell’ambito universitario, emergono però forti elementi critici come un'alta competitività (percepita dal 63,4%) e relazioni distaccate (72%). Anche il rapporto con i docenti, pur considerato positivo dalla maggioranza, evidenzia aree di insoddisfazione per quasi un terzo degli studenti (30,3%) riguardo le valutazioni ricevute. È in questo scenario di abitudini personali irregolari e dinamiche sociali complesse che si inserisce l'analisi della dipendenza digitale. Sia l'uso dello smartphone che quello dei social media mostrano un livello di dipendenza moderato, ossia non invalidante ma caratterizzato da un uso eccessivo, pensieri frequenti e una crescente difficoltà a disconnettersi, confermando la necessità di interventi mirati per promuovere un maggiore equilibrio psicofisico. Per rispondere a queste criticità, nell’ambito del progetto Proben l'Università Europea di Roma ha messo in campo il modello di intervento sviluppato da Prilleltensky (I Coppe) che integra sei dimensioni di benessere: interpersonale, comunitario, occupazionale, fisico, psicologico, economico. Il progetto ha quindi previsto l’attuazione di 'Quattro sfide' e azioni per sviluppare e migliorare il benessere (interpersonale-psicologico, fisico, occupazionale e comunitario) che ha già dimostrato un'efficacia misurabile. Fiore all'occhiello delle iniziative messe in campo è la prima 'Offline Room' universitaria, uno spazio innovativo nato per rispondere direttamente al problema dell'iperconnessione. Si tratta di un ambiente protetto, con arredi essenziali, luci soffuse, sedute comode dove gli studenti depositano i propri dispositivi per riscoprire la possibilità di stare con sé stessi e con gli altri senza mediazioni digitali. Ispirata ad esperienze già attive in altre università a livello internazionale in cui attività di digital detox rivelano un potente strumento per migliorare il benessere psicologico e le relazioni interpersonali, la Offline Room ha un duplice obiettivo: da un lato, ridurre l'ansia e il sovraccarico informativo; dall'altro, promuovere la concentrazione profonda, le connessioni reali e la creatività attraverso materiali analogici come libri, carta, strumenti per la meditazione, giochi da tavolo e attività creative a bassa stimolazione. L'accesso è volontario, con una permanenza consigliata di almeno 20-30 minuti per sperimentare i benefici della disconnessione consapevole. A questa iniziativa si è affiancata l'attivazione di un servizio di counseling psicologico gratuito da cui - testato in via sperimentale da un campione di studenti dell’università Europea di Roma - emergono i dati più incoraggianti. Emerge in primis che le difficoltà emotive come ansia e stress rappresentano il motivo principale (38%) nella ricerca di supporto psicologico, seguite da problemi interpersonali o familiari (28%), dalla necessità di gestire eventi critici (18%) e, in misura minore, da difficoltà legate allo studio (15%). L'analisi pre e post-counseling ha dimostrato un impatto diretto e decisivo sulla carriera accademica, registrando un crollo del rischio di abbandono degli studi e un netto aumento dell'intenzione di perseverare. Parallelamente, si è osservato un significativo miglioramento del benessere psicologico generale e una maggiore capacità di gestire lo stress, con una riduzione del ricorso a strategie disfunzionali come la "soppressione emotiva". Gli studenti hanno inoltre sviluppato maggiori risorse personali ('Forza dell'ego') e un migliore funzionamento nelle relazioni interpersonali. Questi dati non solo confermano l'efficacia del modello, ma forniscono la base per l'istituzione di un servizio di counseling permanente e sostenibile all'interno dell'ateneo. Al counseling e alla Offline Room, l'università Europea di Roma ha affiancato percorsi di pratica sportiva gratuita, esperienze musicali (in collaborazione con il Conservatorio di Verona), talk e laboratori pratici per comprendere e sperimentare varie espressioni artistiche come strumento per il miglioramento del benessere degli studenti.
(Adnkronos) - 'Generazione acqua' il programma di tutela e formazione sulla risorsa idrica di Acea “mette al centro l’acqua nella vita dei cittadini, cercando di sensibilizzare l'opinione pubblica su questo tema”. Lo ha detto Virman Cusenza, direttore comunicazione di Acea, intervenendo a Roma alla presentazione della seconda edizione del contest ‘I mille volti dell’acqua - I custodi dell’acqua’ e della retrospettiva ‘Gocce di cinema’. Promossi da Acea, in collaborazione con il Centro sperimentale di cinematografia e della Festa del Cinema di Roma, nell'ambito della XX edizione di quest’ultima, che prenderà il via il 15 ottobre, il contest e la retrospettiva raccontano l’acqua, elemento prezioso e indispensabile per la vita, attraverso gli occhi di giovani videomaker e di grandi registi. “Quest'anno il contest, che abbiamo riproposto e che sta avendo un ottimo riscontro di partecipazione, introduce un concetto che rappresenta un upgrade rispetto all'anno scorso: ‘I custodi dell’acqua’. Il punto di partenza della prima edizione è stato infatti quello della sensibilizzazione rispetto al consumo e al risparmio della risorsa idrica - spiega - evitando quindi gli sprechi. Quest'anno, con ‘I custodi dell'acqua’ abbiamo voluto responsabilizzare i cittadini affinché non si limitino semplicemente ad un consumo più ragionevole e razionale della risorsa idrica ma svolgano anche un ruolo di custodia, diventando così parte attiva nel processo di valorizzazione dell’acqua”. “Con 'Custodi dell'acqua' abbiamo voluto investire direttamente i cittadini di quello che è il loro compito se vogliono garantire un futuro all'acqua e quindi a sé stessi. La partnership con Festa del Cinema di Roma è molto importante - aggiunge - soprattutto da quando abbiamo deciso di caratterizzarla all'insegna della tutela e della custodia della risorsa idrica. Pensiamo che il cinema sia il veicolo ideale per trasmettere i valori che sono intrinseci in una risorsa come l'acqua. Un connubio felicissimo che anche i cittadini hanno molto apprezzato”.