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(Adnkronos) - Con circa 3.000 partecipanti nel corso delle tre giornate, 400 speaker, due giornate di sessioni oltre 20 ore di diretta streaming, si è conclusa la XVIII edizione del Forum Hr 'People & Culture'. La seconda giornata è stata caratterizzata dal passaggio dai dati alle persone, dalla tecnologia alla cura, agli aspetti che consentono alle organizzazioni di prendersi cura di collaboratori e collaboratrici, di team diversi per provenienza, cultura, età anagrafica e non solo e che quindi richiedono approcci manageriali innovativi. Una giornata che ha dunque messo al centro tematiche quali il benessere organizzativo e il sostegno psicologico alle persone; le nuove forme digitali di erogazione dei benefit aziendali; il ruolo del People Management nell’indirizzare le aziende verso la sostenibilità; senza dimenticare le questioni legate alla diversity, equity & inclusion, oggi al centro di nuove sfide e difficoltà a livello globale. Proprio 'Dai dati alle persone: ridefinire e guidare il futuro del welfare aziendale' è stato il titolo del Talk Show di apertura, che ha visto l’intervento di Romina Chirichilli (direttore People & Sustainability / Open Fiber), Sara Lupi (vp Hr Global Support Functions and Southern Europe / Beiersdorf), Anna Maria Mazzini (Marketing & Product Director / Pluxee Italia) e Selene Santacaterina (People & Organization Director / Amadori). Tra i momenti più importanti, il Main Keynote Speech dal titolo 'Le nuove regole dell’engagement: otto profili per capire il nuovo rapporto tra persone e lavoro', a cura del Main Partner Pluxee Italia, con l’intervento di Tommaso Palermo (Managing Director) e Anna Maria Mazzini (Marketing & Product Director). “Parlare di engagement nei contesti aziendali attuali è particolarmente interessante, sia per gli spunti che offre sia per le sfide che le organizzazioni sono chiamate ad affrontare. Oggi al Forum Hr 'People & Culture' abbiamo introdotto il concetto di ‘Engagement consapevole’, un nuovo modo di vivere il lavoro come elemento chiave di un’equazione più ampia che comprende vita personale, professionale e interessi collettivi. Una prospettiva positiva, che valorizza la reciprocità tra azienda e persone e favorisce una relazione basata su fiducia, ascolto e partecipazione condivisa”, ha dichiarato a margine dell’evento Anna Maria Mazzini, Marketing and Product Director di Pluxee Italia, azienda leader nei benefit aziendali e nell’engagement dei dipendenti. Molti altri momenti di interesse su tre sale, a cui si aggiunge la novità di quest’anno: l’International Hub, presso Iulm Studios, con interventi di People & Culture Director di aziende internazionali per analizzare i principali trend globali, sulla gestione dei talenti, la cura delle persone, l’impatto delle nuove tecnologie sul People Management, le trasformazioni e le sfide della diversity, equity & inclusion. Quindi il vero welfare, è stato il messaggio, non coincide con l’aggiunta di nuovi benefit, ma con la capacità delle aziende di generare condizioni di benessere reale: ascolto, stabilità, equità e qualità del lavoro quotidiano. Una responsabilità che deve essere trasversale, con le grandi imprese chiamate a dare l’esempio affinché anche le piccole possano adottare modelli sostenibili e credibili di cura organizzativi. L’evento è stato possibile grazie alla collaborazione dei Main Partner Indeed e Pluxee Italia; del Main Media Partner Adnkronos; degli Official Partner Adequat, B2You Altroconsumo, Babbel for Business, Busuu, Carol, Cornerstone OnDemand, CVing, Gility, Howay, Jointly, nCore HR, Salesforce, Remote, Unobravo, XMetaReal, WellMakers by BNP Paribas; dei Content Partner Adp, Alveria, Axerta, Blue Health Center, British Council, Consecution Group, Corporate Benefits, Digit’Ed, Digital Attitude, Edenred Italia, Elty (DaVinci Salute), Eudaimon, GoodHabitz, HumanX (Selexi), Initial (Rentokil Initial), iSapiens, Klaaryo, Liane – LianeCare, Partner & Partners Holding Group, Qipo, Scs Consulting, Six Seconds Italia, Skillvue, Vitality+, Walà e Welfare Nest; dei Forum Partner 6Unico!, Asterys, Awair, AssessFirst, Bonoos, Certiquality, Cesop HR Consulting Company, Competence, Dicto AI, goFluent, Jobify, Kekyjob, La Luna del Grano, Ldp Automation, Percinque, Pipeline, PlanEat, ProfessionAI, Radical Hr, Risorse Professional, Sales Line, Simundia, Skillsincloud, Sli, Smart Info, Syllog, Talentware, Telepass Business, The Appointment Consulting, Top Employers Institute, Twenix, Vip District, Volocom, Ugo, Waddi, WellDone Italia, Wellhub, WordWorks; del Communication Partner Satispay. Tutti i contributi della Main Session, Sala Phygital, Sala Workshop e International Hub saranno presto resi disponibili su www.comunicazioneitaliana.tv.
(Adnkronos) - "I dazi antidumping del 91,74% sull'importazione di pasta italiana annunciati dagli Stati Uniti non sono, al momento, ancora entrati in vigore. Da quando sono stati comunicati, a inizio settembre, si è infatti aperta una finestra di 120 giorni per presentare ricorso e la procedura è tuttora in corso. Sommati al cosiddetto dazio reciproco del 15%, i dazi antidumping porterebbero il dazio totale per importare pasta dall'Italia agli Usa a quasi il 107%. Se guardiamo ai prezzi al dettaglio della pasta italiana in vendita nei supermercati americani, risulta davvero difficile immaginare che i produttori italiani di pasta pratichino dumping. In Italia mezzo chilo di pasta si vende intorno a 1 euro, 1 euro e 10 centesimi. Negli Stati Uniti un pound (454 grammi) viene venduto a 2,50, 2,99 fino anche a 3,20 dollari. Sembra difficile pensare a un ribasso artificiale. Se questi livelli di prezzo vengono considerati dumping, allora a quanto si dovrebbe vendere la pasta in America? Dieci dollari al pound? È evidente che l’accusa non regge". Ad affermarlo, ad Adnkronos/Labitala, Lucio Miranda, presidente di ExportUsa (società di consulenza che aiuta le imprese italiane a entrare, con successo, nel mercato americano). "Analizzando i documenti del Dipartimento del Commercio americano, emerge - spiega - che alcune aziende sottoposte ad audit non avrebbero fornito tutte le informazioni richieste; in alcuni casi la documentazione è stata prodotta, ma in italiano. Queste imprese sono state classificate come 'uncooperative', ovvero non collaborative. Riteniamo, quindi, che i dazi antidumping siano stati imposti per questo atteggiamento 'uncooperative', piuttosto che per una ragione legata a vere e proprie pratiche di dumping sul mercato Usa. La logica del Dipartimento è chiara: se non mi dimostri che non stai facendo dumping, io applico il dazio". "Proprio per questo motivo, un ricorso ben costruito e presentato nei tempi previsti può realmente avere effetto. I ricorsi vanno redatti con la massima accuratezza: se la motivazione del dazio è stata la presunta mancata collaborazione, allora bisogna dimostrare in modo impeccabile il contrario. Ne vale la pena e bisogna muoversi rapidamente perché il tempo stringe. Ricordo che nel 2024 l’Italia ha esportato negli Stati Uniti circa 750 milioni di dollari di pasta, su un mercato totale che vale 6,2 miliardi di dollari. Le importazioni complessive americane di pasta ammontano a circa 1,8 miliardi: l’Italia, con i suoi 750 milioni, rappresenta quindi quasi il 40%. Un settore di questo peso merita una difesa solida e ben strutturata", conclude.
(Adnkronos) - “La sensazione è quella di un’indifferenza strisciante, una neutralità operativa e ideologica rispetto alla sostenibilità ambientale. Ci siamo chiesti da cosa derivasse e la conclusione è che molto probabilmente l’aver scisso la sostenibilità ambientale dalla sostenibilità sociale e aver inflazionato la prima ha depauperato la possibilità della maggior parte dei referenti dell’opinione pubblica di identificarsi con temi e problemi che fanno parte della vita quotidiana e che hanno a che fare con la sostenibilità sociale”. Così il Ceo di Eikon Strategic Consulting Italia Enrico Pozzi, intervenendo all’apertura della Social Sustainibility Week in corso oggi a Palazzo dell’Informazione a Roma, illustrando i risultati della ricerca ‘Salute, benessere e sostenibilità’, presentata da Eikon in occasione dell’evento. “La sostenibilità sociale è difficile: parlare di uguaglianza, di diritti, di procedure, di norme e di policies è difficile. Sono cose complesse dalle quali le istituzioni tendono a sfuggire”, aggiunge Pozzi. “La sostenibilità sembra cedere il passo a una privatizzazione psicologica e microsociale della sostenibilità che si traduce in quell’universo psicologico e microsociale che definiamo salute, e che tendenzialmente ha a che fare con il proprio corpo. Salute come passaggio della sostenibilità a un universo dove gli attori sociali sembrano sparire”, conclude Pozzi.