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(Adnkronos) - L’Ucraina è alla ricerca di una nuova spinta diplomatica per far ripartire i colloqui con Mosca, mentre la guerra entra in una fase critica e s'intensificano i bombardamenti russi sulle infrastrutture energetiche. E' proprio di ieri l'annuncio di Kiev di aver utilizzato missili Atacms per colpire la Russia. Intanto, alla vigilia del viaggio di Volodymyr Zelensky oggi in Turchia, la Spagna ha annunciato aiuti militari a Kiev per 615 milioni di euro, mentre gli Stati Uniti preparano nuove e pesanti sanzioni contro l’industria petrolifera russa. Annuncio arrivato dopo l'accordo storico di lunedì scorso con la Francia per la fornitura di circa 100 caccia Rafale. Zelensky sarà oggi a Istanbul insieme all’inviato speciale americano Steve Witkoff per tentare di "ravvivare le negoziazioni" con la Russia e rilanciare gli scambi di prigionieri. Incontrerà il presidente turco Recep Tayyip Erdogan: "Parlerò con lui delle possibilità più ampie per garantire all'Ucraina una pace giusta. Credo che sarà una conversazione piuttosto approfondita", ha dichiarato durante una conferenza stampa con il primo ministro spagnolo Pedro Sanchez. Il capo dello Stato ucraino ha sottolineato di avere buoni rapporti con il presidente della Turchia: "Abbiamo alcuni segnali dagli Stati Uniti", ha aggiunto. Il Cremlino ha confermato che non invierà alcun rappresentante ai colloqui, ma Kiev insiste sulla necessità di riaprire un canale politico. "Abbiamo elaborato soluzioni che proporremo ai nostri partner. Fare tutto il possibile per avvicinare la fine della guerra è la priorità dell’Ucraina", ha scritto su X il presidente alla vigilia del vertice. La Turchia, che quest’anno ha già ospitato gli unici colloqui con risultati concreti sul fronte dei prigionieri, punta ora a riportare Washington al centro del processo. Dopo il forfait annunciato da Mosca, il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha spiegato che "questi contatti si svolgono senza la partecipazione russa", aggiungendo che la Russia, "attende informazioni su cosa verrà effettivamente affrontato a Istanbul". Quindi l'attacco contro la Francia. "In alcun modo Parigi sta contribuendo alla pace, mentre invece alimenta le spinte militariste e belliciste". La tappa in Turchia segue la missione europea di Zelensky: dopo aver fatto tappa ad Atene e Parigi, ieri è stata la volta di Madrid. Nella capitale spagnola il presidente ucraino ha incontrato la presidente del Congresso Francina Armengol, il presidente del Senato Pedro Rollán, re Felipe VI e il premier Sánchez il quale ha annunciato un "nuovo pacchetto di aiuti" militari all'Ucraina del valore di 615 milioni di euro a partire dal "mese prossimo" per aiutare l'esercito di Kiev ad affrontare l'invasione russa su larga scala in corso dal febbraio 2022. "Ho informato il presidente Volodymyr Zelensky che il prossimo mese la Spagna mobiliterà un nuovo programma di sostegno militare all'Ucraina per un importo di 615 milioni di euro", ha dichiarato in apertura di una conferenza stampa dei due leader a Madrid. A Madrid Zelensky ha visto anche i rappresentanti dell’industria bellica spagnola, sottolineando la necessità di "radar avanzati, tecnologie per droni ed equipaggiamenti essenziali" per rafforzare la difesa del Paese. "Ogni giorno l’Ucraina deve ottenere risultati nei rapporti con i suoi alleati", ha scritto su X. Intanto la Commissione Europea sta valutando "tre" opzioni per finanziare l'Ucraina nei prossimi anni e aiutarla a resistere contro la Russia, tra le quali il prestito Ue basato sui beni russi congelati, ma ancora non ha deciso se presentare una proposta giuridica prima o dopo il Consiglio Europeo di dicembre. Lo hanno spiegato i portavoce dell'esecutivo Ue Paula Pinho e Balasz Ujvari, ieri durante il briefing con la stampa a Bruxelles. Nella lettera inviata dalla presidente Ursula von der Leyen ai capi di Stato e di governo, spiega Ujvari, "abbiamo esposto in dettaglio le tre opzioni che abbiamo in mente e che abbiamo identificato in risposta all'invito del Consiglio Europeo". Una opzione è, continua Ujvari, "un sostegno basato su prestiti che verrebbero erogati dagli Stati membri. La seconda opzione si baserebbe su prestiti congiunti a livello Ue, mentre la terza opzione sarebbe una soluzione basata sui beni russi immobilizzati all'interno della giurisdizione dell'Ue". La lettera, ricorda Ujvari, arriva dopo "molti mesi di duro lavoro su questo argomento. Siamo pronti a continuare a interagire con gli Stati membri. Ci sono 4 principi che sono alla base delle tre opzioni che abbiamo identificato. Prima di tutto, il sostegno deve essere disponibile rapidamente, cosa molto importante. In secondo luogo, la sostenibilità del debito dell'Ucraina deve essere salvaguardata". In terzo luogo, prosegue, "il finanziamento deve mantenere la flessibilità richiesta in condizioni incerte e, in quarto luogo, l'approccio deve essere basato su una giusta condivisione degli oneri con i partner internazionali". Alla domanda se la Commissione presenterà una proposta prima del Consiglio Europeo di dicembre oppure dopo, la portavoce capo Paula Pinho ha replicato dicendo che "non ho una risposta a questa domanda: vi diremo di più una volta che ci arriveremo". Prima di presentare ai capi di Stato e di governo le tre opzioni, preannunciate da von der Leyen in un discorso alla miniplenaria la settimana scorsa, la Commissione ha consultato anche la Bce, come tutti gli attori coinvolti, ha spiegato infine Pinho.
(Adnkronos) - "La manovra del governo nel rispetto dei vincoli europei, ha scelto la via del contenimento del deficit e del sostegno ai redditi medio-bassi, ma tocca da vicino anche la classe dirigente e produttiva del Paese. La nostra valutazione resta prudente. Pur riconoscendo segnali positivi, come il sostegno ai redditi medi e l’attenzione, seppur parziale, al lavoro qualificato, manca ancora una visione di lungo periodo. Manca una strategia capace di tenere insieme crescita, produttività e sostenibilità sociale. L’Italia ha bisogno di una politica economica che premi chi investe, chi innova, chi crea valore, e che renda strutturali le misure che oggi appaiono solo temporanee o frammentarie. Non bastano interventi episodici". Così Mauro Ballarè, presidente di Manageritalia, dal palco dell'assemblea nazionale dei manager a Napoli, sulla manovra economica del governo. E Ballarè ha ricordato la collaborazione con l'esecutivo. "Abbiamo lavorato nei mesi scorsi con spirito costruttivo e con la consueta capacità di proposta. Il confronto con il Governo, in particolare, con il viceministro Maurizio Leo, ha rappresentato un momento di ascolto reciproco e di riconoscimento del ruolo dei manager come interlocutori qualificati e responsabili. Abbiamo portato idee concrete e proposte equilibrate, nate dal lavoro di posizionamento costruito insieme ai territori e sviluppate attraverso i position paper in particolare, quello dedicato al fisco ha rappresentato un punto di riferimento essenziale per il confronto con le istituzioni. Un lavoro collettivo, serio e documentato, che ha reso la nostra voce più autorevole e la nostra proposta più incisiva", ha sottolineato. "E oggi -ha rivendicato Ballarè- possiamo dire che alcuni risultati importanti sono arrivati. La riduzione della seconda aliquota Irpef, dal 35% al 33%, rappresenta un segnale concreto di attenzione verso la classe media produttiva, coinvolgendo anche i redditi più elevati, fino a 200.000 euro. Un passo nella direzione giusta, perché riconosce il contributo di chi ogni giorno sostiene il sistema fiscale del Paese. Lo stesso vale per le misure dedicate al welfare contrattuale e alla previdenza complementare, che rispecchiano le nostre richieste di una politica capace di sostenere il lavoro qualificato e le famiglie. Sono scelte che parlano di fiducia, di equità, e di responsabilità condivisa", ha aggiunto Ballarè. E per il presidente di Manageritalia "anche sul fronte previdenziale, la conferma della piena perequazione delle pensioni è un segnale importante di attenzione verso chi ha lavorato e contribuito per una vita intera. Scelte che, nel loro insieme, rappresentano una direzione chiara: quella di un Paese che inizia a riconoscere che la crescita si costruisce con chi la produce, e che il lavoro di qualità, la competenza e la responsabilità devono tornare al centro dell’agenda economica nazionale". "Serve una traiettoria chiara e condivisa per rilanciare il lavoro, il capitale umano e la competitività del Paese. In questo senso, il nostro giudizio sulla manovra è equilibrato ma vigile. Riconosciamo i passi avanti, ma chiediamo di più. Chiediamo una prospettiva che guardi oltre l’emergenza, che restituisca fiducia, stabilità e una visione autenticamente riformatrice".
(Adnkronos) - "Il sistema di finanziamento della gestione del fine vita dei pannelli fotovoltaici non incentivati (ovvero i pannelli installati in impianti che non beneficiano degli incentivi previsti dai Conti Energia) non potrà garantire il corretto trattamento di questi rifiuti: il contributo unitario 'segregato' per ciascun pannello non è infatti sufficiente a coprire tutti i costi di gestione (trasporto, rimozione delle sostanze inquinanti, riciclo) del pannello stesso". È quanto emerge dallo Studio 'La gestione nel rifiuto fotovoltaico in Italia: un nuovo modello di finanziamento' realizzato dal Laboratorio Ref Ricerche. “La gestione del fine vita dei pannelli fotovoltaici non incentivati è certamente l’aspetto più delicato del settore dei Raee - afferma Giorgio Arienti, direttore generale Erion Weee - Nei prossimi anni assisteremo a una crescita esponenziale delle quantità di pannelli che saranno dismessi: a ciascuno di questi pannelli è associato, in un trust di uno dei numerosi Consorzi Raee, un contributo del tutto insufficiente ad assicurare una corretta gestione. Per evitare un disastro ambientale è indispensabile modificare al più presto la normativa”. I numeri: entro il 2050 si stima che oltre ai 300 milioni di pannelli fotovoltaici già installati, altri 20 milioni di pannelli saranno allacciati alla rete. Nel giro di pochi decenni, il numero di pannelli destinati alla dismissione aumenterà di quasi trenta volte, con ricadute enormi per i detentori degli impianti, i consorzi e l’intera collettività. Si passerà dai circa 427mila pannelli smaltiti nel 2025 a oltre 12 milioni nel 2050, con un corrispondente incremento della quantità da trattare: da 9mila tonnellate a 264mila tonnellate annue di Raee fotovoltaici da smontare, trasportare e gestire correttamente. In base alla normativa vigente, il finanziamento del fine vita dei pannelli fotovoltaici non incentivati è a carico dei Produttori di tali pannelli. "Al momento dell’immissione sul mercato di un pannello, il Produttore versa al Consorzio a cui aderisce un contributo - stabilito dal Consorzio stesso - che viene segregato in un trust; questo contributo (univocamente associato a quel pannello) sarà 'liberato' quando il pannello giungerà a fine vita, e sarà utilizzato per finanziare le attività di riciclo di quel pannello - spiega Erion in una nota - Negli ultimi anni, la 'caccia ai Produttori' ha spinto la maggior parte dei Consorzi Raee ad abbassare continuamente il valore del contributo chiesto per i pannelli fotovoltaici non incentivati: valori vicini a 1 euro non sono sufficienti per garantire il corretto trattamento di un pannello tra 10, 15 o 20 anni". “Lo studio fatto da Ref Ricerche solleva seri dubbi sulla sostenibilità economica del sistema oggi in vigore e sulla sua reale capacità di coprire i costi di gestione del fine vita dei pannelli fotovoltaici non incentivati, dato che non è serio fare oggi una scommessa su quanto costerà smaltire un modulo tra vent’anni, poiché il potenziale valore delle materie prime in esso contenute è una assoluta incognita - continua Arienti - Certo, il totale delle risorse accantonate è ingente, ma il contributo unitario (quello che può essere utilizzato per la gestione del singolo pannello, a cui il contributo unitario è associato) non è sufficiente. È un paradosso: nei trust dei Consorzi ci sono milioni di euro, ma questa montagna di denaro non riuscirà ad assicurare un corretto riciclo dei pannelli”. Cosa accadrà? Secondo l'analisi, la mancanza di adeguate risorse finanziarie favorirà comportamenti opportunistici, come l’esportazione dei pannelli dismessi verso 'paesi emergenti' (privi di adeguati impianti di trattamento) o il loro abbandono nell’ambiente. Oltre ai rischi ambientali, questa gestione non corretta si porrebbe in contrasto con le direttive europee, che promuovono il recupero dei materiali (vetro, alluminio, silicio e argento) compromettendo lo sviluppo di una filiera circolare nazionale e trasformando una misura nata per garantire sostenibilità e responsabilità ambientale in un potenziale boomerang finanziario, sociale e ambientale. Sulla base delle evidenze dello studio di Ref Ricerche, Erion Weee propone l’adozione del modello di finanziamento generazionale - già utilizzato per tutte le altre tipologie di Raee Domestici - anche ai pannelli fotovoltaici: con questo modello, la responsabilità economica della gestione del fine vita è attribuita ai Produttori presenti sul mercato in ciascun anno, in proporzione all’immesso sul mercato nello stesso anno. Questo modello 'generazionale', che funziona in settori a bassissima crescita come quello dei frigoriferi o dei 'grandi bianchi', a maggior ragione funzionerebbe in un settore in costante, significativo sviluppo come quello del fotovoltaico: se un Produttore esce dal mercato, ci saranno certamente altri Produttori in grado di farsi carico - anno per anno - dei costi di una corretta gestione dei Raee fotovoltaici. Inoltre, nel lungo termine, si affiancheranno nuove tecnologie sostitutive che finanzieranno progressivamente il fine vita di tali rifiuti, come avvenuto in tante altre categorie di prodotti. “Il sistema impiantistico nazionale si sta già preparando ad accogliere volumi crescenti di pannelli da trattare, anche grazie agli investimenti del Pnrrr - conclude Arienti - È necessario che il modello di finanziamento venga adeguato a garantire la sostenibilità ambientale ed economica nel lungo periodo scongiurando lo scoppio di una bolla che creerebbe un danno economico, ambientale e reputazionale di dimensioni clamorose”.