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(Adnkronos) - Nel suo intervento al Dialogo Mediterraneo Italo-Spagnolo, organizzato a Roma da Med-Or e Real Instituto Elcano, il presidente della fondazione Marco Minniti ha tracciato una mappa delle tre grandi partite che oggi si giocano nella regione: il percorso verso una pace duratura in Medio Oriente, la crescente instabilità africana e la competizione globale sulle risorse strategiche. Una riflessione che diventa un appello diretto all’Europa: “Non credete a chi dice che gli equilibri del mondo si decidono altrove. Il Mediterraneo è tornato al centro dello scenario globale. È un’occasione storica. Perderla sarebbe un errore drammatico”. Dopo l’introduzione di Alfredo Mantovano e prima del discorso dell’ex ministra degli Esteri spagnola Ana Palacio, Minniti parte da una notizia appena arrivata da New York: il Consiglio di Sicurezza dell’Onu ha approvato una risoluzione sulla crisi medio-orientale. “Non la chiamo storica: la storia la fanno gli storici. Ma è una risoluzione molto importante”, sottolinea. Dopo anni di paralisi dovuta ai veti incrociati, l’Onu torna a contare: “Lo si deve all’iniziativa americana: senza, non saremmo arrivati a questo risultato. È solo un punto di partenza, ma un punto di partenza vero”. L'ex ministro dell'Interno invita però a non guardare solo a Gaza, perché i fronti che possono far saltare tutto sono almeno due: Il Libano e il disarmo di Hezbollah. La questione è esplosiva: “La fine dell’anno è la scadenza per decidere il disarmo di Hezbollah. Oggi la situazione non è sotto controllo”. Gli episodi di fuoco contro militari di Unifil - spiegati da Israele come errori dovuti al maltempo - per Minniti sollevano domande inquietanti: “E se ci fossero stati dei morti? Cosa avremmo davanti oggi?” E poi la Cisgiordania e gli incidenti a rischio escalation. La tensione è alta: “Ieri scontri durissimi della polizia israeliana per smantellare un insediamento illegale; altri per la raccolta delle olive. Tutto è drammaticamente intrecciato”. Il punto politico, però, riguarda la credibilità stessa dei processi di disarmo: “Se non si disarma Hezbollah, perché dovrebbe farlo Hamas? E allora per Israele sarebbe una minaccia diretta alla sua sicurezza”. Minniti lega la crisi mediorientale alle fragilità africane: “Certo che c’è un filo diretto. Non possiamo far finta che non esista”.Le previsioni sono chiare: “Nei prossimi vent’anni l’Africa continuerà a crescere demograficamente; noi in Europa siamo in recessione demografica. Questa partita va governata, non può essere lasciata ai trafficanti di esseri umani”. Richiama il discorso di Mantovano, con l’immigrazione legale che va incentivata, quella illegale combattuta, e aggiunge: “Se l’Europa ha retto è grazie agli accordi con i Paesi di partenza e transito. Lo hanno fatto per primi Italia e Spagna, poi è arrivata, in modo cruciale, la stessa Unione Europea”. La strategia, dice citando Lao Tzu, è dialogare e investire nei Paesi africani: “Una strategia senza tattica è la via più lunga per la vittoria. Una tattica senza strategia è il rumore di fondo di una sconfitta”. Per Minniti, “se oggi parliamo con relativa calma di migrazioni è perché la Tunisia sta rispettando gli impegni”. Ma la politica interna è instabile, e la penetrazione cinese aumenta: “Quest’estate la Cina è diventata il principale cooperatore economico tunisino. Aziende cinesi gestiscono finanziamenti europei. È una situazione turbolenta, con una leadership diciamo inquieta”. Il presidente di Med-Or descrive un’Africa attraversata da nuovi protagonisti: “Cina e Russia da anni, ma quest’anno la sorpresa è la Turchia”. L’ammirazione per la capacità geostrategica di Ankara non gli impedisce una nota di allarme: “Per Italia, Spagna ed Europa avere una Turchia molto forte in Somalia, Mali, Niger dovrebbe farci riflettere. La fame vien mangiando. Oggi sono partner; domani, se i rapporti di forza saranno favorevoli, potrebbero decidere diversamente”. Minniti ricorda il nuovo attivismo di Khalifa Haftar: “La Cirenaica valuta di fare proprio l’accordo del 2019 che assegna alla Turchia l’uso delle acque territoriali libiche. Haftar lo aveva definito una svendita nazionale. Il fatto che oggi la situazione sia cambiata in modo così significativo ci deve fare riflettere”. La situazione è instabile in Somalia, nel Sahel, i ministri degli Esteri di Etiopia ed Eritrea si attaccano, c’è il conflitto latente tra Algeria e Marocco sul Sahara Occidentale, una nuova legge sull’emergenza nazionale ad Algeri (che affida i poteri non al presidente ma al capo di Stato Maggiore). E non mancano gli allarmi di queste ore: “In Nigeria ieri hanno rapito 27 ragazze. Non Boko Haram, ma gang criminali. Ma ci riporta dritti al 2014. La Nigeria è il Paese più popoloso dell’Africa: pensiamo davvero di poterne fare a meno? Se la Nigeria collassa, può essere l’innesco di una destabilizzazione globale”, spiega Minniti. Che lega la dimensione geopolitica a quella economica: “La Cina ha potuto fermare Trump nella sua escalation commerciale grazie al monopolio sulle terre rare, legato sia alle risorse proprie che all’influenza in Africa. E ora sta spingendo in Sudamerica”. Ricorda l’episodio simbolico del G20 in Brasile: “La Cina si è presentata con il progetto di una nuova rotta che colleghi i due oceani. Gli Usa con otto elicotteri (usati) contro il narcotraffico. Xi è stato ricevuto in un modo, Biden è stato mandato a parlare con gli indigeni dell’Amazzonia. Anche noi europei rischiamo la stessa fine, per questo l’accordo con il Mercosur è fondamentale”. “L’accordo annunciato tra Qatar, Congo e i ribelli è cruciale per metalli e terre rare. Mi fa piacere che l’abbia fatto il Qatar: sono quelli che definisco gli amici necessari. Ma mi è venuta una gelosia: avrei voluto che lo facesse l’Unione Europea, che invece rimane distante”. Il discorso ha poi virato sulle iniziative nazionali, visto che il seminario è stato organizzato insieme all’ambasciata spagnola in Italia e a quella italiana in Spagna: il piano strategico spagnolo 2025-2028 per l’Africa, il Piano Mattei italiano. Poi l’auspicio: “Che questi due progetti convergano in un piano europeo. L’Europa deve assumersi la responsabilità”. Il quadro geopolitico lo impone: “Gli Stati Uniti hanno scelto un unilateralismo radicale, legittimato dal voto del 5 novembre di un anno fa. È vero che tra quanto detto e quanto fatto non c’è sempre coincidenza, ma sul piano formale la scelta c’è stata. E non dobbiamo vederla come una minaccia per l’Europa, ma una sfida esistenziale”. E allo stesso tempo: “C’è una parte del mondo che preferisce avere rapporti con un continente che ha storia, principi, democrazie. La partita si gioca in Africa e l’Europa ha uno spazio politico enorme”. Minniti riconosce le preoccupazioni dei partner europei per il fronte nord-est - Ucraina, Baltico, Russia - ma insiste: “C’è un filo rosso che lega tutto questo al Mediterraneo e all’Africa. La sicurezza europea si gioca anche lì”. Per questo immagina una partnership più forte tra Italia, Spagna e altri Paesi mediterranei, con un ruolo centrale dell’Ue. E chiude con un’immagine evocativa: “L’Africa rischia una destabilizzazione a catena. Basta un incendio, e il rogo diventa incontrollabile”. Dalla Somalia alla Libia, dal Sahel alla Nigeria, dalle tensioni del Maghreb ai colpi di Stato nell’Africa occidentale, il rischio è sistemico. “L’Africa è un pezzo fondamentale della stabilità dell’Unione Europea, del suo futuro. E la sfida è adesso”. Il seminario, con il coordinamento del direttore delle Relazioni istituzionali Andrea Manciulli, si è poi sviluppato attraverso quattro tavole rotonde dedicate alla sicurezza nel Mediterraneo, al rapporto tra Occidente e Global South, al futuro della relazione transatlantica e alle opportunità di cooperazione tra Europa e America Latina. Esperti italiani e spagnoli hanno analizzato la crescente centralità del Mediterraneo allargato, il ruolo delle potenze emergenti, le trasformazioni geopolitiche in atto e le sfide per la stabilità europea, affrontando temi quali sicurezza, migrazioni, nuovi equilibri globali e diplomazia economica. La giornata si è chiusa con gli interventi di Riccardo Guariglia, Segretario Generale della Farnesina; Giuseppe Buccino Grimaldi, Ambasciatore d’Italia in Spagna; Miguel Fernández-Palacios, Ambasciatore di Spagna in Italia; e Charles Powell, Direttore del Real Instituto Elcano.
(Adnkronos) - Prende avvio il 20 novembre presso la sede di Arpa Lazio a via Saredo, l’Open school Lazio, una delle tappe del progetto nazionale “Open school copernicus Ismea per la rete Pac”. All'evento interverranno il presidente della Regione Lazio Francesco Rocca e l'assessore al Bilancio, Programmazione economica, Agricoltura e Sovranità alimentare della Regione Lazio Giancarlo Righini; in conclusione, porterà il proprio saluto il ministro dell'Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste Francesco Lollobrigida. L’iniziativa rappresenta un percorso di formazione, informazione e addestramento dedicato all’utilizzo del Programma europeo di osservazione della terra Copernicus e dei suoi servizi, a supporto di un’agricoltura sempre più innovativa, sostenibile e connessa ai sistemi di conoscenza e innovazione in agricoltura (Akis). Organizzata da Ismea, nell’ambito del Programma Rete Pac 2025-2027 coordinato dal ministero dell’Agricoltura della Sovranità Alimentare e delle foreste, la Open School Lazio si realizza grazie alla collaborazione di un ampio partenariato istituzionale e scientifico che coinvolge l’Autorità di Gestione della Regione Lazio, Arsial, Arpa Lazio, il coordinamento nazionale della Copernicus Academy, gli Stati generali dell’innovazione, le università di Roma 'La Sapienza' e 'Tor Vergata', l’università degli studi della Tuscia, Ispra, Crea e Agea. L’obiettivo specifico dell’edizione laziale della Open School, intitolata 'L’osservazione della Terra per la gestione dei territori rurali e dei rischi agricoli correlati alla scarsità idrica', è sensibilizzare e formare operatori, studenti universitari, consulenti e tecnici sull’uso integrato di tecnologie satellitari, dati geoinformativi e strumenti ict per la gestione sostenibile delle risorse agricole e ambientali. Queste conoscenze, oggi più che mai, rappresentano un valore aggiunto per la gestione e tutela dell’ambiente da parte delle imprese agricole e per la modernizzazione dell’agricoltura, obiettivo della Politica Agricola Comune (Pac), non solo in funzione delle erogazioni dei contributi, ma anche per i successivi controlli. La Open School Lazio si svolgerà in quattro giornate: 20-21 e 27 -28 novembre 2025 e offrirà ai partecipanti: sessioni formative sui fondamenti dell’osservazione della terra, della geoinformazione e dell’ict, con un focus su open data e open source; dimostrazioni pratiche e addestramento all’uso dei dati e dei servizi messi a disposizione in modo aperto e gratuito da Copernicus e di quelli mirati ed integrativi sviluppati da alcune pmi o dalle amministrazioni; un contest finale, durante il quale i discenti, guidati da tutor esperti, saranno chiamati ad affrontare una problematica consulenziale reale utilizzando le competenze acquisite. La giornata inaugurale vedrà anche la partecipazione di rappresentanti delle istituzioni nazionali e regionali, tra cui: Livio Proietti, presidente Ismea, Sergio Marchi, direttore generale Ismea, Tommaso Aureli, Direttore Generale Arpa Lazio, Massimiliano Raffa, presidente Arsial; Roberto Aleandri, direttore della direzione regionale agricoltura e sovranità alimentare della Regione Lazio, Andrea Rocchi, presidente Crea e Francesco Sofia, direttore area gestione, sviluppo e sicurezza dei sistemi informativi Agea. Copernicus è il programma di osservazione della Terra dell’Unione Europea, gestito dalla Commissione europea in collaborazione con gli Stati membri, che mette a disposizione servizi e dati ambientali basati su osservazioni satellitari e misurazioni in situ. Le informazioni, liberamente accessibili a tutti, supportano istituzioni, imprese e cittadini nel monitoraggio dell’ambiente, nella gestione delle risorse naturali e nello sviluppo sostenibile. Per diffondere la conoscenza e l’utilizzo dei dati Copernicus, nel 2016 è nata la Copernicus Academy, una rete europea che coinvolge università, enti di ricerca e istituti di formazione, con l’obiettivo di promuovere competenze e consapevolezza sull’Osservazione della Terra e sulle sue applicazioni nei diversi settori – dall’agricoltura alle scienze sociali. Dal 2021 Ismea fa parte ufficialmente della rete Copernicus Academy, con il compito di valorizzare il potenziale dei dati satellitari per il mondo agricolo e rurale. In quest’ambito le Open school Copernicus Ismea rappresentano un modello a rete che favorisce la collaborazione tra enti pubblici, università, centri di ricerca, arpa regionali e imprese dotate di specifiche competenze Copernicus. Ad aprile di quest’anno Ismea, in qualità di rappresentante istituzionale del settore agricolo all'interno della rete europea della Copernicus Academy, ha preso parte alla General assembly degli EU space networks, l'appuntamento annuale promosso dalla Commissione Ue che riunisce i membri della rete che contribuiscono a far conoscere il programma spaziale europeo a livello globale.
(Adnkronos) - Temperature estreme fino ai 38°C entro il 2050, forte stress idrico e inondazioni più frequenti. Questi i principali rischi emersi dallo studio sulla regione Toscana realizzato da Axa Climate e presentato in occasione dell’incontro a Lucca, nella sede di Confindustria Toscana Nord, dal titolo 'Cambiamenti Climatici. Prevenire e mitigare il rischio' organizzato dal Gruppo assicurativo Axa Italia. Con il Patrocinio di Ania (Associazione Nazionale fra le Imprese Assicuratrici), Comune di Lucca e Regione Toscana, l’iniziativa prosegue sul territorio italiano dopo le tappe di Senigallia, Cervia, Treviso, Varese e Torino. Al centro dell’incontro, lo studio scientifico sul grado di rischiosità futuro, al 2050, della regione Toscana, realizzato da Axa Climate, società del Gruppo che si avvale di un team di oltre 20 PhD esperti in scienza e climatologia e data scientist. Tre gli ambiti di rischio prioritari per la regione: temperature estreme, inondazioni e stress idrico. Sul fronte delle temperature estreme, i modelli di Axa Climate prevedono un aumento delle temperature annuali su quasi tutta la regione Toscana, passando dai 30-34°C della baseline ai 34-38°C nel 2050. In particolare, sarà la parte centrale della regione ad essere particolarmente colpita da ondate di calore, con temperature che supereranno i 38°C nel 2050, contando 5 giorni in più in cui le temperature massime percepite all’ombra supereranno i 40°C. Le temperature estreme rappresenteranno una grande sfida soprattutto per Lucca e Firenze. A Lucca, le massime percepite all’ombra raggiungeranno i 46,5°C nel 2050 e saranno 7 i giorni in più con temperature all’ombra maggiori di 35°C. Firenze, invece, vedrà nel 2050 le temperature massime percepite all’ombra fino ai 50°C con 14 giorni in più di temperature all’ombra maggiori di 35°C. Il fenomeno delle ondate di calore influenzerà in modo significativo tutta la regione: i modelli di Axa Climate prevedono infatti temperature e durate mai raggiunte prima. Dal 2050, ogni 5-10 anni le temperature raggiungeranno i 38°C per 20 giorni all’anno con uno scenario più estremo di temperature fino a 41°C per 70 giorni all’anno. Gli episodi di inondazioni e piogge intense diventeranno sempre più frequenti con il cambiamento climatico. Già a marzo 2025 le province di Livorno, Pisa e Firenze hanno visto cadere in 24h l’equivalente del 300% della media mensile di alcune parti della regione con impatti molto importanti sul settore industriale, agricolo e turistico. L’aumento nei livelli di inondazioni pone, infatti, un rischio importante sulle infrastrutture critiche della regione: saranno principalmente i quartieri di Sant’Angelo in Campo e la zona al nord del fiume Serchio ad essere colpiti, causando un impatto diretto su alcune strade essenziali all’attività economica della Toscana, come l’A11 e l’E76 tra Pisa e Firenze. I livelli d’acqua raggiungeranno i 50-150cm intorno alla città di Lucca e fino a 4 metri in alcune parti delle autostrade. La Toscana sarà, inoltre, sempre più soggetta a stress idrico con intensificazioni del fenomeno nella parte nord, raggiungendo fino a quasi l’80% dell’acqua disponibile usata entro il 2050. Nell’altra metà della regione, dove il rischio viene già considerato 'estremamente alto', si accentuerà ulteriormente aumentando da 86% a 132% tra la baseline e il 2050. Infine, anche il rischio di frane rappresenterà un pericolo molto più importante per la regione nel 2050 rispetto ad oggi, con un impatto sia diretto, come ad esempio sulle popolazioni locali, che indiretto, come sulle infrastrutture e collegamenti. Con questo ciclo di incontri, Axa ha voluto porre l’attenzione su possibili azioni di prevenzione e mitigazione dei rischi climatici: da misure di sensibilizzazione o di revisione dei piani di emergenza e di business continuity, fino a potenziali misure di adattamento delle infrastrutture e delle attività aziendali. Tra queste, la piattaforma Altitude, il nuovo strumento di analisi del rischio climatico e della biodiversità, sviluppato da Axa Altitude, parte di Axa Climate, per aiutare le aziende a identificare l’esposizione dei propri siti ai rischi climatici, valutarne i potenziali impatti finanziari e definire la strategia di adattamento proponendo le misure di mitigazione più efficaci. Per Umberto Guidoni, co-direttore generale di Ania: “La protezione dalle catastrofi naturali è un tema centrale per il Paese, soprattutto alla luce dell’elevata fragilità, dal punto di vista idrogeologico, del nostro territorio e degli effetti del cambiamento climatico in atto. Per questo, la legge che impone a tutte le imprese di assicurarsi per i danni causati dalle calamità naturali è una grande opportunità per mettere in sicurezza il tessuto produttivo italiano. Siamo entrati nella fase conclusiva del percorso di adeguamento alla norma: per le aziende di grandi e medie dimensioni l'obbligo è già in vigore. L'auspicio è che anche le piccole, alle quali è stata concessa una proroga fino al 31 dicembre 2025, comprendano il grande valore delle polizze catastrofali per la tutela della loro attività”. "A pochi mesi dalla tappa di Torino, torniamo con il ciclo di incontri sui cambiamenti climatici, giunti al loro sesto appuntamento, questa volta a Lucca in Toscana - spiega Letizia D’Abbondanza, Chief Customer External Communication Officer del Gruppo Axa Italia - L’iniziativa, che ha come obiettivo quello di diffondere maggiore consapevolezza sui rischi climatici e sulle strategie di mitigazione e prevenzione, sottolinea l’impegno di Axa nel supportare la società nella transizione climatica con un approccio a 360°. Il cambiamento climatico, che si attesta nuovamente come primo rischio percepito a livello globale secondo il nostro Future Risks Report, richiede azione immediata e collettiva e come assicuratori abbiamo un ruolo sociale fondamentale nel promuovere una cultura della prevenzione basata su dati scientifici, proporre soluzioni concrete e contribuire a costruire un percorso di sviluppo sostenibile, in una logica di collaborazione pubblico-privata”.