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(Adnkronos) - Oltre 110 milioni di euro di investimenti e spese delle aziende dei settori cemento e calcestruzzo per sicurezza ed ambiente nel 2024, in crescita del 16% rispetto al 2023. E’ quanto evidenzia il sesto Rapporto di sostenibilità di Federbeton. (Video) Il comparto continua a investire risorse e competenze per migliorare le proprie performance ambientali e accelerare il percorso verso la neutralità climatica al 2050. Lo scorso 24 settembre, presso la Camera dei Deputati, Federbeton ha presentato la propria Strategia di decarbonizzazione, che traccia un percorso chiaro di riduzione progressiva delle emissioni tramite leve strategiche. Nella definizione della strategia sono stati individuati interventi di breve e medio periodo che sfruttano tecnologie già mature come l’impiego di combustibili alternativi e l’utilizzo di materiali sostitutivi del clinker, il semilavorato componente prevalente del cemento - spiega la Federazione del settore - La leva chiave per la decarbonizzazione del settore, con uno sviluppo a lungo termine, è la cattura della CO2, una tecnologia che richiede ingenti investimenti e lo sviluppo di infrastrutture di trasporto e stoccaggio. La cattura è fondamentale perché nella produzione di cemento il 60-65% delle emissioni dirette di CO2 deriva dalle stesse reazioni chimiche di processo ed è quindi incomprimibile. “Cemento e calcestruzzo sono materiali straordinari e insostituibili, che garantiscono la sicurezza e la durabilità delle nostre case, scuole, ospedali. Sono fondamentali per le nostre infrastrutture e città, alimentano la crescita economica e sociale del Paese e contribuiscono concretamente alla rigenerazione urbana e allo sviluppo di infrastrutture sostenibili e durevoli - ha sottolineato Paolo Zelano, vicepresidente di Federbeton Confindustria - La nostra sfida è mantenere alta la competitività dell’industria italiana continuando a progredire sul fronte della sostenibilità, in particolare quella ambientale. Questo è possibile solo attraverso un impegno collettivo, rafforzando il legame tra industria, ambiente e società”. Il Rapporto di Sostenibilità di Federbeton, come ogni anno, mostra l’impegno, i risultati e gli ambiti di miglioramento della filiera. Emerge, fra l’altro, che il settore conferma la propria circolarità: l’industria del cemento utilizza da anni scarti di altri processi produttivi in sostituzione dell’8% delle materie prime necessarie; i produttori di calcestruzzo preconfezionato e manufatti riutilizzano in media il 29% delle acque di processo ed il 62% degli scarti di produzione, rispettivamente; inoltre, è in aumento la quota di energia elettrica da fonti rinnovabili, in parte autoprodotta dalle aziende stesse. Il Rapporto richiama l’attenzione anche su alcune criticità che non permettono all’industria di esprimere pienamente le proprie potenzialità: “Il tasso di sostituzione calorica dei combustibili fossili con combustibili alternativi nel settore del cemento resta fermo al 26%, lontano dalla media europea del 56%, principalmente a causa di iter amministrativi complessi e disomogenei sul territorio nazionale. I combustibili alternativi sono una soluzione già disponibile, ma al di là dello sforzo dell’industria, è necessario un intervento delle istituzioni al fine di ottenere un’applicazione omogenea sul territorio nazionale del processo di autorizzazione”. Un’altra criticità che emerge dal Rapporto è quella relativa “all’impiego di aggregati recuperati nella produzione di calcestruzzo. Nonostante le potenzialità del settore, questa pratica resta limitata per l’assenza di un mercato nazionale per prodotti conformi agli standard dei calcestruzzi strutturali. Anche in questo caso è necessaria un’azione di sistema che coinvolga produttori, utilizzatori e istituzioni”.
(Adnkronos) - L’export della filiera legno-arredo nel mese di agosto ha registrato una flessione del 4,7% sullo stesso mese del 2024, mentre il cumulato dei primi otto mesi dell’anno, pari a 12,7 miliardi di euro, risulta sostanzialmente stabile a -0,2%, a testimonianza della tenuta del settore in un contesto globale ancora molto complesso e incerto che, lascia comunque intravedere, una certa tenuta da parte della filiera e la sua capacità di mantenere, nonostante tutto, posizioni solide sui mercati internazionali. Sono questi i numeri elaborati dal centro studi di FederlegnoArredo su dati Istat. Per quanto riguarda la produzione industriale, nel mese di ottobre il Mobile registra un +4,3% che conferma il trend di gennaio-ottobre (+4,1%), crescita che arriva dopo due anni consecutivi in flessione (2024 a -2,9% e 2023 a -5,7%) rispetto al 2021 e al 2022 che avevano fatto registrare performance straordinarie. Possiamo quindi evidenziare che nel 2025 la produzione di mobili sta tornando a livelli di normalità pre Covid. In questo quadro, si può presupporre che sia soprattutto il mercato interno a trainare la crescita rispetto al ’24, grazie anche alle conferme dei bonus edilizi che incidono sulle performance del settore. Nel legno, il dato della produzione sostanzialmente stazionario (-0,3% la variazione su gen-ott 2024) è la sintesi di mesi altalenanti e di singole produzioni con trend contrapposti. L’analisi dei principali mercati di destinazione mostra andamenti piuttosto contrastanti. Nella top ten spiccano infatti con un segno meno la Francia a -2,4%, con un valore complessivo di poco meno di 2 miliardi di euro che sta risentendo della crisi del mercato interno; la Germania, in terza posizione registra un -0,4%; arretra anche la Svizzera con -2,8% (544 milioni di euro) e la Cina si attesta a 293 milioni di euro con un pesante -10,9%, registrando la performance più negativa tra le destinazioni rilevanti, dovuta soprattutto al rallentamento immobiliare e alle tensioni commerciali, ad esempio, con gli Stati Uniti. Performance positiva per Uk con +4,2% e Spagna (+1%) che prosegue il trend positivo, seppur con valori più contenuti. Ottimo il risultato dei Paesi Bassi a +7,4% ma, con un valore assoluto, ancora contenuto (292 milioni di euro) e gli Emirati Arabi a +4,7% per 309 milioni di euro complessivi. “Nella top ten spicca la performance degli Usa che mantengono comunque la seconda posizione e segnano, nei primi otto mesi dell’anno, un -1,7% per un valore complessivo che sfiora il miliardo e 400 milioni di euro", commenta Claudio Feltrin, presidente di FederlegnoArredo. "La variazione totale è la sintesi di un tentativo, nei primi mesi dell’anno, di ‘giocare d’anticipo’ rispetto ai dazi, soprattutto a marzo (+8,2%) e ad aprile (+4,8%), e di un deterioramento dell’export nei mesi successivi, fino al -16,4% di agosto ’25 su agosto ’24, pari a una flessione di oltre 28 milioni di euro. Ci auguriamo di poter chiudere l’anno con l’export USA con una perdita a una sola cifra, mentre per l’export in generale confidiamo in una sostanziale tenuta del settore”, spiega ancora. Fra i 5 Paesi che hanno performato meglio, emerge la crescita del Marocco, che si conferma il mercato più dinamico con un incremento vicino al 50%, seppur con un valore ancora contenuto di 109 milioni di euro. Trend che potrebbe essere legato a investimenti nel settore edilizio e hospitality, spingendo la domanda di porte, pavimenti, ma anche soluzioni d’arredo. In miglioramento anche il Regno Unito con +4,2%, la Turchia +23,3%; il Portogallo + 22,4% e i Paesi Bassi +7,4%, mercati che lasciano intravedere un potenziale, ma che ad oggi sono - ad eccezione degli UK - ancora marginali. Nel periodo gennaio–agosto 2025 emergono infatti dinamiche contrastanti tra le diverse aree mondiali, con l’Europa UE27, che rappresenta la quota principale dell’export (6,5 miliardi di euro) che registra una lieve crescita (+0,4%), nonostante i cali significativi di Francia (–2,4%) e Germania (-0,4%) Nei mercati extra-UE, si segnala una crescita del +2,2%, trainata dal Regno Unito e Canada (+8%), mentre il Messico arretra bruscamente (-18,7%). Il Medio Oriente nel complesso è in calo (-3,1%); l’Asia mostra una contrazione dell’8,4%, determinata dal calo della Cina (-10,9%), da cui il nostro Paese nel periodo gennaio-agosto ‘25 ha importato per 1,5 miliardi di euro, in crescita del +2,2%; mentre l’Europa ha importato nel medesimo periodo 20,4 miliardi in crescita del +8,8% (fra i principali paesi la Germania che importa oltre 3 miliardi di euro). Entrambe percentuali di crescita importanti, soprattutto se confrontate, ad esempio con il secondo semestre 2024, quando c'è stato un incremento davvero importante delle importazioni pari al +32% . L’Africa cresce in modo significativo (+15,4%), trainata da Marocco (+48,7%) e Libia (+8,7%), a conferma del ruolo emergente di quest’area. “Per il prossimo anno - spiega Feltrin - ci aspettiamo un primo semestre di stabilità e confidiamo in un maggiore dinamismo nel secondo semestre, seppur, stante la situazione, fare previsioni è davvero un esercizio complesso. La nostra sfida come Federazione e come sistema - conclude Feltrin - è continuare ad accompagnare le aziende nell’apertura verso nuovi mercati e nel rafforzamento della competitività puntando su qualità, innovazione e ricerca. Il Salone del Mobile, patrimonio della filiera, e le iniziative internazionali in programma saranno strategiche in tal senso”.
(Adnkronos) - Oltre 110 milioni di euro di investimenti e spese delle aziende dei settori cemento e calcestruzzo per sicurezza ed ambiente nel 2024, in crescita del 16% rispetto al 2023. E’ quanto evidenzia il sesto Rapporto di sostenibilità di Federbeton. (Video) Il comparto continua a investire risorse e competenze per migliorare le proprie performance ambientali e accelerare il percorso verso la neutralità climatica al 2050. Lo scorso 24 settembre, presso la Camera dei Deputati, Federbeton ha presentato la propria Strategia di decarbonizzazione, che traccia un percorso chiaro di riduzione progressiva delle emissioni tramite leve strategiche. Nella definizione della strategia sono stati individuati interventi di breve e medio periodo che sfruttano tecnologie già mature come l’impiego di combustibili alternativi e l’utilizzo di materiali sostitutivi del clinker, il semilavorato componente prevalente del cemento - spiega la Federazione del settore - La leva chiave per la decarbonizzazione del settore, con uno sviluppo a lungo termine, è la cattura della CO2, una tecnologia che richiede ingenti investimenti e lo sviluppo di infrastrutture di trasporto e stoccaggio. La cattura è fondamentale perché nella produzione di cemento il 60-65% delle emissioni dirette di CO2 deriva dalle stesse reazioni chimiche di processo ed è quindi incomprimibile. “Cemento e calcestruzzo sono materiali straordinari e insostituibili, che garantiscono la sicurezza e la durabilità delle nostre case, scuole, ospedali. Sono fondamentali per le nostre infrastrutture e città, alimentano la crescita economica e sociale del Paese e contribuiscono concretamente alla rigenerazione urbana e allo sviluppo di infrastrutture sostenibili e durevoli - ha sottolineato Paolo Zelano, vicepresidente di Federbeton Confindustria - La nostra sfida è mantenere alta la competitività dell’industria italiana continuando a progredire sul fronte della sostenibilità, in particolare quella ambientale. Questo è possibile solo attraverso un impegno collettivo, rafforzando il legame tra industria, ambiente e società”. Il Rapporto di Sostenibilità di Federbeton, come ogni anno, mostra l’impegno, i risultati e gli ambiti di miglioramento della filiera. Emerge, fra l’altro, che il settore conferma la propria circolarità: l’industria del cemento utilizza da anni scarti di altri processi produttivi in sostituzione dell’8% delle materie prime necessarie; i produttori di calcestruzzo preconfezionato e manufatti riutilizzano in media il 29% delle acque di processo ed il 62% degli scarti di produzione, rispettivamente; inoltre, è in aumento la quota di energia elettrica da fonti rinnovabili, in parte autoprodotta dalle aziende stesse. Il Rapporto richiama l’attenzione anche su alcune criticità che non permettono all’industria di esprimere pienamente le proprie potenzialità: “Il tasso di sostituzione calorica dei combustibili fossili con combustibili alternativi nel settore del cemento resta fermo al 26%, lontano dalla media europea del 56%, principalmente a causa di iter amministrativi complessi e disomogenei sul territorio nazionale. I combustibili alternativi sono una soluzione già disponibile, ma al di là dello sforzo dell’industria, è necessario un intervento delle istituzioni al fine di ottenere un’applicazione omogenea sul territorio nazionale del processo di autorizzazione”. Un’altra criticità che emerge dal Rapporto è quella relativa “all’impiego di aggregati recuperati nella produzione di calcestruzzo. Nonostante le potenzialità del settore, questa pratica resta limitata per l’assenza di un mercato nazionale per prodotti conformi agli standard dei calcestruzzi strutturali. Anche in questo caso è necessaria un’azione di sistema che coinvolga produttori, utilizzatori e istituzioni”.