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(Adnkronos) - E' morto Alfredo Ambrosetti, fondatore del Forum di Cernobbio. Novantaquattro anni, di Varese, ha ideato nel 1975 l'appuntamento che è in corso proprio in questi giorni a Villa d'Este. Da anni non ha più legami con l'organizzazione dell'evento che è gestito da Teha - The European House Ambrosetti. "E' stato un lungo viaggio che continuerà anche nel futuro; siamo proiettati in avanti ma grati e orgogliosi delle nostre radici e del nostro passato", ha commentato Valerio De Molli, Ceo di Teha - The European House Ambrosetti. L'idea del Forum, si legge sul sito di Teha, è nata su un treno fra Verona e Milano, una sera di nebbia del novembre 1974, durante una conversazione tra Alfredo Ambrosetti (fondatore storico di The European House - Ambrosetti) e Umberto Colombo. Quando Alfredo Ambrosetti, assistito da alcuni amici, fra cui appunto Umberto Colombo (scienziato), Francesco Alberoni (sociologo) e Beniamino Andreatta (economista) organizzò nel 1975 il primo incontro a Villa d’Este sullo stato dell’economia e sulle grandi tendenze della società contemporanea, l’Italia attraversava un periodo complesso. Il terrorismo delle brigate rosse, l'instabilità politica, l'economia italiana che versava in cattive condizioni: in questo clima di incertezza nasceva il Forum, oggi giunto alla cinquantunesima edizione. Nato a Varese nel 1931 è stato tra i protagonisti della vita economica italiana. Dopo la Laurea in Economia all’Università Cattolica di Milano, nel 1965 aveva fondato lo Studio Ambrosetti. Per il suo impegno è stato nominato Cavaliere del lavoro. È stato fondatore e presidente operativo del Gruppo Ambrosetti dalla sua nascita (1965) fino alla fine del 2008. Dal 2009 ha cessato la sua attività cedendo tutti i compiti operativi e assumendo la carica di presidente onorario di The European House-Ambrosetti. Agli inizi del 2016 ha lasciato la carica di presidente onorario di The European House-Ambrosetti, società nata con lo scopo di fornire servizi di consulenza a istituzioni private e pubbliche facendo leva sulla cultura europea. Laureatosi nel 1955 in scienze economiche e commerciali, dopo una borsa di studio negli Usa, ha iniziato la sua attività nell’allora Gruppo Edison. Nel 1965 ha fondato lo Studio Ambrosetti, che si è poi sviluppato in un gruppo che offre servizi professionali in Italia e all’estero, con approcci distintivi, nel campo dell’alta direzione, delle strategie di impresa e dell’ottimizzazione dei sistemi di governo. Ha ideato e promosso iniziative di successo quali il Forum “Lo scenario di oggi e di domani per le strategie competitive” e il Forum “Lo scenario dei mercati finanziari, del loro governo e della Finanza” (Villa d’Este, Cernobbio). Nel 1973 ha originato il servizio “Aggiornamento Permanente” (AP) per le Alte Direzioni, dal 1990 ha realizzato i “Patti di Famiglia” per oltre cento importanti famiglie imprenditoriali e nel 1999 il servizio “Leader del Futuro”. Sempre nel 1999 ha creato “Ambrosetti Club”. Nel 2006 ha dato vita alla “Lettera” del Club The European House-Ambrosetti, di cui fa parte la stragrande maggioranza delle Alte Direzioni delle più importanti imprese nazionali e multinazionali operanti in Italia. Dal 2018 organizza l’evento denominato i “Campionissimi”, con i più grandi campioni sportivi, e non solo. Nel 2019 ha fondato l’Associazione per il Progresso del Paese insieme ad altre persone di grande intelligenza, competenza e lungimiranza, con la missione di migliorare il Paese. Tra i riconoscimenti ricevuti, nel luglio 2008 la laurea h.c. in economia e commercio dall’Università dell’Insubria, nel 2019 il prestigioso premio alla carriera “Le Guglie” conferito dal Centro Studi Grande Milano, nel 2020 quello di Ambasciatore della Grande Milano, nel 2021 ha ricevuto a Roma il Premio Guido Carli e sempre nel 2021 il premio internazionale in congiunzione con sua moglie Lella, Sport & Fair Play assegnato da una giuria di Budapest. A dicembre 2022 ha ricevuto dal Sindaco di Milano, Giuseppe Sala, la medaglia d’oro di Benemerenza civica (Ambrogino d’Oro). A marzo 2024 ha ricevuto dal presidente del Coni, Giovanni Malagò, la Stella d’Oro al Merito Sportivo.
(Adnkronos) - Quando il mare chiama, lo Stato deve rispondere. Con questo motto l'Anab, l'associazione nazionale degli assistenti bagnanti lancia la proposta di una gestione pubblica della categoria. "La salvaguardia delle vite umane in contesti balneari -spiega ad Adnkronos/Labitalia Guido Ballarin, presidente nazionale Anab- rappresenta un diritto fondamentale ed è parte integrante del concetto moderno di bene pubblico. Oggi, la sicurezza in spiaggia è affidata quasi integralmente agli stabilimenti balneari privati, con conseguenze operative, economiche e sociali significative. Proporre una gestione dello Stato per gli assistenti bagnanti significa non solo tutelare meglio i cittadini, ma generare anche entrate statali dirette e indirette, rafforzando professionalità e coesione territoriale", sottolinea. Professionalità che, sottolinea Ballarin, in Italia al momento spesso e volentieri mancano, "nella misura di un 20% della forza lavoro necessaria per la stagione estiva.Questo deficit si traduce in difficoltà operative per gli stabilimenti, in particolare nei periodi di punta". "E gli stipendi, quando sono accettabili, si aggirano tra 1.300 e 1.800 euro mensili, ma con contratti poco rappresentativi e scarsa tutela. Noi segnaliamo da tempo che 'salari bassi e stagione troppo corta' rendono la professione poco attrattiva, aggravando la carenza di personale", aggiunge. Secondo Ballarin "la durata della stagione varia significativamente: dal maggio a settembre al Nord, e periodi ancora più corti al Sud. Questo rende incerto il lavoro e svilisce la professione". E l'assenza di assistenti bagnanti va di pari passo con spiagge meno sicure. "Sebbene le ordinanze impongano la presenza di un bagnino ogni 80–150 metri, nelle spiagge libere il servizio è spesso assente, soprattutto per motivi economici. Nel 2024 sono stati registrati 221 decessi per annegamento, con oltre il 50% dei casi verificatisi nelle spiagge. Questo evidenzia il ruolo cruciale degli assistenti bagnanti nel prevenire tragedie e l’urgenza di un servizio sistematico e continuativo", continua ancora. E qui arriva la proposta dell'Anab: "si propone la creazione di un corpo statale di assistenti bagnanti, analogamente ai vigili del fuoco o alla forestale, con contratti nazionali stabilizzati, formazione coerente e organico centrale. Il passaggio sotto gestione statale dovrebbe migliorare le condizioni economiche e normative, garantendo formazione continua, stabilità contrattuale e riconoscimento professionale. E il servizio non sarebbe gratuito: i concessionari balneari pagherebbero un canone proporzionato a metratura, presenze, redditività allo Stato, generando un fondo nazionale stabile per sostenere il servizio", aggiunge ancora. Per Anab i benefici derivanti da questa scelta non sarebbero pochi. "Uno Stato unico coordinatore assicurerebbe la presenza del servizio anche sulle spiagge meno profittevoli o libere, garantendo migliori standard di sicurezza. E stipendi garantiti, formazione certificata e qualità contrattuale renderebbero il lavoro più sostenibile e attraente per i giovani", aggiunge. Inoltre, per Ballarin, "l'insieme dei canoni, armonizzati a livello nazionale, costituirebbe una fonte di entrata stabile, in controtendenza rispetto alla situazione attuale di canoni relativamente contenuti rispetto ai ricavi. Con un servizio centralizzato e regolato, le responsabilità legali sarebbero chiaramente definite, diminuendo l’esposizione dei concessionari e dello Stato stesso. Una gestione statale, sinergica con le campagne come 'Spiagge Sicure', promuoverebbe una cultura della balneazione consapevole e sicura". In conclusione per Ballarin: "La proposta di un servizio di assistenza balneare gestito dallo Stato non è solo un passo verso maggiore sicurezza, ma una vera e propria strategia di equo sviluppo socioeconomico. Equiparare la figura dell'assistente bagnanti a quella dei corpi civili nazionali significa restituire dignità a una professione troppo spesso marginale". "Parallelamente, lo Stato può trasformare un bisogno sociale in un modello di investimento pubblico-professionale, con ritorni in sicurezza, occupazione e turismo", conclude.
(Adnkronos) - Dopo due anni e mezzo di diminuzioni, tornano a crescere nel I semestre 2025 le emissioni di CO2 (+1,3%), nonostante i consumi energetici complessivi siano rimasti stazionari (gas +6%, petrolio -2%, generazione elettrica da rinnovabili -3%). Lo evidenzia l’Analisi Enea del sistema energetico nazionale che rileva, inoltre, prezzi di elettricità e gas tra i più elevati in Europa e un trend negativo per la transizione energetica (-25%) misurato dall’indice Ispred. In particolare, riguardo ai prezzi, quello dell’energia alla Borsa italiana (120 €/MWh media semestrale) è risultato doppio rispetto a quello di Spagna (62 €/MWh) e Francia (67 €/MWh). “Di fatto, ne risente la produzione industriale dei settori energy intensive, che resta inferiore di oltre il 10% rispetto a quella dell’intera industria manufatturiera, già sui minimi di lungo periodo”, spiega Francesco Gracceva, il ricercatore Enea che cura l’aggiornamento trimestrale. Dall’analisi emerge che nel primo trimestre le fonti rinnovabili hanno registrato un forte calo della produzione idroelettrica (-20%) ed eolica (-12%), non compensato dall’aumento del fotovoltaico (+23%), che è cresciuto in linea con il progressivo incremento della capacità installata (+3,3 GW). I consumi di gas naturale sono stati invece sostenuti dal clima rigido del primo trimestre 2025, che ha spinto i consumi per il riscaldamento. Una situazione che rispecchia sostanzialmente il quadro europeo dove l’inverno rigido ha fatto salire il consumo di gas (+5%), mentre sono diminuite le rinnovabili (-3%), con il solo fotovoltaico in crescita (+20%). Segno positivo anche per la produzione di energia nucleare (+2%), legata all'aumento della produzione francese. “Nel complesso i consumi energetici dell’area euro sono stimati stazionari e così le emissioni di CO2, un dato in chiaro contrasto con la traiettoria necessaria per il target 2030, che richiede un calo medio annuo di circa il 7%”, sottolinea Gracceva. A livello di settori, in Italia si rileva una contrazione dei consumi nei trasporti (-1%), concentrata nel primo trimestre, e un incremento nel civile (+3%), attribuibile principalmente all’aumento della domanda di gas per riscaldamento e alla maggiore domanda elettrica del settore terziario. Nel complesso, nel semestre la domanda elettrica nazionale risulta in lieve aumento (+0,4%), confermando la sostanziale stazionarietà del grado di elettrificazione dei consumi energetici in Italia. Il peggioramento dell’indice della transizione Enea Ispred è da attribuirsi soprattutto alla componente decarbonizzazione: “Nei prossimi cinque anni le emissioni di CO2 dovranno scendere del 6%, quasi il doppio di quanto fatto negli ultimi 3 anni. Se la traiettoria delle emissioni seguisse il trend degli ultimi 3 anni, il target 2030 sarebbe raggiunto non prima del 2035”, prosegue Gracceva. Sul fronte sicurezza energetica, e con particolare riferimento al gas, il sistema è risultato solido anche per la bassa domanda invernale. Un contributo è arrivato anche dall’entrata in funzione del rigassificatore di Ravenna, che a maggio e giugno ha portato il gas liquefatto ad essere la prima fonte di approvvigionamento di gas italiana (35% del totale), superando l’import dall’Algeria. Nel sistema elettrico europeo sono divenute sempre più frequenti le ore con prezzi zero o negativi, fino a un massimo raggiunto in Spagna con una media di oltre 6 ore al giorno. “Si tratta di segnali di un eccesso di produzione di elettricità da fonti intermittenti, in primis il fotovoltaico, e di flessibilità non adeguata a gestire la variabilità delle rinnovabili. Ma è notevole come sul mercato italiano questi effetti risultino al momento radicalmente più contenuti, con prezzi zero solo nello 0,5% delle ore nella zona Sud, a conferma del persistente ruolo del gas nella fissazione dei prezzi sul mercato all’ingrosso”, conclude Gracceva.