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(Adnkronos) - Da Toni Servillo al Leone d'oro Jim Jarmusch, passando per la regista tunisina Kaouther Ben Hania, la serata finale della Mostra del Cinema di Venezia trascorre nel segno di Gaza. Dopo le tante dichiarazione e manifestazioni di solidarietà alla Palestina dei giorni scorsi al Lido, anche durante la premiazione attori e registi hanno voluto lanciare dal palco, uno dopo l'altro, il loro messaggio contro la guerra in corso nella Striscia. E a concludere la kermesse, per rimarcare ancora una volta la vicinanza al popolo palestinese, arriva anche un videomessaggio del cardinale Pierbattista Pizzaballa, patriarca latino di Gerusalemme. A dare il via è Benedetta Porcaroli, protagonista del film 'Il rapimento di Arabella' di Carolina Cavalli, premiata per la miglior interpretazione femminile nella sezione Orizzonti. Nel ritirare il premio l'attrice ha voluto "dedicare questo premio ai miei colleghi che sono sulla Global Sumud Flotilla che ci ricordano che non è tutto finito e che c'è un motivo valido per alzarsi la mattina che si chiama umanità". Un pensiero alla Flotilla anche da Toni Servillo, che si è aggiudicato la Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile come protagonista del film 'La Grazia' di Paolo Sorrentino. "A nome di un sentimento che tutto il cinema italiano prova in questo momento, sento tutta la mia ammirazione per coloro che hanno deciso di mettersi in mare con coraggio e raggiungere la Palestina per portare un segno di umanità in una terra dove la dignità umana è vilipesa", le parole dell'attore nell'accettare il riconoscimento (VIDEO). Messaggio contro la guerra anche da Nino D'Angelo, che a sorpresa ha cantanto sul palco della kermesse. "Quando si uccidono i bambini si uccide il futuro di tutti noi", le parole dell'artista dopo aver cantato il brano 'Odio e lacrime'. Un brano dedicato alla pace dove il cantante recita: "A ricchezza che sta int'a 'na terra/è de chi llà c'è nato/ e se vence o se perde 'na guerra/ è na cosa sbagliata" (VIDEO). Inevitabile l'appello della regista tunisina Kaouther Ben Hania, che con il suo 'The Voice of Hind Rajab' ha ricevuto il Leone d'Argento - Gran Premio della Giuria oltre alla standing ovation della platea: il pubblico in Sala Grande si è infatti alzato in piedi per celebrare la pellicola che racconta la storia di una bambina palestinese. Dall'ovazione per Armani al Leone d'oro a Jarmusch: la serata finale "Vorrei dedicare questo premio alla Mezzaluna palestinese e a coloro i quali rischiano di tutto per salvare le vite a Gaza, loro sono i veri eroi e la voce di Gaza. Stanno cercando di ascoltare le grida di tutte le persone alle quali nessuno dà una risposta. La voce di Hind Rajab continuerà a risuonare fino a quando qualcuno non si assumerà di quello che sta succedendo", le parole della regista tunisina durante la premiazione. "Crediamo tutti nel potere del cinema - ha quindi proseguito ben Hania - ed è quello che ci ha portati qui alla Mostra del Cinema di Venezia ed è quello che ci dà coraggio per raccontare storie che altrimenti rimarrebbero sepolte. Il cinema non riporterà indietro Hind e non può neanche oscurare le atrocità che sono state commesse, ma il cinema può conservare la sua voce e la sua storia, che è tragicamente anche quella di un intero popolo, che sta subendo un genocidio inflitto dal regime israeliano che agisce con impunità" La madre e il fratellino di Hind "si trovano ancora a Gaza e le loro vite sono ancora in pericolo così come quelle di tante madri, padri e bambini che ogni giorno si svegliano sotto lo stesso cielo pieno di bombardamenti e paura. La loro sopravvivenza non è carità, ma una questione di giustizia e di umanità. E il mondo questo glielo deve. Chiedo che queste atrocità finiscano, ne abbiamo abbastanza", la conclusione. Quindi Jim Jarmusch, vincitore del Leone d'oro, per il quale "l'arte non deve necessariamente parlare di politica per essere politica". Il regista e sceneggiatore è salito sul palco per ritirare il premio indossando la spilla con la scritta 'Enough' contro il conflitto israelo-palestinese per 'gridare' "quando è troppo è troppo". Spilla indossata anche dall'intero cast di 'The Voice of Hind Rajab' nel giorno dell'anteprima del film. "Non voglio sostegno dal governo israeliano, non voglio venga mostrato da loro", ha poi detto il regista dopo la premiazione, aggiungendo: "La popolazione di Israele è meravigliosa, amo le persone che non sono a favore di Netanyahu". E ancora: "Non mi pace il totalitarismo perché il primo passo è dividerci ed è così che ci prendono in giro. Se c'è denaro da parte del governo israeliano allora il mio film non verrà distribuito", il commento. A chiudere la cerimonia ecco quindi il videomessaggio di Pierbattista Pizzaballa, patriarca di Gerusalemme. “Questa guerra deve finire quanto prima, lo sappiamo. Non ha più senso continuare. È tempo di fermare questa deriva. Stiamo vivendo - ha detto il cardinale - un momento drammatico, difficile, divisivo”. E il riferimento è chiaro: il conflitto israelo-palestinese. “Siamo talmente pieni di dolore che sembra non esserci spazio per il dolore dell’altro”, le parole del religioso, che in un passaggio centrale del messaggio, forse il più forte, denuncia la violenza come conseguenza diretta di una lunga stagione di parole avvelenate: “La violenza che vediamo è anche il risultato di anni di linguaggio violento e de-umanizzante. Se tu de-umanizzi l’altro con le parole, poi il passaggio alla violenza fisica è solo questione di tempo”. Per il cardinale, abbiamo bisogno di nuove prospettive, nuove strade, nuove idee. Abbiamo lasciato la narrativa ai radicali: dobbiamo avere il coraggio di un linguaggio diverso, che apra orizzonti. Ma sappiamo che la fine della guerra che auspichiamo finisca presto, nonostante la cronaca ci parli di altro, non sarà la fine del conflitto, non segnerà la fine delle ostilità, del dolore che queste ostilità causeranno”. Poi le parole di speranza: “Io ci credo. È possibile”.
(Adnkronos) - Un podcast che trasforma l'arte di organizzarsi in un'avventura cinematografica. E' 'Organizzazione da Oscar' condotto da Sarah Benedetti professional organizer. "Organizzazione da Oscar - racconta all'Adnkronos/Labitalia - nasce dall’unione di due mondi che da sempre fanno parte della mia vita: l’organizzazione personale e il cinema. Da professional organizer aiuto le persone a semplificare e ritrovare equilibrio, e ho sempre pensato che il cinema fosse un linguaggio universale capace di parlare al cuore e alla mente. Un giorno mi sono detta: perché non raccontare i principi dell’organizzazione attraverso le storie e i personaggi che tutti conosciamo? Così è nato il podcast: breve, diretto e con un tocco di magia cinematografica". "Ci sono centinaia di podcast in circolazione - spiega - ma questo è l'unico che parla di organizzazione legata al cinema. Ho pensato a questa accoppiata perché il cinema è un grande specchio della vita. Nei film troviamo conflitti, soluzioni, strategie, errori e successi: in una parola, organizzazione. Portare esempi cinematografici aiuta a rendere concreti e immediati concetti che altrimenti sembrerebbero teorici o lontani. E poi, ammettiamolo: chi non ama un buon film? Volevo che l’organizzazione non fosse percepita come rigida o noiosa, ma come qualcosa di creativo, accessibile e persino divertente". Nelle varie stagioni Sarah Benedetti è sempre riuscita ad essere coerente alla promessa 'mai più di 5 minuti': "Viviamo tutti giornate piene, spesso caotiche, e non volevo che il podcast diventasse un altro impegno lungo da incastrare. Cinque minuti sono sufficienti per lanciare uno spunto utile, ispirare una riflessione o suggerire una strategia concreta. È come un caffè con un amico: breve, ma capace di darti la carica giusta per la giornata". "Dietro Organizzazione da Oscar - fa notare - ci sono sicuramente le tue passioni per cinema e organizzazione. C’è tanta ricerca e tanta voglia di rendere semplice ciò che sembra complicato. C’è l’ascolto delle persone con cui lavoro ogni giorno, che mi portano le loro difficoltà e mi ispirano nuove puntate. C’è anche la mia curiosità: mi piace trovare collegamenti insoliti, leggere tra le righe delle storie e scoprire come possono aiutarci nella vita quotidiana. In fondo, dietro ogni episodio c’è il desiderio di dare un piccolo strumento concreto a chi ascolta". "L'obiettivo - continua - era dimostrare che l’organizzazione non è una gabbia, ma un mezzo per vivere meglio, e dai feedback ricevuti posso dire di aver trasmesso questo messaggio. Il bilancio è molto positivo: ho scoperto che le persone non solo ascoltano il podcast, ma si riconoscono nei personaggi e nelle storie, e iniziano a riflettere su come applicare quei principi nella loro vita. Per il futuro voglio continuare a sperimentare, raccontare nuovi film e nuove prospettive, e magari aprire sempre di più al dialogo con la community degli ascoltatori".
(Adnkronos) - Per la prima volta in Italia, due sistemi autonomi di gestione degli imballaggi si alleano per offrire alle aziende del settore beverage un servizio congiunto per il recupero, il riciclo e il riuso, esteso non solo alle bottiglie in Pet, ma anche al film in plastica che le avvolge nei fardelli e copre i pallet utilizzati nel trasporto. L’accordo sperimentale prevede che Coripet - consorzio riconosciuto per la gestione e il riciclo degli imballaggi in Pet (polietilene tereftalato) per liquidi alimentari - nel pieno rispetto dell’autonomia industriale e commerciale delle singole imprese consorziate, segnali a queste ultime la possibilità di utilizzare il film riciclato fornito da P.A.R.I.- sistema volontario per il recupero del film flessibile in Ldpe (polietilene a bassa densità) -. P.A.R.I., da parte sua, si rende disponibile a fornire film con un contenuto minimo del 50% di plastica riciclata post-consumo, con possibilità di arrivare fino al 90%, garantendo il riciclo di almeno il 60% degli imballaggi immessi sul mercato. L’intesa nasce dalla volontà di dare nuovo impulso al principio della responsabilità estesa del produttore (Epr- Extended Producer Responsibility) introdotto a livello europeo e recepito in Italia dal decreto legislativo 152/2006, che attribuisce alle imprese l’onere e la facoltà di organizzare autonomamente la gestione del fine vita degli imballaggi immessi sul mercato, anche attraverso sistemi alternativi rispetto ai consorzi di filiera tradizionali. La sperimentazione permetterà di integrare la filiera “bottle-to-bottle” di Coripet - che già da inizio anno garantisce ai propri soci l’impiego del 25% di Rpet riciclato - con quella di P.A.R.I., valorizzando anche il film utilizzato per i fardelli e i cappucci copripallet. In questo modo le imprese consorziate potranno contare su un sistema efficiente e trasparente per la gestione dell’intero sistema di confezionamento in plastica, dall’imballo primario a quello terziario. Nel 2024 Coripet – che consorzia i principali marchi italiani di acque minerali e soft drink - ha raccolto oltre 165mila tonnellate di bottiglie Pet, pari a oltre la metà dell’immesso a consumo nazionale. “L’accordo con Coripet ci permette di estendere ulteriormente i principi dell’economia circolare anche per gli imballaggi secondari e terziari, valorizzando l’integrazione verticale della filiera e la rigenerazione di bottiglie e film potenzialmente all’infinito”, spiega Michele Petrone, responsabile di P.A.R.I. e amministratore delegato di Aliplast, la società del Gruppo Hera che ha il sviluppato il sistema. “Questa iniziativa rappresenta un passo concreto nella direzione indicata dalla normativa europea, dalla direttiva sulla plastica monouso (Sup, Single Use Plastics) al nuovo Regolamento imballaggi (Ppwr, Packaging and Packaging Waste Regulation) approvato lo scorso gennaio», commenta Corrado Dentis, presidente di Coripet. “Come consorzio, continuiamo a promuovere soluzioni operative replicabili e pienamente aderenti agli obiettivi comunitari di riciclo e sostenibilità”. La fase sperimentale, valida fino al 31 dicembre 2028, prevede un monitoraggio continuo delle performance ambientali, tecniche e industriali, con l’obiettivo di rinnovare l’accordo e definire un modello replicabile anche in altri settori produttivi.