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(Adnkronos) - “In 45 anni, da quando è stato ucciso Piersanti Mattarella, non ho mai sentito parlare di questo guanto. Mai. Glielo posso assicurare”. A parlare con l’Adnkronos è Bruno Contrada, l’ex numero 2 del Sisde, che il 6 gennaio del 1980, quando fu ucciso il presidente della Regione, era a capo della Squadra mobile di Palermo, ad interim, dopo l’uccisione di Boris Giuliano. “Io facevo sia il dirigente della Criminalpol che il capo della Mobile – racconta Contrada che oggi ha 94 anni - Dopo poco tempo prese il mio posto Giuseppe Impallomeni, che fu portato dal questore Vincenzo Immordino, per sostituire Boris Giuliano. Una nomina avvenuta contro il mio parere”. Contrada non andò sul luogo dell’omicidio, quella mattina del 6 gennaio 1980. Ma nell’estate di quell’anno raggiunse la vedova di Piersanti Mattarella, che era in vacanza a Londra. “Fu il questore di allora a chiedermi di andare a Londra per mostrare alla vedova, Irma Chiazzese, una foto. Quella di Salvatore Inzerillo. Era stato pochi giorni dopo l’omicidio del Procuratore Gaetano Costa. E la signora disse: ‘Lo escludo che sia stato lui a sparare’. Io, temendo che avesse paura, la rassicurai e le dissi: ‘Non lo dirò mai a nessuno se lo ha riconosciuto’ ma lei insistette e disse che non era lui. Così me ne tornai a Palermo”. Poi, parlando dell’ex Prefetto Filippo Piritore, finito ai domiciliari, dice: “Non è mai stato alle mie dirette dipendenze. E soprattutto non eravamo amici. Io ero alla Criminalpol e ad interim alla Mobile”. Secondo la Procura di Palermo i rapporti tra i due erano ottimi al punto che Piritore avrebbe invitato Contrada al battesimo della figlia, nata nel febbraio del 1980. “Non ricordo assolutamente di essere andato al battesimo della figlia di Piritore”, dice Contrada. “Magari mi avrà invitato ma non sono andato, assolutamente. Né sono mai stato a casa sua o lui a casa mia”. E poi parla di una fotografia con i funzionari della Squadra mobile di allora, e ribadisce: “E Piritore non c’era”. Dopo l’omicidio, Bruno Contrada ebbe dei contatti con l’allora pm che coordinava l’inchiesta sull’omicidio Mattarella, Pietro Grasso. “Ho avuto dei contatti con Grasso, mi pare che gli consegnai un rapporto giudiziario, in particolare sugli appalti sulle scuole”. Poi, tornando a parlare di Piritore ribadisce: “Non ho alcun elemento per dire che lui avrebbe depistato le indagini, se solo avessi avuto la minima idea lo avrei denunciato io alla Procura…”. (di Elvira Terranova)
(Adnkronos) - Per rispondere alla sfida più welfare meno burocrazia, nasce preMio, una carta digitale nominativa e non ricaricabile sviluppata da 3i4iM, progettata per semplificare l’erogazione dei benefit aziendali nel rispetto delle regole previste dalla normativa. La carta funziona come un voucher elettronico dedicato al welfare aziendale. A differenza di una normale carta di debito, può essere utilizzata esclusivamente per le categorie di spesa previste dal Piano Welfare dalle aziende e ammesse dalla normativa vigente in materia. È nominativa fin dalla generazione, tracciabile e conforme ai requisiti fiscali. Non richiede piattaforme dedicate né procedure di installazione: può essere inviata via e-mail, aggiunta al wallet del telefono e utilizzata come una normale carta di pagamento, ma con limiti di spesa predefiniti e verificabili. Il rallentamento della digitalizzazione nelle pmi rende strumenti di questo tipo particolarmente rilevanti: permettono di introdurre il digitale nel welfare senza caricare le imprese di burocrazia o costi informatici aggiuntivi. Allo stesso tempo, in un contesto in cui le aziende con welfare evoluto registrano in media un +46,5% di crescita del fatturato, soluzioni accessibili e conformi consentono anche alle micro e piccole imprese di partecipare a un sistema che fino a poco tempo fa sembrava riservato solo alle realtà più grandi. “Il nostro obiettivo è sempre stato quello di riuscire a fornire uno strumento capace di motivare i collaboratori e allo stesso tempo ottimizzare i costi aziendali, perché crediamo che il riconoscimento sia un investimento nel valore umano e non un costo aziendale“, spiega Massimiliano Marcantonio, founder di 3i4iM. “Abbiamo democratizzato i benefit aziendali, rendendoli finalmente accessibili a tutti. Non solo ai dipendenti delle grandi aziende strutturate, ma anche a chi lavora in realtà più piccole o in contesti dove i benefit non vengono erogati. Con Carta preMio abbiamo superato i limiti delle piattaforme tradizionali, spesso complesse, obsolete e poco inclusive”, conclude l’ingegnere Maria Mostola, ceo di 3i4iM. I numeri raccontano un Paese che ha imparato a prendersi cura delle persone, ma non ancora a semplificare i processi. Tra fogli excel, portali complicati e regole da interpretare, il welfare rischia di perdere la sua funzione più semplice: migliorare la vita dei cittadini. Strumenti come preMio mostrano che innovare non significa solamente aggiungere tecnologia, ma anche togliere attrito. Il futuro del welfare, più che nelle piattaforme, si giocherà nella tasca: dove il digitale diventa gesto e la burocrazia si riduce a un click controllato.
(Adnkronos) - "Oggi presentiamo il bilancio di sostenibilità per la Città metropolitana di Milano, un momento per noi molto importante perché, essendo Milano assieme a Brescia un territorio di insediamento originario, è fondamentale poter comunicare direttamente alla città il nostro contributo. Quanto emerge dal bilancio di sostenibilità territoriale è la testimonianza dell'impegno che mettiamo nel lavorare per i nostri cittadini, per i Comuni del territorio dell'hinterland e, soprattutto, per continuare ad offrire quei servizi essenziali nelle nostre comunità oggi". Sono le parole del presidente di A2a Roberto Tasca, in occasione della presentazione del nono Bilancio di sostenibilità territoriale di Milano, tenutasi presso la sede di Assolombarda del capoluogo lombardo. Il nostro contributo al territorio si declina in molti modi, "dal lavoro che diamo alle imprese della città metropolitana, agli interventi sugli impianti, dai 21 Comuni serviti dalla raccolta dei rifiuti, con un'estensione molto ampia anche dell'economia circolare - illustra Tasca - fino alla gestione degli impianti per la raccolta e riciclo della plastica e di termovalorizzazione, che consentono alla città di Milano di avere un certo grado di efficienza, che credo sia tangibile sia nel riciclo sia nella raccolta dei rifiuti differenziati". Il territorio di Milano ha visto anche un notevole numero di nuove assunzioni da parte della Life Company: "Oltre 900 persone sono state assunte sul territorio, un’indicazione importante in una fase economica come quella attuale, dove i tassi di crescita del prodotto interno lordo non sono ai massimi storici. Per noi anche questo dato è un’importante testimonianza, perché la ricerca dei talenti è uno dei modi con cui serviamo i valori della life company. Poter inserire 900 persone che iniziano con noi un percorso che speriamo sia lungo è motivo di orgoglio - spiega il presidente di A2a - Noi alimentiamo questo processo di ricambio anche sui territori e cerchiamo sempre di valorizzare i talenti locali. È un modo per provare a trattenerli in Italia e non farli andar via, come fanno altri 50mila loro colleghi ogni anno". A2a ha attuato anche un cambiamento radicale dal punto di vista delle assunzioni, rimuovendo gli stage e promuovendo l’assunzione diretta e immediata: "Nel nostro Paese c'è un problema di mercato del lavoro in questo momento: 50mila giovani laureati che ogni anno scelgono di andare all'estero e salari medi dell'industria ancora a livelli pre covid, quindi 2019, è chiaro che abbiamo un problema. Per quel che riguarda poi i giovani che vengono a vivere nella città metropolitana di Milano, dobbiamo ricordare che hanno dei costi da sostenere, di conseguenza, riteniamo che anche il tema della precarietà vada affrontato seriamente. Noi l’abbiamo affrontato abolendo gli stage - conclude Tasca - dando alle persone un posto di lavoro a tempo indeterminato, speriamo che lo mantengano e quindi che si attivi un processo di crescita all'interno del nostro Gruppo. Diamo loro la possibilità di avere una pianificazione e questo lo abbiamo percepito perché, essendo presenti anche in altri Paesi, vediamo la diversità di situazione: giovani che in Italia sono obbligati a condividere ancora abitazioni, all'estero alla stessa età hanno famiglia e due figli. In tal senso, abbiamo deciso di dare un contributo in questa direzione perché crediamo che sia parte della nostra responsabilità istituzionale e sociale rispetto al Paese".