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(Adnkronos) - La Corte d'Assise di Bologna, presieduta dal giudice Pasquale Liccardo, ha condannato all'ergastolo l'ex comandante della polizia locale di Anzola, Giampiero Gualandi, a processo per la morte dell'ex collega 33enne Sofia Stefani e accusato di omicidio volontario aggravato, dal legame affettivo e dai futili motivi. Quest'ultima aggravante è caduta. La procuratrice aggiunta Lucia Russo aveva chiesto l'ergastolo. I legali difensori Claudio Benenati e Lorenzo Valgimigli avevano, invece, richiesto la riqualificazione del reato in omicidio colposo. "Quando c'è una sentenza di ergastolo e succedono delle cose di questo genere, la società ha fallito. Però per Sofia credo che fosse giusto avere giustizia - ha detto la madre di Sofia Stefani, Angela Querzè -. Credo meritasse giustizia e che la sentenza sia giusta". La sentenza è arrivata dopo sette ore di Camera di Consiglio. Le motivazioni saranno depositate entro 90 giorni. Stefani è stata uccisa il 16 maggio 2024 da un colpo partito dalla pistola di ordinanza di Gualandi al comando della polizia locale di Anzola.
(Adnkronos) - "Come presidente nazionale del Modavi (Movimento delle associazioni di volontariato italiano) ritengo che gli enti di terzo settore abbiano compiuto un significativo passo in avanti, ma che il loro sostegno non sia ancora pienamente adeguato rispetto alle responsabilità che oggi sono chiamati ad assumersi. La riforma del terzo settore, avviata nel 2016, ha attribuito agli Ets un ruolo sempre più centrale nella realizzazione delle attività di interesse generale, e quindi nel garantire servizi fondamentali ai cittadini. L’attuale Governo sta lavorando per rafforzare e sostenere il comparto, ma è evidente che l’impegno richiesto agli enti non può poggiare esclusivamente sui contributi pubblici". Così, intervistato da Adnkronos/Labitalia, Francesco Piemonte, presidente nazionale Mo.d.a.v.i, sulle condizioni delle realtà del terzo settore. Secondo Piemonte "è indispensabile, pertanto, che il Terzo Settore possa operare con strumenti più solidi e diversificati, valorizzando i servizi che offre e favorendo, al contempo, un maggiore coinvolgimento del mondo profit. Quest’ultimo può e deve rappresentare un alleato strategico nello sviluppo di modelli sostenibili di collaborazione, e occorre che le istituzioni facilitino questa sinergia nell’ottica di una crescita condivisa. Rispetto a qualche anno fa, possiamo affermare che il ruolo del Terzo Settore sta profondamente cambiando", sottolinea. Per il presidente di Modavi "grazie alle indicazioni del Codice e all’azione normativa dell’attuale Governo, gli Ets stanno sempre più assumendo funzioni che in alcuni casi affiancano, e talvolta sostituiscono, quelle della pubblica amministrazione, nel pieno rispetto del principio di sussidiarietà sancito dall’articolo 118 della Costituzione", sottolinea. E Piemonte chiarisce che il ruolo degli Ets è sempre più centrale per fronteggiare i cambiamenti del nostro tempo. "In una società come la nostra, caratterizzata da disuguaglianze crescenti e da cambiamenti sociali sempre più rapidi, gli enti sono chiamati -sottolinea- a sostenere le fasce più fragili della popolazione, contribuendo a ridurre il divario tra chi dispone di maggiori risorse e chi vive situazioni di vulnerabilità. Tuttavia, il ruolo del Terzo settore non può limitarsi al solo ambito dell’assistenza economica. È fondamentale che il suo intervento sia trasversale e capace di raggiungere -conclude- tutte le componenti della società, perché il benessere di una comunità non dipende esclusivamente dalle disponibilità materiali, ma anche dall’accesso all’educazione, alla cultura e alle opportunità di crescita personale. In quest’ottica, gli enti del Terzo Settore sono chiamati a impegnarsi nella riduzione delle disuguaglianze contribuendo alla costruzione di una società più equa, inclusiva e consapevole", ribadisce. E Piemonte è anche alla guida come presidente di Moby Dick Ets, nato nato nel 2005 per volere di un gruppo di ragazzi sul territorio salernitano. "L’obiettivo, che da sempre persegue Moby Dick -spiega Piemonte, presidente dell'Ets- è principalmente quello di essere uno spazio di confronto per i giovani. Negli anni Moby Dick è cresciuta molto, diventando sul territorio locale, regionale fino al Sud Italia un punto di riferimento per le politiche giovanili. L'ultimo step che avvieremo da adesso in poi, sarà quello di divenire un ente nazionale in grado di gestire un gruppo di realtà e divenire, così, un punto di riferimento per il mondo tecnico e politico sulle politiche giovanili in toto", rimarca. E l'attività dell'Ets è diversificata. "Per quanto riguarda i numeri, sicuramente i più significativi riguardano le tante progettualità che abbiamo messo in campo come annunciato dalle attività d’interesse generale previste dal nostro statuto. Nell’ultimo triennio abbiamo avviato gestito e concluso oltre 90 progettualità sul territorio regionale e nazionale e avviato 4 servizi destinati ai giovani. Decine di migliaia sono i beneficiari che abbiamo raggiunto negli anni. Numeri che stanno notevolmente aumentando, anche grazie all’avvio di servizi destinati ai giovani parallelamente alle nostre attività", sottolinea. Grande l'attenzione verso i giovani. "Oggi, sono attive -spiega Piemonte- diverse progettualità sul territorio nazionale ed estero che mirano a valorizzare le competenze e la crescita di giovani e volontari. Abbiamo attività di mobilità sul turismo sostenibile ed inclusivo per gli under trenta, progettualità contro la povertà educativa, la promozione e l'inclusione attraverso lo sport, la mobilità europea giovanile e la valorizzazione del volontariato. A breve, partirà il progetto 'Co-programmare con i giovani', che ci vede capofila con l’obiettivo di favorire, attraverso una rete di organizzazioni che si occupa di politiche giovanili sul territorio nazionale, la conoscenza degli strumenti messi a disposizione dal codice del terzo settore per il mondo del non profit, le amministrazioni pubbliche e i destinatari". E Piemonte sottolinea che negli anni "i giovani cambiano, evolvono, e con loro cambiano anche le sfide che si trovano ad affrontare. Per questo un Ets come Moby Dick deve saper leggere e anticipare le trasformazioni del mondo giovanile, mantenendo un costante aggiornamento dei propri servizi e dei propri progetti, così da offrire risposte efficaci e tempestive e permettere ai ragazzi di vivere esperienze all’estero utili a potenziare le competenze da spendere, poi, sul nostro territorio. Il mondo del lavoro lo affrontiamo fornendo competenze trasversali attraverso la metodologia dell’educazione non formale, affinché queste possano essere bilanciate con le competenze specifiche acquisite nei percorsi di studio", sottolinea. E lo sguardo dell'Ets è rivolto verso il futuro. "Il 2025, fino ad oggi, è stato un anno di intenso lavoro. Un impegno che continua all’insegna del dialogo e del confronto con tantissimi giovani e attori coinvolti nel processo. È vero che i giovani sono i principali destinatari delle nostre attività, ma il nostro ruolo è anche quello di creare rete con altre organizzazioni e con gli operatori delle politiche giovanili. Questo lavoro condiviso, insieme allo studio costante del territorio nazionale, ci consente di intercettare e comprendere le reali necessità emergenti nel mondo giovanile. Possiamo quindi dire che il 2025 è stato un anno denso, significativo e ricco di risultati importanti. I nostri primi 20 anni non li consideriamo un punto di arrivo: al contrario, rappresenta un nuovo punto di partenza per continuare a lavorare con ancora più forza sulle politiche nazionali rivolte ai giovani", conclude.
(Adnkronos) - "Il sistema di finanziamento della gestione del fine vita dei pannelli fotovoltaici non incentivati (ovvero i pannelli installati in impianti che non beneficiano degli incentivi previsti dai Conti Energia) non potrà garantire il corretto trattamento di questi rifiuti: il contributo unitario 'segregato' per ciascun pannello non è infatti sufficiente a coprire tutti i costi di gestione (trasporto, rimozione delle sostanze inquinanti, riciclo) del pannello stesso". È quanto emerge dallo Studio 'La gestione nel rifiuto fotovoltaico in Italia: un nuovo modello di finanziamento' realizzato dal Laboratorio Ref Ricerche. “La gestione del fine vita dei pannelli fotovoltaici non incentivati è certamente l’aspetto più delicato del settore dei Raee - afferma Giorgio Arienti, direttore generale Erion Weee - Nei prossimi anni assisteremo a una crescita esponenziale delle quantità di pannelli che saranno dismessi: a ciascuno di questi pannelli è associato, in un trust di uno dei numerosi Consorzi Raee, un contributo del tutto insufficiente ad assicurare una corretta gestione. Per evitare un disastro ambientale è indispensabile modificare al più presto la normativa”. I numeri: entro il 2050 si stima che oltre ai 300 milioni di pannelli fotovoltaici già installati, altri 20 milioni di pannelli saranno allacciati alla rete. Nel giro di pochi decenni, il numero di pannelli destinati alla dismissione aumenterà di quasi trenta volte, con ricadute enormi per i detentori degli impianti, i consorzi e l’intera collettività. Si passerà dai circa 427mila pannelli smaltiti nel 2025 a oltre 12 milioni nel 2050, con un corrispondente incremento della quantità da trattare: da 9mila tonnellate a 264mila tonnellate annue di Raee fotovoltaici da smontare, trasportare e gestire correttamente. In base alla normativa vigente, il finanziamento del fine vita dei pannelli fotovoltaici non incentivati è a carico dei Produttori di tali pannelli. "Al momento dell’immissione sul mercato di un pannello, il Produttore versa al Consorzio a cui aderisce un contributo - stabilito dal Consorzio stesso - che viene segregato in un trust; questo contributo (univocamente associato a quel pannello) sarà 'liberato' quando il pannello giungerà a fine vita, e sarà utilizzato per finanziare le attività di riciclo di quel pannello - spiega Erion in una nota - Negli ultimi anni, la 'caccia ai Produttori' ha spinto la maggior parte dei Consorzi Raee ad abbassare continuamente il valore del contributo chiesto per i pannelli fotovoltaici non incentivati: valori vicini a 1 euro non sono sufficienti per garantire il corretto trattamento di un pannello tra 10, 15 o 20 anni". “Lo studio fatto da Ref Ricerche solleva seri dubbi sulla sostenibilità economica del sistema oggi in vigore e sulla sua reale capacità di coprire i costi di gestione del fine vita dei pannelli fotovoltaici non incentivati, dato che non è serio fare oggi una scommessa su quanto costerà smaltire un modulo tra vent’anni, poiché il potenziale valore delle materie prime in esso contenute è una assoluta incognita - continua Arienti - Certo, il totale delle risorse accantonate è ingente, ma il contributo unitario (quello che può essere utilizzato per la gestione del singolo pannello, a cui il contributo unitario è associato) non è sufficiente. È un paradosso: nei trust dei Consorzi ci sono milioni di euro, ma questa montagna di denaro non riuscirà ad assicurare un corretto riciclo dei pannelli”. Cosa accadrà? Secondo l'analisi, la mancanza di adeguate risorse finanziarie favorirà comportamenti opportunistici, come l’esportazione dei pannelli dismessi verso 'paesi emergenti' (privi di adeguati impianti di trattamento) o il loro abbandono nell’ambiente. Oltre ai rischi ambientali, questa gestione non corretta si porrebbe in contrasto con le direttive europee, che promuovono il recupero dei materiali (vetro, alluminio, silicio e argento) compromettendo lo sviluppo di una filiera circolare nazionale e trasformando una misura nata per garantire sostenibilità e responsabilità ambientale in un potenziale boomerang finanziario, sociale e ambientale. Sulla base delle evidenze dello studio di Ref Ricerche, Erion Weee propone l’adozione del modello di finanziamento generazionale - già utilizzato per tutte le altre tipologie di Raee Domestici - anche ai pannelli fotovoltaici: con questo modello, la responsabilità economica della gestione del fine vita è attribuita ai Produttori presenti sul mercato in ciascun anno, in proporzione all’immesso sul mercato nello stesso anno. Questo modello 'generazionale', che funziona in settori a bassissima crescita come quello dei frigoriferi o dei 'grandi bianchi', a maggior ragione funzionerebbe in un settore in costante, significativo sviluppo come quello del fotovoltaico: se un Produttore esce dal mercato, ci saranno certamente altri Produttori in grado di farsi carico - anno per anno - dei costi di una corretta gestione dei Raee fotovoltaici. Inoltre, nel lungo termine, si affiancheranno nuove tecnologie sostitutive che finanzieranno progressivamente il fine vita di tali rifiuti, come avvenuto in tante altre categorie di prodotti. “Il sistema impiantistico nazionale si sta già preparando ad accogliere volumi crescenti di pannelli da trattare, anche grazie agli investimenti del Pnrrr - conclude Arienti - È necessario che il modello di finanziamento venga adeguato a garantire la sostenibilità ambientale ed economica nel lungo periodo scongiurando lo scoppio di una bolla che creerebbe un danno economico, ambientale e reputazionale di dimensioni clamorose”.