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(Adnkronos) - Milano, ore 15 di un giovedì qualunque. In realtà, non proprio qualunque: davanti al 142 Restaurant di Corso Cristoforo Colombo, è il primo giorno di casting per ‘Il Diavolo veste Prada 2’: la fila si snoda per decine e decine di metri, ordinata, composta e coloratissima (GUARDA IL VIDEO). Sembra quasi una scena tagliata dal primo film: un piccolo front row improvvisato in una via della città, con look da passerella, outfit ricercati e persino qualche bambino in grembo o cagnolino al guinzaglio che sembrano pronti per essere fulminati dallo sguardo di Miranda Priestly. Uomini e donne di ogni età, soprattutto over 30, come richiesto dalla produzione, qualcuno con l’aria da addetto ai lavori, qualcun altro venuto più per curiosità che per reale aspirazione. “Tanto cercano comparse, è giusto per farsi una passeggiata qua” commenta sorridendo un 50enne in polo bianca, con un’aria che non ha nulla del fedelissimo braccio destro di Miranda, Nigel Kipling. All’arrivo si riceve un numerino – dettaglio che rende tutto più organizzato – e si aspetta il proprio turno con pazienza. Noi abbiamo il 699. Un numero da tenere bene in mente perché dovrà essere inserito nella scheda dati da compilare prima di varcare l’ingresso del locale. Dopo aver scannerizzato il QR code e aver inserito la propria anagrafica, inclusa la taglia di giacca e pantaloni e il numero di scarpe, si attende il proprio turno per le foto. Tutto si svolge rapidamente. Nessuna ressa: solo chiacchiere, selfie per documentare la giornata e occhiate davvero molto curiose agli outfit altrui. In pieno stile fashion week, a sorpresa compaiono due camerieri in livrea con secchielli di ghiaccio d’argento a distribuire bottigliette d’acqua ai presenti: un piccolo gesto che strappa sorrisi e trasforma l’attesa in un momento quasi glamour. C’è chi ha fatto di questa esperienza un piccolo rituale: “Ho già provato a fare diversi provini, anche per ‘Il Gattopardo’, ma non mi hanno preso. Spero sia la volta buona” ci racconta Francesco, un aspirante comparsa, bandana nera, jeans larghi e t-shirt bianca. Mentre, più ironico, Leonardo aggiunge: “Sono qua perché oggi non avevo niente da fare”. Per partecipare al casting non basta essere fashion: la produzione cerca persone sopra i 30 anni e che lavorino già nel settore moda. Requisito che ha attirato commesse di boutique, stylist, Pr, modelle, giornaliste e creativi, tutti pronti a trasformarsi in volti di sfondo per il sequel del cult con Meryl Streep e Anne Hathaway. Servono duemila comparse per le riprese del film, con una maxi scena da 900 figuranti nel cuore di Brera. Riprese che si terranno nel capoluogo meneghino tra l’8 e il 16 ottobre prossimi, subito dopo la Milano Fashion Week, mentre in parallelo con le sfilate, sono previsti street casting per intercettare volti accattivanti tra il pubblico. Che lo show abbia inizio.
(Adnkronos) - I dazi Usa "finiranno presto, tra 1-2 anni al massimo". E il made in Italy "è troppo forte, non verrà fermato dall'aumento delle tasse". Ma a New York "verrà superato dal made in Naples, c'è attenzione verso l'autenticità di questa terra". Non ha dubbi Bill de Blasio, già sindaco di New York dal 2014 al 2021 ed esponente di punta del Partito Democratico americano, nel sottolineare, in un'intervista ad Adnkronos/Labitalia a margine del 'Bufala Fest' a Napoli, la forza del prodotto italiano e 'made in Naples'. "I dazi Usa sui prodotti europei? Vanno eliminati -sottolinea de Blasio- non li condivido per nulla. Ma vediamo che Trump cambia spesso idea e credo che entro massimo un anno o due finiranno". de Blasio, i cui nonni emigrarono da Sant'Agata dei Goti, in provincia di Benevento, verso New York oltre cento anni fa, è stato ospite d'onore della manifestazione e ha partecipato al talk conclusivo su 'Napoli & New York: due metropoli unite dall'arte di attrarre il mondo' con il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi e il vice presidente di Msc Crociere, Leonardo Massa. "I dazi 'congeleranno' l'economia americana -conclude de Blasio- anche le imprese saranno in difficoltà, ci sarà poco lavoro e i cittadini americani si ribelleranno". Ma de Blasio ribadisce che comunque "il made in Italy è un concetto troppo forte e bello e ci sarà sempre nonostante l'aumento delle tasse e quant'altro". E de Blasio sottolinea che nella Grande Mela "c'è molto interesse per Napoli e per il cibo di Napoli, per la sua autenticità. Ci sono tanti che hanno origini italiane, che vogliono riscoprire quello che quello che sono le loro radici, e molti arrivano proprio da Napoli e dalla regione Campania. Il 'made in Naples' è quindi un concetto che a New York oggi stanno iniziando a comprendere, è un work in progress. Tra un paio d'anni però secondo me, vista la crescita dell'attenzione su Napoli, crescerà sempre di più fino a diventare più importante del made in Italy", sottolinea. Ma non solo perchè de Blasio è andato oltre sottolineando che "il Bufala Fest è considerata una sorta di 'rivelazione', che potrebbe essere molto buona anche a New York, e io lo penso fortemente". (di Fabio Paluccio)
(Adnkronos) - L’aumento del 5% della superficie alberata in città comporterebbe una riduzione degli inquinanti atmosferici tale da evitare circa 5mila morti premature all’anno. È quanto emerge da uno studio internazionale al quale ha partecipato Enea, condotto in 744 città di 36 Paesi europei, pubblicato su The Lancet Planetary Health e realizzato nell’ambito del progetto europeo Life Airfresh. Inoltre, la ricerca ha evidenziato che si potrebbero evitare fino a 12mila morti all’anno se ogni centro cittadino avesse una copertura arborea di almeno il 30%. “In ambito urbano polveri sottili, biossido di azoto e ozono sono tra gli inquinanti più pericolosi per la nostra salute e per quella degli ecosistemi. Entro il 2050, si stima che circa l’80% della popolazione europea risiederà in contesti urbani, accentuando la rilevanza di queste problematiche - spiega la coordinatrice del progetto per Enea Alessandra De Marco, responsabile del Laboratorio Impatti sul territorio e nei paesi in via di sviluppo - Aumentare la quantità di alberi in città permetterebbe di ottenere benefici simultanei come il miglioramento della qualità dell’aria, la mitigazione dell’effetto isola di calore estiva, la conservazione della biodiversità e, soprattutto, il benessere dei cittadini”. La Commissione Economica per l’Europa delle Nazioni Unite (Unece) raccomanda l’adozione della strategia del 3-30-300 che consiste nel raggiungimento di tre obiettivi specifici: 3 alberi visibili da ogni casa, scuola o luogo di lavoro, 30% di copertura arborea in ogni quartiere e 300 metri di distanza massima della propria abitazione da un parco o da spazio verde pubblico. Utilizzando un approccio integrato che combina dati ambientali e sanitari a livello europeo su un arco temporale di 20 anni (2000-2019), lo studio ha evidenziato che la copertura arborea media è cresciuta di appena 0,76 punti percentuali e che il 73,5% delle città analizzate ha registrato un incremento del verde. Parallelamente, la mortalità attribuibile all’inquinamento atmosferico è diminuita in media del 3,4%. Nel 2019, 130 città dei 744 centri urbani europei presi in esame (oltre 50 milioni di abitanti, pari a circa il 25% della popolazione di questi centri) avevano una copertura arborea media superiore al 30%. Attualmente, in Italia la copertura vegetale raggiunge il 30% solo a Napoli (32%), mentre a Milano e a Roma arriva, rispettivamente, al 9% e 24%. “Una copertura arborea urbana al 30%, come quella raggiunta da alcune città europee, potrebbe ridurre le morti premature del 9,4% da Pm2,5, del 7,2% da biossido di azoto e del 12,1% da ozono. Al contrario, abbattere la superficie alberata fino ad azzerarla comporterebbe un aumento della mortalità: +19,5% da Pm2,5 (circa 19mila morti premature in più ogni anno), +15% da biossido di azoto (oltre 5.200 in più) e +22,7% da ozono (circa 700 in più)”, sottolinea De Marco. I benefici del verde urbano non si fermano alla qualità dell’aria; gli alberi possono infatti ridurre la temperatura percepita, mitigando l’impatto delle ondate di calore come quella dell’estate 2022 che ha causato circa 62mila morti in Europa (+4%). La Strategia Ue sulla biodiversità al 2030 prevede l’impegno dei Paesi aderenti a piantare almeno 3 miliardi di alberi entro la fine del decennio per portare a un aumento significativo della copertura arborea media nelle città. “Per raggiungere questo obiettivo, i programmi di piantumazione dovrebbero interessare non solo gli spazi pubblici, ma anche, e soprattutto, quelli privati, come cortili residenziali, oltre alle aree periurbane. È fondamentale che urbanisti e amministratori vengano incoraggiati a integrare infrastrutture verdi urbane pensate su misura per i diversi contesti locali. Questo approccio dovrebbe essere accompagnato da politiche di riduzione delle emissioni e da interventi complementari, come i corridoi di aria fredda o i tetti verdi, per massimizzare i benefici in termini di salute pubblica e qualità della vita, con il risultato di città più sostenibili e resilienti ai cambiamenti climatici nel lungo termine”, conclude De Marco.