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(Adnkronos) - “Intesa Sanpaolo ha identificato l’economia circolare come un tema strategico oramai da una decina d’anni, quando ancora nessuno parlava di economia circolare. Riteniamo che sia un tassello fondamentale nella strategia di sostenibilità complessiva del gruppo, è infatti uno dei quattro pilastri del nostro piano d’impresa che si concluderà quest’anno e del quale confermiamo l’importanza. L’economia circolare è infatti essenziale per lo sviluppo di un sistema economico in grado di utilizzare le risorse in modo efficiente e senza sprechi, grazie anche ad una ruolo attivo del sistema finanziario di cui Intesa Sanpaolo è principale esponente nel nostro Paese”. Lo afferma Paola Angeletti, chief sustainability officer Intesa Sanpaolo, all’evento che ha presentato scenari, prospettive e storie di successo del Circular Economy Lab, partnership tra Cariplo Factory e Intesa Sanpaolo Innovation Center. “Abbiamo stipulato anche delle partnership importanti, proprio per sviluppare competenze che potessimo poi mettere al servizio dei nostri clienti e del Paese Una delle partnership - spiega Angeletti - è quella siglata con la Ellen MacArthur Foundation, la principale fondazione a livello mondiale sui temi di economia circolare. Obiettivo della sinergia è lo sviluppo di un framework, anche concettuale, utile all’analisi dei business model delle nostre imprese clienti e per sviluppare strumenti al servizio della nostra clientela. L’altra partnership importante che abbiamo deciso di sviluppare è quella con Fondazione Cariplo e Cariplo Factory che, insieme all’Innovation Center di Intesa Sanpaolo, mettono a terra sul territorio progetti per aiutare le imprese a modificare ed evolvere il loro modello di business, individuando le azioni per migliorare la circolarità dell’operatività, utilizzando le risorse in modo più efficiente, riducendo i costi, ma anche facendo quindi un servizio a beneficio del nostro pianeta”.
(Adnkronos) - Lo stabilimento produttivo di I.b.g. s.p.a. società benefit, attivo nell’area industriale di Buccino, in provincia di Salerno, dopo l’eccellente terzo posto del 2023, si classifica nella speciale graduatoria al secondo posto tra i 100 stabilimenti in Europa ed ottenendo il Caleb Bradham award, il riconoscimento internazionale riservato ai siti di produzione che hanno conseguito una serie di performance positive in materia di sicurezza, qualità e tutela dei consumatori. “Essere il secondo bottler PepsiCo in Europa -spiega ad Adnkronos/Labitalia Rosario Caputo, amministratore unico di I.b.g. S.p.a. società benefit- in grado di garantire una produzione sicura e di qualità per i consumatori rappresenta un motivo di grande orgoglio per la nostra azienda e per l’intero sistema produttivo italiano. Il percorso avviato e i risultati conseguiti attraverso il nostro piano di investimenti, dimostrano che l’azienda sa essere anche socialmente responsabile, attraverso la diffusione di valori etici e non negoziabili che ricadono nell’alveo della propria tradizione trentennale, caratterizzata dal costante adeguamento a sempre più moderni standard manageriali, industriali e finanziari”. Il Caleb Bradham award è un prestigioso riconoscimento internazionale conferito da PepsiCo ai suoi siti di produzione (imbottigliatori o bottler) che dimostrano eccellenza e performance eccezionali. Il premio prende il nome da Caleb Davis Bradham, il farmacista statunitense che inventò la Pepsi Cola nel 1893. Questo premio viene assegnato agli stabilimenti che si distinguono per aver raggiunto elevati standard in diverse aree cruciali, come: qualità del prodotto: mantenimento di standard qualitativi superiori nelle bevande prodotte; sicurezza alimentare: adozione e rispetto rigoroso delle norme e delle pratiche per garantire la sicurezza dei prodotti per i consumatori. Questo include spesso il superamento di audit specifici come l'Aibi food safety audit, a cura dell’American institute of baking international; tutela dei consumatori: impegno nel garantire che i prodotti soddisfino le aspettative e le esigenze dei consumatori in termini di qualità e sicurezza; performance operativa: efficienza e rispetto degli standard internazionali nei processi produttivi. Questo risultato ha una valenza ancora più importante per I.b.g. s.p.a. sb, poiché si riferisce a performance conseguite nel corso del 2024, a conferma della bontà del piano di investimenti di oltre 10 milioni di euro messo in campo dall’azienda e finalizzato all’efficientamento produttivo, tecnologico e informatico e legato al raggiungimento di obiettivi significativi in chiave esg (environmental, social and governance). Tutto ciò è stato possibile anche grazie al lavoro di un management altamente coeso che da anni si prefigge, nel rispetto del consumatore, di produrre bibite eccellenti, impiegando materie prime di qualità e selezionate attraverso sistemi sempre più ecosostenibili. Il conseguimento del Caleb bradham award 2025 è un altro successo delle donne e degli uomini di I.b.g. s.p.a. società benefit, frutto dell’impegno che quotidianamente anima la loro azione, ma che riesce a tradursi anche in un approccio “responsabile” che si esplicita attraverso una crescente vocazione alla sostenibilità, affinché essa sia ambientale, ma anche economica e sociale. I.b.g. s.p.a., oggi società benefit, è un’azienda campana leader nel settore del food and beverage. In essa lavorano 120 dipendenti tra lo stabilimento di produzione di Buccino (Sa) e gli uffici commerciali e amministrativi di Caserta. Produce e commercializza nel Mezzogiorno d’Italia, da oltre trent’anni, i brand Pepsi Cola (Pepsi Regular, Pepsi Zero Zucchero, 7 Up e Mirinda) oltre a quelli riconducibili ai marchi Gatorade, Lipton, Schweppes e Chinotto Neri. Quest’ultimo, di proprietà di I.b.g. s.p.a. sb, è da molti considerato la prima e la più celebre bevanda a base dell’agrume chinotto commercializzata in Italia. I.B.G. S.p.A. SB, dal 2017, commercializza su licenza PepsiCo, anche gli snack a marchio Lay’s, leader mondiale delle patatine fritte, dal 2019, i prodotti del food a marchio Doritos, leader nella categoria delle tortilla chips e dal 2020, i cruesli Quaker, cereali per la prima colazione tra i più venduti al mondo. I.b.g. S.p.a. Sb ha incrementato il proprio fatturato dai 15 miliardi di lire degli anni ‘90, ai circa 150 milioni di euro del 2024. Inoltre, l’azienda guidata da Rosario Caputo, all’interno del proprio territorio detiene una quota di mercato nella distribuzione dei marchi Pepsi Cola superiore al 50%, il che rende tale risultato tra i migliori conseguiti in Europa.
(Adnkronos) - Si è tenuta oggi nella Sala degli Squadratori all’Arsenale di Venezia la prima conferenza della Biennale della Sostenibilità 2025, organizzata dalla Fondazione Venezia Capitale Mondiale della Sostenibilità / Venice Sustainability Foundation (Vsf), dal titolo 'Ricerca, Formazione, Innovazione. Verso un cluster della Conoscenza a Venezia'. I saluti istituzionali sono stati portati dal Contrammiraglio e Comandante dell’Istituto di Studi Militari Marittimi e del Presidio di Venezia, Marina Militare, Domenico Guglielmi, il quale ha spiegato come questo tema sia di grandissimo interesse, aggiungendo che la Marina è pronta a fare la sua parte. Per il sindaco e vicepresidente Vsf di Venezia, Luigi Brugnaro, "il cluster della conoscenza è una sfida concreta per il rilancio socio-economico della città. L’obiettivo comune è di attrarre capitale umano, imprese innovative e investimenti sostenibili. Deve vincere l’idea del lavoro, della ricerca, dell’impegno. L’Arsenale è un esempio di riconversione intelligente, un luogo che torna ad essere motore produttivo, ma questa volta connesso al sapere, all’innovazione, alla sostenibilità". Renato Brunetta, presidente Vsf, ha fatto il punto della situazione sullo sviluppo che la Fondazione sta avendo. "Oggi Venezia si propone come un cluster della conoscenza, una costellazione di imprese, istituzioni e saperi interconnessi - ha detto Brunetta - Questo cluster, in fondo, rappresenta la sublimazione di ciò che Venezia è sempre stata: un faro di civiltà, un crocevia di intelligenze. Oggi può tornare ad esserlo, declinando la modernità attraverso università, laboratori, brevetti, cultura e scienza. Una città che non si arrende alla monocultura turistica, ma che si reinventa come capitale globale del sapere sostenibile, in grado di ispirare il mondo con il proprio esempio". Nel corso del primo panel 'Verso un cluster urbano della conoscenza a Venezia' si è affrontato il tema grazie ai contributi di Benno Albrecht, rettore dell’Università Iuav di Venezia, Giuseppe Schivardi, contrammiraglio e direttore dell’Istituto di Studi Militari Marittimi della Marina Militare, Luiza Anna Bialasiewicz, professoressa dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, Francesco Marcello Falcieri, responsabile Ismar-Venezia, Cnr, e Paola Mar, assessore all’Università del Comune di Venezia. I relatori hanno presentato una serie di considerazioni sul progetto 'Venezia Città Campus', approfondendo il tema con un focus sulla realizzazione di nuovi corsi e la costruzione di reti di collaborazione tra privati, istituzioni pubbliche, istituzioni di ricerca e università. Il secondo panel, rivolto alle esperienze internazionali, si è focalizzato sulle esperienze di Marsiglia, Amsterdam e Valencia. Willem Van Winden, direttore del Centro per la Trasformazione Economica, Università di Scienze Applicate di Amsterdam ha spiegato che gli elementi fondamentali di una buona knowledge city sono l’accessibilità, la qualità della vita, la presenza di università, la capacità di attrarre talenti e le imprese. Ma è essenziale che siano connessi tra loro. Il sistema di Amsterdam coinvolge l’intera regione, sostenuta da un’infrastruttura di mobilità molto avanzata. In seguito, Delphine Lapray, responsabile del Dipartimento innovazione, istruzione superiore e ricerca, Aix-Marsiglia-Provenza ha portato la propria esperienza chiarendo che nella provincia di Aix-Marseille-Provence si condivide una visione dell’innovazione fondata sull’inclusività. La diversità, pur rappresentando un valore fondamentale, pone anche sfide significative, in questo scenario, l’innovazione non è una scelta, ma una necessità, così come accade anche a Venezia. Uno dei principali punti di forza del territorio è l’ecosistema della ricerca e dell’innovazione. Vi operano numerosi attori e stakeholder, tra cui l’università, che conta oltre 100mila studenti. A questa rete si affiancano circa 800 start-up, 15 incubatori, 9 cluster e numerose imprese, tutte caratterizzate da approcci e mentalità differenti. Da ultima, Mar Ferrer Sáez, direttrice per Infrastrutture, Sistemi e Comunicazioni, Valencia Innovation Capital (Vic) ha spiegato come incentivare il settore a partire dal pubblico, aggiungendo poi come sia necessario affrontare le sfide a partire dalla transizione ecologica, focalizzarsi sulle sfide dei cittadini, perché la conoscenza è il 'come', ma le persone sono il 'perché', e Vic è al centro di un triangolo che accentra cittadinanza, sostegno e ecosistema, ponendo al centro la strategia della municipalità. La terza e ultima parte della conferenza si è invece sviluppata attorno alle reazioni dei soci Vsf e come questi potranno reagire nel prossimo futuro per contribuire allo sviluppo di tale cluster della conoscenza. I presenti hanno sottolineato come larga parte delle progettualità che oggi insistono sul territorio siano riconducibili a un’economia della conoscenza. La presenza di tali strategie determina l’esigenza di cercare di mettere a sistema tutte le progettualità in essere, cercando di far comunicare i pezzi di un puzzle, in un’ottica di creazione di ecosistema che riconduca, appunto, al cluster della conoscenza. Le conclusioni, affidate a Paolo Costa, si sono concentrate sulla dimensione che il fenomeno deve considerare. "Il cluster della conoscenza è strategico perché siamo entrati anche il Italia nell’era dell’economia ad alta intensità di conoscenza - ha detto Costa - È questo vale sia per la manifattura sia per i prodotti digitali. L’economia ad alta intensità di conoscenza è tipicamente urbana. E le città attraggono imprese innovative e risorse umane talentuose tanto più sono grandi. Per fortuna Venezia è più grande in termini funzionali del suo centro storico. Sono almeno 1,5 milioni gli utenti registrati dalla Smart Control Room del Comune di Venezia che operano nella città funzionale (Venezia più 15 comuni). Ma per continuare ad attrarre attività innovative dobbiamo mettere a sistema le università veneziane con quella di Padova e le imprese di Venezia anche con quelle di Treviso".