(Adnkronos) - "Liang Wenfeng è esploso". Così Baidu - il 'google cinese' - ha celebrato il grande successo dell'app d'intelligenza artificiale DeepSeek e del suo fondatore, che ha superato ChatGpt sull'Apple Store e le cui prestazioni sarebbero uguali - se non superiori - ai modelli sviluppati dai giganti dell’Ai statunitensi, come OpenAi, Meta e Anthropic. Liang, nato nel 1985 a Zhanjiang, nel Guangdong, è stato ammesso a soli 17 anni alla prestigiosa Zhejiang University, da cui si è laureato e ha poi ottenuto un master in ingegneria elettronica e dell'informazione. Colleghi del settore, citati dai media cinesi, descrivono Liang come uno dei più grandi "pensatori tecnologici nato negli anni '80", che passa le sue giornate a "leggere documenti, scrivere codici e partecipare a discussioni di gruppo". Secondo l'Oriental Daily, Liang iniziò nel 2008 a guidare un team per esplorare l'uso dell'apprendimento automatico e di altre tecnologie per rendere il trading quantitativo completamente automatizzato. Nel luglio 2023, fondò ufficialmente DeepSeek, iniziando così la sua scalata nel business dell'Ia, giunta ora al culmine senza aver mai ricevuto finanziamenti esterni. Liang ha scelto per la sua azienda un team molto ristretto (132 persone, meno di un quinto di OpenAi), ma dalla “densità di talenti” estremamente elevata: i membri provengono infatti dalle più prestigiose università del Paese: Tsinghua, Università di Pechino, Beihang e da altri atenei di rango. I media cinesi sottolineano che il team di Liang non ha “rimpatriati”, termine con cui i cinesi indicano i laureati all'estero, ma talenti completamente locali. Proprio quest'aspetto potrebbe spiegare la grande attenzione che il governo cinese sta dando all'ascesa di Liang e la sua azienda. In questi giorni è uscito anche un report di Sixth Tone, rivista in inglese ma di proprietà statale cinese, che certifica il calo delle specializzazioni all'estero, dovuto al miglioramento dell'offerta interna e alla diminuzione del valore dei titoli di studio stranieri in rapporto a quelli delle migliori università cinesi. Liang è particolarmente apprezzato per il suo coraggio nel puntare sui giovani: "Guardare alle capacità, non all'esperienza", "il criterio di selezione delle persone è sempre stato l'amore e la curiosità", ha detto. Lo stesso fondatore di DeepSeek ha rivelato che la maggior parte del suo team è composto da neolaureati e stagisti dottorandi. Liang ha riconosciuto che nel campo dell'intelligenza artificiale "i 50 migliori talenti potrebbero non essere in Cina, ma forse possiamo costruire noi stessi queste persone". Il 39enne dice di non ambire all'arricchimento personale, ma a far progredire l'intero ecosistema rendendolo il più all'avanguardia possibile. Ha dichiarato: "Negli ultimi anni, le aziende cinesi sono state abituate a vedere gli altri produrre innovazioni tecnologiche e noi appropriarcene per realizzare applicazioni in cambio di denaro, ma non dev'essere per forza così". Secondo il portale Qq, DeepSeek non assume professionisti tecnici di alto livello, e nel processo di selezione vengono spesso respinti quelli con più di 8 anni di esperienza nel campo della ricerca e dello sviluppo. Il timore è che personale così esperto abbia "un bagaglio troppo grande, senza la spinta a innovare". Liang Wenfeng ha dichiarato a 36 Krypton Undercurrent: "Se si perseguono obiettivi a breve termine, è giusto cercare persone con esperienza già pronte. Ma se si guarda al lungo termine, l'esperienza è meno importante e sono più importanti le capacità di base, la creatività e l'amore". Un dipendente di DeepSeek ha rivelato a The Paper, che la gestione dell'azienda è molto "minimalista" con una "buona atmosfera che permette lo scambio di opinioni". Nei giorni feriali, Liang "si sposta continuamente, tanto che la maggior parte degli scambi con lui avvengono solo online". L'atmosfera di lavoro di DeepSeek è completamente bottom-up, con una "divisione naturale" del lavoro. Liang ha detto che dentro la sua azienda, ognuno "porta le proprie idee, senza bisogno di spingere. Se durante le ricerche ci si imbatte un problema, è lui stesso a discuterne con la persona".
(Adnkronos) - L’Inps nel 2023 ha pagato all’estero complessivamente oltre 310.000 pensioni, per un importo di circa 1,6 miliardi di euro, verso 160 Paesi. Si trova nelle parole di apertura del presidente dell’Inps, l’avvocato Gabriele Fava, il cuore del convegno, organizzato dall’Istituto nazionale della Previdenza sociale insieme alla Fondazione Migrantes, dal titolo '@Migrazione da fenomeno sociale a fattore identitario', che si è svolto oggi, a Roma, presso Palazzo Wedekind. Fava ha sottolineato come il tema dell’emigrazione “non possa e non debba essere analizzato solo mediante statistiche e dati numerici, perché dietro ci sono scelte personali. L’obiettivo prioritario, per l’Inps, è di consentire al lavoratore migrante di affrontare con serenità il trasferimento e l’inizio di una nuova attività lavorativa, tutela fondamentale per rendere effettivo il diritto alla libera circolazione dei lavoratori”. Sull’immigrazione, il presidente Fava ha aggiunto che “è possibile ed auspicabile un'integrazione qualificata. Quindi, laddove oggi registriamo una richiesta o un fabbisogno del tessuto produttivo, se manca manodopera qualificata, la andiamo a intercettare e a integrare nel tessuto produttivo, in modo chiaro e regolare”. A chi stiamo pagando le pensioni? Ci sono i pensionati Inps che decidono di emigrare all’estero. Ve ne sono due tipologie: i pensionati italiani di cui si è molto parlato (sempre più specialisti, e sempre più donne, ma il cui trend rispetto al 2019 è oggi negativo: -24%); e i pensionati stranieri, che fanno rientro nei Paesi di origine, che rispetto al 2019 segnano un incremento del 25%. E poi ci sono gli italiani che hanno deciso di restare da pensionati nei paesi che li hanno ospitati come lavoratori. Chi emigra oggi? E chi rientra? Come emerge dall’ultimo 'Rapporto Italiani nel mondo' della Fondazione Migrantes, l’unica Italia giovane, dinamica e in crescita, è quella che mette radici fuori dei confini nazionali. Dal 2006 a oggi la crescita della presenza italiana all’estero è raddoppiata. Il 45% della emigrazione 'per espatrio' vede protagonisti giovani e giovani adulti tra i 18 e i 34 anni e il 23% di adulti dai 35 ai 49 anni. Dal 2006 la presenza all’estero delle donne italiane, in particolare, è più che raddoppiata (+106%). Ma il numero dei rientri non riequilibra le uscite. Tra coloro che sono rientrati, da più o meno tempo, e che continuano a rientrare, ci sono anche i pensionati grazie ai quali l’Italia riceve una sorta di 'rimborso postumo' dai Paesi in cui questi suoi cittadini sono andati a vivere e lavorare per anni. La Svizzera, ad esempio, paga in Italia circa 2 miliardi di euro all’anno che corrispondono a circa 300 mila pensioni, un numero quasi uguale a quello del totale delle pensioni attualmente pagate dall’Italia in 160 paesi del mondo. La nuova Italia già esiste, ma chiede un patto intergenerazionale. Per la Fondazione Migrantes, i dati previdenziali dell’Inps confermano due evidenze emerse già dal proprio lavoro di ricerca e accompagnamento pastorale: che le migrazioni non sono perdita, ma guadagno a vari livelli; e che emerge la necessità di un 'patto con i giovani' per una nuova Italia in cui ci sia più attenzione per le fragilità sistemiche e maggior impegno al loro superamento per poter scegliere e non essere costretti a emigrare.
(Adnkronos) - Un’alleanza strategica per il futuro dell'ambiente: Roma Capitale e l’Ente Nazionale di Previdenza e Assistenza per i Biologi (Enpab) siglano un Protocollo d’intesa che punta a sensibilizzare i cittadini su temi cruciali come la sostenibilità ambientale, la corretta alimentazione e la prevenzione per uno stile di vita sano. La delibera, presentata dall'Assessora all’Agricoltura, Ambiente e Ciclo dei rifiuti, Sabrina Alfonsi, è stata approvata dalla Giunta capitolina. “Un risultato significativo - commenta la presidente Enpab Tiziana Stallone - che costituisce un vero e proprio servizio per il territorio. Si tratta inoltre di un’occasione per riconoscere il giusto valore alla nostra professione, poiché la figura del biologo è un elemento indispensabile per la salute della popolazione”. L’accordo, della durata di due anni, prevede la realizzazione di iniziative congiunte di informazione e formazione a Roma e nel Lazio, coinvolgendo i biologi Enpab attivi sul territorio della Regione. L’obiettivo è sensibilizzare i cittadini sui temi della sostenibilità, nel rispetto dell'ambiente e del cibo, sulla corretta conservazione degli alimenti e sui vantaggi della filiera corta, promuovendo uno stile di vita sano e migliorando lo stato di salute della popolazione. “Le competenze dei biologi sul fronte del consumo alimentare consapevole e dei suoi stretti legami con la sostenibilità ambientale saranno una risorsa preziosa per una proficua collaborazione”, commenta l’Assessore Sabrina Alfonsi.