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(Adnkronos) - HiddenApp è una nuova applicazione di messaggistica che si propone di garantire la privacy degli utenti senza raccogliere dati personali. La piattaforma è stata presentata a Roma, nel corso di un evento al ristorante Passione Carpaccio, con gli interventi del giornalista Federico Vespa e del direttore di Hidden, Emanuele MangiaPia. Secondo i promotori, HiddenApp si distingue perché non richiede informazioni come email, numero di telefono o accesso alla rubrica, non conserva messaggi e cancella ogni contenuto dopo 15 minuti. L’app, disponibile su Apple Store, Google Play e sul sito ufficiale www.myhidden.uk, utilizza una tecnologia definita di derivazione militare che non prevede l’uso di cloud o database centralizzati. “Le nostre informazioni personali sono sempre più esposte e la privacy è minacciata. Anche con app note e diffuse capita, troppo spesso, che si verifichino violazioni dei dati”, ha dichiarato Vespa, che ha raccontato un episodio personale di compromissione della sicurezza. “Hidden, invece, tutela le informazioni: tutto quello che è scritto scompare e non rimane neanche a Hidden. Queste funzionalità possono essere utili anche per le forze dell’ordine”. MangiaPia ha illustrato le caratteristiche tecniche dell’app: “Blocca qualsiasi screenshot o registrazione dello schermo, le conversazioni non possono essere lette. Non esiste profilazione, non si aggancia alla rubrica, non comunica con il dispositivo. Tutto resta all’interno dell’app. Le notifiche push non mostrano anteprime per ridurre i rischi di furto dei dati. Gli utenti rimangono anonimi”. Durante la presentazione è stato mostrato un video con un test comparativo su un dispositivo sotto attacco informatico: secondo i realizzatori, HiddenApp è risultata l’unica a non rivelare alcun dato in condizioni critiche. Il progetto si inserisce nel dibattito sull’uso dei dati personali da parte dei servizi digitali e propone un modello di comunicazione che riduce al minimo la raccolta di informazioni sugli utenti.
(Adnkronos) - “Per noi il welfare è una tradizione storica: siamo arrivati a questa decisione già nel primo dopoguerra grazie a coloro che mi hanno preceduto alla guida di A2a. Credo che sia un sintomo di responsabilità importante che ci siamo già assunti come Gruppo. Siamo la prima life company a presentare un piano di incentivazione per i nostri dipendenti e abbiamo un piano sulla genitorialità”. Sono le dichiarazioni di Roberto Tasca, presidente di A2a, in occasione dell’evento ‘WelLfare. Il Welfare fa davvero bene’, organizzato da A2a per condividere una riflessione sui servizi di welfare, sui Premi di produttività e sul nuovo piano di azionariato diffuso, presentati a Milano. “In un momento in cui il Paese ha una serie di problemi di natura economica e sociale, dove gli stipendi sono bassi, noi vogliamo affrontare tali problematiche intervenendo a sostegno dei nostri dipendenti e della comunità nella quale siamo inseriti, con tutti i nostri limiti, ma con la consapevolezza di volerlo fare - spiega Tasca - Non è un caso che oggi vi sia la presenza dei sindaci di Milano e Brescia, le due città che rappresentano il controllo del nostro Gruppo. Credo sia un'unione perfetta di sforzi volti a intervenire su un problema concreto del nostro Paese”. “Il piano sulla genitorialità che abbiamo fatto consiste nel pagare chi fa figli all’interno della nostra life company, sostenendo da 1 a 18 anni il figlio: diamo 3250 euro al momento della nascita e diluiamo nel corso del tempo. Un piano varato per 12 anni - sottolinea - Abbiamo fatto questo per incentivare i nostri dipendenti. Infatti, regaliamo per tre anni il controvalore di 500 euro in azioni. Questo per far sì che chi lavora con noi si senta anche parte dei risultati economici e del comportamento che il titolo azionario ha sul mercato”. “Lo facciamo con un'assunzione di responsabilità: non è un vincolo, non è una legge o un decreto, è una testimonianza che vogliamo dare esattamente in questa direzione perché riteniamo che essere presenti in una comunità significhi anche farsi carico, in momenti particolari come questo, di questo tipo di responsabilità”, conclude il presidente di A2A.
(Adnkronos) - “Noi, come Comuni, siamo stati i primi a mettere a terra le potenzialità del Pnrr. Abbiamo realizzato nuove infrastrutture, molte di queste opere sono in corso ma siamo stati tra i primi ad aver rispettato le tempistiche e gli obiettivi del Pnrr”. Lo ha detto Vito Parisi, vicepresidente Anci (Associazione nazionale Comuni italiani) con delega al trasporto pubblico locale a alla mobilità sostenibile, partecipando alla presentazione della terza edizione di ‘Eco Festival della mobilità sostenibile e delle città intelligenti’, che Anci patrocina, in programma il 16 e 17 settembre 2025 nel Centro Congressi di Piazza di Spagna a Roma. “Ora bisogna parlare di governance, perché c’è l’infrastruttura, ma ci serve un processo di pianificazione seria, che vada oltre i Pums, i Piani urbani di mobilità sostenibile di cui si sono dotati diversi Comuni. Servono delle agenzie di trasporto - aggiunge - con dei manager che gestiscono il trasporto pubblico, e questo deve avvenire in sede locale e pubblica, come quella dei Comuni. Mi auguro che questo fondo venga rimpinguato, perché le risorse non sono soddisfacenti, e che ci sia un ripensamento”. Le agenzie di trasporto dei medi e piccoli Comuni, rispetto a quelli metropolitani, sembrano aver già individuato modelli virtuosi che, spiega Parisi, potrebbero essere applicati anche alle grandi città: “Mi auguro che quanto prima ci sia una condivisione dei dati al riguardo. Purtroppo, oggi la domanda di trasporto pubblico è basata su un dato storico e non si tiene conto delle evoluzioni che ci sono state, di quello che accade all’interno delle stazioni ferroviarie o con lo sharing dell’automobile piuttosto che delle biciclette. È un sistema che si sta evolvendo, però è importante che la sua governance ritorni in una sede pubblica. L’auspicio è che tutto ciò diventi molto concreto, perché date le tendenze ormai prossime, come la guida autonoma e l’intelligenza artificiale, noi non possiamo subire un processo che rischia di essere nelle mani del privato”.