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(Adnkronos) - L'emergenza Covid, sconfitta anche con l'arrivo dei vaccini, non ha scalfito le certezze del popolo no-vax che continua sui social a divulgare le proprie teorie contro le immunizzazioni, dall'influenza all'anti-bronchiolite, fino - appunto - al Covid. La Giornata mondiale della consapevolezza sulla disinformazione e per la lotta alle fake news, che si celebra oggi, ripropone il tema della corretta comunicazione e informazione rispetto alla medicina e alla scienza. Gli analisti di NewsGuard a inizio 2024 hanno evidenziato che sono oltre 300 le notizie che circolano online sui vaccini 'bollinate' come fake news. Purtroppo dall'analisi emergeva che le affermazioni false sono state condivise da 4.387 siti di notizie e account sui social. Anche prima dell'emergenza Covid circolavano storie e bufale sui danni dei vaccini, ma il popolo no-vax ha trovato anche sponde fuori dai social. "C'è stata e c'è ancora una ondata di antiscienza - afferma all'Adnkronos Salute l'epidemiologo Massimo Ciccozzi - Non è finita quella brutta abitudine che alcuni hanno preso e che porta le persone a seguire chi lancia allarmi senza nessuna base scientifica. Come se ne esce? E' un discorso complesso, ma ad esempio anche noi scienziati dobbiamo evitare di cavalcare una comunicazione dannosa e parlare solo quando ci sono dati certe e dimostrati. Altrimenti quello che diciamo rimane una opinione personale buona solo per un post sui social che però poi diventa incontrollabile e pericoloso se strumentalizzato. Abbiamo visto - conclude Ciccozzi - che recentemente alcuni personaggi hanno annunciato di voler abbandonare X: io invece credo che la scienza deve stare sui social per smentire le fake news una ad una". "Oggi è la Giornata mondiale della consapevolezza sulla disinformazione e per la lotta alle fake news, per cercare di arginare quella che è una minaccia globale. L'uso arbitrario della verità, che può essere manipolata e falsificata, ci riguarda tutti da vicino", ammonisce l'infettivologo Matteo Bassetti su X. Ci sono "falsi storici più celebri, ma la lista sarebbe davvero lunga", scrive il medico citando un esempio illustre: "Già Dante si scagliava contro le 'fake news' e nel XXIX canto del Paradiso, per bocca di Beatrice, ammonisce chi si fa prendere troppo dalle false apparenze e dalle non verità. Il Sommo Poeta chiamava le fake news 'sì fatte favole'". "Chi crede alle fake news non è un credulone, anzi pensa di essere più furbo e informato degli altri", osserva Bassetti. "Per questo le fake news, soprattutto in medicina, sono un grave problema da affrontare. Bisogna distinguere tra disinformazione e cattiva informazione ottenuta con il raggiro. La disinformazione sanitaria consiste nell'affermare cose non vere, ma esiste anche, soprattutto nella sanità, disinformazione per far circolare informazioni false al fine di ottenere potere e denaro. In tutto questo - conclude - i social possono fungere da formidabili casse di risonanza per entrambi i tipi. Su questo tema ho scritto un libro che potrebbe aiutare a scovare sia i pinocchi che i creduloni".
(Adnkronos) - Orizzonti temporali di breve, medio e lungo termine, con diversi scenari da qui al 2050, per la diffusione dell’idrogeno rinnovabile e a bassa emissione carbonica: così è delineata la Strategia Nazionale dell’Idrogeno, realizzata dal ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica e presentata nella sede del Gse a Roma. “L’idrogeno è una delle soluzioni fondamentali per il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione, che abbiamo chiaramente delineato nel Pniec e devono portarci al 'Net Zero' al 2050. La nostra Strategia si articola su diversi scenari, sapendo che l’affermazione del vettore idrogeno dipenderà da molteplici e trasversali tematiche. Oggi il governo - spiega il ministro Gilberto Pichetto - vuole dunque condividere con imprese e industrie una visione su un settore che già può contare su risorse complessive superiori ai 6 miliardi, ma che ha ancora bisogno di sviluppare un mercato solido e va dunque accompagnato con nuovi strumenti, insieme a una forte coesione inter-istituzionale”. La Strategia nazionale - spiega il Mase - si articola attraverso una matrice che vede tre possibili scenari sviluppati su un orizzonte temporale di lungo periodo. La strategia stima una 'domanda nazionale' tra 6 e 12 Mtep con una corrispondente necessità di elettrolizzatori variabile da alcuni GW fino ad alcune decine di GW a seconda delle condizioni di contesto. Nel testo è chiarito che per decarbonizzare i consumi servirà la combinazione di diverse fonti, tra cui l’aumento della produzione da rinnovabili, lo sviluppo della 'Carbon Capture Storage', di biofuel, biometano e, non ultimo, dell’idrogeno, anche eventualmente affiancato dalla ripresa della produzione nucleare. Solo così, è spiegato, si potrà soddisfare la domanda a fronte di fonti non programmabili e intermittenti, con la capacità di trasportare grandi quantità di energia su lunghe distanze e a costi competitivi. Se dunque, si legge nel testo, nei prossimi decenni ogni alternativa troverà uno spazio applicativo, sono indicati come le variabili che incidono sull’idrogeno la decarbonizzazione degli usi finali (trasporto pesante, settore marittimo e aereo), l'integrazione del sistema energetico, la realizzazione di una filiera forte e competitiva. Altri aspetti da considerare sono l’aumento della sicurezza negli approvvigionamenti di energia e il relativo contributo dell’idrogeno, la realizzazione dell’obiettivo 'Italia hub energetico nel Mediterraneo', su cui molto incide l’attività di cooperazione, un sistema di certificazione che assicuri di non rilocalizzare le emissioni ma di contribuire concretamente alla loro riduzione, come anche lo sviluppo di ricerca e innovazione che possano creare nuovi prodotti e componenti. “Nel medio e lungo periodo - viene spiegato nella Strategia - lo sviluppo di una produzione ‘large scale’ e di una infrastruttura dedicata permetterà di abbattere i costi di produzione”, e altrettanto “una logistica su gomma di idrogeno gassoso e liquido potrà essere di supporto nel medio periodo”. Viene citato nel documento il progetto 'Southern Hydrogen Corridor', di cui la dorsale italiana è parte integrante, che “renderà l’Italia un hub europeo dell’idrogeno, favorendo i flussi di importazione”.