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(Adnkronos) - Alle 11:03 di oggi Beppe Grillo annuncerà "un delicato messaggio" sul Movimento 5 stelle, ovviamente. Per il remind dell'appuntamento, il garante e co-fondatore dei pentastellati utilizza una vecchia foto con Gianroberto Casaleggio, altro padre del movimento, scomparso nel 2016. Giuseppe Conte minimizza: "Non mi aspetto nulla", Grillo "ha chiesto che si rivoti e rivoteremo", dice, ma la suspense rimane e la partita è apertissima. Inevitabilmente, il messaggio di Grillo sarà la portata principale della riunione di Conte con i gruppi, già prevista per oggi ma che adesso assume tutta un'altra valenza. L'ipotesi più accreditata, secondo quanto riferiscono fonti autorevoli all'Adnkronos, è che Grillo decida di impugnare lo Statuto del 2022 che aveva conferito l'incarico di presidente all'ex premier. Non sarebbe un caso, infatti, l'orario scelto per l'annuncio 'alla nazione': le 11:03, sul calendario, diventano l'11 marzo (del 2022), giorno in cui ebbe la luce lo Statuto. Da Campo Marzio filtra tranquillità perché, è il ragionamento, "non c'è nessun presupposto perché questa causa possa avere successo". In primis perché lo statuto è in vigore da più di due anni ed è piuttosto strano che si scelga proprio la vigilia del nuovo voto per impugnarlo, sembrerebbe quasi un'iniziativa pretestuosa; poi perché a farlo dovrebbe essere quel garante che ha il compito di interpretarlo in maniera autentica e insindacabile, oltre a dover vigilare sul suo rispetto. Ci sarebbe, secondo fonti del Movimento 5 stelle, un "evidente conflitto interesse" proprio da parte di Grillo, che ha partecipato attivamente alla stesura dello Statuto, oltre che agli incontri per mettere a punto una strategia per superare i problemi che ci furono dopo i ricorsi degli attivisti esclusi dal voto al Tribunale di Napoli. Se, però, si dovesse andare in questo senso, facendo leva soprattutto sugli altri attivisti esclusi, quello Statuto "è stato votato e confermato con percentuali altissime", fanno trapelare ancora. Come già successo, in pratica, l'esiguo numero di ricorrenti potrebbe portare allo stesso esito, tanto che in quell'occasione furono i primi a non ripresentare la causa al Tribunale competente. Ragionamenti in punta di diritto, insomma, che fanno presagire un finale a carte bollate. "Grillo può ancora impugnarlo, come ha bene messo in rilievo l’avvocato Borrè, e se un giudice dovesse dargli ragione - sostiene intanto Paolo Becchi con l'Adnkronos -, Conte decadrebbe perché la sua carica di presidente non era prevista dallo Statuto precedente". In un tweet, il docente di Filosofia del diritto, fa riferimento anche a una banana: "Grillo si mangerebbe così il Conte banana come il magnate Sun si è mangiato quella di Cattelan, appesa a un muro con il nastro isolante", ironizza ancora. Non c'è, però, solo la questione statutaria tra le armi in mano a Grillo. Se per Elio Lannutti "racconterà, in un messaggio importante, scomode verità", Danilo Toninelli, membro del Collegio dei probiviri, lancia in campo l'opzione del simbolo, che Grillo potrebbe far tornare tra le sue mani, così che "Conte anche formalmente sarà obbligato a fare il suo partito". Questa dell'ex ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, raccontano ancora all'Adnkronos, sarebbe una strada percorribile, assieme a quella di pungolare l'ex premier sulle famose sei domande di settembre a cui il presidente non ha mai risposto. Stando allo Statuto, infatti, tra i poteri del garante ci sarebbe anche quello di sollecitare una risposta a richieste inevase. Non solo, il comico genovese potrebbe anche semplicemente invitare all'astensione, campagna che stanno portando avanti in molti tra i movimentisti, o stracciare il contratto con la manleva, o, ancora, entrambe le cose. Nel mazzo di possibilità che Grillo potrebbe giocarsi c'è anche chi evita di tirare a sorte. Davide Casaleggio, figlio dell'altro co-fondatore, raggiunto da Striscia la notizia che gli ha consegnato il Tapiro d'oro, afferma che "sapere cosa vuole dire Beppe è sicuramente impossibile, ma 11:03 indica forse una data". E attendista è anche Marco Bella, ex deputato del M5s e a capo dei contestatori a Nova, la kermesse del Palazzo dei Congressi: "Per me - spiega all'Adnkronos -, la previsione è complessa, immagino che voglia lottare, non demordere" per rimanere all'interno della sua stessa creatura. Se questo fosse il 'delicato messaggio', non cambierebbe la decisione di non votare alla prossima consultazione del 5-8 dicembre, e questo perché "non riconosco alcuna legittimità al voto, considerato che sono stati tagliati 70mila iscritti".
(Adnkronos) - Cgil e Inca diffidano formalmente la Rai dal pubblicare e mandare in onda trasmissioni, servizi, inchieste, notizie, atti e documenti che possano ledere i diritti, l’onore, l’identità, l’immagine e la reputazione personale e professionale del sindacato e del patronato e dei loro rappresentanti e dirigenti. La diffida è stata formalmente comunicata, tramite Pec, venerdì 29 novembre, alla Rai, al conduttore della trasmissione 'Lo stato delle cose' e al giornalista, autore dell’inchiesta, in risposta ai servizi mandati in onda nelle ultime due puntate del programma, rispettivamente l’11 e il 18 novembre, con accuse pesanti, false e diffamatorie, che hanno leso l’onorabilità del Sindacato e del Patronato. Cgil e Inca avvertono la necessità di appellarsi al ruolo imprescindibile del 'servizio pubblico' offerto dalla Rai che, in questo particolare caso, inspiegabilmente, è stato piegato a mera offesa e dileggio politico contro la Cgil e l’Inca. Cgil e Inca precisano che il patronato “non esercita attività di impresa volta a ‘fare i soldi’, ma esercita, legittimamente e in modo trasparente e sotto il controllo degli enti pubblici, le funzioni ad esso attribuite dalla legge nelle modalità e forme da essa prescritte”. Richiamando le disposizioni della legge 152/01, che disciplina il funzionamento di tutti i Patronati, Cgil e Inca ricordano che “per lo svolgimento delle attività all’estero, gli istituti di patronato e di assistenza possono avvalersi di organismi esteri, giuridicamente autonomi e distinti, che attraverso la stipula di convenzioni specifiche si impegnano a svolgere tutte quelle attività previste dalla legge 152/2001 per consentire ai cittadini italiani all’estero di esercitare i propri diritti di natura previdenziale e/o assistenziale. Pertanto, l’Inca, ente con personalità giuridica italiana, non ha sedi proprie e dirette all’estero e l’operato degli enti/organismi esteri convenzionati e dei suoi funzionari non può essere ricondotto al patronato medesimo”. Per quanto riguarda la truffa ai danni dei pensionati italiani in Svizzera, Cgil e Inca rigettano le accuse sottolineando che il “patronato non ha frodato e/o raggirato nessuno dei suoi iscritti, né ha mai avuto alcuna condanna in tal senso”; ad essere stato invece condannato per truffa, in via definitiva, dall’autorità giudiziaria svizzera, è stato il sig. Antonio Giacchetta, che ha agito “da solo per un fine strettamente personale ed egoistico assolutamente estraneo ai fini ed agli interessi dell’Inca, ed avendo incassato i soldi su conti personali”. "Ed è pertanto scandaloso - secondo Cgil e Inca - quanto deontologicamente discutibile, che sia il conduttore del programma, Massimo Giletti, che l’autore dell’inchiesta, Alessio Lasta, basino le loro accuse consentendo al signore Giacchetta di rilasciare dichiarazioni false, senza le opportune, quanto doverose verifiche". In ragione di queste considerazioni, Cgil e Inca comunicano di “aver già dato mandato ai legali di intraprendere le azioni civili e penali necessarie per tutelare i diritti lesi e ristabilire la verità sui fatti narrati nei suddetti servizi televisivi, il che a questo punto può avvenire soltanto nelle competenti sedi giudiziarie e non in una trasmissione televisiva”.
(Adnkronos) - “L'agricoltura rigenerativa per noi è guardare all'ecosistema totale, non solo a un prodotto, quindi la salute e la salubrità di un prodotto racconta la salute e la salubrità dell'ecosistema dove vive questo prodotto agricolo”. Sono le parole di Marta Galimberti titolare di Cascina Bagaggera, una dei due vincitori della prima edizione del Premio 'The Good Farmer Award', promosso dal Gruppo Davines in collaborazione con la Fondazione per lo sviluppo sostenibile. Situata nel cuore del Parco Regionale di Montevecchia e della Valle del Curone, nella Brianza Lecchese, l'azienda nasce nel 1995, grazie ai genitori di Marta. Dal 2017 lavora per rendere la Cascina un’azienda economicamente sostenibile. Oggi Cascina Bagaggera possiede 25 ettari, un agriturismo con B&B e uno spaccio dei prodotti aziendali. “Ci vuole la consapevolezza che un'azienda agricola vive e sussiste su un territorio - ha continuato Marta Galimberti - e quindi noi dobbiamo prenderci cura del territorio partendo dalla terra, il vegetale, l'animale e l'essere umano per poter poi creare una comunità più consapevole”.