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(Adnkronos) - Un modello condiviso per "creare valore" attraverso una sinergia fra istituzioni, operatori e associazioni che si occupano dell'economia del mare nel nostro Paese. A lanciarlo, nella giornata conclusiva della quarta edizione del Summit Nazionale sull’Economia del Mare – Blue Forum, in corso presso la sede di Unioncamere a Roma, è stato un panel a cui hanno preso parte rappresentanti della Blue Economy. ''Per troppi anni il mare è stato vissuto solo come fascia costiera, senza cogliere il valore che l'acqua può creare dal punto di vista economico ma anche ambientale, sociale e culturale'', si legge in una nota. Da qui, hanno sottolineato i relatori del summit, ''lavorare in modo sinergico su segmenti come sviluppo, innovazione digitale e ricerca significa mettere a sistema tutti quegli strumenti che possono favorire la competitività italiana in un settore in cui il Belpaese può ricoprire un ruolo primario in Europa. Dalle infrastrutture ricettive a quelle portuali, tutti gli investimenti sulla digitalizzazione e sullo sviluppo possono contribuire in maniera incisiva anche a quella transizione ecologica che è fra gli obiettivi che l'agenda europea ci richiede''. Proprio su questi temi il ministero del Turismo ha lanciato un progetto per la digitalizzazione dei porti turistici italiani, evidenziando il fondamentale supporto delle associazioni di settore tra cui spicca Assonautica, che riveste un ruolo cardine nella promozione del turismo nautico attraverso progetti di eccellenza come "L'Italia vista dal mare" e "Scopri dove ti porto". Ma il mare, nell'Anno Giubilare, ha anche un ruolo simbolico ed evocativo, come ha ricordato Paolo Ruffini, Prefetto del Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede: “il mare è simbolo di comunicazione e strumento di mediazione che divide ma riesce sempre a unire, simbolo di distanze che si possono incontrare, di speranze al di là delle loro distanze, ci ricorda che la vera grandezza non sta in ciò che possiamo misurare ma nell’infinito che ci circonda e che richiama alla speranza, tema del Giubileo. Il mare è anche il luogo dove i pescatori gettano le proprie reti e fare rete ci ha detto Papa Francesco a gennaio scorso durante il Giubileo della Comunicazione, è l’unico modo che ci permette di essere salvati da un altro mare, quello della disperazione e della disinformazione”.
(Adnkronos) - Passaggio di consegne al vertice di Confesercenti. Dopo otto anni alla guida dell’associazione, Patrizia De Luise lascia la presidenza. Le subentra Nico Gronchi, attuale vicepresidente vicario e presidente di Confesercenti Toscana. Lo rende noto Confesercenti in un comunicato. Patrizia De Luise ha condotto la confederazione di imprese, che associa circa 300mila pmi nel commercio, nel turismo e nei servizi, attraverso alcune delle fasi più complesse della sua storia recente, dall’emergenza pandemica alla ripartenza post-lockdown, fino allo scenario attuale, segnato da inflazione e tensioni internazionali, contribuendo a rafforzarne il ruolo e il radicamento nei territori. Si dimette dall’incarico in considerazione dell’impegno appena assunto alla Fondazione Enasarco. Passa dunque il testimone a Nico Gronchi, imprenditore toscano di 52 anni, attivo nella distribuzione commerciale di moda e calzature con l’azienda di famiglia ‘Luisa Di Mauro’, fondata nel 1976. Parallelamente all’attività d’impresa, Gronchi porta avanti un ruolo attivo nel mondo associativo. Nel 1998, a 25 anni, è presidente della Confesercenti di Certaldo. Successivamente guida l’area Empolese Valdelsa e, nel 2007, Confesercenti Firenze. Nel corso degli anni seguenti ricopre numerosi incarichi in rappresentanza dell’associazione, tra cui quelli nel Consiglio della Camera di commercio e in Firenze Fiera Spa. Crea a Firenze la Fondazione Sviluppo Urbano, di cui è presidente dal 2015 al 2017. Sempre nel 2015 diventa presidente di Confesercenti Toscana e dal 2017 di Italia Comfidi, la società consortile per il credito alle pmi promossa da Confesercenti. In qualità di vicepresidente vicario, incarico assunto nel 2021, Gronchi subentra come presidente nazionale di Confesercenti fino all’assemblea elettiva che si terrà nel 2026.
(Adnkronos) - L’88% degli italiani ritiene importante integrare fonti rinnovabili nei propri sistemi di riscaldamento domestico. Un dato che conferma la crescente attenzione verso tecnologie capaci di coniugare rispetto ambientale, risparmio e comfort abitativo. Sono i dati della recente indagine Bva Doxa per Ariston, condotta su un campione rappresentativo di cittadini italiani tra i 25 e i 64 anni; analizzando le percezioni e le preferenze degli italiani riguardo agli impianti di riscaldamento. Secondo lo studio, in particolare, il 58% degli intervistati individua nelle pompe di calore e nei sistemi ibridi le soluzioni ideali, in sostituzione delle caldaie tradizionali, mentre il 68% identifica l’efficienza energetica come il criterio principale nella scelta di un nuovo impianto. Ulteriormente, il 37% si orienta verso i sistemi ibridi, apprezzandone la versatilità, mentre un aggiuntivo 21% predilige pompe di calore autonome. Scelte che dimostrano come il tema della sostenibilità sia ormai radicato nella nostra quotidianità, anche grazie a una forte fiducia nella tecnologia: l’86% reputa questi impianti affidabili, e il 77% è convinto che garantiscano un comfort superiore rispetto ai sistemi convenzionali. Ma l’interesse non si ferma al solo aspetto ambientale. L’innovazione è sempre più vista come un’opportunità di valorizzazione economica del proprio immobile: l’85% del campione riconosce che l’adozione di un impianto innovativo può accrescere il valore della casa. Un investimento consapevole, dunque, che riflette una nuova sensibilità verso l’efficienza energetica come leva concreta di risparmio e miglioramento della qualità della vita. Tuttavia, permangono alcune barriere: il costo iniziale elevato è percepito come ostacolo dal 66% degli italiani, seguito dalla difficoltà di installazione (32%) e dalla scarsa conoscenza degli incentivi disponibili (30%).