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(Adnkronos) - "Mi piacerebbe interpretare Francesco Totti in un biopic, ma prima dovrebbe approvarlo". A dirlo all'Adnkronos è l'attore e tifoso dell'As Roma Timothée Chalamet sul red carpet della premiere italiana di 'A Complete Unknown', il biopic su Bob Dylan. "A Totti dedicherei 'Song to Woody' di Dylan, ma con un testo adattato a lui", ha aggiunto il giovane divo, che per l'occasione ha indossato un completo color borgogna e una t-shirt bianca. Attorno al collo, una sciarpa verde e in testa un paio di occhiali abbinati all'abito. Dopo la premiere di Londra, dove è arrivato in sella a una bike sharing, Chalamet ha stupito tutti arrivando all'Auditorium Parco della Musica su un autobus a due piani, brandizzato con il poster del film. Ad attenderlo dalle prime ore di questa mattina, tantissimi fan che urlavano un solo nome: "Timothée, Timothée, Timothée". E lui, come solo i grandi divi sanno fare, si è donato alla folla tra sorrisi, abbracci, selfie, autografi e sciarpe della squadra giallorossa come regalo. Non sono mancati cartelloni, tra questi uno con la scritta 'Timmy daje Roma'. E poi, in mezzo alla folla, c'è chi ha chiesto a "Timmy" (così lo chiamano i suoi ammiratori) di autografare un santino a lui dedicato: "Mia madre ne ha uno uguale", ha commentato Timothée. Se c'è una cosa che sa fare bene l'attore, oltre a 'bucare' lo schermo, è mandare in visibilio i suoi fan. Insieme all'interprete di Bob Dylan, hanno sfilato sul red carpet il regista James Mangold e gli attori Edward Norton, interprete di Pete Seeger e Monica Barbaro, interprete di Joan Baez. 'A Complete Unknown' arriva nelle sale dal 23 gennaio.
(Adnkronos) - Ha citato il compianto rettore Franco Anelli, scomparso lo scorso 23 maggio e il sociologo Fausto Colombo, scomparso martedì scorso, 14 gennaio, la rettrice dell'università Cattolica di Milano, Elena Beccalli, nel suo discorso inaugurale del nuovo anno accademico: In qualità di rettore dell'università Cattolica del Sacro Cuore per oltre un decennio -ha detto- Anelli ha operato in modo da consolidare il prestigio dell'Ateneo e rafforzarne la proiezione interna e internazionale. Tutta la nostra comunità universitaria ne serba un ricordo grato, che il tempo sono certa non sbiadirà". In questi giorni, poi, "la nostra comunità è stata toccata da un'ulteriore perdita; consentitemi di ricordare con affetto il professor Fausto Colombo, di cui tutti abbiamo apprezzato il tratto umano e il contributo come docente e pro-rettore di questo Ateneo". Dopo i saluti istituzionali, la rettrice è quindi entrata nel vivo della cerimonia: "E' con il cuore aperto e non privo di emozione che pronuncio il mio primo discorso inaugurale -ha affermato-. Ciò che rende unica e unitaria la nostra 'grande famiglia' è proprio la logica di sinergia che ne orienta i rapporti, una sinergia da preservare e rafforzare". "Per coloro che mi ascoltano per la prima volta - ha aggiunto - risulterà forse inconsueto che abbia utilizzato la parola 'famiglia' per identificare l'intera università Cattolica: ebbene, si tratta di un termine che uso abitualmente perché credo che renda in maniera vivida qual è la nostra identità, quella cioè di un organismo che necessita di una cooperazione tra le diverse sensibilità che lo animano. Solo con questa cooperazione creativa e responsabile è possibile sentirsi una famiglia con il compito primario di formare con qualità e rigore le studentesse e gli studenti che ci hanno scelto, e che saluto con particolare affetto". "La valorizzazione della proiezione internazionale - ha continuato- è un tratto che ha caratterizzato in maniera particolare l'anno accademico appena trascorso: in base agli ultimi dati, si è registrato un aumento di circa il 18% nel numero di studenti internazionali provenienti da tutti i continenti che hanno scelto di iscriversi nei nostri percorsi". "Virtuosa -ha aggiunto- è anche la circolarità globale della comunita studentesca: secondo l'ultimo Qs Europe Ranking, l'università Cattolica del Sacro Cuore si classifica al primo posto in Italia per outbound students, pari a circa 3.000 studenti in uscita. Altrettanto rilevante è la presenza di inbound students, che colloca l'Ateneo al terzo posto in Italia, con circa 2.000 studenti che scelgono dall'estero di studiare in Cattolica". Dunque, "possiamo affermare che la nostra è un'università a dimensione nazionale che si qualifica come un 'microcosmo internazionale'. Estesa è la rete di partner a livello globale con oltre 600 università in 82 Paesi; in particolare sottolineo le collaborazioni consolidate con 36 dei primi 100 atenei del mondo (Qs University Ranking 2024). Sono qualificati e numerosi i programmi di doppia laurea (attualmente 112 accordi), come pure gli scambi di docenti e i progetti di ricerca congiunti. Tutte iniziative che consolidano la nostra reputazione globale e potenziano le opportunità per gli studenti". Altri indicatori di linee progettuali innovative riguardano l'offerta formativa che si è arricchita con nuovi corsi di laurea, raggiungendo oggi un totale di 107, con 29 corsi di laurea o profili erogati in lingua inglese: "Tra quelli avviati dal carattere interdisciplinare e in dialogo con i territori - ha sottolineato Becalli - spiccano i programmi in Business and Finance attivato nella sede di Brescia in inglese, in Medicine and Surgery a Bolzano sempre in inglese, e in Medicina e Chirurgia a indirizzo tecnologico con l'Università di Roma Tre". Complessivamente, "nell'anno accademico 2024/25, gli iscritti sono 45.441, di cui 13.596 nuovi immatricolati nei corsi di laurea, segnando una crescita sulle magistrali. E sempre notevole e convinto il sostegno dell'Ateneo al diritto allo studio per rendere accessibili a tutti percorsi di qualità: solo nel 2022/23, l'investimento destinato ad agevolazioni economiche e borse di studio è stato di 22,3 milioni di euro". "La sfida più impegnativa e impellente è capire come l'intelligenza artificiale possa contribuire a perfezionare i metodi di insegnamento tradizionali, individualizzando l'approccio pedagogico per renderlo più adeguato al contesto senza, però, snaturare la conformazione epistemologica di istituzioni accademiche come la nostra". Per la rettrice, "è necessario un approccio integrato e interdisciplinare che coniughi la conoscenza degli aspetti tecnici con la complessità dei processi e dei contesti cognitivi e sociali". Da questo punto di vista, "l'università Cattolica è il luogo ideale per far dialogare le discipline umanistiche e sociali con l'intelligenza artificiale attraverso corsi rivolti a studenti, come anche a sviluppatori e fruitori della stessa". "Un'università che vuole essere la migliore per il mondo non può ignorare alcuni dati allarmanti relativi alle disuguaglianze educative: l'educazione è giustamente considerata un mezzo per offrire parità nelle opportunità, ma il livello di istruzione presenta spesso una persistenza intergenerazionale, si tramanda, cioè, da una generazione all'altra perpetuando le disuguaglianze". A confermarlo, i dati Ocse (Education at a glance 2024): "A livello globale -ha evidenziato Beccalli- il 30% degli adulti i cui genitori non hanno raggiunto il grado di istruzione secondario persiste nel non conseguire tale livello di istruzione. Ancora, a causa delle guerre, delle migrazioni e delle povertà, circa 250 milioni di bambini e giovani non hanno accesso all'istruzione. E sono proprio le bambine e le giovani a essere le più penalizzate. Sono i sintomi di una emergenza se non di una vera e propria catastrofe educativa, come ha denunciato Papa Francesco". Ecco perché "un'università come la nostra non può restare indifferente e deve proporre linee di intervento volte a garantire un accesso equo a un'istruzione di qualità, anche digitale". "Ciò che propongo -avverte- è un patto educativo per le nuove tecnologie e l'intelligenza artificiale; il presupposto del Patto è che l'educazione può trarre benefici dalle nuove tecnologie quando queste fungono da mediatori, senza che esse diventino un fine in sé. Sulla base di tale considerazione di fondo, indico tre questioni aperte che trovano un approfondimento nell'ultimo numero della nostra storica rivista Vita e Pensiero". Il Patto educativo per le nuove tecnologie e l'intelligenza artificiale "dovrà necessariamente coinvolgere studenti, ricercatori, attori istituzionali e società civile. Il richiamo al patto educativo globale promosso da Papa Francesco è evidente e la nostra proposta si inserisce nel solco tracciato dal Santo Padre". Il primo banco di prova dell'efficacia del patto educativo per le nuove tecnologie e l'intelligenza artificiale potrà essere il Piano Africa dell'Università Cattolica del Sacro Cuore. "Si tratta -afferma- di una struttura d'azione che mira a porre il continente africano al cuore delle progettualità educative, di ricerca e di terza missione. Secondo uno spirito di reciprocità, l'Ateneo intende ampliare i percorsi per la formazione di giovani africani in loco o nel nostro Paese, diventare polo educativo per i giovani africani di seconda generazione che vivono in Europa, spesso ai margini, pur rappresentando una parte rilevante del nostro futuro, nonché rendere sempre più sistematiche le esperienze curriculari di volontariato per i nostri studenti". L'obiettivo è "diventare l'uiversità europea con la più rilevante presenza in Africa, attraverso partnership con atenei e istituzioni locali, nell'ottica di un arricchimento vicendevole, per la formazione integrale delle persone e la promozione della fratellanza e, non da ultimo, della pacifica convivenza sociale". "Per quanto le proiezioni indichino per il continente africano una notevole crescita demografica, che si assocerà a un rilevante aumento della forza lavoro -osserva la rettrice Beccalli- il livello di istruzione resta basso: la non scolarizzazione, infatti, interessa 98 milioni di giovani africani. E, questo, un ostacolo da rimuovere, anche per accompagnare uno sviluppo economico sostenibile. Con lo spirito del reciproco interesse tra l'Europa e l'Africa, la logica è quella di una condivisione di idee, valori, progetti educativi, lontana dalla tendenza all'approvvigionamento di risorse naturali e di capitale umano. La prospettiva che immaginiamo si basa sull'education power, cioè sulla capacità di aiutare un paese attraverso piani educativi incisivi e rispettosi. L'impegno che ci assumiamo è proseguire e potenziare le iniziative con l'Africa in stretta sinergia con le realtà che già vi operano, da quelle cattoliche a quelle internazionalmente riconosciute come Unesco e Fao".
(Adnkronos) - “Il progetto di company social housing di Edison 'Una casa per i giovani' nasce per dare un concreto e immediato aiuto ai giovani neolaureati, che assumiamo in tutte le sedi italiane, qualsiasi sia la tipologia di laurea in loro possesso, affinché possano avere un'abitazione di prossimità alla sede in cui operano. E’ un progetto funzionale a metterli in condizione di poter avviare, oltre a un progetto professionale con il nostro Gruppo, anche un progetto di vita personale dovendo pagare un affitto che, comprese le utenze, non supera un terzo del reddito di primo impiego che garantiamo”. Così, il direttore Hr e Ict di Edison, Giorgio Colombo, ha illustrato all'Adnkronos il piano di company social housing 'Una casa per i giovani', lanciato dall’azienda, società energetica che da 140 anni contribuisce all’innovazione e allo sviluppo nel Paese. (VIDEO) L’iniziativa è parte di un più ampio impegno di Edison quale operatore responsabile che prevede per i più giovani un programma triennale di sviluppo e formazione, modalità di lavoro che garantiscono l’equilibrio tra vita personale e professionale, una dinamica retributiva che premia il merito e un sistema di welfare integrativo, da settembre arricchito dell’iniziativa 'Una casa per i giovani'. “Vogliamo creare le condizioni affinché i giovani possano rimanere nelle città dove hanno studiato per lavorare con Edison e possano avviare un proprio progetto di vita personale, oltre che professionale - spiega Colombo - Questo è molto importante per noi, poiché investiamo molto nei ragazzi fin dalla loro formazione all'università, pertanto, abbiamo interesse che rimangano per un periodo significativamente prolungato in azienda, non solo perché è funzionale alla loro crescita, ma anche perché è funzionale all'investimento importante che Edison fa per formarli e farli crescere”. Il piano 'Una casa per i giovani', è rivolto ai neolaureati che non hanno un alloggio diverso da quello del proprio nucleo di origine. A loro Edison dà la possibilità di affittare un bilocale arredato, in una zona che si trova entro mezz’ora dalla sede di lavoro e collegato con mezzi pubblici. Un partner esterno specializzato nelle locazioni immobiliari si occupa della ricerca, identificazione e gestione contrattuale e amministrativa della locazione abitativa nonché di tutte le utenze a essa connesse. Al giovane è richiesto un contributo spese mensile che, considerate anche le utenze a suo carico, è ritenuto sostenibile e ha un valore non superiore a un terzo della retribuzione netta. La ratio dell’iniziativa di Edison, pertanto, è investire sui giovani. “Abbiamo notato negli ultimi anni, purtroppo, un problema crescente di difficoltà dei giovani, soprattutto per coloro che hanno studiato nelle città metropolitane, a rimanere professionalmente in questi luoghi, in quanto il costo della vita, e in particolare degli alloggi, diventa sempre più insostenibile anche rispetto a un buon reddito di primo impiego - sottolinea - Ciò, spesso, determina una scelta, talvolta per motivi economici, di fuga dall'Italia e di lavoro all'estero, perché il primo impiego in alcuni paesi europei garantisce uno stipendio che, rapportato al costo della vita, è molto più interessante di quanto offerto in Italia”. “Pertanto, siamo intervenuti per affrontare il tema del bisogno abitativo così che possano reggere il costo di un affitto in una città metropolitana rapportato al loro reddito. In questo modo, rendiamo possibile e sostenibile la scelta di rimanere a lavorare nella città in cui hanno studiato, effettivamente possibile e sostenibile, mitigando la necessità di una decisione dettata esclusivamente da motivi economici di un'esperienza lavorativa all'estero - prosegue Colombo - Noi abbiamo bisogno che questi giovani, una volta terminati gli studi scelgano di rimanere in Italia, iniziando un progetto con noi e che, una volta entrati continuino a rimanere in azienda per il tempo che riteniamo adeguato e ragionevole, affinché possano crescere e l'azienda possa avere un ritorno sul grande investimento che fa su di loro”. L’Italia ha, rispetto agli altri grandi Paesi europei, un saldo import-export di giovani laureati negativo e questo dato ha un diretto collegamento anche con il problema abitativo. A questo riguardo Colombo ha sottolineato che "il sistema Italia, fortunatamente, ha compreso che quello dell’housing è un problema enorme per tutto il Paese, che contribuisce all’importante flusso migratorio dei giovani laureati italiani verso l’estero, che negli ultimi dieci anni ha raggiunto cifre importanti. Altro problema rilevante è il calo demografico. Il Paese ha bisogno di tornare a investire sui giovani in generale ed in particolare su quelli ad elevato titolo di studio. Nell'ultima legge di Bilancio ci sono già importanti segnali in questa direzione, come auspicato dal sistema delle imprese attraverso Confindustria. È stato infatti prorogato il sostegno ai giovani under 36 per l’acquisto della prima casa, un fondo di garanzia importante che dovrebbe possibilmente diventare strutturale”. Per il direttore Hr e Ict di Edison si tratta di provvedimenti che vanno nella direzione auspicata ma che, al contempo, hanno bisogno di due condizioni. “La prima è quella di essere strutturali nel tempo - specifica Colombo - e la seconda è la capacità di mettere insieme il bisogno di un sostegno immediato con una progettualità futura sul lungo periodo, attraverso un piano edilizio che, anche con la rigenerazione del patrimonio, oggi scarsamente utilizzato, possa mettere a disposizione progressivamente delle soluzioni abitative a costo contenuto che soddisfino questo bisogno con una prospettiva di medio lungo termine. Il nostro intervento è una risposta immediata in attesa di un processo di sistema-Paese che dia uno sviluppo strutturale”.