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(Adnkronos) - Alla presenza del Cardinale Baldo Réina, vicario del Papa per la Diocesi di Roma, nella chiesa parrocchiale di San Marco Evangelista è stata svelata, a conclusione di un lungo progetto di restauro, la Pala d’altare, rappresentante la Madonna dell'Esilio del pittore zaratino Andrea Fossombrone. L’opera era stata donata nel 1950 alla comunità Giuliano-Dalmata di Roma dai coniugi Elio Bracco e Nina Salata. Il progetto, curato e coordinato dal Comitato scientifico dell’Anvgd di Roma (finanziato da L. 72.01), ha riguardato il recupero e la valorizzazione della Pala d’altare, che ora potrà essere di nuovo ammirata nella chiesa di Piazza Giuliani e Dalmati, luogo di culto per i residenti nel quartiere. L’opera restaurata andrà così ad arricchire ulteriormente il Museo diffuso, qualifica di cui ormai il Quartiere è insignito ufficialmente da alcuni anni. La cerimonia ufficiale, con Santa Messa presieduta dal Cardinale Baldo Réina, è avvenuta alla presenza delle autorità locali, istituzionali, religiose, civili, militari, della Presidente dell’Anvgd di Roma Donatella Schürzel insieme all’Esecutivo e dei rappresentanti delle Associazioni storiche dell’Esodo presenti sul territorio; l’evento ha visto anche la partecipazione, per la Famiglia Bracco, di Gemma Bracco, Vicepresidente di Fondazione Bracco, accompagnata dalla figlia Eva Pedrazzini, consigliere di Fondazione Bracco e di Bracco SpA. Il restauro dà evidenza al mecenatismo del fondatore del Gruppo Bracco, che fu committente e che ha sempre dimostrato attenzione alla propria terra d’origine e agli esuli giuliano-dalmati. Nato il 3 aprile 1884 a Neresine, sull’isola di Lussino in Istria, Elio Bracco nel 1908 sposa Giovanna 'Nina' Salata, sorella del senatore del Regno Francesco Salata, e diventa in quegli anni segretario comunale di Neresine e di Ossero, nell’isola di Cherso. Figura di primo piano dell’irredentismo istriano, nel 1914 Elio viene arrestato con l’accusa di alto tradimento e portato nelle prigioni di Graz in Austria dove passerà due anni durissimi. Anche tutta la famiglia viene arrestata e internata a Mittergrabern (Austria). Dopo essere stato processato e giudicato non colpevole, Elio Bracco viene inviato come aiutante nella lavanderia militare di Feldbach. La prigionia di Graz – due anni di detenzione in condizioni durissime, come testimoniano le sue struggenti lettere e il diario scritto in carcere, fu affrontata da Elio con coraggio e determinazione. Proprio con quel drammatico evento iniziarono anche le vicissitudini che hanno portato la famiglia Bracco da Neresine a Milano, dove di lì a poco – nel giugno del 1927 – nascerà il futuro Gruppo Bracco. “Sono molto grata all’Associazione Giuliano Dalmata di Roma”, ha affermato Gemma Bracco, Vicepresidente di Fondazione Bracco. “Il nostro legame con quelle terre è sempre rimasto fortissimo. Nel secondo Dopoguerra, di fronte al dramma dell’esodo giuliano-dalmata, nostro padre Fulvio si prodigò per gli esuli istriani del campo profughi di Villa Reale di Monza, restituendo loro la dignità di cittadini e di lavoratori. Un legame che abbiamo tenuto vivo negli anni. Nell’ottica del suo consueto impegno, nel 2020 ad esempio la Fondazione Bracco ha finanziato, d’intesa con il Comune di Milano e insieme al Comitato Pro Monumento (presso Anvgd di Milano), la realizzazione della stele di Piazza della Repubblica a Milano A perenne memoria dei martiri delle foibe e agli esuli istriani, fiumani, dalmati, opera dell’artista Piero Tarticchio di Pola. Oggi siamo felici di assistere alla conclusione del restauro di quest’opera così significativa per tutta la comunità giuliano-dalmata romana: un altro tassello nella costruzione di quella memoria storica che ci sta tanto a cuore”.
(Adnkronos) - Al via oggi il 69° Congresso nazionale degli ordini degli ingegneri d’Italia organizzato dal Consiglio nazionale degli ingegneri (Cni) e dagli Ordini degli ingegneri di Ancona e Macerata, che ha come titolo 'Visioni'. Il congresso si propone di esplicitare gli elementi, le molteplici sfide e le complessità che caratterizzano lo scenario in cui si colloca oggi l’ingegneria italiana, un settore in cui è presente un consistente numero di professionisti che operano in studi di progettazione, in aziende e nelle Pubbliche amministrazioni. Il Congresso nazionale mira, in particolare, a definire le traiettorie lungo le quali il mercato dell’ingegneria sta evolvendo, traiettorie in cui si mescolano elementi diversi quali la necessità di pratiche improntate alla sostenibilità (uso corretto delle risorse disponibili), la progettazione di infrastrutture materiali e immateriali efficienti, la 'costruzione' di un ecosistema, cioè di un ambiente del vivere, sicuro. Sul tema della sicurezza in senso lato e sulle sue molteplici declinazioni si focalizzeranno, in particolare, i moduli di dibatto del Congresso nazionale 2025. Da sempre, ed in particolare dal momento dell’istituzione più di 100 anni fa dell’albo professionale, una delle funzioni, per così dire, 'naturali' della figura dell’ingegnere è ravvisata nella capacità di progettare opere affidabili e sicure, definire interventi di prevenzione e mitigazione dei rischi naturali, contribuire alla sicurezza nei luoghi di lavoro e molto altro. Nel tempo si è accreditata presso le istituzioni e più in generale presso la società civile l’idea dell’ingegnere come garante della sicurezza; d’altra parte appartenere all’albo professionale significa rispettare regole deontologiche e tecniche che contribuiscono al raggiungimento di questo obiettivo. L’ingegneria della sicurezza si declina attualmente in molteplici ambiti, ma è possibile riassumere gli aspetti più rilevanti in quattro grandi aree tematiche: la sicurezza strutturale degli edifici, in particolare in chiave anti-sismica; la sicurezza e la mitigazione del rischio legato al dissesto idrogeologico; la sicurezza nei luoghi di lavoro e la prevenzione antincendio; la cyber sicurezza legata alle reti Ict e, oggi, ad un uso diffuso di sistemi di intelligenza artificiale.
(Adnkronos) - Dal cuore dell’Alto Molise, tra le creste appenniniche, alla Valle del Belice, in Sicilia, passando all’entroterra lucano e pugliese: è l’Italia dei 'Parchi del Vento'. Qui, fuori dai circuiti turistici più frequentati, si possono scoprire territori dove gli impianti eolici non solo sono laboratori di transizione ecologica ma anche attrattori di turismo. A raccontarlo sono i 29 impianti selezionati da Legambiente, di cui 7 nel 2025, al centro della quarta edizione della guida turistica 'Parchi del Vento', realizzata dall’associazione ambientalista con il contributo di Agsm Aim, Rwe, Winderg, il patrocinio di Anev, e presentata oggi alla Fiera Internazionale del Turismo a Rimini. “Per contrastare l’emergenza climatica e migliorare le condizioni sociali del nostro Paese - commenta Katiuscia Eroe responsabile energia di Legambiente - è fondamentale non solo far crescere la produzione da rinnovabili e rendere finalmente il nostro sistema energetico libero da carbone, petrolio e gas, escludendo l’inutile e costoso ritorno al nucleare, ma anche fare in modo che queste tecnologie portino sempre più vantaggi ai territori e alle comunità. Con la nostra guida turistica Parchi del Vento, grazie alla collaborazione di diversi partner, raccontiamo a cittadini, turisti, curiosi ma anche imprese e amministrazioni come ciò sia possibile perché un parco eolico, se ben integrato con il territorio, può essere un volano per attirare curiosità verso i territori in cui sono ospitati, valorizzando le attività esistenti”. “Intorno ai parchi eolici che raccontiamo all’interno della Guida Parchi del Vento - aggiunge Sebastiano Venneri, responsabile turismo di Legambiente - stanno nascendo sempre di più opportunità interessanti, come percorsi ciclopedonali, passeggiate a cavallo, il passaggio del Giro d’Italia. Ma anche impianti perfettamente integrati con vitigni e uliveti e che permettono di riscoprire tradizioni e culture storiche, ormai dimenticati da molti. Questi impianti sono la dimostrazione che integrare nuovi impianti nel paesaggio è non solo possibile ma anche una sfida che può essere affrontata solo con il consenso delle comunità attraverso forme innovative e affascinanti di valorizzazione delle risorse locali”. Legambiente ricorda che in Italia l’eolico svolge un ruolo sempre più rilevante, arrivando ad agosto 2025 a quota 13.356 MW di potenza installata, di cui 685 realizzati nel 2024 e 337 nel 2025, in grado di produrre, nel 2024, complessivamente 22.068 GWh/a di energia elettrica, pari al fabbisogno di circa 8,1 milioni di famiglie. Un numero che negli ultimi vent’anni è cresciuto passando da 1.131 MW del 2004 ai numeri attuali, permettendo a questa tecnologia di produrre il 17,2% del totale prodotto da fonti rinnovabili e di fornire un contributo rispetto ai consumi complessivi italiani pari al 7%. "Per accelerare la diffusione dell’eolico, sia a terra sia a mare, occorre però snellire e velocizzare gli iter autorizzativi coinvolgendo sempre più comunità e territori, semplificando anche la normativa per il repowering degli impianti esistenti", avverte l'associazione.