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(Adnkronos) - Cibo da comprare, bollette da pagare e poi ancora il pieno all'auto o al motorino. Le spese obbligate, sostenute ogni mese nel 2023 dalle famiglie italiane, arrivano a toccare quasi i 1.200 euro. E' tanto l'impatto dell'inflazione e della conseguente erosione degli stipendi secondo il dato elaborato dall'Ufficio studi della Cgia di Mestre. Spese irrinunciabili, insomma, che pesano per oltre metà delle uscite totali e in sensibile aumento rispetto al costo pre covid. Le spese 'obbligate' - vale a dire quelle che riguardano indicativamente l’acquisto di cibo, carburante e bollette - hanno infatti raggiunto i 1.191 euro, pari al 56 per cento della spesa totale che invece, in valore assoluto, si è attestata a 2.128 euro. Un’incidenza in calo rispetto al dato del 2022, ma decisamente superiore alle quote che registravamo prima dell’avvento della pandemia. Scomponendo i 1.191 euro di spesa mensile obbligata, emergono 526 euro riconducibili all’acquisto di beni alimentari e bevande analcoliche, 374 per la manutenzione della casa, bollette e spese condominiali e 291 per i trasporti, ovvero per il pieno dell’auto e per gli abbonamenti su bus/tram/metro/treni. A questi 1.191 euro vanno sommati 937 euro che, invece, sono ascrivibili alla cosiddetta spesa complementare, che fa salire la spesa complessiva media nazionale a 2.128 euro. Analizzando la situazione per aree geografiche, emergono forti differenze di spesa tra il Nord e il Sud del Paese. Se a Nordovest la spesa complessiva mensile nel 2023 è stata pari a 2.337 euro, nel Mezzogiorno ha toccato i 1.758 euro (-24,7 per cento). Per quanto riguarda le spese “obbligate”, invece, è il Mezzogiorno a registrare un’incidenza di queste ultime sulla spesa totale più elevata d’Italia. Se nel Nordovest e nel Nordest la quota sul totale è del 55 per cento circa, al Sud sale al 59,4 per cento. In termini monetari la spesa mensile media più importante nel 2023 per cibo, bollette e carburante è stata registrata dalle famiglie del Nord - in Trentino Alto Adige con 1.462 euro, in Lombardia con 1.334 euro e in Friuli Venezia Giulia con 1.312 euro – tuttavia l’incidenza delle spese obbligate sul totale è risultata più elevata nelle regioni meridionali – Calabria con il 63,4 per cento, Campania con il 60,8 e Basilicata con il 60,2 %. Per la Cgia non è da escludere che, con spese “obbligate” in grado ormai di “drenare” ben oltre la metà della spesa totale delle famiglie, i prossimi acquisti di Natale subiscano una frenata sul 2023. L’anno scorso, infatti, le stime indicano che in Italia la spesa per i regali da mettere sotto l’albero è stata pari a poco più di 11 miliardi di euro. Quest’anno, invece, dovrebbe aggirarsi attorno ai 10 miliardi di euro (-9 %). Una contrazione da ricercare nella minore disponibilità di spesa delle famiglie, a fronte delle difficoltà economiche degli ultimi mesi, e dal fatto che sempre più persone anticipano l’acquisto dei regali di Natale a fine novembre, approfittando degli sconti offerti dal Black Friday.
(Adnkronos) - E’ stato un successo di partecipazione il XXIII convegno nazionale dell’Istituto nazionale tributaristi (Int), per la prima volta con partecipazione unicamente on line, trasmesso in streaming dalla Sala Cristallo dell’Hotel Nazionale di Montecitorio. Oltre 600 tributaristi collegati su piattaforma digitale dedicata e oltre 150 utenti sul canale YouTube e sulla pagina facebook dell’INT, numeri importanti che evidenziano la grande attenzione alle problematiche discusse durante l’evento. Particolarmente seguita la conferenza stampa in apertura del Convegno Nazionale, dove il Presidente Riccardo Alemanno e il Vicepresidente vicario Giorgio Del Ghingaro, hanno illustrato alla stampa la richiesta di un elenco pubblico degli intermediari fiscali abilitati a cui possa accedere il contribuente per verificare lo status di iscrizione dell’intermediario a cui abbia affidato la gestione dei propri adempimenti fiscali telematici e la richiesta della modifica della norma relativa alla tutela del professionista in malattia, oggi limitata ai professionisti del settore ordinistico, tramite l’ampliamento anche ai professionisti indicati nella Legge 4/2013. Alemanno ha così sottolineato le due richieste dell’INT: “Un elenco pubblico degli intermediari fiscali abilitati andrebbe a garanzia dei contribuenti i quali potrebbero verificare lo status di iscrizione del proprio intermediario, ciò non comporterebbe particolari costi o aggravi per l’Agenzia delle Entrate che già ha un elenco interno degli intermediari a cui ha rilasciato l’abilitazione. Circa la norma a tutela del professionista in malattia, superare la discriminazione attualmente contenuta nella legge non solo sarebbe un atto di giustizia verso i professionisti attualmente esclusi, ma anche un atto di civiltà e di equità sociale". Sull’argomento intermediari fiscali e il loro importante ruolo nel rapporto fisco-contribuente, è intervenuto il sottosegretario Federico Freni con un messaggio inviato ai convegnisti, così sintetizzabile: “Siete voi tributaristi, infatti, la 'cerniera' decisiva nel rapporto tra i contribuenti e il Fisco. … quindi, la figura dell’intermediario fiscale contribuisce in modo concreto all’attuazione e all’applicazione delle nuove norme". Ciò ad avvalorare la richiesta di un elenco pubblico degli intermediari fiscali abilitati. Nel dibattito sulla Legge di Bilancio e sul Concordato Preventivo Biennale il Presidente della Commissione Finanze della Camera Marco Osnato ha evidenziato la coerenza della Legge di Bilancio rispetto agli obiettivi di Governo e ribadito l’importante ruolo dei tributaristi nella loro funzione di intermediati tra fisco e contribuente. Nel dibattito sono intervenute le parlamentari Laura Cavandoli ed Elisa Montemagni che si sono soffermate la prima sulla proposta dell’INT del “consolidato familiare” ovvero la possibilità di compensare imposte con crediti erariali dei componenti il nucleo familiare. La seconda sulla modifica della norma relativa alla tutela del professionista in malattia. Relativamente alla proposta dell’Int su questa tematica l’emendamento presentato dall'onorevole Maria Cecilia Guerra è stato stralciato dalla legge di Bilancio, ma la parlamentare ha ribadito al presidente dell’Int la sua attenzione alla problematica e si è resa disponibile a rappresentare la modifica di estensione della tutela a tutti i professionisti della L. 4/2013. Quindi un bilancio positivo per la formula del convegno nazionale in streaming e per la qualità degli interventi che si sono susseguiti, con un particolare ringraziamento, per la grande partecipazione, alle iscritte e agli iscritti dell’Istituto nazionale tributaristi.
(Adnkronos) - Cresce la consapevolezza dell'importanza della transizione energetica e dei benefici che questa può portare all'ambiente, all'economia e alla società e cresce anche nei Paesi con economia a base fossile, come l'Azerbaigian e il Kazakistan. Tanto che il 64% degli intervistati azeri (più di Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita e India) e il 53% in Kazakistan (più di Italia, Regno Unito, Stati Uniti e della stessa Cina) ritiene la transizione energetica cruciale per combattere il cambiamento climatico. E' quanto emerge dalla ricerca di Fondazione Maire - Ets, la Fondazione del gruppo Maire, società italiana di tecnologia e ingegneria, che lancia a Cop29 la seconda edizione dello studio condotto in collaborazione con Ipsos dal titolo 'Climate goals: winning the challenge of climate goals through the creation of skills and competences worldwide. Addendum 1: focus Azerbaijan - Kazakhstan'. L'edizione 2024 aggiunge Azerbaigian e Kazakistan, portando il panel totale a 12 Paesi (Italia, Regno Unito, Stati Uniti, Turchia, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Algeria, Cile, Cina, India, Azerbaigian, Kazakistan) con 2000 interviste rivolte a un campione di popolazione altamente istruita e agli opinion leader. La ricerca, sponsorizzata da Nextchem e Tecnimont, società del gruppo Maire, mostra che la comunità internazionale è sempre più consapevole del fatto che la transizione energetica richiede nuove competenze per creare opportunità di business e di lavoro. In generale, lo studio rileva che gli intervistati credono nel valore a lungo termine e nell'impatto positivo della transizione energetica, nonostante le sfide e i costi percepiti a breve termine. I Paesi che si trovano ad affrontare una sfida importante nella transizione verso un'economia sostenibile, basata su soluzioni rinnovabili e circolari, sono quelli che avranno bisogno di maggiori investimenti nella formazione e nello sviluppo di competenze nei prossimi anni. In Azerbaigian, il 55% degli intervistati considera la transizione energetica una priorità, rispetto al 39% degli intervistati in Kazakistan, il che indica una crescente consapevolezza delle questioni ambientali e delle potenziali opportunità economiche che offrono, suggerendo un terreno fertile per future iniziative 'green'. Più nel dettaglio, in Azerbaigian (96%) e in Kazakistan (93%) gli intervistati hanno sentito parlare della transizione energetica: il 43% in Azerbaigian (più alto della Cina) e il 29% in Kazakistan (il tasso più basso dei 12 Paesi) ne ha 'molta familiarità'. Il 39% in Kazakistan e il 55% in Azerbaigian hanno dichiarato che la transizione energetica è una priorità, in linea con i paesi europei (e quasi uguale all'Italia), dietro a India, Turchia e Cina (65-70%). Nel breve periodo, poi, i costi supereranno i benefici per il 57% degli intervistati in Kazakistan e per il 31% in Azerbaigian (in linea con la Turchia). Sul fronte delle competenze, la formazione e l'aggiornamento sono fondamentali sia in Kazakistan che in Azerbaigian per oltre l'80% degli intervistati, più che in India (71%), Usa e Arabia Saudita (75%). Il 62% degli intervistati in Azerbaigian e il 58% in Kazakistan ritiene necessario accrescere l’abilità di risoluzione dei problemi mentre gli intervistati del Kazakistan hanno dichiarato che la soft skill più richiesta è il pensiero critico (68%) e che la presenza di professionisti qualificati per la transizione energetica dovrebbe essere aumentata (82%). Stando allo studio, il processo di transizione energetica richiede una sostanziale riqualificazione della forza lavoro sia in Azerbaigian che in Kazakistan. Il diffuso riconoscimento di questa esigenza, si manifesta con la necessità di una formazione superiore quanto ai temi legati alla transizione energetica. Le competenze richieste vanno dalle conoscenze tecniche alle cosidette soft skill. In Kazakistan, con le sue vaste risorse naturali e le infrastrutture energetiche esistenti, l'attenzione è rivolta soprattutto all'analisi e alla valutazione dell'impatto ambientale. In Azerbaigian, dove l'enfasi sulla diversificazione del settore energetico è sempre maggiore, lo sviluppo di competenze in materia di energia solare, eolica e altre fonti rinnovabili è fondamentale per la transizione del Paese verso un mix energetico più sostenibile. In Azerbaigian, il problem solving è considerato una priorità, poiché la transizione presenta diverse sfide che richiedono soluzioni innovative. In Kazakistan, le capacità di pensiero critico sono considerate essenziali per analizzare dati complessi, valutare approcci alternativi e prendere decisioni informate. Per Fabrizio Di Amato, presidente di Fondazione Maire e del gruppo Maire, "i risultati di questo studio su Azerbaigian e Kazakistan dimostrano che la transizione energetica è possibile in tutte le geografie con un approccio graduale, al quale contribuiscono tutte le soluzioni tecnologiche disponibili, tra cui anche il gas decarbonizzato. Spero che l’impegno della nostra Fondazione acceleri l’adozione di politiche pubbliche per implementare la formazione di competenze indispensabili a sostenere questo cambio di paradigma”.