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(Adnkronos) - La salma di Ramy Elgaml, il 19enne del Corvetto morto lo scorso 24 novembre al termine di un inseguimento dei carabinieri, al cimitero di Bruzzano, dove si celebra oggi il funerale. Ad accogliere il feretro all’ingresso la famiglia e un folto gruppo di amici. "Siamo in un cimitero, dobbiamo essere calmi, andiamo al funerale del nostro carissimo amico, ragazzo e fratello Ramy, dobbiamo essere al livello di dare un’immagine realista, importante e straordinaria della nostra comunità, rispettando tutte le norme di questo Paese", la raccomandazione dell’Imam ai presenti prima della celebrazione. “Noi dobbiamo essere messaggi di pace, giustizia e uguaglianza. Dobbiamo chiedere sempre giustizia”, le parole dell’Imam Mahmoud Asfa, celebrando il funerale e dopo aver rivolto le “condoglianze alla famiglia di Ramy, siamo tutti vicini alla famiglia e chiediamo che Dio ascolti il nostro sforzo”. “La morte di Ramy dovrebbe essere un punto di riferimento ma anche di partenza per migliorare la nostra vita, per migliorare la nostra presenza come comunità musulmana a Milano e in Italia in generale. Dobbiamo essere al livello di essere veramente rispettosi e rispettati in questo Paese”, ha continuato l'Imam. Quindi, voltandosi verso le numerose telecamere che hanno ripreso la cerimonia funebre, l’Imam ha fatto un appello “per le nostre istituzioni perché diano più attenzione ai nostri giovani, date loro più opportunità di lavoro e di essere inclusi in questa società. I giovani sono il futuro di questo Paese. Un Paese senza giovani non ha nessun futuro, quindi chiediamo alle nostre istituzioni di dare più attenzione ai nostri giovani perché sono giovani di questo Paese, sono figli di questa società. Hanno il sacro diritto di avere le loro chance di costruire una vita migliore. Devono avere gli stessi diritti di tutti gli altri giovani loro coetanei, perché sono italiani come loro”. Asfa ha evidenziato che “questa comunità che è piena di giovani che vogliono partecipare allo sviluppo di questo Paese e sono interessati a costruire il loro futuro personale e collettivo. Spero che la morte del nostro carissimo Ramy sia un punto di partenza e un punto di riflessione, per cambiare”, l’auspicio finale. E’ stato intanto dimesso ieri dall’ospedale Fares Bouzidi, il 22enne che era alla guida dello scooter rimasto coinvolto nell’inseguimento dei carabinieri con incidente nel quale ha perso la vita l’amico Ramy. A confermarlo all’Adnkronos il legale di Fares, l’avvocato Debora Piazza. I rilievi contenuti nell’informativa della polizia locale depositata in Procura non sembrano quindi aver mostrato particolari evidenze: sull'auto dei carabinieri non risultano segni della vernice dello scooter. E la morte di Ramy, dovuta a una lesione dell'aorta che ha provocato un'emorragia interna, potrebbe essere riconducibile all'impatto con il palo del semaforo presente all'incrocio tra via Ripamonti e via Quaranta. Proprio per questo, la stessa Procura potrebbe disporre una consulenza cinematica, in grado di fornire ulteriori elementi rispetto alla velocità e all'esatta traiettoria di scooter e auto.
(Adnkronos) - “Per noi è una giornata molto importante, che dedichiamo alla memoria di Antonio Maglio, dirigente dell’Inail, un medico che capì l’importanza dello sport, di un'attività di recupero, di reinserimento vita vera, come lui la chiamava, di coloro che avevano avuto, purtroppo, un incidente sul lavoro o anche semplicemente un evento che li aveva resi disabili. Con questo intento, aprì Villa Marina, il primo centro di recupero attraverso lo sport, e da lì nacque l'intuizione che lo sport potesse diventare anche un'attività che permettesse alle persone di reinserirsi completamente nella società. E proprio da questa esperienza si sviluppò il progetto delle prime Paralimpiadi. Oggi, quindi, celebriamo la memoria, l'importanza, l'intuizione di questo medico visionario che ruppe gli schemi della società dell'epoca in cui coloro che avevano una disabilità venivano drammaticamente emarginati”. Sono le parole di Marcello Fiori, direttore generale dell’Inail, alla cerimonia di intitolazione dell'Auditorium Inail al Professor Antonio Maglio.
(Adnkronos) - "È la più importante indagine sulla sostenibilità e i giovani mai fatta in Italia, è complessa e piena di sfaccettature. Abbiamo cercato di capire cosa sanno i giovani della sostenibilità sociale e la loro percezione del futuro". Così Enrico Pozzi, Ceo Eikon Strategic Consulting Italia, illustrando i risultati della ricerca dal titolo ‘Giovani e sostenibilità sociale’, presentata all’evento di apertura della Social Sustainability Week ‘I giovani e la sostenibilità, talenti da valorizzare’, questa mattina al Palazzo dell’Informazione a Roma. "La ricerca è una conseguenza diretta dell’indagine dell’anno scorso che era partita dalla sensazione di una crescente indifferenza verso la sostenibilità - spiega - L’ipotesi che avevamo dimostrato è semplice: la sostenibilità è stata ridotta alla sostenibilità ambientale, che è solo una modesta parte dell’Agenda 2030, dimenticando un anello cruciale, la sostenibilità sociale, quella più vicina alla domanda, alle percezione e ai comportamenti quotidiani delle persone". Perché? “Perché il sociale è pericoloso, problematico ed evoca parole sfidanti come uguaglianza, parità dei diritti, ecc…”. "Altro elemento emerso lo scorso anno: i giovani, che sono il futuro. Quindi cosa pensano e dicono sulla sostenibilità, in particolare di quella sociale, era un terreno misterioso", conclude.