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(Adnkronos) - Conto alla rovescia per i saldi 2025. Il via ufficiale in Italia è fissato per sabato 5 luglio, con una durata media di 60 giorni. Ma cosa rende davvero irresistibile uno sconto? Perché ci sentiamo spinti a comprare anche quando non avevamo pianificato nulla? La risposta arriva da Luna Mascitti, formatrice esperta in neuromarketing e storytelling, fondatrice dell’agenzia Mio Cugino Adv, agenzia di marketing digitale, analizza in un approfondimento come i saldi attivano meccanismi automatici nel cervello e come countdown, cartellini rossi o la frase ultima occasione funzionano così bene. "Esistono - spiega - una serie di meccanismi mentali ben noti a chi si occupa di marketing: sono stimoli psicologici e percettivi che agiscono sul nostro cervello in modo rapido, quasi automatico. Durante i saldi, questi strumenti vengono attivati con maggiore intensità, trasformando un prezzo barrato o una scritta rossa in un innesco di desiderio". Cinque sono le leve principali che i negozi, fisici e digitali, utilizzano per orientare le nostre scelte e condurci, spesso inconsapevolmente, verso l'acquisto. 1) Effetto ancoraggio: davanti a un cartellino 'da 149 euro a 89 euro' il cervello non valuta il reale valore dell’oggetto, ma prende il primo prezzo come riferimento. Il secondo appare automaticamente come un affare. E' l’effetto ancoraggio: il risparmio percepito conta più del bisogno reale. 2) Countdown, 'ultimi pezzi' oppure 'offerta valida solo oggi' stimolano il rilascio di dopamina, neurotrasmettitore della ricompensa. Funziona perché il cervello teme più di perdere un’opportunità che di non ottenere un guadagno, viene sfruttato a pieno durante i saldi per spingere all’azione rapida, spesso impulsiva. 3) Colori strategici: il rosso, onnipresente durante i saldi, non è scelto a caso: richiama attenzione, comunica urgenza, stimola azione. Il giallo suggerisce occasione, mentre il blu, spesso usato nelle fasi finali di acquisto, trasmette fiducia, specialmente negli e-commerce. 4) Fomo (fear of missing out): altri 14 utenti stanno guardando questo prodotto o 'pochissimi pezzi rimasti' sono esempi di fomo: la paura di restare esclusi. L’ansia di perdere un’opportunità accelera la decisione e riduce l’indecisione. 5) Esposizione: nel punto vendita fisico, il contatto diretto con il prodotto è un’arma potentissima. Le neuroscienze mostrano che toccare un oggetto per più̀ di 30 secondi aumenta la percezione di possesso e quindi il desiderio di acquistarlo. Durante i saldi, i negozi fisici espongono i prodotti in modo più̀ accessibile, incentivano la prova, creano spazi dove il cliente possa sentirsi libero di avvicinarsi e interagire. Nel mondo online, invece, le leve sono altrettanto efficaci ma meno evidenti. L’architettura del sito e-commerce è progettata per guidare l’utente verso l’acquisto: sezioni evidenziate in home page, offerte personalizzate, comunicazioni su misura via email o sms e un linguaggio semplice e diretto che stimola al contempo fiducia e urgenza. I contatori che mostrano quanti utenti stanno guardando lo stesso prodotto o frasi come 'più venduto', 'scelto da migliaia' attivano quello che le neuroscienze chiamano effetto della riprova sociale. Il cervello si fida dell’opinione degli altri, soprattutto in contesti incerti, e tende a replicare comportamenti considerati 'vincenti' dalla maggioranza, prendendo decisioni meno analitiche, ma più̀ rapide. Il nostro cervello non reagisce solo all’urgenza o alla paura di perdere un’occasione: funziona meglio quando l’esperienza è semplice e coinvolgente. Interfacce pulite, messaggi chiari e percorsi d’acquisto intuitivi riducono la fatica mentale e portano a decisioni più rapide e favorevoli. Espressioni come 'risparmi 50 euro' o '3 al prezzo di 2' risultano più efficaci di sconti in percentuale, perché rendono il vantaggio immediatamente comprensibile. "Frasi come solo per te, edizione limitata o ultima occasione parlano direttamente al nostro lato emotivo, attivando desiderio, senso di urgenza e bisogno di esclusività. In definitiva, i saldi non parlano solo al portafoglio, ma al cervello e al cuore: comprenderne le dinamiche permette ai consumatori di fare scelte più consapevoli e alle aziende di costruire legami più autentici e duraturi", spiega Luna Mascitti.
(Adnkronos) - Nella giornata di oggi si è tenuto un incontro istituzionale tra Fabrizio Licordari, presidente di Assobalneari Italia, appartenente al sistema di Federturismo Confindustria ed il suo direttore Antonio Barreca, e Base Balneare e il commissario europeo al Turismo, Apostolos Tzitzikostas. Durante il colloquio è stata consegnata una memoria illustrativa ufficiale contenente le istanze del comparto balneare italiano in merito alla corretta applicazione della Direttiva Bolkestein e lo stato del contenzioso italiano approdato alle Sezioni Unite sul tema della scarsità della risorsa naturale. Il documento, elaborato da Assobalneari Italia e Base balneare, evidenzia la necessità di un approccio più equilibrato e realistico parte delle istituzioni europee, che tenga conto delle peculiarità storiche, economiche e sociali del modello balneare italiano e della tutela dei diritti acquisiti dai concessionari che da decenni operano e investono nel settore. Durante l’incontro, il Presidente di Assobalneari e l'Avvocato Nicolò Maellaro per Base Balneare hanno formalmente richiesto un tavolo di confronto con le istituzioni europee competenti, con l’obiettivo di individuare soluzioni normative che garantiscano certezza giuridica, continuità imprenditoriale e salvaguardia dell’occupazione lungo le coste italiane. "Abbiamo ribadito con forza - hanno dichiarato Licordari e Maellaro - che non si può applicaE'È fondamentale che l’Europa ascolti la voce dei territori e comprenda che il sistema balneare italiano così come quello degli altri Paesi che si affacciano sul Mediterraneo, rappresenta una risorsa strategica per l’economia del turismo nazionale, fatta di imprese familiari, lavoro, identità e presidio ambientale". Assobalneari Italia e Base Balneare auspicano che questo confronto possa essere il primo passo verso una nuova fase di dialogo e collaborazione con la nuova dirigenza politica dell’Unione Europea, affinché le future scelte in materia siano il frutto di una volontà politica consapevole e non delle scelte di oscuri tecnocrati che, con la loro influenza proveniente da loro ruolo di intoccabili, riescono ad indirizzare decisioni che sono più il frutto di pressioni di poteri forti a discapito dell’interesse comune, e che tengano conto della specificità e della sostenibilità del comparto balneare italiano e di quello degli altri Paesi che hanno le loro coste sul mar Mediterraneo, valorizzando coloro che nel corso degli anni hanno investito e creato occupazione inventando il modello di turismo balneare che oggi viene esportato come modello in altri Paesi del mondo.
(Adnkronos) - Con il 100% della raccolta e oltre il 98% di rigenerazione, la filiera italiana degli oli minerali usati, guidata fin dagli anni ’80 dal consorzio Conou, conferma ampiamente il proprio ruolo di leadership nel mercato Ue, dove la media è ferma al 61%. Il Rapporto di Sostenibilità 2024 di Conou, per la prima volta certificato anche nella analisi Life Cycle Assessment (Iso 14040 e Iso 14044), sottolinea anche la crescita delle quantità raccolte: 188mila tonnellate contro le 183mila tonnellate del 2023, nonostante il calo del 2% del mercato, grazie all’impulso dei Concessionari a recuperare ovunque anche 'l’ultima goccia'. “La nostra attività di garanti sulla filiera è ispirata a principi di qualità, equità, controllo e fiducia - afferma il presidente del Conou Riccardo Piunti - e questo permette di ottenere trasparenza e tracciabilità. Al centro c’è la qualità: prestiamo grande attenzione alla gestione e alla qualità del rifiuto in entrata e quindi ci atteniamo a scrupolosi standard per l’olio rigenerato in uscita, che deve essere equivalente a quello di prima produzione petrolifera. Tutto ciò continua a destare grande interesse da parte di Paesi sia europei che extraeuropei, che vogliono approfondire i nostri standard e il nostro modo di funzionare: noi siamo a disposizione di tutti per esportare il ‘modello Conou’”. La filiera Conou è composta da 58 Concessionari e 2 Imprese di Rigenerazione e i processi adottati hanno permesso di trasformare un rifiuto pericoloso in nuove basi lubrificanti di elevata qualità, riducendo al minimo il ricorso a termodistruzione e combustione, che insieme hanno interessato meno dell’1,5% del totale. Nel 2024 sono stati eseguiti 6.907 conferimenti presso oltre 103mila produttori e siti in tutta Italia, il 12% proveniente dall’industria e l’88% da officine meccaniche. La raccolta è stata svolta con 673 automezzi, per un totale di 25,1 milioni di km percorsi. Oltre il 56% del totale raccolto arriva dal Nord e vede in cima alla lista delle regioni produttrici la Lombardia (21%) seguita dal Veneto (11%); le regioni del Centro contribuiscono con una raccolta del 18% (solo dal Lazio arriva il 7% e la Campania che ne raccoglie l’8%). Il Sud e le isole arrivano al 26%. A proposito dei mezzi, nell’ambito della strategia di decarbonizzazione della filiera, il Consorzio ha avviato un’iniziativa di promozione su base volontaria dell’utilizzo di Hvo (Hydrotreated Vegetable Oil) come alternativa al gasolio tradizionale nei veicoli dei concessionari di raccolta. Stimati e certificati i vantaggi per l’ambiente e la salute, grazie alla raccolta e alla rigenerazione rispetto al ciclo lineare che non prevede alcuna rigenerazione e riuso degli oli minerali usati, con oltre 90mila tonnellate di CO2 equivalente evitate (-45% rispetto al ciclo lineare); oltre 7,4 milioni di GJ di combustibili fossili risparmiati (-85%); circa 49 milioni di m3 di acqua risparmiata (-85%); oltre 655 milioni di suolo 'qualitativamente' preservato (-91%); riduzione del 42% degli impatti cancerogeni e del 86% dei non cancerogeni e oltre 8 unità di incidenza malattie/particolato evitate, con una riduzione del 91%. Sul fronte economico-sociale, nel 2024 il sistema Conou ha generato un impatto diretto di oltre 73,4 milioni di euro, occupando oltre 1.850 persone, con effetti positivi in termini di coesione territoriale, inclusione sociale e sviluppo locale. Il sistema garantisce elevata stabilità occupazionale e presenza capillare sul territorio, contribuendo alla creazione di valore condiviso. “Siamo un consorzio indipendente e senza fine di lucro - ricorda il presidente Piunti - e la raccolta non richiede contributi pubblici ma utilizza risorse dei soli soggetti consorziati grazie al principio di Responsabilità Estesa del Produttore (Epr). Guardiamo con attenzione alle nostre tante aziende familiari che affrontano un cambio generazionale e cerchiamo di integrare i potenziali nuovi attori. Nel frattempo, continuiamo a reprimere l’evasione del contributo ambientale fino all’ultimo euro”.