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(Adnkronos) - "Dicono che sono morto? Davvero?". Donald Trump, dopo quasi una settimana lontano dalle telecamere, torna in pubblico con una conferenza stampa nello Studio Ovale alla Casa Bianca. Il presidente degli Stati Uniti, 'missing' da mercoledì scorso, è stato al centro di voci incontrollate sulle condizioni di salute. Su X, tra venerdì e sabato, è decollato l'hashtag 'trumpisdead' (Trump è morto) e Google, negli Stati Uniti, è stato invaso dalle ricerche sulle condizioni di salute del numero 1 della Casa Bianca. Ora, Trump torna a parlare davanti ai media. L'occasione è l'annuncio del trasferimento del comando delle forze spaziali americane in Alabama. In realtà, dopo la comunicazione iniziale arriva una raffica di domande su argomenti di ogni tipo, compresi i rumors sulla salute. "La scorsa settimana ho fatto molte conferenze stampa, sono andate tutte benissimo. Non ho fatto niente per 2 giorni e hanno iniziato a dire 'c'è qualcosa che non va'. Biden non faceva nulla per mesi e andava tutto bene...", dice Trump riservando una stoccata all'ex presidente. "Ho fatto un'intervista durata circa un'ora, ho partecipato a programmi, ho fatto post su Truth. Nel mio golf club ho visto molte persone, sono stato molto attivo nel weekend. Ecco perché i media, che si sono chiesti 'starà bene?' sono così poco credibili...", chiosa.
(Adnkronos) - Il mondo del lavoro cambia rapidamente, ma il sistema formativo italiano fatica ancora a tenere il passo. Pur in presenza di investimenti in orientamento e nel potenziamento dell’offerta didattica, permane un divario rispetto ai reali fabbisogni espressi dal mercato, con effetti sulla capacità del Paese di valorizzare le competenze disponibili. Le immatricolazioni universitarie per l’anno accademico 2024/2025 confermano una tendenza consolidata: crescono le iscrizioni nei corsi con minori sbocchi occupazionali – come psicologia (+94% negli ultimi dieci anni), lettere e filosofia (+46%), scienze della formazione (+46%) e arte e design (+40%) – mentre restano insufficienti quelle in settori chiave come ingegneria, informatica ed economia. Ogni anno mancano oltre 22 mila laureati in ingegneria, 14 mila in ambito economico e 7 mila in quello medico-sanitario. Un divario che rischia di ampliarsi, mettendo in difficoltà le imprese nella ricerca di competenze adeguate. È quanto emerge dalla nota della Fondazione studi consulenti del lavoro, 'Formazione e lavoro: un gap destinato a crescere', che analizza i dati occupazionali e scolastici tra il 2019 e il 2024 e ne proietta le criticità fino al 2029. A un anno dalla laurea (dati AlmaLaurea), il tasso di occupazione varia sensibilmente a seconda del percorso scelto: si passa dal 93,4% per ingegneria industriale e 92,6% per informatica, al 79,8% per giurisprudenza, 71,6% per lingue, 68,7% per arte e design, 61,5% per l’area umanistica e 60% per psicologia. Un dato che sorprende, soprattutto considerando che nello stesso periodo l’occupazione giovanile è aumentata. Tra il 2019 e il 2024 il tasso per i 18-29enni è salito dal 39,1% al 42,7%, con un incremento ancora più marcato tra i laureati (dal 48,7% al 55,3%). Un progresso ancora insufficiente a colmare il divario tra competenze disponibili e richieste. Ma non solo. Permane uno squilibrio di genere: nei corsi di educazione e formazione le donne sono il 93,8% degli immatricolati, mentre restano poco presenti nei percorsi tecnico-scientifici, quelli con le maggiori opportunità di impiego. Lo stesso disallineamento si osserva nella scuola secondaria: nell’anno scolastico 2024/2025 oltre il 51% degli studenti ha scelto un liceo, mentre gli istituti professionali – più aderenti ai fabbisogni occupazionali – si fermano al 15,4%, in calo del 19,3% rispetto al 2018/2019. Nel quinquennio 2025-2029, secondo Unioncamere, le imprese avranno bisogno ogni anno di oltre 135 mila diplomati da percorsi professionali, ma il sistema ne fornirà solo 70 mila. Si prevede così una carenza strutturale di circa 65 mila unità l’anno, soprattutto nei settori dell’edilizia, meccanica, elettrico, agroalimentare e amministrazione. Gli interventi su orientamento e offerta formativa, seppur significativi, non si sono ancora tradotti in un impatto concreto sull’allineamento tra formazione e occupazione. “Va costruito un ponte solido tra scuola e lavoro, affinché ogni giovane possa accedere a percorsi di studi realmente in linea con le esigenze del mercato del lavoro", ha dichiarato Rosario De Luca, presidente del consiglio nazionale dell’ordine dei consulenti del lavoro. “In molte aree del Paese, infatti, l’offerta formativa resta carente, soprattutto nei settori tecnicoscientifici, e non tutte le famiglie hanno la possibilità di sostenere costi importanti legati agli studi universitari fuori sede. È importante investire in un sistema formativo di prossimità e coerente con i fabbisogni occupazionali, in grado di valorizzare i talenti e accompagnarli verso opportunità concrete”, ha concluso.
(Adnkronos) - Save the Children, la Cooperazione Italiana e Ferrero insieme per migliorare le condizioni di vita dei minori che vivono nelle comunita’ di coltivatori di cacao in Costa d’Avorio. Il progetto - che coinvolge istituzioni, mondo aziendale e società civile - si svilupperà nella regione dell'Haut Sassandra e nel distretto delle Montagnes creando le condizioni per proteggere i bambini, dando loro accesso all’istruzione e ai servizi sanitari di base, migliorando la registrazione delle nascite, assicurando i mezzi di sussistenza e la nutrizione, supportando le comunità e l’imprenditoria femminile e contrastando il fenomeno del lavoro minorile. L’intervento, che durerà complessivamente fino al 2030, si innesta e rappresenta l’ampliamento di un programma dell’Organizzazione, avviato fin dal 2017 con il sostegno di Ferrero, che continuerà a finanziare l’iniziativa in un’ottica di partenariato pubblico-privato. L’iniziativa si avvarrà dei fondi della Cooperazione italiana, in seguito all’esito della selezione di una procedura comparativa gestita dall’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo. Con la dotazione prevista dal bando dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo e al rinnovato sostegno di Ferrero, l’intervento può contare su un finanziamento totale di quasi 20 milioni di euro, di cui oltre 8 milioni e 800mila euro provengono dalla Cooperazione Italiana, 8 milioni sono stanziati da Ferrero e la restante parte garantita da un co-finanziamento di Save the Children. L’ innovazione del progetto, spiegano i promotori, consiste nel lavorare con un approccio integrato e di sistema, sia sul campo, mettendo in connessione comunità, famiglie, fornitori e governi locali, sia a livello di sostenibilità economica attraverso finanziamenti privati ed istituzionali che possono abilitare un cambiamento strutturale e di lungo termine. Lavorare nella filiera del cacao, con partner del mondo corporate e i supplier sul territorio, coinvolti direttamente nel processo fin dalla definizione degli interventi, proseguono, crea una potente contaminazione di conoscenze e competenze tra settore pubblico e privato, che moltiplica l'impatto ben oltre l'investimento iniziale e trasforma gradualmente le buone pratiche in politiche pubbliche. In questo modo, inoltre, le misure di protezione dell'infanzia vengono integrate all'interno delle operazioni della supply chain, garantendo che gli interventi raggiungano i bambini più vulnerabili, promuovano la sostenibilità a lungo termine e possano essere replicati su scala. Infine, l’intervento si basa su indicatori di performance e sistemi di valutazione per garantire risultati concreti e duraturi. “Da sempre crediamo nell’importanza della collaborazione tra istituzioni pubbliche, sia a livello nazionale sia internazionale, società civile e settore privato, che valorizzi l’esperienza e le competenze di ognuno di questi attori. Il vero cambiamento non nasce da azioni isolate, ma da alleanze trasformative e durature. Ecco perché, come Save the Children, pensiamo che questa partnership dia significato alla parola investimento: investire nel lungo periodo con azioni trasversali, coinvolgendo più attori per risultati duraturi - spiega Daniela Fatarella, Direttrice Generale di Save the Children - questo progetto dimostra come uno sviluppo socioeconomico sostenibile in un paese come la Costa d’Avorio sia possibile, grazie alle competenze sulla supply chain di un’azienda come Ferrero, alla strategia della cooperazione italiana, che con i finanziamenti adeguati e l’impegno dell’Italia può creare condizioni abilitanti per lo sviluppo, e un’organizzazione come Save the Children da sempre presente sul territorio con competenza e professionalità. Più attori, che insieme possono raggiungere un risultato superiore alla somma delle sue parti, diventando reali agenti di cambiamento.” “In Ferrero, il rispetto e la promozione dei diritti umani sono fondamentali. Questi principi cardine sono integrati nelle nostre pratiche di sourcing a supporto delle persone e delle comunità che fanno parte della nostra filiera - aggiunge Isabel Hochgesand, Global Chief Procurement Officer di Ferrero - questa nuova fase della collaborazione con Save the Children e la Cooperazione Italiana rappresenta un passo importante verso un ecosistema del cacao più sostenibile. Lavorando insieme lungo l’intera filiera del cacao, miriamo a costruire una supply chain trasparente, inclusiva e duratura, capace di generare un impatto concreto sia per le comunità che per il nostro business”.