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(Adnkronos) - Rimuovere gli ostacoli nell'accesso all'innovazione in oncologia in Europa, eliminare le discrepanze territoriali e garantire l'equità nell'accesso alle cure contro i tumori. Sono gli obiettivi con cui nasce la prima 'Rete europea di competenza sulle risorse mediche ad alta tecnologia' (European Network of Expertise on Hi-tech medical resources) contro il cancro. La rete si colloca all'interno della Joint Action (Ja) dell'Unione europea sugli European Networks of Expertise (Reti europee di competenza - NoEs). Sono 7 i settori su cui si focalizza il nuovo network europeo: medicina nucleare, radiomica, radioterapie innovative, tecniche chirurgiche innovative, metodi fisici di ablazione, terapie cellulari avanzate, sperimentazione ex vivo di farmaci. Il Cnao (Centro nazionale di adroterapia oncologica) di Pavia è stato scelto, insieme al Centre Léon Bérard di Lione, per guidare l'area relativa alle radioterapie innovative. "Il Network europeo sulle risorse mediche hi-tech - spiega Gianluca Vago, professore e presidente Cnao, direttore del Dipartimento di Oncologia e Onco-ematologia dell'università degli Studi di Milano - è un'opportunità unica per evidenziare e rimuovere le discrepanze e gli ostacoli nell'accesso all'innovazione tra gli Stati membri, proponendo soluzioni concrete. La rete è guidata da Unicancer, che riunisce i Comprehensive Cancer Center francesi, e co-diretta dalla regione Zealand, isola che comprende il distretto sanitario della capitale della Danimarca. Finora, 22 Stati membri si sono impegnati a contribuire alla rete, che include 67 organizzazioni in tutta Europa e quasi 200 esperti. Siamo orgogliosi che Cnao ricopra il ruolo di leader dell'area delle radioterapie innovative". I cittadini italiani che vivono dopo diagnosi di tumore sono passati dai 2,5 milioni del 2010 ai circa 3,6 milioni nel 2020: il 37% in più di quanto osservato solo 10 anni prima. In Europa, sono 23,7 milioni le persone a cui è stato diagnosticato un cancro, con un incremento del 41% tra il 2010 e il 2020 (da 16,8 a 23,7 milioni). Questo - si legge in una nota - dipende dall'aumento assoluto del numero di casi di tumore, in relazione all'aumento dell'aspettativa di vita, ma anche agli importanti passi avanti realizzati grazie alle nuove terapie. "La radioterapia rappresenta un pilastro fondamentale nella cura dei tumori, al fianco della chirurgia e delle terapie sistemiche - afferma spiega Lisa Licitra, professoressa e direttore scientifico Cnao e responsabile dell'Oncologia medica 3 - Tumori della testa e del collo della Fondazione Irccs Istituto nazionale tumori (Int) di Milano - In Italia, circa il 60% dei pazienti oncologici necessita della radioterapia durante il percorso di cura. E' necessario affrontare le criticità per garantire un accesso equo ai trattamenti. Un impegno concreto da parte delle istituzioni, in termini di investimenti e valorizzazione delle competenze professionali, è fondamentale per il futuro della radioterapia in Italia e in Europa. Strumenti innovativi e altamente specializzati, come l'adroterapia, consentono importanti progressi". Aggiunge Ester Orlandi, responsabile del Dipartimento clinico di Cnao e ricercatore presso il Dipartimento di Scienze clinico-chirurgiche, diagnostiche e pediatriche dell'università di Pavia: "L'adroterapia è una forma di radioterapia per la cura di tumori spesso inoperabili o resistenti ai tradizionali trattamenti radioterapici. A differenza della radioterapia tradizionale, che si basa sull'utilizzo di raggi X o elettroni - chiarisce la professoressa - l'adroterapia prevede l'uso di protoni e ioni carbonio. Queste particelle hanno il vantaggio di essere più pesanti e dotate di maggior energia rispetto agli elettroni e, di conseguenza, di essere ancora più efficaci nel colpire le cellule tumorali. Grazie all'altissima personalizzazione del trattamento in ogni sua fase e alla grande capacità distruttiva dei tessuti tumorali, l'adroterapia ha iniziato la sua esperienza nei tumori della base del cranio, per poi essere utilizzata anche in altre neoplasie. In tutto il mondo solo 6 strutture sono in grado di erogare l'adroterapia con protoni e ioni carbonio e una di queste è proprio il Cnao di Pavia. L'adroterapia rappresenta una metodica di un panorama in continua evoluzione. La crescita e l'innovazione tecnologica nel campo della radioterapia si stanno espandendo rapidamente, coinvolgendo ogni fase del trattamento, dalla simulazione all’erogazione. I benefici clinici per i pazienti si intrecciano con questioni etiche, di sostenibilità economica e di equità, rendendo fondamentale un approccio integrato e responsabile nell'applicazione di queste tecnologie". Essere riconosciuti leader nelle radioterapie innovative "è un traguardo significativo per Cnao che in ambito europeo si afferma come modello integrato di ricerca e clinica - prosegue Orlandi - In questo contesto, Cnao ha attratto partner di rilievo come Estro, Cern, Cergas (università Bocconi), Medaustron e Mit, con i quali collaboriamo per ampliare una visione condivisa e promuovere l'accesso a cure tecnologicamente avanzate e efficaci per tutti i pazienti, coinvolgendo tutti i 22 Stati membri europei impegnati a costruire la rete di esperti in radioterapia innovativa". La Rete europea di competenza sulle risorse mediche ad alta tecnologia si colloca all'interno della Ja dell'Ue sulle NoEs, coordinata dal team di Paolo Casali dell'Int di Milano. Il progetto Jane-2, che durerà 4 anni, ha l'obiettivo di far nascere 7 nuove reti europee in oncologia su altrettante aree di interesse, una costituita proprio dalle risorse mediche ad alta tecnologia, inclusa la radioterapia. Le altre sono: tumori complessi e a prognosi sfavorevole; cure palliative; 'survivorship', cioè le problematiche del paziente oncologico guarito; prevenzione primaria e secondaria personalizzate; tecnologie omiche; adolescenti e giovani adulti colpiti dal cancro. Alla fine dello scorso gennaio - ricorda la nota - si è svolto a Milano il meeting di apertura del progetto, che ha visto centinaia di partecipanti in presenza e da remoto. In particolare, per l'area Radioterapica, oltre agli Stati membri già coinvolti, era presente una nutrita schiera di eccellenti professionisti italiani. "Per la prima volta vengono istituite reti di questo tipo, che affrontano le problematiche e le opportunità legate all'intera filiera di prevenzione, diagnosi e cura dei tumori - rimarca Vago - dalla produzione di linee guida e raccomandazioni generali per gli operatori sanitari, i pazienti e la popolazione, alla sensibilizzazione dei cittadini e realizzazione di azioni di advocacy, allo sviluppo di modelli organizzativi sanitari e di strumenti educativi per gli addetti ai lavori e i pazienti, fino alla promozione della ricerca clinica. Dal punto di vista concettuale, quindi, le reti di competenza forniranno supporto alla comunità oncologica, in primo luogo agli operatori sanitari che curano i pazienti. Si tratta di una differenza di principio rispetto ad altre reti europee, come gli European Reference Networks (ERNs) sui tumori rari, che riuniscono gli operatori sanitari specializzati sui tumori rari, e la nuova Rete dei Comprehensive Cancer Centers (EUNetCCC), costituita dai centri di riferimento europei per la cura del cancro". Le NoEs dovranno incorporare non solo le istituzioni oncologiche, ma anche, ad esempio, società scientifiche, associazioni di pazienti, istituti di ricerca dedicati a temi quali la biologia molecolare, la salute pubblica, l'economia sanitaria. L'obiettivo finale della Joint Action è garantire che, al termine del progetto, le NoEs siano completamente attive e indipendenti e allo stesso tempo in grado di collaborare fra di loro, con altre reti europee e con l'intera comunità oncologica europea.
(Adnkronos) - Compie 100 anni il Dipartimento di Scienze Politiche della Sapienza Università di Roma. Nel 1925, infatti, fu fondata presso l'Ateneo romano l’allora Facoltà di Scienze politiche, la prima istituita nell’ambito della medesima disciplina in Italia. I festeggiamenti per questo centenario si apriranno con una cerimonia che si terrà il 17 febbraio, alle ore 11.30, presso l’Aula Magna del Rettorato della Sapienza. La cerimonia di inaugurazione delle celebrazioni prevede la partecipazione e l’intervento di due illustri alumni della facoltà, Paolo Gentiloni, politico e giornalista, già presidente del Consiglio dei ministri, e Rosanna Oliva de Conciliis, giurista, attivista e scrittrice italiana, nominata nel 2010 Grande Ufficiale della Repubblica italiana dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. La rettrice della Sapienza Università di Roma, Antonella Polimeni, aprirà la giornata con un indirizzo di saluto, a cui seguirà l’introduzione ai lavori del preside Facoltà di Scienze Politiche, Sociologia, Comunicazione, Pierpaolo D’Urso, e della direttrice del Dipartimento di Scienze Politiche, Maria Cristina Marchetti. Le celebrazioni della ricorrenza proseguiranno, nel pomeriggio dello stesso giorno e nella mattina successiva, con un convegno dal titolo 'Scienze politiche: le sfide di oggi, il sapere di domani', che intende avviare una riflessione su alcuni grandi temi della politica contemporanea. Questo secolo di storia affonda le sue radici nel Rdl n. 527, del 27 marzo 1924, con cui fu istituita presso la Facoltà di Giurisprudenza della Sapienza Università di Roma la Scuola di Scienze politiche, poi trasformata in Facoltà con il Rdl del 4 settembre 1925, n. 1604, prima Facoltà di Scienze Politiche in Italia. Già nel 1875 era stato fondato l’Istituto Cesare Alfieri di Firenze, con il nome di 'Scuola di Scienze Sociali' che divenne nel 1888 'Istituto di Scienze Politiche e Sociali'. A dicembre 1924 (poi approvato con Rd del 18 aprile 1925) l'Istituto Cesare Alfieri si configurava come 'Università libera', che conferiva la laurea in 'Scienze sociali, politiche ed economiche'. Il riconoscimento come Facoltà arrivò in seguito con Rd 1269/1938, all’interno della neo-istituita Università degli studi di Firenze. La nuova Facoltà romana si ispirava, pur nelle differenze, alle proposte avanzate già nella seconda metà dell'Ottocento da Angelo Messedaglia, matematico, statistico, economista e uomo politico, il quale, in uno scritto del 1851, aveva già evidenziato come il tradizionale ordinamento delle Facoltà giuridiche non corrispondeva più alle nuove esigenze politiche, economiche e sociali che caratterizzavano le società europee e che la vecchia amministrazione statale, basata su una cultura giuridica, non era più in grado di fare fronte alle nuove sfide. Erano così maturi i tempi per prevedere all'interno delle Facoltà di giurisprudenza due diversi percorsi: uno giuridico e uno politico-amministrativo, in linea con una nuova visione dello Stato. Si poneva una sostanziale divisione tra la politica e il diritto, tra la giustizia e l'amministrazione, nell'ambito della quale assumeva un ruolo saliente la conoscenza dei problemi economico-sociali, demografici, geo-politici, della politica internazionale, il tutto in una prospettiva storica. Altri Atenei seguirono la strada della Sapienza: nel dicembre 1924 a Padova nasce la 'Scuola di Scienze politiche e sociali', che solo nel 1933 prenderà il nome di Facoltà di Scienze politiche; nel 1926 nacque la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Pavia; nel 1927 nacque la Regia facoltà fascista di Scienze politiche dell’Università di Perugia; nel 1932 la Facoltà di Scienze Politiche dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Si delinea così un nucleo originario di Facoltà che ha aperto la strada al riconoscimento delle Scienze politiche nell’Università sia come percorso autonomo di ricerca che di didattica. Da allora i mutamenti politici, sociali, istituzionali e normativi che si sono succeduti a partire dal secondo dopoguerra fino alle soglie del terzo millennio hanno imposto alle Facoltà di Scienze Politiche un continuo riallineamento che, se da una parte ha comportamento cambiamenti a volte repentini, dall’altra le ha poste nella condizione di interpretare tali cambiamenti e di farsene interpreti.
(Adnkronos) - “Abbiamo un obiettivo fondamentale: rendere balneabile il Golfo di Napoli nell’ambito del progetto di risanamento del fiume Sarno. Stiamo realizzando un vero e proprio miracolo: ottenere acque balneabili da Castellammare fino a tutto il Golfo di Napoli. Qualche anno fa abbiamo avviato i lavori per risolvere il problema di un collettore che sversava in un rigagnolo arrivando fino alle acque del Golfo. Con il completamento di questa opera, siamo vicini alla bonifica quasi totale del Golfo di Napoli, perché queste acque vengono ora convogliate al depuratore di Castellammare". Così il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, nel corso della cerimonia per il completamento del collettore fognario a servizio dei comuni di Gragnano, Casola di Napoli, Lettere, Santa Maria la Carità e Castellammare di Stabia. L’opera, finanziata dalla Regione Campania con un investimento di 6.935.450,82 euro e realizzata da Gori in qualità di soggetto attuatore, rappresenta un traguardo strategico per il risanamento ambientale e il potenziamento del servizio fognario. "Si tratta di uno degli interventi strategici più importanti su cui abbiamo lavorato in questi anni - spiega - entro pochi mesi, tutta la fascia costiera campana avrà acque balneabili. Questo è solo uno dei tanti interventi di eccellenza che la Regione Campania sta portando avanti nel settore ambientale, nella gestione del ciclo delle acque e per garantire l’autonomia idrica della regione. Di queste opere fondamentali, però, si parla poco, perché il dibattito si concentra su alleanze e polemiche sterili. Noi, invece, continuiamo a lavorare con serietà per rendere la Campania una delle regioni più avanzate d’Italia dal punto di vista ambientale”. “Per la verità, già nel 2015 abbiamo avviato il risanamento ambientale del territorio, iniziando con la rimozione di quasi 5 milioni di ecoballe da Giugliano e da altri Comuni. Dal punto di vista ambientale, oggi la Campania è davvero all’avanguardia", aggiunge. Sul risanamento del fiume Sarno, De Luca precisa: "Per quanto riguarda il fiume Sarno, ci sono stati ritardi di almeno due anni rispetto ai programmi, dovuti al fatto che quando abbiamo iniziato a lavorare non abbiamo trovato nulla: né un progetto preliminare né un piano per la parte alta o per la foce del fiume. Abbiamo dovuto ripartire da zero. Ora i lavori sono in corso: abbiamo realizzato vasche di laminazione all’altezza di Poggiomarino, dove si verificavano continui allagamenti, e stiamo riprendendo le opere anche nella parte alta del fiume. Credo che entro un anno e mezzo riusciremo a completare l’intero risanamento del bacino del Sarno”.