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(Adnkronos) - Non solo Fiorello. Anche i social ironizzano sulla premier Meloni, che andrà a votare ai referendum dell’8 e 9 giugno ma non ritirerà la scheda (risultando così “non votante” e non contribuendo al quorum). Mentre lo showman siciliano a 'La pennicanza' su Radio2 ha scherzato dicendo Meloni va al seggio ma non vota, va a fare le analisi ma non ritira il referto, va al cinema ma non guarda il film, sui social si sono moltiplicati i paragoni umoristici. "Andare al seggio senza ritirare la scheda è un concerto di Vasco senza 'Albachiara'", scrive ThePeriod, che tra gli esempi possibili aggiunge anche: "E' come giocare a briscola con le carte di Uno". La pagina di storia gastronomica Doipodcast, invece, ha lanciato i paragoni culinari: "Andare al seggio e non ritirare la scheda è come mangiare un risotto alla milanese senza zafferano, è come mangiare una carbonara senza uova". Molti i commenti dello stesso tenore: "E' come sedersi al ristorante e non ordinare, è come ordinare una pizza da asporto e tornare a casa solo col cartone". D’altro canto, sin dalle ore immediatamente successive alla dichiarazione della presidente del Consiglio, lo stesso Maurizio Landini, Segretario generale della Cgil, sindacato promotore dei quattro quesiti sul lavoro, non aveva mancato di utilizzare l’ironia sui social network della stessa Cgil: "E' come se uno decidesse di andare al supermercato senza fare la spesa o di andare a Palazzo Chigi per non governare".
(Adnkronos) - "Nel 1945 avevamo 10 manager uomini e una manager donna iscritti, oggi abbiamo il record dei nostri associati, 45.872, e le imprese che applicano il nostro contratto sono diventate quasi 10.000. E se consideriamo gli ultimi 30 anni, i dirigenti privati sono aumentati del 15%, i nostri del 101%, e se parliamo di donne la crescita è stata del 150% negli ultimi 30 anni, del 360 nel nostro contratto collettivo". Lo ha detto Massimo Fiaschi, segretario generale di Manageritalia, nel corso del suo intervento all'assemblea nazionale dell'organizzazione.
(Adnkronos) - "Siamo qui per presentare il Tour d’Europe, che è un tour che ha messo insieme due grandi industrie manifatturiere: i produttori di carburanti, sia convenzionali che rinnovabili, e i produttori di veicoli leggeri e pesanti, uniti in un unico obiettivo: dimostrare a cittadini, istituzioni, governi e associazioni locali che la decarbonizzazione del trasporto su strada è possibile anche tramite l’utilizzo dei carburanti rinnovabili, in particolar modo dei biocarburanti, che sono quelli che già oggi troviamo sul mercato". Lo ha dichiarato Emanuela Sardellitti, Advocacy Strategy Senior Executive di FuelsEurope, in occasione della tappa romana del Tour d’Europe presso il Centro Congressi Eni. Sardellitti ha poi voluto fare un passo indietro per spiegare cos’è FuelsEurope, l’associazione europea dei produttori di carburanti tradizionali e da materie prime rinnovabili: “Abbiamo sede a Bruxelles e rappresentiamo 40 compagnie. Giusto per darvi una dimensione numerica, le nostre 40 compagnie rappresentano il 95% della capacità di raffinazione europea, quindi ci consideriamo una voce piuttosto rilevante nel panorama europeo, soprattutto dal lato industriale. Il Tour d’Europe nasce formalmente nel 2023, in concomitanza con l’adozione del Regolamento CO₂ Auto, relativo ai veicoli leggeri. A margine di quell’adozione, che non è stata favorevole al riconoscimento dei biocarburanti nonostante gli sforzi profusi dal governo italiano, si è svolto un colloquio bilaterale tra Commissione Europea e Germania. In quell’occasione si è stabilito di creare una categoria di veicoli definiti “CO₂ neutral”, cioè veicoli che, se alimentati con carburanti rinnovabili, avrebbero potuto essere qualificati al pari dei veicoli elettrici, quindi a zero emissioni. Tuttavia, l’obiettivo della Commissione e della Germania allora era quello di favorire solo i carburanti sintetici. I biocarburanti non avevano ancora uno spazio riconosciuto". La Commissione, aggiunge, "ha chiarito però che sarebbe spettato all’industria dimostrare la fattibilità di queste soluzioni. Ed è esattamente ciò che l’industria ha fatto. Il Tour d’Europe è qui per questo: ha attraversato oltre 20 Paesi dell’Unione Europea per dimostrare che l’industria c’è, è coesa, e che biocarburanti e carburanti rinnovabili sono già presenti sul mercato, utilizzabili, accessibili, e alla portata del consumatore. Solo tra i nostri 40 membri contiamo oltre 6.000 stazioni di servizio in Europa che offrono carburante al 100% da materie prime rinnovabili. È un segnale chiaro: i biocarburanti esistono, sono utilizzabili e sostenibili anche dal punto di vista economico, perché la differenza di prezzo rispetto ai carburanti convenzionali è contenuta, a differenza di quanto accade con i carburanti sintetici, gli e-fuel, che sono ancora fuori scala e fuori produzione.” “Un altro messaggio forte del Tour d’Europe - ha poi concluso Sardellitti - è che non serve mettere in competizione le tecnologie. Questa iniziativa non si propone di contrastare o sostituire lo sviluppo dei veicoli elettrici: entrambi sono necessari. E serve superare anche un approccio limitato, il cosiddetto “tailpipe”, che guarda solo a ciò che esce dal tubo di scarico. La valutazione delle emissioni deve tenere conto dell’intero ciclo di vita del veicolo e dell’energia impiegata: dalla produzione allo smaltimento, passando per l’uso. È questo l’approccio corretto per misurare l’impatto ambientale reale. È un progetto ambizioso, che ha già avuto grande successo e risonanza. Si concluderà il 23 e 24 giugno a Bruxelles con due eventi di alto profilo politico, che coinvolgeranno istituzioni e industria. L’auspicio è che questo percorso possa rappresentare un segnale per la Commissione Europea, in vista della revisione del Regolamento CO₂ Auto attesa per il 2026”.