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(Adnkronos) - Quali e quanti sono i cardinali papabili? La corsa alla successione di Papa Francesco non è ancora formalmente aperta ma i nomi dei candidati possibili al soglio pontificio, quelli che sulla carta sono più accreditati, sono almeno 15 secondo una lista pubblicata dalla Afp. La lista può non essere esaustiva, e tra questi ci sono nomi più caldi di altri, su tutti gli italiani Parolin, Zuppi e Pizzaballa, il filippino Tagle e il congolese Ambongo Besungu, ma da questi nomi si parte in vista del Conclave. Eccoli, divisi per continente di appartenenza. Pietro Parolin (Italia), 70 anni, Segretario di Stato Vaticano. Il capo della diplomazia vaticana, è stato il numero due per quasi tutto il pontificato di Francesco. È noto a molti leader mondiali, avendo viaggiato in tutto il mondo, ma anche a molti membri della Curia Romana, il governo della Santa Sede. Membro del Consiglio dei Cardinali di Francesco, un organo consultivo, Parolin ha svolto un ruolo chiave nello storico accordo del 2018 tra la Santa Sede e la Cina sulla nomina dei vescovi. Pierbattista Pizzaballa (Italia), 60 anni. Patriarca di Gerusalemme dei Latini. E' il principale esponente cattolico in Medio Oriente, con un'arcidiocesi che comprende Israele, i Territori Palestinesi, la Giordania e Cipro. È stato creato cardinale nel settembre 2023, poco prima dello scoppio della guerra tra Israele e Hamas. Il francescano ha lanciato un appello per la pace da entrambe le parti e, a Natale del 2024, ha celebrato la messa sia a Gaza che a Gerusalemme. Matteo Maria Zuppi (Italia), 69 anni, Arcivescovo di Bologna. Membro della comunità romana di Sant'Egidio, ha svolto per oltre trent'anni il ruolo di diplomatico per il Vaticano, ricoprendo anche il ruolo di inviato speciale di pace di Papa Francesco per l'Ucraina. Zuppi è una figura popolare per i suoi decenni di impegno a favore dei bisognosi. Si batte anche per l'accoglienza di migranti e cattolici gay nella Chiesa. È presidente della Conferenza Episcopale Italiana (CEI) dal 2022. Claudio Gugerotti (Italia), 69 anni. Diplomatico e poliglotta originario di Verona, è un esperto del mondo slavo. Ha prestato servizio come nunzio, ovvero ambasciatore della Santa Sede, in diversi Paesi, tra cui Gran Bretagna, Georgia, Armenia, Azerbaigian, Bielorussia e Ucraina. Consultato da Papa Francesco sulla guerra tra Ucraina e Russia, è stato nominato Prefetto del Dicastero per le Chiese Orientali nel 2022. Jean-Marc Aveline (Francia), Arcivescovo di Marsiglia, 66 anni. Nato in Algeria, ha trascorso gran parte della sua vita a Marsiglia ed è una figura emblematica della città portuale del sud della Francia. Considerato un caro amico di Papa Francesco, è stato nominato vescovo ausiliare di Marsiglia nel 2013 e nominato cardinale nel 2022. Si è sempre battuto per il dialogo tra religioni e culture e per la difesa dei migranti, entrambi principi centrali del papato di Papa Francesco. Anders Arborelius (Svezia), 75 anni, Vescovo di Stoccolma. Nominato nel 2017 primo cardinale svedese, Arborelius si è convertito al cattolicesimo in un Paese scandinavo a stragrande maggioranza protestante, sede di una delle società più secolarizzate al mondo. E' un fermo difensore della dottrina della Chiesa, in particolare contrario al permesso alle donne di essere diacono o alla benedizione delle coppie dello stesso sesso. Come Papa Francesco, Arborelius è un sostenitore dell'accoglienza dei migranti in Europa, inclusi cristiani, cattolici e potenziali convertiti. Mario Grech (Malta), 68 anni, vescovo emerito di Gozo. E' il segretario generale del Sinodo dei vescovi, un organismo che raccoglie informazioni dalle chiese locali su questioni cruciali per la Chiesa – che si tratti del posto delle donne o dei divorziati risposati – e le trasmette al papa. Ha dovuto compiere un delicato atto di equilibrio, seguendo l'esempio di Papa Francesco nel creare una Chiesa aperta e attenta, pur riconoscendo le preoccupazioni dei conservatori. Ha riconosciuto il "dialogo fraterno" tra cattolici di ogni livello, assicurando al contempo ai tradizionalisti che la Chiesa "non è una democrazia, la Chiesa è gerarchica". Peter Erdo, 72 anni, Arcivescovo Metropolita di Esztergom-Budapest. Intellettuale e stimato esperto di diritto canonico, parla sette lingue, ha pubblicato più di 25 libri ed è riconosciuto per la sua apertura verso le altre religioni. Ma i suoi legami con il governo del primo ministro nazionalista Viktor Orbán – le cui posizioni anti-migranti intransigenti si scontrano con quelle di Papa Francesco – sono stati oggetto di esame in passato. Noto per il suo entusiasmo per l'evangelizzazione, il cardinale cresciuto sotto il comunismo è un conservatore su temi come il matrimonio gay e i divorziati che si risposano. Jean-Claude Hollerich, Arcivescovo di Lussemburgo. Gesuita come Papa Francesco, Hollerich ha trascorso oltre 20 anni in Giappone ed è uno specialista delle relazioni culturali tra Europa e Asia. Fermo nel dogma, il teologo è ancora aperto alla necessità che la Chiesa si adatti ai cambiamenti sociali, proprio come il papa argentino a cui era vicino e per il quale è stato consigliere del Consiglio dei Cardinali. Hollerich si è impegnato a favore dell'ambiente e ha spinto i laici, soprattutto i giovani, a impegnarsi maggiormente nella Chiesa. Luis Antonio Tagle (Filippine), 67 anni, Arcivescovo Metropolita emerito di Manila. Favorito in Asia per il papato, è un moderato carismatico che non ha avuto timore di criticare la Chiesa per le sue mancanze, tra cui gli abusi sessuali sui minori. Parla fluentemente inglese, è un oratore eloquente e, come Francesco, è un importante sostenitore dei poveri, dei migranti e degli emarginati. Soprannominato "Chito", è stato creato cardinale da Benedetto XVI nel 2012 ed era già stato considerato candidato al papato nel conclave del 2013, in cui Francesco fu eletto. Charles Maung Bo (Myanmar), 76 anni, Arcivescovo di Yangon. Presidente della Federazione delle Conferenze Episcopali Asiatiche, è stato creato cardinale da Papa Francesco nel 2015, primo e unico cardinale del suo Paese. Bo ha chiesto dialogo e riconciliazione nel Myanmar devastato dal conflitto e, dopo il colpo di stato militare del 2021, ha invitato i manifestanti dell'opposizione a rimanere non violenti. Ha difeso i Rohingya, per lo più musulmani, perseguitati, definendoli vittime di "pulizia etnica", e si è espresso contro la tratta di esseri umani che sta stravolgendo la vita di molti giovani birmani. Peter Turkson (Ghana), 76 anni. Arcivescovo emerito di Cape Coast è uno dei cardinali africani più influenti della Chiesa, spesso menzionato come possibile primo papa nero, sebbene nel 2010 abbia dichiarato di non volere l'incarico, sostenendo che un papa del genere "avrebbe avuto vita dura". È Cancelliere della Pontificia Accademia delle Scienze e della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali. Nato in un'umile famiglia di 10 figli, Turkson parla sei lingue e ha visitato più volte il World Economic Forum di Davos per convincere i leader aziendali dei pericoli dell'economia trickle-down. Fridolin Ambongo Besungu (Repubblica Democratica del Congo), 65 anni, Arcivescovo di Kinshasa. E' l'unico cardinale africano nel Consiglio dei Cardinali di Papa Francesco, il comitato consultivo del pontefice. In qualità di presidente del Simposio delle Conferenze Episcopali di Africa e Madagascar, nel gennaio 2024 ha firmato una lettera in cui esprimeva la sua opposizione alla dichiarazione del Vaticano che autorizzava i sacerdoti a impartire benedizioni non liturgiche alle unioni omosessuali. In un'intervista del 2023, Ambongo ha dichiarato che "l'Africa è il futuro della Chiesa, è ovvio". Robert Francis Prevost (Stati Uniti), 69 anni, Arcivescovo-Vescovo emerito di Chiclayo. Originario di Chicago, è il prefetto del potente Dicastero per i Vescovi, incaricato di consigliare il Papa sulle nomine dei nuovi vescovi. Creato cardinale da Papa Francesco nel 2023, è anche presidente della Pontificia Commissione per l'America Latina. Timothy Dolan (Stati Uniti), 75 anni, Arcivescovo di New York. Radici irlandesi-americane, Dolan è un conservatore teologico, fermamente contrario all'aborto. Ex arcivescovo di Milwaukee, ha supervisionato le conseguenze di un grave scandalo di abusi sessuali nella diocesi. A New York, in un momento in cui il numero dei fedeli è in calo, Dolan ha cercato di abbracciare la crescente popolazione ispanica, prevalentemente cattolica.
(Adnkronos) - Oltre un milione di assaggi serviti all'insegna dell'eccellenza e della valorizzazione del territorio, 185 eventi in 83 località di tutto il mondo in cui sono state promosse la cultura e l'enogastronomia del Friuli Venezia Giulia, oltre 2.000 ricette create per deliziare il pubblico con piatti unici che hanno raccontato in modo inedito la storia culinaria regionale, più di 35.000 bottiglie stappate, 1.383 le volte in cui vignaioli, artigiani del gusto e partner sono apparsi nei menù rendendo ogni esperienza irripetibile. Questa, sintetizzata in numeri, la fotografia del consorzio Friuli Venezia Giulia Via dei Sapori che quest'anno compie 25 anni. “Da 25 anni raccontiamo la storia della nostra terra attraverso la cucina e i suoi vini”, dice il presidente del consorzio Walter Filiputti e proprio questo è lo slogan scelto per accompagnare un anno di eventi che avrà il suo clou il 15 settembre con la celebrazione ufficiale nelle sale della Fondazione Friuli. L’equazione 'Cucina+Vino+Prodotti+Cultura = Turismo' è alla base del progetto di Friuli Venezia Giulia Via dei Sapori, da 25 anni portabandiera delle eccellenze enogastronomiche del Friuli Venezia Giulia, melting pot di genti, culture, cibi. Il Consorzio è un affiatatissimo gruppo composto da 72 aziende top-quality: 25 ristoratori che - dal mare Adriatico alle Alpi - sono portabandiera delle molteplici anime della cucina regionale, pensata e rielaborata da ciascuno secondo il proprio personalissimo percorso di ricerca; 24 tra vignaioli e distillatori e 16 artigiani del gusto a cui si affiancano 7 partner tecnici. Tutto è nato il 12 settembre 2000, una data che avrebbe segnato una svolta per la ristorazione del Friuli Venezia Giulia. Aldo Morassutti, della trattoria 'Da Toni a Gradiscutta', riunì al ristorante Là di Moret una decina di colleghi, mossi da una visione comune: promuovere e valorizzare la gastronomia locale. Invitò Walter Filiputti, esperto di enogastronomia e marketing, a presentare un programma. Quel giorno non solo nacque l’idea del Consorzio Friuli Venezia Giulia Via dei Sapori, ma venne posta la prima pietra di un progetto che avrebbe contribuito a collocare la ristorazione di qualità nel sistema di promozione del turismo. Le esigenze che spinsero alla creazione del Consorzio erano semplici, ma fondamentali: la necessità di dare una voce forte e unitaria alla ristorazione regionale creando una piattaforma per lanciare le eccellenze locali e di fare squadra. L’intuizione guardava oltre, al bene del territorio, con la consapevolezza fosse il vero tesoro comune da difendere e valorizzare. La Carta di fondazione del Consorzio, sottoscritta da 20 ristoranti, sanciva l’impegno a superare le individualità e lavorare, allo stesso tempo, per il bene collettivo. La componente territoriale fu il motore del successo del progetto, trasformando il panorama enogastronomico in un pilastro strategico per il turismo regionale, e aprendo le porte alla collaborazione con le istituzioni locali, come la Camera di commercio di Udine e di Pordenone-Udine, Promoturismo e i Comuni. L’aspetto culturale faceva parte dei programmi. Nel 2003, il Consorzio edita il suo primo libro, 'Friuli Via dei Sapori' tradotto in 6 lingue. Nel 2011 ecco 'I Solisti del Gusto' attraverso una narrazione che intreccia sapori e cultura dell’intera regione (in 3 lingue). A queste pubblicazioni si sono aggiunte 9 “Monografie golose” (tiratura di 20.000 copie) che sono state omaggiate ai clienti dei ristoranti, contribuendo a una diffusione capillare della conoscenza del territorio. Il calendario degli eventi per l'anniversario si aprirà il 17 giugno al Castello di Spessa di Capriva con una ormai tradizionale Cena spettacolo, format oggi in gran voga di cui il Consorzio è stato pioniere, che vedrà i 25 chef cucinare in contemporanea davanti al pubblico un menù primaverile, affiancati dai vignaioli e dai produttori, per raccontare la propria terra attraverso cibi e vini. L’8 luglio, il Consorzio festeggerà il 25° anniversario con grande evento al Castello di Udine, la città dove nel 2000 è stato fondato in collaborazione con la Camera di commercio di Udine presieduta allora da Enrico Bertossi. Ciascun ristorante presenterà il proprio piatto iconico - passato intatto fra tempi e mode - che lo rappresenta al meglio. Il 29 luglio sarà di scena sulla spiaggia di Grado la Cena spettacolo dedicata alla cucina estiva con lo sfondo del mare al tramonto. Il 15 settembre sarà dedicato alla celebrazione dei 25 anni, che sarà ospitata nelle sale della Fondazione Friuli di Udine a partire dalle 17.00. Per l’occasione saranno presentati un video e un magazine che racconteranno in maniera agile e attraente la storia del Consorzio. Ed ecco le 72 imprese che fanno parte del consorzio Friuli Venezia Giulia Via dei Sapori. Tra i ristoranti: AB Osteria Contemporanea di Lavariano di Mortegliano, Ai Fiori di Trieste, Ai Tre Merli di Trieste, Al Gallo di Pordenone, Al Grop di Tavagnacco, Al Paradiso di Pocenia, Al Ponte di Gradisca D’Isonzo, Alla Luna di Gorizia, All’Androna di Grado, Caffetteria Torinese di Palmanova, Campiello di San Giovanni al Natisone, Carnia di Venzone, Casa Valcellina di Montereale Valcellina, Costantini di Collalto di Tarcento, Da Alvise di Sutrio, Da Nando di Mortegliano, Da Toni di Gradiscutta di Varmo, Enoteca di Buttrio, La Torre di Spilimbergo, Le Fucine di Buttrio, Lokanda Devetak di Savogna d’Isonzo, Mandi Parentesi Friulana di Lignano Sabbiadoro, Mondschein di Sappada, San Michele di Fagagna, Vitello d’Oro di Udine. Al percorso gastronomico di Friuli Venezia Giulia Via dei Sapori si affiancano anche vignaioli e distillerie, eccellenze nel settore agroalimentare e artigiani del gusto, oltre che ai partner tecnici: insieme, il gruppo è il portabandiera di quanto di meglio offre a tavola il Friuli Venezia Giulia. I vignaioli e i distillatori sono: Albino Armani, Castello di Spessa, Conte D'Attimis Maniago, Dario Coos, Di Lenardo, Edi Keber, Ermacora, Eugenio Collavini, Forchir, Gradis’ciutta, Jermann, La Viarte, Livio Felluga, Livon, Marco Felluga Russiz Superiore, Nero Magis, Pascolo, Petrussa, Picech, Sirch, Venica&Venica, Vistorta, Zidarich, Nonino Distillatori. Infine, gli artigiani del gusto: Consorzio per la Tutela del Formaggio Montasio; Consorzio produttori Olio Extravergine di Oliva del FVG; le confetture e i salumi dell’azienda agricola Devetak Sara; le golosità a base di trota di FriulTrota di San Daniele; i salumi d’oca e i prodotti di Jolanda de Colò di Palmanova; La Blave di Mortean; La Compagnia del Prosciutto srl; Pasta Natalino; le creazioni di Raviolo Factory di Villa Santina; Fonte Corte Paradiso (San Benedetto); il pregiato pesce della vallicoltura Valle del Lovo di Carlino; i pani e i dolci di Rizzo Caffè Bistrot di Tarcento; la gubana de L’Antica ricetta di Cormòns; i gelati della Gelateria Nonno Carletto di Udine; il caffè di Oro Caffè di Udine; l’alga Spirulina dell’azienda agricola Spiruline di Cormòns.
(Adnkronos) - Nel corso dei suoi 25 anni di storia in Italia Axpo ha registrato una crescita continua, che l’ha portata ad occupare un posto di rilievo tra le imprese italiane per fatturato e a contribuire in maniera significativa al Pil Italiano - nel 2023 per lo 0,43% - distribuendo al territorio risorse per quasi 9 miliardi di euro. Axpo si piazza così al 34° posto tra le prime 100 aziende in Italia per fatturato; al 5° posto tra i gruppi societari per vendite totali di energia elettrica al mercato finale; al 9° posto tra le imprese per fatturato tra le utility; al 2° posto tra le imprese liguri (la sede principale di Axpo Italia è a Genova); al 10° posto nel mercato finale del gas. Sono alcuni dei dati evidenziati dalla ricerca realizzata per conto di Axpo Italia dalla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa - presentata oggi presso il Salone degli Arazzi del ministero delle Imprese e del Made in Italy - che fotografa l’impatto economico di Axpo Italia su Stato, famiglie e fornitori. “I risultati di Axpo Italia - ha dichiarato Salvatore Pinto, presidente di Axpo Italia - sono il frutto di un percorso di crescita costante, costruito nel corso degli ultimi 25 anni. In questo periodo, abbiamo affrontato sfide complesse, rafforzando le nostre competenze e sviluppando una relazione solida con le istituzioni. Crediamo fermamente nell’importanza della collaborazione tra il settore pubblico e privato per garantire sicurezza e stabilità energetica al Paese. Le nostre centrali e la produzione energetica rappresentano un asset strategico per l’approvvigionamento energetico nazionale, contribuendo in modo significativo alla sicurezza energetica di una parte rilevante dell’Italia. La crescita evidenziata dai dati del rapporto che presentiamo oggi, è il risultato del lavoro sinergico di tutte le società che fanno capo ad Axpo Italia, una squadra che ogni giorno contribuisce al nostro successo. Continueremo ad impegnarci per supportare il sistema energetico del Paese con una visione strategica orientata alla crescita sostenibile, all’innovazione tecnologica e alla centralità del cliente”. Lo studio è stato commissionato da Axpo per celebrare i 25 anni dell’azienda in Italia. La presentazione dei dati è stata preceduta da un messaggio di saluto del ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin. Il ministro ha espresso le sue congratulazioni per i 25 anni di presenza in Italia: un importante traguardo che - sottolinea il ministro - rappresenta non solo un successo aziendale, ma anche un segno di dedizione, impegno e innovazione nel panorama industriale italiano. Anche il Capo di Gabinetto del ministero delle Imprese e del Made in Italy, Federico Eichberg, ha sottolineato il valore di Axpo quale punto di riferimento per le imprese e i consumatori italiani e ha espresso il proprio apprezzamento per il contributo fornito da Axpo in questi 25 anni allo sviluppo del comparto energetico nazionale. L'andamento del contributo allo Stato da parte di Axpo Italia tra il 2020 e il 2023 evidenzia una crescita esponenziale tra il 2020 e il 2022, seguita da una riduzione nel 2023. Nel 2020, il contributo è pari a circa 1,15 milioni di euro, valore che riflette le condizioni di mercato pre-pandemia e una minore incidenza di fattori straordinari sul settore energetico. Nel 2021 si registra un aumento drastico, con un contributo che supera i 90,4 milioni di euro, segnando un incremento straordinario rispetto all'anno precedente, probabilmente determinato dalla ripresa post-Covid, dall'aumento dei prezzi dell'energia e dall'inasprimento delle politiche fiscali o contributive nel settore. L'apice viene raggiunto nel 2022, con un contributo che supera i 439,8 milioni di euro, un valore quasi cinque volte superiore rispetto al 2021. Questa crescita è probabilmente legata alla crisi energetica innescata dal conflitto in Ucraina. Nel 2023, invece, si osserva una contrazione del contributo, che scende a circa 188,3 milioni di euro, riduzione che riflette un parziale riequilibrio dei mercati energetici, un calo dei prezzi rispetto ai picchi del 2022. Il rapporto dell’Istituto Sant’Anna ha analizzato inoltre la redistribuzione del valore di Axpo Italia sul territorio italiano in relazione all’impatto economico sulle famiglie, vale a dire l’effetto complessivo di salari, stipendi e oneri legati alla retribuzione delle risorse umane rispetto al Pil ai prezzi di mercato. Dopo 25 anni di presenza sul territorio italiano, Axpo ha generato un contributo economico pari a oltre 8,76 miliardi di euro, di cui 64 milioni in salari, stipendi e contributi alle famiglie, 188 milioni in tasse versate agli organi di governo e circa 8,56 miliardi di euro destinati alle imprese della catena del valore, rappresentando complessivamente lo 0,43% del Pil italiano. Nel periodo 2020-2023, Axpo ha versato alle famiglie 184,8 milioni di euro, 723,6 milioni allo Stato e oltre 28,2 miliardi alla catena del valore, contando su una media di circa 2.000 fornitori l'anno. L’azienda conta 254 dipendenti, con un aumento del 4,15% dal 2020, di cui il 95% con contratto a tempo indeterminato e il 93% full time. Si registrano picchi di tassazione fino a 441 milioni di euro e il contributo delle altre imprese è cresciuto di oltre il 50%, rappresentando il 29% del totale, contribuendo anch’esse allo 0,43% del Pil italiano. Il rapporto evidenzia anche l'efficienza operativa di Axpo Italia e la capacità di generare valore all'interno delle aziende del settore energetico. Nel periodo analizzato, i risultati mostrano una tendenza positiva, con un valore per dipendente che, pur con alcune oscillazioni, si attesta generalmente su livelli superiori rispetto ai competitor del settore. Nel periodo 2019-2023 i dati evidenziano il ruolo centrale di Axpo Italia nel panorama energetico nazionale. Axpo Italia si posiziona come un player altamente competitivo, con un impatto economico significativo e una redistribuzione del valore sostenuta rispetto alle altre imprese del settore. Axpo Italia ha acquistato beni e servizi da una media annua di circa 2.000 imprese di varie dimensioni (dalle microimprese alle grandi imprese), distribuite su tutto il territorio nazionale. Nel 2020, il totale di acquisto di beni e servizi, dai propri fornitori, si attestava a circa 3,14 miliardi di euro, con una suddivisione equilibrata tra beni (2,22 miliardi) e servizi (920 milioni). Nel 2021, si è registrato un incremento significativo, con il valore complessivo che è salito a 4,35 miliardi di euro, aumento trainato principalmente dalla crescita nel settore dei beni (il valore dei servizi è rimasto pressoché stabile). Il 2022 ha segnato un vero e proprio boom, con il totale che ha raggiunto 12,25 miliardi di euro. Il balzo in avanti è stato determinato da una forte crescita nel comparto beni, che supera gli 11,6 miliardi nel 2022, mentre i servizi hanno registrato una flessione. Questo andamento dipende dall’aumento dei prezzi, registrato in quell’anno. Complessivamente, nel quadriennio 2020-2023, Axpo Italia ha registrato un totale di acquisto di beni e servizi, dai propri fornitori, di 28,29 miliardi di euro, con una netta prevalenza del settore beni (24,95 miliardi) rispetto ai servizi (3,34 miliardi). Nel corso dei suoi 25 anni di storia Axpo Italia ha rafforzato il proprio contributo alla transizione energetica, con un focus particolare sull'incremento della quota di energia rinnovabile nel proprio portafoglio. Cresce, poi, in misura significativa il numero di punti prelievo clienti Axpo che tra il 2019 e il 2023 passa da 468.584 a 609.962. Si registra una crescita importante anche della propria quota di mercato nel settore residenziale che passa da 29.188 punti di prelievo nel 2020 a 86.979 nel 2023. Nel 2020, Axpo Italia ha scambiato energia pari allo 0,18% del totale dell'energia domestica scambiata a livello nazionale; percentuale aumentata significativamente nel 2021, raggiungendo lo 0,44%, grazie all’espansione delle proprie attività nel segmento domestico. La crescita è continuata nel 2022, dove la percentuale ha toccato 0,47%, mentre nel 2023 si è registrato un lieve calo al 0,33%. I dati relativi al 2022/2023 testimoniano una crescita significativa dell’occupazione, un rafforzamento dell’inclusività di genere e un impegno costante nella sostenibilità. Tra il 2015 e il 2019, l’azienda ha offerto 52 tirocini, dei quali il 30,7% ha portato a un’assunzione diretta e il 23% a contratti in somministrazione. Nel 2023/2024, il supporto economico ha raggiunto il suo massimo livello, con un investimento di 74.900 euro a favore di progetti che promuovono la cultura, la salute pubblica e il coinvolgimento giovanile. Il questionario somministrato ai clienti di Axpo in occasione del 25° anniversario dell’azienda ha coinvolto 62 organizzazioni distribuite su tutto il territorio italiano. Il livello di soddisfazione espresso dagli intervistati appare complessivamente positivo, con un apprezzamento che riguarda sia l’esperienza generale con Axpo sia il rapporto diretto con l’azienda. L’interesse a mantenere la collaborazione in futuro si conferma diffuso. “I risultati dell’indagine - ha dichiarato Simone Demarchi, amministratore delegato di Axpo Italia - confermano che Axpo gode di una ottima reputazione per qualità e affidabilità e confermano il nostro ruolo chiave in Italia non solo come fornitore di energia, ma come partner attivo nei percorsi di trasformazione ecologica e digitale delle imprese italiane. Nel corso dei suoi 25 anni di storia in Italia Axpo non solo è riuscita ad occupare un posto rilevante come fornitore di energia, ma ha assunto il ruolo di un interlocutore credibile, innovativo e orientato al bene comune, capace di coniugare business, sostenibilità e responsabilità sociale. Una reputazione che rappresenta un capitale relazionale prezioso, da coltivare e far crescere attraverso azioni sempre più visibili, concrete e partecipative”.