ENTRA NEL NETWORK |
ENTRA NEL NETWORK |
(Adnkronos) - Nuove drammatiche immagini dell'attacco sulla spiaggia australiana di Bondi Beach rivelano che due delle vittime sono state uccise, mentre tentavano di disarmare l'attentatore nella prima fase dell'assalto terroristico di domenica. I due - Boris Gurman, 69 anni, e Sofia Gurman, 61 anni - sono stati identificati, dopo che la famiglia ha rilasciato una dichiarazione al Sydney Morning Herald. "Siamo distrutti per la perdita improvvisa dei nostri amati Boris e Sofia Gurman" ha detto la famiglia. "Erano sposati da 34 anni, il loro 35esimo anniversario di matrimonio era a gennaio. Non vedevamo l'ora di festeggiare il 62esimo compleanno di Sofia mercoledì 17 dicembre". Le immagini riprese da una dashcam, pubblicate sulla piattaforma social cinese Rednote, mostrano il momento in cui Boris, con una maglietta color lilla, placca Sajid Akram sulla Campbell Parade, la strada che costeggia la spiaggia, mentre esce dalla sua auto, che aveva una bandiera dello Stato Islamico sul parabrezza anteriore. Boris sembra spingere Akram e strappargli una pistola dalle mani. Anche Sofia viene coinvolta nello scontro. Le immagini sono state pubblicate sui social da un residente di Sydney la cui dashcam ha inaspettatamente ripreso l'incidente. "Eroi come questi non dovrebbero essere dimenticati" ha scritto in un post in mandarino. Un filmato separato di un drone, girato successivamente, mostra la coppia sdraiata immobile sul marciapiede. "Boris era un meccanico in pensione, noto per la sua generosità, la sua forza silenziosa e la disponibilità a dare una mano a chiunque avesse bisogno. Sofia lavorava per l''Australia Post' ed era profondamente amata dai colleghi e dalla comunità", ha spiegato la famiglia della coppia. La famiglia ha reso omaggio al loro coraggio: "Negli ultimi giorni, abbiamo avuto conoscenza di filmati che mostrano Boris, con Sofia al suo fianco, che tenta coraggiosamente di disarmare un aggressore nel tentativo di proteggere gli altri". "Insieme conducevano vite oneste e laboriose e trattavano chiunque incontrassero con gentilezza, calore e rispetto. Boris e Sofia erano devoti alla loro famiglia e l'uno all'altro. Erano il cuore della nostra famiglia, e la loro assenza ha lasciato un vuoto incommensurabile". "Anche se nulla può alleviare il dolore per la perdita di Boris e Sofia, proviamo un senso fortissimo di orgoglio per il loro coraggio e il loro altruismo. Questo illustra chi erano Boris e Sofia – persone che istintivamente e altruisticamente cercavano di aiutare gli altri. Siamo profondamente grati per l'amore, la compassione e il sostegno che sono stati mostrati alla nostra famiglia in questo momento inimmaginabile. Chiediamo gentilmente privacy, mentre viviamo il nostro lutto".
(Adnkronos) - “'Cura’ è una parola molto contemporanea, tutt'altro che antiquata, ed è un principio ordinatore, secondo me, della politica e delle politiche pubbliche. Proporre questo concetto oggi ai ragazzi e alle ragazze in questo contesto - dove hanno la possibilità di simulare colloqui di lavoro - vuol dire proporre la visione dello spazio pubblico come uno spazio loro. Esso infatti riguarda sicuramente chi amministra, ma tocca anche la responsabilità di ciascuno e ciascuna. Non esiste uno spazio pubblico decoroso, importante, inclusivo, bello se ciascuna persona non se ne prende cura come fosse casa sua, come fosse il proprio spazio. Questo vuol dire cambiare un approccio, perché a oggi non è così”. Sono le dichiarazioni di Titti Di Salvo, presidente Municipio Roma IX, in occasione dell’edizione 2025 di Labordì, l’evento promosso dalle Acli di Roma dove i giovani incontrano il mondo del lavoro. “E questa cosa va detta ai ragazzi e alle ragazze - conclude - perché nel futuro saranno loro a guidare i processi politici, economici e sociali”.
(Adnkronos) - Sentimenti di ansia, sfiducia e rabbia nei confronti del futuro. Così l’emergenza climatica impatta sulla salute mentale e sul benessere psicologico, in particolare dei giovani italiani. È quanto emerge dall'indagine sull’ecoansia, condotta su un ampio campione di giovani italiani tra i 18 e i 35 anni, realizzata dall’Istituto Europeo di Psicotraumatologia e Stress Management (Iep) per conto di Greenpeace Italia e ReCommon, con la collaborazione di Unione degli universitari (Udu) e Rete degli studenti (RdS), e pubblicata sul Journal of Health and Environmental Research. I dati sono stati raccolti tra giugno e novembre 2024 con un questionario diffuso dalle associazioni studentesche in scuole e università italiane e online, compilato da 3.607 persone. Dalle risposte emerge che il 41% dei giovani intervistati associa il tema del cambiamento climatico a sentimenti di ansia per il futuro, il 19% a una sensazione di rabbia e frustrazione, il 16% ad impotenza e rassegnazione. Solo l’1% ha risposto affermando di sentirsi responsabile o di avere dei doveri nei confronti del Pianeta. Infine, per il 44% l’ansia generata dal cambiamento climatico ha un effetto negativo sul benessere psicologico nella vita di tutti i giorni. "Il cambiamento climatico non è solo un problema ambientale ma è diventato a tutti gli effetti una crisi emotiva e valoriale che interessa profondamente i giovani italiani, incidendo sul modo in cui immaginano il futuro, sulle decisioni quotidiane e persino sulle relazioni sociali - spiega Rita Erica Fioravanzo, presidente dello Iep - Per tutelare i giovani, dobbiamo riconoscere la gravità del loro disagio e affrontarlo insieme alle cause strutturali del cambiamento climatico". L'analisi evidenzia forti collegamenti tra l’ecoansia e un maggiore disagio psicologico generale, evidente non solo tra i giovani che sono stati colpiti direttamente da eventi climatici estremi, come alluvioni e ondate di calore, ma anche tra coloro che possiedono semplicemente una consapevolezza della minaccia climatica. Particolarmente colpiti risultano i giovani che vivono al Sud e nelle Isole, i quali presentano in media sia più preoccupazione per gli effetti della crisi climatica, sia in alcuni casi sintomi psicologici più intensi, come ad esempio insoddisfazione, ruminazione e ansia. Dall’analisi emerge che l'impatto del cambiamento climatico sul disagio psicologico è prevalentemente indiretto ed è mediato da tre fattori psicologici: l'ecoansia, il pessimismo nei confronti del futuro e, soprattutto, la mancanza di scopo nella vita. L’analisi delle risposte conferma la presenza diffusa di forte sfiducia, rabbia e frustrazione, sentimenti che sembrano prevalere nettamente sulla percezione della propria capacità individuale di poter contrastare le conseguenze dei cambiamenti climatici. "L’emergenza climatica incide drasticamente sulla nostra vita, con impatti ambientali già molto visibili. Questa indagine mostra che è anche una questione di salute mentale, che non possiamo continuare a ignorare - dichiara Simona Abbate della campagna Clima di Greenpeace Italia - Chiediamo al governo di riaccendere la speranza nel futuro agendo contro le cause della crisi climatica e facendo pagare ai suoi principali responsabili, le aziende del gas e del petrolio, i danni che stanno causando con le loro emissioni, oltre a garantire un supporto concreto alla salute delle persone, inclusa quella mentale, minacciata dagli effetti diretti e indiretti dei cambiamenti climatici".