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(Adnkronos) - Nuovo massiccio attacco con droni e missili della Russia contro l'Ucraina oggi mercoledì 3 settembre. Colpite le regioni centrali e occidentali. I raid hanno causato la morte di un uomo di 62 anni nell'oblast di Zaporizhia, nel distretto di Polohivskyi, e il ferimento di almeno cinque persone nella città di Znamianka nell'oblast di Kirovohrad, dove sono stati danneggiati 28 edifici. Lo riporta il Kyiv Independent. Nella regione di Dnipropetrovsk, le difese ucraine hanno abbattuto 12 droni, ha affermato un funzionario locale. Nella notte sono stati segnalati anche vari incendi a Kiev e raid nell'oblast di Ivano-Frankivsk. Nell'Ucraina occidentale sono state registrate esplosioni nelle città di Kalush, Khmelnytskyi, Luts e Rivne. La contraerea ucraina è entrata in azione anche a Leopoli. Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha dichiarato di essere "molto deluso" dal fatto che la controparte russa Vladimir Putin non sia riuscita a raggiungere un accordo di pace sull'Ucraina dopo il vertice in Alaska. "Sono molto deluso dal presidente Putin, posso dirlo", ha detto Trump al programma radiofonico Scott Jennings quando gli è stato chiesto se si fosse sentito tradito dalla risposta di Putin. "Avevamo un ottimo rapporto, sono molto deluso". Intanto oggi il presidente francese Emmanuel Macron co-presiederà un incontro ibrido della Coalizione dei Volenterosi con il primo ministro britannico Keir Starmer alla presenza del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, presso l'Eliseo. Gli alleati europei dell'Ucraina sono pronti a fornire garanzie di sicurezza al Paese dopo un eventuale accordo di pace con la Russia, e ora attendono un sostegno concreto da parte degli Stati Uniti, stando a quanto dichiarato dall’entourage da Macron. "Siamo pronti", ha affermato un funzionario dell'Eliseo, sottolineando che i Paesi europei sperano di ottenere anche "il sostegno degli americani per garantire la sicurezza dell’Ucraina". Il consigliere presidenziale ucraino Mykhailo Podolyak ha confermato dal canto suo che Zelensky incontrerà a Parigi la presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen, il segretario generale della Nato Mark Rutte, il cancelliere tedesco Friedrich Merz e il primo ministro britannico Starmer. L'incontro ha l'obiettivo di ''sincronizzare gli orologi'', ha aggiunto il consigliere di Zelensky. Secondo il Financial Tmes l'incontro si svolgerà domani. Domani, giovedì 4 settembre, a Parigi si dovrebbero tenere i colloqui della cosiddetta Coalizione dei Volenterosi, guidata da Macron e dal primo ministro britannico Keir Starmer, per definire le garanzie di sicurezza a Kiev e discutere eventuali nuove sanzioni contro Mosca, in risposta alla riluttanza del Cremlino a un incontro tra Vladimir Putin e Zelensky. La coalizione, composta da circa 30 Paesi, tra cui membri Nato, Australia e Giappone, parteciperà con delegazioni in presenza o tramite collegamento video. Non si sa ancora se a questo summit parteciperanno tutti i leader in presenza. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni dovrebbe prendere parte da remoto. "Sarò a Parigi per una riunione della 'Coalizione dei volenterosi'. In vista dell’incontro, oggi (ieri, ndr) ho parlato con il presidente finlandese Alexander Stubb e con la premier italiana Giorgia Meloni. Poiché la Russia mostra scarsa volontà di negoziare e continua a colpire le città ucraine, è fondamentale mantenere il nostro sostegno militare a Kiev. I Paesi Bassi stanno collaborando strettamente con gli alleati europei per assumersi la propria responsabilità riguardo alla sicurezza dell’Ucraina e dell’intero continente", ha scritto in un post su X il premier olandese Dick Schoof. Secondo Putin "esistono opzioni per garantire la sicurezza dell'Ucraina in caso di fine del conflitto" e "mi sembra che ci sia la possibilità di trovare un consenso su questo punto", ha dichiarato durante un incontro con il premier slovacco Robert Fico a Pechino.
(Adnkronos) - Quando il mare chiama, lo Stato deve rispondere. Con questo motto l'Anab, l'associazione nazionale degli assistenti bagnanti lancia la proposta di una gestione pubblica della categoria. "La salvaguardia delle vite umane in contesti balneari -spiega ad Adnkronos/Labitalia Guido Ballarin, presidente nazionale Anab- rappresenta un diritto fondamentale ed è parte integrante del concetto moderno di bene pubblico. Oggi, la sicurezza in spiaggia è affidata quasi integralmente agli stabilimenti balneari privati, con conseguenze operative, economiche e sociali significative. Proporre una gestione dello Stato per gli assistenti bagnanti significa non solo tutelare meglio i cittadini, ma generare anche entrate statali dirette e indirette, rafforzando professionalità e coesione territoriale", sottolinea. Professionalità che, sottolinea Ballarin, in Italia al momento spesso e volentieri mancano, "nella misura di un 20% della forza lavoro necessaria per la stagione estiva.Questo deficit si traduce in difficoltà operative per gli stabilimenti, in particolare nei periodi di punta". "E gli stipendi, quando sono accettabili, si aggirano tra 1.300 e 1.800 euro mensili, ma con contratti poco rappresentativi e scarsa tutela. Noi segnaliamo da tempo che 'salari bassi e stagione troppo corta' rendono la professione poco attrattiva, aggravando la carenza di personale", aggiunge. Secondo Ballarin "la durata della stagione varia significativamente: dal maggio a settembre al Nord, e periodi ancora più corti al Sud. Questo rende incerto il lavoro e svilisce la professione". E l'assenza di assistenti bagnanti va di pari passo con spiagge meno sicure. "Sebbene le ordinanze impongano la presenza di un bagnino ogni 80–150 metri, nelle spiagge libere il servizio è spesso assente, soprattutto per motivi economici. Nel 2024 sono stati registrati 221 decessi per annegamento, con oltre il 50% dei casi verificatisi nelle spiagge. Questo evidenzia il ruolo cruciale degli assistenti bagnanti nel prevenire tragedie e l’urgenza di un servizio sistematico e continuativo", continua ancora. E qui arriva la proposta dell'Anab: "si propone la creazione di un corpo statale di assistenti bagnanti, analogamente ai vigili del fuoco o alla forestale, con contratti nazionali stabilizzati, formazione coerente e organico centrale. Il passaggio sotto gestione statale dovrebbe migliorare le condizioni economiche e normative, garantendo formazione continua, stabilità contrattuale e riconoscimento professionale. E il servizio non sarebbe gratuito: i concessionari balneari pagherebbero un canone proporzionato a metratura, presenze, redditività allo Stato, generando un fondo nazionale stabile per sostenere il servizio", aggiunge ancora. Per Anab i benefici derivanti da questa scelta non sarebbero pochi. "Uno Stato unico coordinatore assicurerebbe la presenza del servizio anche sulle spiagge meno profittevoli o libere, garantendo migliori standard di sicurezza. E stipendi garantiti, formazione certificata e qualità contrattuale renderebbero il lavoro più sostenibile e attraente per i giovani", aggiunge. Inoltre, per Ballarin, "l'insieme dei canoni, armonizzati a livello nazionale, costituirebbe una fonte di entrata stabile, in controtendenza rispetto alla situazione attuale di canoni relativamente contenuti rispetto ai ricavi. Con un servizio centralizzato e regolato, le responsabilità legali sarebbero chiaramente definite, diminuendo l’esposizione dei concessionari e dello Stato stesso. Una gestione statale, sinergica con le campagne come 'Spiagge Sicure', promuoverebbe una cultura della balneazione consapevole e sicura". In conclusione per Ballarin: "La proposta di un servizio di assistenza balneare gestito dallo Stato non è solo un passo verso maggiore sicurezza, ma una vera e propria strategia di equo sviluppo socioeconomico. Equiparare la figura dell'assistente bagnanti a quella dei corpi civili nazionali significa restituire dignità a una professione troppo spesso marginale". "Parallelamente, lo Stato può trasformare un bisogno sociale in un modello di investimento pubblico-professionale, con ritorni in sicurezza, occupazione e turismo", conclude.
(Adnkronos) - Per la prima volta in Italia, due sistemi autonomi di gestione degli imballaggi si alleano per offrire alle aziende del settore beverage un servizio congiunto per il recupero, il riciclo e il riuso, esteso non solo alle bottiglie in Pet, ma anche al film in plastica che le avvolge nei fardelli e copre i pallet utilizzati nel trasporto. L’accordo sperimentale prevede che Coripet - consorzio riconosciuto per la gestione e il riciclo degli imballaggi in Pet (polietilene tereftalato) per liquidi alimentari - nel pieno rispetto dell’autonomia industriale e commerciale delle singole imprese consorziate, segnali a queste ultime la possibilità di utilizzare il film riciclato fornito da P.A.R.I.- sistema volontario per il recupero del film flessibile in Ldpe (polietilene a bassa densità) -. P.A.R.I., da parte sua, si rende disponibile a fornire film con un contenuto minimo del 50% di plastica riciclata post-consumo, con possibilità di arrivare fino al 90%, garantendo il riciclo di almeno il 60% degli imballaggi immessi sul mercato. L’intesa nasce dalla volontà di dare nuovo impulso al principio della responsabilità estesa del produttore (Epr- Extended Producer Responsibility) introdotto a livello europeo e recepito in Italia dal decreto legislativo 152/2006, che attribuisce alle imprese l’onere e la facoltà di organizzare autonomamente la gestione del fine vita degli imballaggi immessi sul mercato, anche attraverso sistemi alternativi rispetto ai consorzi di filiera tradizionali. La sperimentazione permetterà di integrare la filiera “bottle-to-bottle” di Coripet - che già da inizio anno garantisce ai propri soci l’impiego del 25% di Rpet riciclato - con quella di P.A.R.I., valorizzando anche il film utilizzato per i fardelli e i cappucci copripallet. In questo modo le imprese consorziate potranno contare su un sistema efficiente e trasparente per la gestione dell’intero sistema di confezionamento in plastica, dall’imballo primario a quello terziario. Nel 2024 Coripet – che consorzia i principali marchi italiani di acque minerali e soft drink - ha raccolto oltre 165mila tonnellate di bottiglie Pet, pari a oltre la metà dell’immesso a consumo nazionale. “L’accordo con Coripet ci permette di estendere ulteriormente i principi dell’economia circolare anche per gli imballaggi secondari e terziari, valorizzando l’integrazione verticale della filiera e la rigenerazione di bottiglie e film potenzialmente all’infinito”, spiega Michele Petrone, responsabile di P.A.R.I. e amministratore delegato di Aliplast, la società del Gruppo Hera che ha il sviluppato il sistema. “Questa iniziativa rappresenta un passo concreto nella direzione indicata dalla normativa europea, dalla direttiva sulla plastica monouso (Sup, Single Use Plastics) al nuovo Regolamento imballaggi (Ppwr, Packaging and Packaging Waste Regulation) approvato lo scorso gennaio», commenta Corrado Dentis, presidente di Coripet. “Come consorzio, continuiamo a promuovere soluzioni operative replicabili e pienamente aderenti agli obiettivi comunitari di riciclo e sostenibilità”. La fase sperimentale, valida fino al 31 dicembre 2028, prevede un monitoraggio continuo delle performance ambientali, tecniche e industriali, con l’obiettivo di rinnovare l’accordo e definire un modello replicabile anche in altri settori produttivi.