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(Adnkronos) - Firmato oggi, mercoledì 5 novembre, il rinnovo del contratto della scuola che prevede aumenti sia per i docenti che per il personale Ata. Lo ha annunciato il ministro dell'Istruzione e del merito Giuseppe Valditara. "È stato siglato il contratto 2022-2024 per il personale scolastico. È un risultato storico: per la prima volta nella scuola italiana garantiamo continuità contrattuale e ci sono tutte le premesse - ha affermato Valditara - per chiudere il più presto possibile anche quello del triennio 2025-2027. Con la firma di quest’ultimo si raggiungerebbe un traguardo senza precedenti: tre contratti sottoscritti durante il mandato di un solo governo”. Dopo anni di blocco, il ministro ha rivendicato la centralità restituita al personale scolastico: “Gli stipendi erano fermi da molti anni, dal 2009 al 2018, sotto diversi governi. Oggi diamo rispetto e dignità a chi lavora per l’istruzione dei nostri giovani. Con i contratti 2019-2021 e 2022-2024 gli aumenti medi sono stati, rispettivamente, di 123 e 150 euro per i docenti, 89 e 110 euro per il personale Ata. Con il 2025-2027, quando sarà firmato anche questo contratto, arriveremo, compresi i relativi arretrati, a un totale di 416 euro lordi mensili in più per gli insegnanti e 303 euro in più per il personale Ata”. Grazie alla gestione oculata delle risorse del Mim, per il contratto 2022-2024, sono stati stanziati inoltre 240 milioni di euro di provenienza ministeriale, che consentiranno di riconoscere, con la firma oggi del Ccnl del triennio, anche una 'una tantum' per docenti e Ata. La firma del Ccnl 2022-24 determina altresì arretrati di 1.948 euro per i docenti e 1.427 per il personale Ata, che insieme agli arretrati del prossimo contratto 2025-2027 arriveranno a circa 2.500 euro per i docenti e di oltre 1.830 per il personale Ata. A questo si aggiungono ulteriori misure economiche: nella legge di bilancio sono stati stanziati, infatti, 170 milioni di euro, per la detassazione del salario accessorio, pari a 140 euro quale ulteriore “una tantum” per il personale scolastico. Inoltre, il taglio del cuneo fiscale consentirà un incremento stipendiale fino a 850 euro all’anno per la maggior parte dei docenti. Aumenta anche il bonus mensile per le lavoratrici madri, portato a 60 euro al mese. Valditara sottolinea, infine, l’importanza della nuova politica di welfare introdotta per la scuola: “Da gennaio 2026 partirà, poi, un’assicurazione sanitaria che ho fortemente voluto, con rimborsi fino a 3.000 euro l’anno, che si aggiunge alla copertura assicurativa contro gli infortuni sul lavoro, che invece prima del nostro intervento gravava sui lavoratori. Nonostante i 40 miliardi di euro di oneri per il Superbonus legato alle ristrutturazioni edilizie, che pesano sul bilancio dello Stato, siamo riusciti a investire sulla scuola. Andiamo avanti nella valorizzazione del personale scolastico: crediamo nella necessità di dare più soldi in busta paga e più tutele a chi lavora ogni giorno per il futuro dei nostri figli”, ha concluso Valditara.
(Adnkronos) - "E' una manovra luci e ombre, perché vi sono indubbiamente alcuni aspetti positivi ma anche altri che non condividiamo. In primis, è positivo una tenuta forte dei conti pubblici, perché avere uno spread di 76 punti base significa avere minori interessi sul debito pubblico e quindi tendenzialmente maggiori risorse che vengono investite sul sistema". Così, intervistato da Adnkronos/Labitalia, Cristian Camisa, presidente nazionale di Confapi, la Confederazione italiana della piccola e media industria privata, analizza la manovra economica del governo. Per Camisa, "altra cosa positiva è il rifinanziamento della Sabatini, che è comunque uno strumento importante per il mondo delle imprese, così come la sterilizzazione della plastic tax e della sugar tax", sottolinea. Secondo il numero uno di Confapi nel provvedimento del governo manca "una visione di politica industriale a lungo termine. Noi siamo imprenditori, siamo abituati a programmare, ad avere una programmazione pluriennale e quindi ci aspettiamo anche che i provvedimenti vadano in questa direzione", sottolinea. "Ad esempio -spiega Camisa- noi reputavamo il credito di imposta uno strumento estremamente importante, perché è già conosciuto dal nostro mondo, già utilizzato con l'industria 4.0, ma anche con 5.0, seppur con le difficoltà legate ai vincoli europei. Ritornare al superammortamento, all'iperammortamento significa privilegiare la grande industria, perché tutti gli studi e tutte le nostre esperienze ci dicono che questo strumento è utilizzato per la gran parte dalla grande industria, soprattutto perché lo si utilizza nel momento in cui si fanno degli utili. Mentre il credito di imposta -insiste Camisa- era fondamentale in una fase come questa, perché noi stiamo vivendo e andremo a vivere nei prossimi due o tre anni delle sfide epocali, tra cui quelle legate alla digitalizzazione e alla sostenibilità, che se non vinte rischiano di farci andare fuori mercato". "Altri punti non condivisibili -spiega- sono quello della tassazione sui dividendi per quelle anticipazioni sotto il 10%, perché da un lato aumenta la tassazione dall'1,2% al 24%, ma anche perché va a scoraggiare tutta una serie di investimenti in capitale di rischio che sono fondamentali anche per le nostre imprese. E soprattutto, ad esempio, tutte le imprese che sono all'interno delle filiere hanno a volte le partecipazioni incrociate, e quindi si arriva a una doppia tassazione che porta la tassazione complessiva su queste partecipazioni al 57,3%. E quindi non è condivisibile". E Camisa auspica, in conclusione, una "modifica sul tema del payback sanitario per le pmi, non solo una tassa inigua, ma anche insostenibile per le piccole e medie imprese e che rischia di portarle al collasso", ribadisce. Gli effetti dei dazi Usa Ma ad angosciare le pmi industriali sono gli effetti dei dazi Usa. "Il mercato statunitense -sottolinea Camisa- incide per il 10% dell'export complessivo italiano e quindi alcuni dazi, in particolare quello del 50% su acciaio e alluminio, quelli sulla pasta ma anche su altri prodotti stanno creando un danno potenziale estremamente importante per le nostre aziende quantificabile secondo uno studio recente in 20 miliardi di euro. Noi stiamo realizzando uno studio per avere una quantificazione complessiva sugli effetti sul mondo delle pmi industriali, ma possiamo già dire che di questi 20 miliardi all'incirca il 50%, e cioè 10 miliardi, è un danno riconducibile alle pmi industriali", sottolinea. E Camisa sottolinea che "a soffrire per i dazi sono sicuramente le industrie agroalimentari perché questa tassazione soprattutto su beni di consumo sta portando il livello dei prezzi a una condizione che comincia a diventare insostenibile, anche perché non dimentichiamoci che oltre il dazio del 15% su tanti prodotti c'è stato un deprezzamento del dollaro nei confronti dell'euro di circa il 13%, quindi l'aumento reale sul costo dei prodotti si avvicina al 30%, e tutto questo porta a una diminuzione importante dei consumi di certi beni di prima necessità", chiarisce. Secondo il presidente di Confapi il governo la manovra può essere un'occasione per agire a sostegno delle aziende che stanno subendo gli effetti dei dazi di Trump. "La nostra proposta -spiega Camisa- è di inserire in Manovra una 'sterilizzazione', attraverso un credito di imposta, dell'effetto dei dazi Usa sulle imprese italiane, che vada a compensare il peso di questi costi in più per le aziende che esportano negli Stati Uniti. E' un modo per dare respiro alle aziende, per poter fare una programmazione a medio e lungo termine perché purtroppo soprattutto per una pmi industriale cercare un nuovo mercato non è una questione di mesi ma di anni. E quindi, almeno a breve termine, è indispensabile avere un supporto, seppur consapevoli che le risorse non sono infinite, per non rischiare di fare entrare in crisi aziende per una decisione unilaterale che non è sicuramente frutto di una mala gestione dell'imprenditore", sottolinea. La crisi dell'automotive Le piccole e medie imprese industriali del settore dell'automotive in Italia "vivono una situazione molto negativa, questo è uno dei lati maggiormente dolenti per noi, e su questo auspico una grande moral suasion da parte del governo anche perché le ultime dichiarazioni dell'amministratore delegato di Stellantis, Filosa, sul mercato statunitense come principale mercato per l'investimento e su quello francese come secondo mercato di riferimento fanno pensare che si stia un po' dimenticando il mercato italiano. Noi abbiamo tantissime aziende che lavorano per fornitori di Stellantis che stanno chiudendo o sono in liquidazione perché senza ordini", spiega Camisa. "Noi rappresentiamo -continua Camisa- tantissime aziende del'industria dell'auto, in particolare nella zona piemontese, ma chiaramente non solo. Molto spesso rappresentiamo le seconde aziende di indotto all'industria, ma quelle che forniscono a fornitori di Stellantis. E da un momento all'altro aziende solide, capitalizzate, che avevano un business assolutamente fluido, si sono trovate senza un ordine perché le prime aziende dell'indotto hanno internalizzato tutta la produzione lasciando senza commesse le aziende di piccola e media dimensione", sottolinea. Uno shock "che sta portando queste aziende alla chiusura, alla liquidazione e qualsiasi idea, che pur è benvenuta, di riconversione non può essere fatta anche qui in poche settimane, in pochi mesi. Quindi anche su questo, seppur nelle difficoltà, è necessario un segnale per queste aziende perché questa riconversione possa essere supportata anche da strumenti di aiuto", sottolinea ancora Camisa. Il focus energia "Penso che il tema su cui il sistema Paese debba concentrarsi a lungo termine -spiega Camisa- è quello del nucleare, perché noi non possiamo avere oggi centrali nucleari ai confini e non avere un sistema nostro che vada in quella direzione e che possa finalmente e definitivamente dare una risposta alle richieste del sistema industriale italiano" sull'energia. Secondo Camisa, infatti, "il tema energia è uno di quelli focali" per il Paese "perché noi abbiamo mediamente un costo dell'energia che è molto maggiore rispetto ai nostri competitor". "Abbiamo auspicato che si possa agire su due livelli. Uno: finalmente si vada a definire una politica energetica europea, perché è impensabile in una situazione come quella in cui siamo che le nostre industrie debbano partire fin da subito con dei gap competitivi estremamente importanti rispetto al resto d'Europa. A livello governativo abbiamo chiesto alcune cose importanti: innanzitutto agire sull'azzeramento degli oneri di sistema che sono una componente significativa e su cui ci si è dimenticati di includere le piccole e medie industrie. E poi come strategia a medio termine, strategie di autoproduzione e autoconsumo, quindi cercare di dare degli incentivi per le batterie di accumulo su impianti fotovoltaici esistenti, ma anche incentivi al revamping e al repowering", dice. "Per finire -conclude- dei fondi di garanzia per i gruppi d'acquisto di energia per le piccole industrie, perché attraverso questi si può permettere alle aziende chiaramente di avere un potenziale completamente diverso nei confronti dei fornitori in tema di forza contrattuale e quindi in qualche modo di andare a ridurre i costi dell'energia stessa", conclude. (di Fabio Paluccio)
(Adnkronos) - Si è aperta oggi la 28esima edizione di Ecomondo, evento internazionale di riferimento in Europa e nel bacino del Mediterraneo per la green, blue and circular economy, organizzato da Italian Exhibition Group (Ieg) in programma fino al 7 novembre alla Fiera di Rimini. La manifestazione accresce quest’anno il suo respiro internazionale, con la presenza di più di 1.700 brand espositori, il 18% dei quali provenienti dall’estero, 380 hosted buyer da 66 Paesi, oltre 30 delegazioni ufficiali e 90 associazioni internazionali di settore coinvolte, in sinergia con l’Agenzia Ice e il ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale. Ecomondo 2025 occupa l’intero quartiere fieristico, con 166.000 mq di superficie espositiva e 30 padiglioni, offrendo una panoramica completa sulla transizione ecologica e sull’economia circolare, anche grazie al ricco palinsesto convegnistico, composto da oltre 200 convegni, oltre 70 dei quali curati dal Comitato Tecnico Scientifico. Ad aprire la cerimonia di inaugurazione è stato Maurizio Renzo Ermeti, presidente Ieg: “Ecomondo è diventato l’evento di riferimento per chi vuole competere nei mercati globali della green economy: un momento di orgoglio, condivisione e crescita culturale sulla sostenibilità, punto di riferimento internazionale per imprese, istituzioni e mondo della ricerca. In oltre vent’anni abbiamo visto nascere e consolidarsi una filiera che oggi è qui con 1.700 brand, con una presenza estera dall’Africa al Mediterraneo, dall’Europa dell’Est all’America Latina. Un risultato possibile grazie al sostegno del ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, del ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e di Ice Agenzia, al lavoro continuo del nostro Comitato Tecnico Scientifico e delle tante realtà che condividono il nostro impegno”. Jamil Sadegholvaad, sindaco del Comune di Rimini, ha affermato: “La centralità di un evento come Ecomondo non risiede esclusivamente nel successo e nella eco crescente sul piano internazionale ma soprattutto sugli obiettivi quasi didattici e culturali che una manifestazione come questa naturalmente persegue. Se infatti la materia è oggetto (e spesso vittima) di ideologie e tifoserie, Ecomondo è capace di presentare quelle possibilità tecnologiche, industriali, creative che possono rendere migliore il rapporto tra uomo e natura e quindi tra umanità e suo futuro”. Per Fabio Fava, coordinatore del Comitato Tecnico Scientifico di Ecomondo, "ancora una volta, il palinsesto convegnistico di Ecomondo si pone come fonte di ingredienti abilitanti per una più efficace e sapiente implementazione dell’economia circolare e della transizione ecologica in Europa e nel Mediterraneo: un punto di riferimento a livello internazionale, con uno sguardo sempre più rivolto alle nuove sfide globali. Quest’anno i riflettori sono puntati sulle filiere industriali a maggiore impatto sull’ambiente ma, parallelamente, si mantiene salda l'attenzione verso le azioni di monitoraggio e ripristino degli ecosistemi terrestri e acquatici già compromessi dall’inquinamento e dal cambiamento climatico e di valorizzazione sostenibile delle loro risorse biologiche. Degli oltre 200 eventi in programma, 70 sono organizzati dal Comitato Tecnico Scientifico: un pool di oltre 80 esperti italiani e internazionali, che garantisce il rigore scientifico e tecnologico e la qualità dei contenuti”. “A Ecomondo si crea un confronto reale tra competenze e profili differenti, affrontando con pragmatismo le sfide ambientali che abbiamo di fronte a noi. La nostra Costituzione ci chiede di tutelare ambiente ed ecosistemi: pensando alle generazioni future è indispensabile bilanciare la crescita dell’economia con la protezione della natura. Per questo in Commissione stiamo approfondendo temi nuovi, come la gestione dei rifiuti emergenti, dai pannelli fotovoltaici alle batterie, fino alle pale eoliche a fine vita. L’obiettivo è rafforzare gli strumenti normativi e di controllo per consegnare ai nostri figli e nipoti un ambiente migliore”, ha rimarcato Jacopo Morrone, presidente della Commissione Bicamerale Ecomafie. Michele de Pascale, presidente della Regione Emilia-Romagna, ha concluso: “È con piacere che saluto l’apertura della 28esima edizione di Ecomondo, appuntamento internazionale che rende Rimini e la regione Emilia-Romagna crocevia di idee, soluzioni e innovazioni per la transizione ecologica. Ecomondo non è solo una fiera, ma un laboratorio di futuro, un luogo dove la sostenibilità si traduce in impresa, lavoro e conoscenza, per affrontare insieme le grandi sfide del nostro tempo: dal cambiamento climatico all’economia circolare, dal risparmio delle risorse all’energia pulita. Ai visitatori e agli operatori di tutto il mondo, il più caloroso benvenuto nella nostra terra”. All’Opening Cerimony hanno inoltre partecipato Corrado Peraboni, amministratore delegato di Ieg, Alessandra Astolfi, global exhibition director Green&Technology Division di Ieg, e Mauro Delle Fratte, exhibition manager di Ecomondo. A seguire, l’apertura della 14esima edizione degli Stati Generali della Green Economy, organizzati dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile in collaborazione con il ministero dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica (Mase) e promossi dal Consiglio Nazionale della Green Economy. Tra gli appuntamenti da seguire nella giornata di domani si segnalano: 'Rifiuti tessili urbani. Arriva l’Epr: chi sono i Consorzi dei produttori e qual è la loro visione per lo sviluppo del sistema', a cura del Comitato Tecnico Scientifico di Ecomondo&Unirau; 'Waste Shipment Regulation and its impact on the global market for post-consumer textiles' a cura di Ecomondo&Unirau; 'Il Made in Italy dell’Industria Tessile: sfide ed opportunità in una prospettiva di Economia Circolare: quale futuro ci aspetta' a cura del Comitato Tecnico Scientifico di Ecomondo&Aisec (Associazione Italiana per lo Sviluppo dell’Economia Circolare). E ancora: 'Forum della Buona Comunicazione - Sostenibili o competitivi? Come la comunicazione scioglie un falso dilemma- a cura di Ecomondo Ferpi; 'Earth Observation for Security and Sustainability: Dual-Use Innovations and AI at the Service of the Planet' a cura di Ecomondo&Kelvin273: 'From sky to ground: Earth observation for sustainable critical raw materials management' a cura del Comitato Tecnico Scientifico di Ecomondo&Politecnico di Torino, Cineca; 'Accelerating circularity in the Electrical and Electronic Equipment Sector' a cura della Regione Emilia-Romagna&Art-Er; 'Premio per lo Sviluppo Sostenibilei, istituito dalla Fondazione per lo sviluppo sostenibile e da Ecomondo-Italian Exhibition Group, giunto alla XV edizione, rivolto a imprese, startup e Amministrazioni locali.