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(Adnkronos) - La Russia rivendica la 'liberazione' di Kupiansk. L'Ucraina attende di discutere il piano di pace con Donald Trump. Vladimir Putin e Volodymyr Zelensky archiviano una giornata fondamentale, per motivi diversi, nella guerra in corso ormai da 4 anni. Il presidente russo, in una delle cicliche apparizioni in mimetica, fa visita a uno dei posti di comando del raggruppamento Ovest. Con i generali delle forze armate, il leader del Cremlino propone la propria sintesi: "Gli obiettivi dell'operazione militare speciale devono essere assolutamente raggiunti". La Russia, dice, ha preso il controllo di Kupiansk, uno dei fulcri del conflitto negli ultimi mesi. "Nella zona di Kupiansk sono bloccati 15 battaglioni delle Forze Armate ucraine. I militari ucraini devono avere la possibilità di deporre le armi e arrendersi", dice Putin, aggiungendo dettagli sul nuovo fronte della guerra: "I combattimenti sono già in corso all'interno di Konstantinovka", nel Donbass. Quindi, le accuse a Kiev: "La leadership politica dell'Ucraina da marzo dello scorso anno è semplicemente un gruppo criminale che ha usurpato il potere. I rappresentanti del regime di Kiev 'stanno seduti su water d'oro' e non pensano al destino dell'Ucraina e dei soldati", aggiunge riferendosi allo scandalo corruzione che ha investito il governo ucraino. "La leadership di Kiev mantiene il potere per arricchimento personale", chiosa Putin. A delineare ulteriormente il quadro provvede il generale Valeri Gerasimov, capo di stato maggiore generale delle Forze armate russe. "Le truppe del raggruppamento unificato avanzano praticamente in tutte le direzioni, la città di Kupiansk è stata liberata. È stato liberato oltre l'80% di Volchansk", dice snocciolando dati e nomi. La Russia non alza il piede dall'acceleratore, con l'obiettivo dichiarato di consolidare le proprie posizioni in vista di una reale ripresa del processo negoziale. Mosca punta a sedersi al tavolo in posizione di forza per vedere soddisfatte le proprie richieste. La base delle trattative dovrebbe essere il nuovo piano degli Stati Uniti, elaborato dal segretario di Stato Marco Rubio e dall'inviato speciale di Trump, Steve Witkoff,. Kiev ha annunciato oggi di aver ricevuto un "progetto di piano" dagli Usa e ha assicurato di essere pronta a lavorare "in modo costruttivo" con Washington sulla questione. "Il presidente ucraino ha ufficialmente ricevuto un progetto di piano dagli Stati Uniti che, secondo la valutazione americana, potrebbe rivitalizzare la diplomazia", rende noto l la presidenza su Telegram, aggiungendo che Zelensky intende discuterne "nei prossimi giorni" con Trump. "La pace è necessaria e apprezziamo gli sforzi del presidente Trump e del suo team volti a ripristinare la sicurezza in Europa. L'Ucraina difende vite umane e indipendenza grazie al coraggio del nostro popolo, alla nostra unità all'interno dello Stato e all'assistenza dei nostri partner", dice il presidente ucraino Zelensky su X dopo il suo incontro con il segretario dell'esercito statunitense. "Durante un incontro con il Segretario dell'Esercito degli Stati Uniti, Daniel Driscoll, abbiamo discusso le opzioni per raggiungere una pace reale, la sequenza del nostro lavoro e i formati di dialogo, nonché nuovi impulsi per la diplomazia. I nostri team - dell'Ucraina e degli Stati Uniti - lavoreranno sulle disposizioni del piano per porre fine alla guerra. Siamo pronti per un lavoro costruttivo, onesto e veloce". Il piano in 28 punti del presidente Trump per la pace in Ucraina prevede che Kiev, secondo una bozza citata da 'Axios', "accetti di inserire nella sua costituzione che non aderirà alla Nato" e che la "Nato accetti di includere nei suoi statuti una disposizione che impedisce l'ammissione futura dell'Ucraina" all'alleanza. Ma non solo. La Nato, secondo il piano, "accetta di non stanziare truppe in Ucraina". E questo mentre paesi come la Francia e il Regno Unito attualmente stanno lavorando su proposte separate che prevederebbe l'invio di un piccolo numero di truppe europee sul suolo ucraino dopo la guerra. Secondo il piano di pace Usa "i caccia europei saranno stanziati in Polonia". Secondo il piano "la sovranità dell'Ucraina sarà confermata"; "verrà concluso un accordo completo di non aggressione tra Russia, Ucraina ed Europa". Il piano prevede anche "che la Russia non invaderà i paesi vicini mentre la Nato non si espanderà ulteriormente". E' previsto che si tenga "un dialogo tra Russia e Nato, mediato dagli Stati Uniti, per risolvere tutte le questioni di sicurezza e creare condizioni per la de-escalation al fine di garantire la sicurezza globale e aumentare le opportunità di cooperazione e sviluppo economico futuro". Tra i punti del piano di pace Usa è previsto che l'Ucraina accetti "di essere uno stato non nucleare in conformità con il Trattato di Non Proliferazione delle Armi Nucleari" e che la centrale nucleare di Zaporizhzhia sia collocata sotto la supervisione dell'Aiea, mentre "l'elettricità prodotta sarà distribuita equamente tra Russia e Ucraina". Entrambi i paesi, si sostiene nel piano citato da 'Axios', "si impegnano a implementare programmi educativi nelle scuole e nella società volti a promuovere la comprensione e la tolleranza delle diverse culture ed eliminare razzismo e pregiudizi".In particolare Mosca e Kiev "concorderanno di abolire tutte le misure discriminatorie e di garantire i diritti dei media e dell'istruzione ucraini e russi". Secondo il piano la Russia "non impedirà all'Ucraina di utilizzare il fiume Dnepr per attività commerciali, e saranno raggiunti accordi sul libero trasporto del grano attraverso il Mar Nero". Inoltre "sarà istituito un comitato umanitario per risolvere le questioni in sospeso: tutti i prigionieri e i corpi rimasti saranno scambiati su base 'tutti per tutti'; tutti i detenuti e ostaggi civili saranno restituiti, inclusi i bambini; sarà implementato un programma di riunificazione familiare; saranno adottate misure per alleviare la sofferenza delle vittime del conflitto". L'Ucraina, infine, dovrà organizzare "le elezioni entro 100 giorni". Tutte le parti coinvolte in questo conflitto "riceveranno l'amnistia completa per le loro azioni durante la guerra e accetteranno di non fare alcuna rivendicazione o considerare reclami in futuro". L'accordo sarà "legalmente vincolante" e "la sua attuazione", come previsto dell'accordo di pace su Gaza, "sarà monitorata e garantita dal Consiglio di Pace, guidato dal Presidente Donald J. Trump. Saranno imposte sanzioni per le violazioni". Una volta che tutte le parti avranno accettato questo memorandum, conclude il piano, "il cessate il fuoco entrerà in vigore immediatamente dopo il ritiro di entrambe le parti nei punti concordati per iniziare l'attuazione dell'accordo". Kiev sarebbe costretta a cedere ulteriori territori a est, limitare la dimensione delle sue forze armate e accettare di non aderire mai alla Nato. Nel piano, scrive 'Axios', "la Crimea, Luhansk e il Donetsk saranno riconosciute come di fatto russe, anche dagli Stati Uniti. Kherson e Zaporizhzhia saranno congelate lungo la linea di contatto, il che significherà un riconoscimento de facto lungo la linea di contatto. La Russia rinuncerà ad altri territori concordati che controlla al di fuori delle cinque regioni". Le forze ucraine si ritireranno dalla parte dell'Oblast di Donetsk che attualmente controllano, e questa zona, scrive 'Axios', "sarà considerata una zona cuscinetto neutrale e smilitarizzata, riconosciuta a livello internazionale come territorio appartenente alla Federazione Russa. Le forze russe non entreranno in questa zona smilitarizzata". La dimensione delle Forze Armate ucraine, secondo il piano, sarebbe limitato "a 600.000 uomini" mentre l'esercito ucraino attualmente conta circa 800.000-850.000 uomini e, secondo un funzionario ucraino, ne contava circa 250.000 prima della guerra. Se l'Ucraina se deciderà di invadere la Russia "perderà la garanzia" statunitense". Secondo il documento, citato da 'Axios', inoltre, se la Russia invaderà di nuovo l'Ucraina, "oltre a una risposta militare coordinata e decisa, tutte le sanzioni globali saranno ripristinate, il riconoscimento del nuovo territorio e tutti gli altri benefici di questo accordo saranno revocati". Se invece l'Ucraina lancerà un missile contro Mosca o San Pietroburgo senza motivo, "la garanzia di sicurezza sarà considerata invalida". Nel piano Usa l'Ucraina "sarebbe idonea all'adesione all'Ue e riceverebbe un accesso preferenziale a breve termine al mercato europeo". Per quanto riguarda la ricostruzione "un importante pacchetto globale di misure per ricostruire l'Ucraina" dovrebbe entrare in vigore e prevederebbe "la creazione di un Fondo per lo Sviluppo dell'Ucraina che investirà in settori in rapida crescita, tra cui tecnologia, data center e intelligenza artificiale". Gli Stati Uniti, prevede il piano Usa citato da 'Axios', "collaboreranno con l'Ucraina per ricostruire, sviluppare, modernizzare e gestire congiuntamente l'infrastruttura del gas ucraino, inclusi gasdotti e impianti di stoccaggio; sforzi congiunti per riabilitare le aree colpite dalla guerra per il restauro, la ricostruzione e la modernizzazione di città e aree residenziali; sviluppo infrastrutturale; estrazione di minerali e risorse naturali; la Banca Mondiale svilupperà un pacchetto speciale di finanziamento per accelerare questi sforzi". La Russia, secondo il piano Usa citato da 'Axios', "sarà reintegrata nell'economia globale". La revoca delle sanzioni "sarà discussa e concordata a tappe e caso per caso". Gli Stati Uniti, si sottolinea ancora, "stipuleranno un accordo di cooperazione economica a lungo termine per lo sviluppo reciproco nei settori dell'energia, delle risorse naturali, delle infrastrutture, dell'intelligenza artificiale, dei data center, dei progetti di estrazione di metalli delle terre rare nell'Artico e di altre opportunità aziendali reciprocamente vantaggiose". La Russia, inoltre, prevede il piano Usa, "sarà invitata a rientrare nel G8". I fondi congelati, invece, "saranno utilizzati come segue: 100 miliardi di dollari in asset russi congelati saranno investiti in sforzi guidati dagli Stati Uniti per la ricostruzione e investimenti in Ucraina; gli Stati Uniti riceveranno il 50% dei profitti da questa operazione. L'Europa aggiungerà 100 miliardi di dollari per aumentare l'ammontare degli investimenti disponibili per la ricostruzione dell'Ucraina. I fondi europei congelati saranno sbloccati. Il resto dei fondi russi congelati sarà investito in un veicolo di investimento separato tra Stati Uniti e Russia che realizzerà progetti congiunti in aree specifiche. Questo fondo punterà a rafforzare i rapporti" tra i due paesi "e ad aumentare gli interessi comuni per creare un forte incentivo a non tornare al conflitto". Inoltre "sarà istituito un gruppo di lavoro congiunto americano-russo sulle questioni di sicurezza per promuovere e garantire il rispetto di tutte le disposizioni di questo accordo".
(Adnkronos) - E’ la patria della paella, il più internazionale dei piatti spagnoli, e la sua cucina esprime quanto di meglio ha da offrire la Dieta mediterranea. Con un’offerta culinaria che spazia dalle conviviali tapas al fine dining, dallo street food alle risotterie, Valencia è una vera meta per foodies. La terza città della Spagna riflette proprio nella tradizione gastronomica i suoi oltre duemila anni di storia, che hanno visto passare Romani, Visigoti, Musulmani e Cristiani. Che sia per un pellegrinaggio nella Cattedrale dove è custodito il Santo Calice o per una passeggiata tra le architetture avveniristiche dell’archistar Calatrava alla Città delle Arti e della Scienza, il turista in visita a Valencia, su tutte, ha un’esperienza d’obbligo, quella gourmet. E se tra gli edifici gotici e barocchi della Ciutat Vella la scelta non manca, a dare una mano ad orientarsi tra le infinite proposte torna in questi giorni una iniziativa imperdibile per gli amanti del buon mangiare: il Festival Cuina Oberta (https://valenciacuinaoberta.com/). Per dieci giorni, dal 20 al 30 novembre, si possono gustare i menu creati dagli chef di 68 ristoranti della città con prezzi fissi che rendono l'esperienza ancora più appetitosa: 28 euro per il pranzo, 36 per la cena e opzioni gourmet da 48 e 56 euro rispettivamente. Anche i ristoranti stellati Michelin partecipano con menù esclusivi a 80 e 100 euro. E Cuina Oberta non significa solo mettersi a tavola, ma anche partecipare a 16 esperienze originali come laboratori gastronomici, degustazioni e attività speciali per assaporare l'autentica gastronomia valenciana in mille modi. Piatti che combinano tradizioni secolari con le creazioni più innovative degli chef locali. “A Valencia abbiamo otto ristoranti stellati, di cui due con 2 Stelle Michelin e chissà che non ci sia qualche new entry nella Guida del nuovo anno che si presenta fra qualche giorno. Tra l’altro, lo chef Ricard Camarena ha anche la ‘stella verde’ ed è appena stato decretato come il 6° migliore ristorante di vegetali al mondo. Il Festival Cuina Oberta si tiene due volte l’anno, in primavera e in autunno, e propone menù speciali che attraggono anche molti turisti. E gli italiani a Valencia rappresentano il primo mercato come presenze”, sottolinea Leticia Colomer, International Pr & Markets Manager di Visit Valencia (per tutte le informazioni si può visitare il sito www.visitvalencia.com/it e la pagina dedicata del portale dell’Ente Spagnolo del Turismo www.spain.info). Nota come ‘Dispensa del Mediterraneo’, Valencia, che è stata nominata Capitale verde europea nel 2024, ha un modello di sostenibilità anche alimentare. Grazie all’abbondanza di prodotti freschi di stagione provenienti dalle acque del Mediterraneo e dalle coltivazioni che circondano la città, nei 20mila ettari della cosiddetta Huerta e nel parco naturale dell’Albufera, dove dai tempi degli arabi si coltivano diverse varietà locali di riso, ingrediente principe per la paella. E proprio il riso è un piatto centrale nella gastronomia locale (c’è persino il Museo del riso, in un mulino del XX secolo restaurato per mostrare il processo di lavorazione), che viene preparato in oltre 40 modi diversi. A cominciare dalla paella (dal nome della padellona a due manici in cui viene cucinata), che nella versione originale valenciana è a base di carne (pollo e coniglio) e verdure (fagioli garrofó e fagiolini piattoni), lumache e aggiunta di pomodoro grattugiato e un pizzico di paprika, oltre ovviamente al riso, cotto a fuoco vivo e tanto meglio se si attacca a formare uno sottostrato croccante, che ha tanto di nomignolo (socarrat). Ma ci sono tanti altri piatti a base di riso locale, grandi classici come l’arroz a banda, chiamato così perché tradizionalmente il pesce con cui era stato preparato il fumetto veniva servito a un lato (a banda, in valenciano); l’arroz del senyoret, con i gamberi già sgusciati in modo che il ‘cliente-signorino’ non si dovesse sporcare le mani; o l’arroz negro, fatto con il nero di seppia che dà l’inconfondibile colorazione scura; l’arroz al horno (riso al forno), con costine di maiale, pancetta fresca, morcilla (salsiccia di sanguinaccio), pomodoro, patate, ceci. Un’alternativa al riso è la fideuà, servita come la paella ma preparata con spaghettini cortissimi e condita con frutti di mare. A parte il riso, fra i piatti tradizionali valenciani ci sono stufati di pesce come il suquet de peix o all i pebre con le anguille. Dal mare provengono crostacei e molluschi, poi pesci sotto sale e baccalà. In pasticceria molto usati mandorle e miele, retaggio arabo. Il modo migliore per toccare con mano la ricca varietà di ortaggi e di pesce locali è visitare uno dei mercati della città, punto di osservazione privilegiato per immergersi nella vita dei locali e sempre più frequentati dai turisti a caccia di esperienze. Il più importante è sicuramente il Mercato centrale, che è il più grande di prodotti freschi d’Europa. Ospitato in un edificio modernista costruito tra il 1914 e il 1928, la sua facciata spicca al centro di una delle piazze principali della città. Una struttura costituita da colonne in ferro che ricordano la Torre Eiffel, piastrelle e vetrate, ricca di decorazioni ispirate ai prodotti del frutteto e ai giardini di Valencia. In oltre 8mila metri quadrati di superficie trovano posto più di 250 bancarelle, tutte rigorosamente riservate alla vendita dei prodotti perché in questo mercato il cibo si può solo comprare e non consumare come ormai è in voga in moltissimi mercati europei (unica eccezione il Bar Central gestito dallo chef Ricard Camarena). Questo è il regno del Km 0, dove si possono trovare tutti i prodotti freschi degli orti valenciani e tutto il gusto del Mediterraneo, tra cui spiccano frutta e verdura, con arance, pomodori e fagioli in primo piano, e poi carne, formaggi, pesce, prosciutto, spezie, frutta secca. Un’esperienza diversa la offre un altro mercato, quello di Colon, nell’elegante quartiere Ensanche, anch’esso ospitato in un edificio modernista diviso in tre navate, che terminano ai due estremi con due archi giganti di mattoni e pietra. Su due piani, ospita alcuni negozi rinomati come Carnes Varea o Frutería Fina, ma soprattutto una ventina tra bar e ristoranti dove sedersi ai tavoli negli spazi aperti e chiusi. Tra i più noti Habitual dello chef Ricard Camarena, e poi Las Cervezas del mercado, dove degustare le birre artigianali locali, e la horchateria Daniel, una delle tante rivendite di Horchata, bevanda tipica rinfrescante e ricca di vitamine, prodotta con la chufa, un tubero che si coltiva da questi parti per le condizioni particolari del terreno. C’è poi un’altra bevanda che chiunque passi in città deve provare: la Agua de Valencia, un cocktail preparato con succo di arancia, cava, vodka e gin. Si serve in caraffa e si beve in coppa, e a volte la sua dolcezza può ingannare sul grado alcolico. Luogo di nascita di questo leggendario cocktail, che ha tanto di Denominazione di origine, è considerato il Cafè de Madrid, epicentro della società bohemienne valenciana negli anni ‘40 e oggi incorporato nel boutique hotel Marques House. Ma si può degustare anche al Cafè de las Horas, locale-bomboniera curato in ogni dettaglio, dove si beve tra quadri, specchi e broccati: impossibile non passare di qui anche solo per una foto. Se si vuole vivere una mattina da vero ‘local’, però, non può mancare l’esperienza dell’esmorzaret. Conviviale quanto le tapas ma meno ‘globalizzato’, è una sorta di brunch alla spagnola, che è considerato un vero e proprio rito: si consuma tra le 9 e le 12 (lo offrono diversi bar e ristoranti) e prevede un primo giro di arachidi e sottaceti, seguito da un maxi panino con farcitura a scelta, accompagnato da birra o vino o, ancora meglio, vino con gassosa. A chiudere un caffè ‘corretto’, il cremaet, con rum, buccia di limone, aroma di cannella e chicchi di caffè sul fondo. Il Km 0, dunque, è il vero leit motiv della cucina valenciana e che si ritrova anche nei ristoranti innovativi. E gli estimatori del fine dining non rimarranno delusi a Valencia, che ospita nomi di spicco della gastronomia spagnola. Uno su tutti è Ricard Camarena, considerato un vero e proprio alchimista degli ortaggi; nel suo locale nell’ex fabbrica di Bomba Gens, due stelle Michelin e tre soli della Guida Repsol, propone sapientemente una cucina vegetale, con prodotti coltivati nel proprio orto, che gli è valsa anche la stella verde Michelin, che premia l'impegno per la sostenibilità in campo gastronomico. E poi, vicino alla piazza del Municipio, si trova uno dei ristoranti di Quique Dacosta, El Poblet, con due stelle Michelin e due soli Repsol. I prodotti del mare, del frutteto e dell’Albufera sono alla base della cucina dello chef Luis Valls, che interpreta ricette e sapori tradizionali in versione alta cucina. Un altro locale di Quique Dacosta che merita sicuramente una visita è Llisa Negra: propone carni e pesce alla griglia, forno a legna e paella cotta su legno d'arancio. Cucina di prodotto anche presso Entrevins, che vanta un’ampia carta di vini della zona da vitigni autoctoni. Mentre non lontano dal Mercato di Colon, un’esperienza culinaria dove i piatti tradizionali sono rivisitati in chiave innovativa si può fare da Noble, locale di design dall’atmosfera sofisticata. Spostandosi dal centro, una passeggiata sul lungomare offre l’opportunità di vedere le rinomate spiagge di El Cabanyal, Malvarrosa e Patacona, con la moderna Marina di Valencia, con affaccio sulle onde, e di pranzare in uno dei ristoranti fronte mare. Come Casa Carmela, proprio accanto alla Casa Museo dello scrittore valenciano Blasco Ibanez, vero e proprio tempio della paella sfornata a gettito continuo dalla cucina a vista con i fuochi sempre accessi. Fuori dal centro si può abbinare la gastronomia al design scegliendo di mangiare o anche solo bere un caffè in una delle spettacolari strutture progettate dall’architetto valenciano Santiago Calatrava, che formano la Città delle Arti e della Scienza, luogo diventato simbolo della città, dove non manca l’offerta culinaria. Per restare in tema green, ad esempio, nel Caixa Forum risorto nel 2022 come centro multidisciplinare all’interno dell’edificio azzurro dell’Agorà, il punto ristoro è un giardino di piante aromatiche. Per i camminatori provetti, ci si arriva percorrendo i Giardini del Turia, il parco creato negli anni Ottanta lungo il vecchio letto del fiume dopo le trasformazioni che hanno fatto seguito a una delle storiche alluvioni che si sono abbattute sulla città e i suoi dintorni. L’ultima, quella catastrofica di giusto un anno fa, è ormai un brutto ma lontano ricordo e i turisti sono tornati a godere della proverbiale convivialità di questa città e della sua gustosissima cucina.
(Adnkronos) - "Con una media di 24 alberi ogni 100 abitanti, calcolata sui capoluoghi italiani, l’Italia mostra nel 2024 una presenza di verde urbano ancora insufficiente. Anche i dati nel dettaglio indicano che occorre migliorare: solo otto su 93 capoluoghi, di cui si hanno dati aggiornati, superano la soglia dei 50 alberi ogni 100 abitanti e, tra questi, tre superano i 100 alberi ogni 100 residenti. All’opposto, 27 capoluoghi contano meno di 20 alberi ogni 100 abitanti e più della metà di questi non raggiunge nemmeno i 10". A scattare questa fotografia è Legambiente sulla base dei dati Ecosistema Urbano 2025, sottolineando "la distribuzione disomogenea del verde urbano nel Paese" e "l’importanza di attuare interventi mirati di forestazione nelle aree cittadine". "Un’importante opportunità arriva dalla legge n. 10/2013, che disciplina lo sviluppo degli spazi verdi urbani", osserva l'associazione in occasione del trentennale della Festa dell’Albero, la storica campagna dedicata alla messa a dimora di piante e arbusti, che quest’anno si terrà dal 21 al 23 novembre, in partnership con AzzeroCO2, Frosta, Inwit e Biorepack come partner tecnico. Nei giorni della Festa dell’Albero, che cade in concomitanza con la Giornata nazionale degli alberi (istituita proprio dalla legge n. 10/2013 e celebrata ogni anno il 21 novembre), si terranno in 14 regioni oltre 120 iniziative di forestazione urbana organizzate da Legambiente insieme a cittadini, scuole, aziende e amministrazioni uniti dallo slogan 'Gli alberi ci danno tanto, ora tocca a noi'. Sulla base delle informazioni raccolte attraverso i questionari di Ecosistema Urbano 2025 di Legambiente, elaborate su dati comunali relativi al 2024, l’associazione traccia un quadro complessivo sullo stato di attuazione della legge n. 10/2013, valutando l’applicazione delle principali misure previste: la pianificazione e regolamentazione del verde urbano, la redazione del bilancio arboreo alla fine di ogni mandato amministrativo e il censimento del verde urbano. Tra i 93 capoluoghi analizzati, 30 città (32%) dichiarano di aver adottato un Piano del Verde, mentre in 26 casi (28%) risulta attivo un Regolamento del Verde Urbano. La misura più diffusa è il censimento del verde urbano, realizzato in 75 capoluoghi su 93 (80%). Meno diffusa invece la pubblicazione del Bilancio Arboreo comunale: solo 44 città (47%) lo hanno reso disponibile al termine del mandato del sindaco uscente. “Un dato significativo emerso dall’analisi di Legambiente sull’applicazione della legge n. 10/2013 riguarda la Giornata nazionale degli alberi, promossa da quasi l’80% dei capoluoghi italiani, ben 74 su 93 - commenta Giorgio Zampetti, direttore generale Legambiente - Si tratta di una percentuale incoraggiante ma che rischia di rimanere un impegno simbolico se la gestione strutturale del verde urbano è marginale. Lo dimostrano, ad esempio, le percentuali relative al numero di città che non hanno ancora adottato un regolamento o un piano formale per la gestione del verde. Anche sul fronte della trasparenza, i dati mostrano come la diffusione del Bilancio Arboreo rimanga ancora limitata, ostacolando una visione chiara e condivisa delle politiche verdi messe in atto dalle amministrazioni comunali. Per questo motivo lanciamo un appello ai Comuni, invitandoli a un impegno più deciso e concreto nell’attuazione della legge n.10/2013”.