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(Adnkronos) - “In un contesto globale segnato da profonde trasformazioni degli equilibri politici ed economici e dall’ascesa di nuove grandi potenze regionali, la tenuta dell’Unione europea dipenderà dalla nostra capacità di rimettere la crescita e la coesione al centro del progetto comunitario. Crescita significa investire nel capitale umano, nell’innovazione e in una competitività orientata alla sostenibilità. Coesione significa garantire che questi investimenti siano equi e inclusivi, affinché nessun cittadino, nessuna regione, nessun territorio venga lasciato indietro. Solo così si può dare piena attuazione ai principi di solidarietà e sussidiarietà che costituiscono il fondamento del Trattato sull’Unione Europea”. È quanto ha dichiarato il presidente del Cnel Renato Brunetta al Forum Teha di Cernobbio. “A livello europeo la pandemia da Covid-19 - osserva Brunetta - ha messo in evidenza le fragilità strutturali dell’attuale sistema e la necessità di un cambio di paradigma rispetto alle politiche del passato. Abbiamo compreso, in maniera definitiva, che un’Europa forte e capace di innovare non può essere vincolata da logiche di austerità che comprimono lo sviluppo e ostacolano la solidarietà tra gli Stati membri, ma puntare su investimenti strategici in beni comuni europei. L’esperienza del Next Generation EU ha dimostrato che questa solidarietà può diventare motore di trasformazione e che strumenti comuni di finanziamento, se ben indirizzati, sono in grado di rafforzare l’unità politica e il potenziale economico dell’Unione”. Per l’Europa -ha aggiunto Brunetta- non c’è più tempo, altrimenti si rischia l’irrilevanza. Ma che fare? Da dove cominciare? Come dicono i linguisti serve una compressione semantica, per trovare il messaggio fondamentale, che indichi le vere priorità. La chiave è quella di rilanciare fortissimamente la domanda interna. E debito buono. Perché se l’Europa si dota di un grande bilancio volto a rilanciare la domanda interna si riequilibrerebbe il rapporto con gli Usa, il risparmio europeo si indirizzerebbe non verso il debito americano ma verso il mercato europeo e avremmo più crescita, più competitività più coesione, più attrazione di capitale umano, più investimenti". "Le cose da fare - sottolinea Brunetta - ce le hanno già dette Monti, Letta e Draghi. È questo il salto da fare, di cui ci ha parlato il Presidente Mattarella: ‘Svegliati Europa!’. Abbiamo perso 20 anni con i patti di stabilità, con l’austerità e con i compiti a casa. Ma è ora anche fondamentale una capacità di grande coordinamento e quindi occorre superare il sistema di governance all’unanimità nelle decisioni europee, che non funziona. Cosi l’Europa potrà divenire il punto di riferimento a livello mondiale, come modello non egoistico di crescita, inclusione, cooperazione, multilateralismo e coesione".
(Adnkronos) - "La Cina ha promosso la manifestazione del 3 settembre per celebrare la vittoria sull'aggressione giapponese 80 anni fa. Ma questo è un simbolo per mostrare l'inizio della storia della nuova Cina, che non solo è imprescindibile dal punto di vista economico per le nostre aziende, ma ha un valore rilevante nelle relazioni internazionali, nella geopolitica, in una serie di temi per cui in futuro ogni regione del mondo, non solo il Sud ma anche il Nord, deve guardare con maggiore interesse e attenzione a Pechino". Così, raggiunto telefonicamente da Adnkronos/Labitalia a Shangai, Lorenzo Riccardi, presidente della Camera di commercio italiana in Cina, commenta gli eventi degli ultimi giorni che hanno visto il Paese asiatico al centro dell'attenzione del mondo. Riccardi ricorda che "L'Europa deve guardare sempre più alla rilevanza del mercato cinese, perché è passato negli ultimi 20 anni dal 4% del valore dell'economia globale al 19% del Pil globale, equiparandosi quindi all'Unione Europea e cambiando in modo radicale il proprio valore". E per Riccardi "di certo in questi giorni abbiamo assistito ad alcuni momenti di particolare rilevanza, in particolare con la Shanghai cooperation organization che ha organizzato un summit, la Sco, nella città di Tianjin, a nord-est della Cina. Per la prima volta dal 2018 ha partecipato Modi insieme al presidente Xi e hanno promosso un'alleanza tra i paesi più popolosi del pianeta. Cina e India equivalgono a 2,8 miliardi di persone, quindi sono una quota significativa per l'intera umanità. Cosa interessante è che ha partecipato Guterres, segretario generale delle Nazioni Unite", sottolinea. I rapporti con l'Italia "L'Italia ha mostrato un interesse verso la Cina a fronte di una situazione geopolitica complessa, dove chiaramente siamo di fronte ai dazi globali dell'amministrazione americana e abbiamo la necessità di mantenere una relazione economica con regioni rilevanti come l'Asia, e certamente come la Cina. Dobbiamo considerare che abbiamo avuto un numero di missioni ufficiali dall'Italia verso la Cina che non si era mai visto, con il ministro delle Imprese e del made in Italy Urso, la premier Meloni, il capo dello Stato Mattarella, il presidente del Senato italiano La Russa, il vice premier Tajani che lo ha accompagnato, il vice premier Salvini che ha incontrato la comunità e il ministro delle Infrastrutture. Quindi tutte le più alte cariche dello Stato in un arco temporale molto ridotto, quasi in un semestre. Questo è indice del fatto che l'Italia comunque guarda con grande attenzione alla relazione con la Cina, ovviamente in uno scenario con mutamenti significativi, rapidi". I dazi Usa? Un'opportunità "La Cina -spiega Riccardi- oggi si promuove come partner con una stabilità politica diversa rispetto ovviamente agli scostamenti date dalle politiche dei dazi americani. Sicuramente i dazi Usa portano l'Italia a verificare altri mercati alternativi, emergenti. Tra questi la Cina è il primo mercato per l'Italia in tutta la regione dell'Asia Pacifico". E Riccardi ricorda che "spesso nella comunicazione europea si valorizza questa competizione tra Stati Uniti e Cina come un'alternativa, ma è chi è da questa parte del mondo, in Oriente e in Cina, promuove invece l'idea che ci siano doppie opportunità, cioè bisogna coglierle entrambe, non bisogna scegliere unicamente un partner", conclude. (di Fabio Paluccio)
(Adnkronos) - La Conferenza Unificata ha espresso parere positivo allo schema di legge delega per lo sviluppo del nuovo nucleare sostenibile. “Con grande soddisfazione - ha dichiarato il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto - prendo atto della valutazione della più autorevole sede di confronto interistituzionale. Ora il testo sarà trasmesso rapidamente al Parlamento, per avviare un percorso molto atteso, che può dare all’Italia l’opportunità di sviluppare un’energia sicura, pulita, innovativa e orientata alla decarbonizzazione. Una strada di futuro su cui oggi facciamo un altro passo avanti”. "L’intesa raggiunta oggi in Conferenza Unificata sul disegno di legge delega per il nucleare sostenibile rappresenta un passaggio decisivo verso una strategia energetica moderna, sicura e a basse emissioni. È il risultato di un confronto costruttivo con Regioni, Province e Comuni, che hanno dimostrato responsabilità e visione condivisa. Il nucleare di nuova generazione potrà affiancare le fonti rinnovabili, garantendo stabilità e competitività al sistema produttivo. Avanti ora con il confronto parlamentare”, dichiara il viceministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Vannia Gava. Il provvedimento punta a definire un quadro normativo organico sull’intero ciclo di vita della nuova tecnologia nucleare, sia a fissione sia a fusione. Il governo sarà delegato a varare uno o più decreti legislativi per disciplinare la sperimentazione, la localizzazione, la costruzione e l’esercizio dei nuovi moduli, rivedere le competenze istituzionali, promuovere ricerca e formazione e riorganizzare la gestione degli impianti esistenti, dei rifiuti e del combustibile esaurito.