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(Adnkronos) - "De Laurentiis mi chiede 600mila euro. Perché un potente se la prende con un poveraccio come me?". Mauro Corona si prepara, come ribadisce a E' sempre Cartabianca, ad andare in carcere se dovesse essere condannato nel procedimento per la querela presentata da Aurelio De Laurentiis. Lo scrittore e scultore è finito nel mirino del presidente del Napoli per le parole pronunciare nel 2020: Corona criticò De Laurentiis perché, a quanto pare febbricitante, partecipò ad un'assemblea della Lega in piena era covid. "I 600mila euro me li chiede il presidente del Napoli, un gran signore. Io tra l'altro tifo per il Napoli dopo Milan e Udinese, è la mia terza squadra. A questo punto la querela non si può più ritirare, il procedimento deve fare il suo corso. Il tribunale di Roma ci attende, mi colpisce che un uomo così potente se la prende con un poveraccio come me", dice Corona rispondendo alle domande di Bianca Berlinguer. "Ci siamo già scusati con lui in Rai, nella trasmissione successiva", ricorda la giornalista ripensando alla trasmissione che all'epoca andava in onda sulla Rai. "Non faccio lo spavaldo. Io i soldi non li ho, devo andare in carcere. Quando uno non paga, ha la possibilità di scegliere il carcere. Io e lei andiamo in cella insieme, mi faccio rinchiudere con lei a Roma. Lei non viene? Come no, lei è la causa della denuncia. Andremo in carcere a Rebibbia: staremo in cella insieme, macchina per il caffè...", chiosa Corona.
(Adnkronos) - Un tema cruciale per il futuro del Paese: come ricostruire un clima di fiducia in Italia e la centralità dei corpi intermedi. E' quello messo oggi al centro del dibattito della 106° l’assemblea nazionale di Manageritalia svoltasi a Napoli, presso gli spazi dell’Hotel Royal Continental. In un contesto sociale ed economico segnato da incertezza e disillusione, Manageritalia, la Federazione nazionale dirigenti, quadri ed executive professional del commercio, trasporti, turismo, servizi, terziario avanzato ha chiamato a raccolta manager, esperti, rappresentanti delle istituzioni e del mondo produttivo per riflettere su come superare la sfiducia diffusa e promuovere una nuova narrazione del Paese, fondata su coesione, rappresentanza e responsabilità. In un contesto segnato da pessimismo diffuso, come evidenziato dalle ricerche internazionali condotte da Ipsos in oltre 30 Paesi, l’Italia si colloca stabilmente tra le nazioni con il sentiment più negativo, nonostante fondamentali economici superiori a molti altri. Il 74% degli italiani ritiene che il Paese stia andando nella direzione sbagliata, il 71% ha una visione negativa dell’economia. Tra le principali risposte sui problemi c’è proprio l’occupazione e l’economia (57%) anche se poi lo avverte meno incombente sul proprio territorio (34%). C’è una forte percezione sull’aumento della povertà (74% d’accordo) e diseguaglianze (75% d’accordo). Soltanto il 41% si considera parte del ceto medio o upper class e il 55% è insoddisfatto della propria situazione economica. Diffuso clima di sfiducia nelle istituzioni (49% ma il 42% dichiara di averne). L’indagine dimostra anche che l’Italia è il Paese in cui si registra il maggior divario tra percezione e realtà e compito di chi ha un ruolo dirigenziale in azienda è anche di contribuire a valorizzare ciò che funziona: il capitale sociale, il volontariato e il ruolo crescente delle imprese coesive, che investono in responsabilità sociale, formazione, welfare e relazioni con il territorio. Per il 77% degli italiani per rimanere competitiva sul mercato l’impresa dovrà essere necessariamente legata al benessere economico e sociale che genera nel territorio in cui opera. In questo scenario, il ruolo dei manager, della managerialità e della rappresentanza è cruciale. Per Marco Ballarè, Presidente di Manageritalia "ricostruire la fiducia non è solo un obiettivo politico o economico, ma una missione collettiva che interpella tutti: istituzioni, imprese, media, scuola, cittadini. Il Paese non cresce da troppo tempo, bisogna cambiare registro e mettere in campo una nuova visione dell’organizzazione del lavoro che metta in sinergia il senso per le persone e le opportunità offerte dalle nuove tecnologie”. “Servono scelte di prospettiva – prosegue Ballarè - Riforme strutturali che aumentino la produttività, sostengano la competitività, e incentivino il lavoro di qualità. Serve una politica industriale che valorizzi i settori del terziario avanzato, la digitalizzazione, la transizione green, la formazione e la ricerca. E serve, soprattutto, ricostruire la fiducia: la fiducia dei cittadini, delle famiglie, delle imprese". “È tempo di raccontare un’Italia che funziona – conclude Ballarè – l’Italia che innova, che include, senza per questo nascondere ma al contrario denunciando ciò che non funziona come facciamo spesso quando ci scagliamo ad esempio contro l’evasione fiscale o portiamo avanti iniziative per introdurre misure specifiche a favore della natalità, con la conciliazione tra vita familiare e lavoro in un Paese in forte calo demografico. Dobbiamo uscire dalla narrazione del declino assoluto e tornare a credere nel potenziale italiano, valorizzando le esperienze virtuose, le imprese coesive, il capitale umano e sociale che ogni giorno contribuisce al benessere collettivo. Manageritalia vuole essere parte attiva di questo processo, rafforzando il ruolo dei manager e dei corpi intermedi come catalizzatori di dialogo, innovazione e inclusione", ha concluso. Come ha sottolineato Nando Pagnoncelli, presidente Ipsos Doxa: “Costruire relazioni di fiducia con dipendenti, stakeholder e comunità e guidare le imprese verso modelli più inclusivi, sostenibili e coesi è compito dei manager. Attraverso una managerialità consapevole e orientata al bene comune le imprese possono diventare motori di fiducia e innovazione”. Questo corrisponde con le aspettative manifestate nell’indagine: per il 41,2% della popolazione attiva i corpi intermedi devono contribuire alla crescita e al benessere sociale dell’intero Paese; per il 31,4% supplire alle carenze delle politiche pubbliche e dei servizi pubblici; per il 20,8% mediare tra le decisioni delle autorità pubbliche e le opinioni, per il 22,6% promuovere la cultura della collaborazione e della partecipazione “dal basso” e solo per 16,8% concentrarsi principalmente sulla tutela degli interessi degli associati. L’assemblea si è conclusa con un appello a guardare con lucidità e speranza al futuro, valorizzando ciò che ci unisce e investendo in conoscenza, coesione e responsabilità. Perché solo così sarà possibile uscire dal ripiegamento difensivo e costruire un Paese più forte, giusto e fiducioso.
(Adnkronos) - "Asvis ha deciso di lanciare un progetto che si chiama Ecosistema Futuro. Con un vasto programma, cioè quello di mettere il futuro al centro della riflessione culturale, politica, sociale del Paese". Così Enrico Giovannini, direttore scientifico Asvis, nel suo intervento a 'Salute e benessere come priorità sociale', evento di apertura della Social Sustainability Week che si è svolto questa mattina presso il Palazzo dell’Informazione a Roma. "Come Asvis è attuatore dell'Agenda 2030, Ecosistema Futuro, che è un spin-off di Asvis, è l'attuatore del Patto sul futuro, una decisione delle Nazioni Unite di settembre 2024 con la quale viene chiesto a ogni Paese, tra le altre cose, di dotarsi di strutture di governance anticipante", spiega. Giovannini ricorda, poi, la modifica dell'articolo 9 della Costituzione del 2022, "che cita l'interesse delle future generazioni". Conseguentemente "il governo ha adottato la nostra proposta di creare la valutazione di impatto generazionale. Il Parlamento ha votato il testo definitivo qualche settimana fa, la Vig entrerà in vigore dopo il decreto attuativo e dice due cose: la prima è che bisognerà valutare l'impatto di tutte le nuove leggi in termini sociali e ambientali". Dopodiché, aggiunge, "il governo ha scritto il primo comma che dice: le leggi della Repubblica promuovono l'equità tra generazioni. Lo sottolineo perché capiate la potenza teorica, sperando che non diventi qualcosa di puramente burocratico, della rivoluzione: il combinato disposto del cambio della Costituzione e dell'adozione di questa legge". Dunque, conclude Giovannini, "se questi due passi che sono in linea con il Patto sul futuro verranno realizzati concretamente, forse recupereremo anche un po' di fiducia, dei giovani in particolare, nel sentire che chi è al comando ha un'idea di dove vuole andare ma soprattutto si sottopone alla valutazione pubblica dei propri atti. Una potenziale rivoluzione e spetta a tutti noi aiutare il governo ad attuarla nei prossimi mesi".