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(Adnkronos) - La Commissione von der Leyen bis viene eletta dal Parlamento Europeo con 370 voti a favore, 282 contrari e 36 astenuti, con 688 votanti (su 719 membri). E' il risultato della votazione avvenuta poco fa a Strasburgo, in plenaria. Il 18 luglio scorso Ursula von der Leyen era stata rieletta presidente della Commissione con 401 voti a favore: oggi, dopo l'apertura all'Ecr avvenuta nel frattempo, ne ha presi 31 in meno. "Come ho fatto nel mio primo mandato, lavorerò sempre dal centro. Perché tutti vogliamo il meglio per l’Europa e il meglio per gli europei. Quindi ora è il momento di unirci", ha detto von der Leyen, parlando nella plenaria del Parlamento Europeo a Strasburgo, prima del voto di conferma del Collegio dei commissari. "Superare le divisioni e raggiungere compromessi - continua - è il segno distintivo di ogni vivace democrazia. E il mio messaggio oggi è che vogliamo lavorare con voi in questo spirito. Saremo guidati dagli orientamenti politici su cui quest'Aula ha votato. E dalle lettere di missione, nelle quali affronto le preoccupazioni da voi sollevate durante le udienze. E come ho detto prima del voto di luglio, lavoreremo con tutte le forze democratiche europeiste presenti in quest’Aula", aggiunge. Per von der Leyen garantire la libertà dell’Unione europea significa “fare scelte difficili. Significherà investire massicciamente nella nostra sicurezza e prosperità”. Il processo, continua, richiederà “rimanere uniti e fedeli ai nostri valori. Trovare il modo di lavorare insieme e superare la frammentazione. Questo è ciò per cui io, e tutte le 26 donne e uomini con me, ci impegneremo ogni singolo giorno. Siamo pronti a metterci subito al lavoro”. Credo che la nostra generazione di europei debba lottare ancora una volta per la”, dichiara ancora la presidente della Commissione Europea Ue, sottolineando che si tratta della “libertà per cui il popolo ucraino sta eroicamente combattendo” e quella di “plasmare il nostro futuro in un mondo conflittuale e instabile”. “Questa libertà - continua - non è solo una parola astratta. Si tratta di cittadini europei che sanno che le loro famiglie saranno al sicuro. Il loro Paese protetto. Che potranno permettersi di comprare cibo o riscaldare le loro case, con salari dignitosi e prezzi equi. Che saranno in grado di cogliere le opportunità. E che si sentano in grado di controllare il cambiamento - e la velocità del cambiamento - della società, la velocità con cui avviene il cambiamento nella società”, continua. “Abbiamo bisogno di un mercato unico della difesa. Dobbiamo rafforzare la base industriale della difesa. Dobbiamo migliorare la nostra mobilità militare. E abbiamo bisogno di progetti europei comuni sulla difesa”. “La guerra infuria ai confini dell'Europa. E noi dobbiamo essere pronti ad affrontare ciò che ci aspetta, lavorando fianco a fianco con la Nato. Sappiamo che dobbiamo fare molto di più insieme come europei. Un solo dato: la Russia spende fino al 9% del suo pil per la difesa. L'Europa spende in media l'1,9%. C'è qualcosa di sbagliato in questa equazione”, dice von der Leyen, spiegando che la spesa europea per la difesa deve aumentare. “Non abbiamo tempo da perdere. E dobbiamo essere altrettanto ambiziosi, perché le minacce sono serie. Per questo nei primi 100 giorni presenteremo un Libro bianco sul futuro della difesa europea. Posso assicurarvi che la sicurezza dell'Europa sarà sempre la priorità di questa Commissione”. La prima grande iniziativa della nuova Commissione targata Ursula von der Leyen “sarà una bussola della competitività. Questa sarà la cornice del nostro lavoro per il resto del mandato”. La bussola, spiega, si baserà sui tre pilastri della relazione sul futuro della competitività di Mario Draghi. “Il primo è chiudere il divario di innovazione con gli Stati Uniti e la Cina. Il secondo è un piano comune per la decarbonizzazione e la competitività. Il terzo è l'aumento della sicurezza e la riduzione delle dipendenze”. La libertà e la sovranità degli europei dipendono oggi più che mai dalla loro forza economica, sottolinea von der Leyen. “La nostra sicurezza dipende dalla nostra capacità di competere, innovare e produrre. E il nostro modello sociale dipende da un'economia in crescita, pur affrontando i cambiamenti demografici. Per questo ho chiesto a Mario Draghi di tracciare la strada da seguire. La sua diagnosi è stata cruda e la sua tabella di marcia altrettanto ambiziosa”. Molte delle proposte dell’ex presidente della Bce sono state riprese nelle lettere di missione dei nuovi commissari europei, continua von der Leyen, sottolineando che i capi di Stato e di governo europei hanno approvato il suo lavoro al Consiglio europeo di questo mese. “Ho ascoltato attentamente le audizioni. Ho sentito i vostri ripetuti appelli a realizzare il cambiamento sostanziale che egli propone. Con rapidità e ambizione”. “Voglio che le regioni europee e le comunità siano in grado di controllare il proprio destino e di contribuire alla definizione delle nostre politiche. Questo è il compito di coesione e riforme che ho affidato a Raffaele Fitto in qualità di Vicepresidente esecutivo. È una scelta che ho fatto io. Anche perché so quanto sia fondamentale dare alle regioni l'importanza politica che meritano”. Per molte persone la libertà “consiste nello scegliere dove vivere, lavorare e studiare. Scegliere se far crescere la propria famiglia in un'altra parte d'Europa o nel luogo in cui si è cresciuti”, dice von der Leyen, prima di citare esplicitamente il già primo ministro italiano Enrico Letta, menzionando “la libertà di restare”. La prossima Commissione intende “difendere la qualità di vita unica degli europei, in tutta Europa. Che si tratti di una comunità costiera o di pescatori, di un'area rurale o di una comunità agricola, di un'isola o di una regione ultraperiferica, di una città o di una delle regioni uniche e diverse d'Europa. Dobbiamo lavorare per affrontare i problemi che le regioni devono affrontare, dai cambiamenti demografici ai cambiamenti climatici o alla necessità di infrastrutture moderne. E questo va al cuore della libertà di cui parlo oggi”. Vi chiedo la vostra fiducia in questa squadra. Chiedendovi di scegliere un futuro più forte e unito. Vi chiedo di scegliere un futuro di libertà per l’Europa. Quel percorso non è mai stato il più semplice. Ma insieme, noi sappiamo che possiamo farcela", conclude von der Leyen, ricordando che "dopo la Seconda Guerra Mondiale ci è voluta una generazione di leader con il coraggio di ricucire le ferite, di immaginare un futuro diverso. Questo è lo spirito che da allora ha portato avanti il nostro continente. Ancora una volta abbiamo dovuto scegliere. Da un lato, un percorso di divisione e di declino. Dall’altro, il sentiero stretto verso un’Europa più unita. L’Europa ha sempre scelto la forza dell’unità. Quindi è con onore e profonda emozione che sono qui a Strasburgo, 80 anni dopo. In questa Casa della democrazia europea. Nel cuore di un’Europa libera", conclude.
(Adnkronos) - Il 69,6% di lavoratrici e lavoratori italiani ha un carico di cura: tra questi, il 36% ha la responsabilità di figli minorenni, il 46% segnala di occuparsi di familiari anziani o fragili (nel 16% dei casi si tratta di un impegno quotidiano) e il 30% si prende cura di altri minori della famiglia, come ad esempio i nipoti. Considerando chi affianca la responsabilità su figli minori e la cura di altri familiari anziano o fragili, è stato possibile identificare la cosiddetta “generazione sandwich”: si tratta del 18% dei lavoratori. Sono i principali risultati dell’Osservatorio Nazionale sui bisogni di welfare di lavoratrici e lavoratori con responsabilità di cura, di Welfare Come Te, in partnership con la Prof.ssa Elena Macchioni (Professoressa di Sociologia – Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali 'Università di Bologna’) e con il contributo dell’Istituto di Ricerca Ixè. Welfare Come Te – provider di welfare aziendale espressione della cooperazione sociale – oltre a servire numerose aziende nella progettazione di iniziative e servizi dedicate ai caregiver e al benessere personale, ha voluto anche creare questo spazio organico di osservazione sulle esperienze in atto di welfare aziendale, con una focalizzazione sulla condizione dei ‘lavoratori caregiver’. Il progetto si struttura a partire da un’indagine demoscopica quantitativa – realizzata su un campione rappresentativo di lavoratrici e lavoratori del settore privato. L’indagine monitora, con periodicità biennale, il welfare aziendale, fornendo una fotografia delle condizioni familiari, lavorative, dei bisogni e delle necessità di welfare dei lavoratori italiani, con un focus su quanti hanno una responsabilità di cura. La prima indagine è stata realizzata nel maggio 2024. Emergono altri dati interessanti: la conciliazione si basa prevalentemente sul “fai-da-te” degli stessi lavoratori, che in larga maggioranza (70%) dichiarano di riuscire a gestire gli impegni di lavoro e quelli personali e familiari grazie alla propria capacità organizzativa, aspetto rimarcato - per lo più - dalle donne e che si consolida con l’età delle rispondenti; sul fronte delle carenze i lavoratori lamentano innanzitutto (49%) la mancanza di servizi pubblici territoriali, particolarmente avvertita dai lavoratori residenti nelle regioni del centro e del sud Italia. Il 41% segnala anche la carenza di servizi di welfare aziendale. Nel groviglio di impegni da conciliare, i lavoratori trascurano, innanzitutto, il proprio benessere psicofisico, tema indicato dal 68%, e sottolineato per lo più dalle lavoratrici. Un lavoratore dipendente su tre sente di aver trascurato responsabilità familiari e il 19% il lavoro; chi è gravato da carichi di cura tende a giudicare se stesso con maggiore severità, sottolineando in misura significativamente più marcata le proprie mancanze sul fronte lavorativo e familiare. In questo scenario il welfare aziendale occupa uno spazio che appare ancora contenuto e non del tutto adeguato, il welfare offerto dalle imprese ha pochi elementi di utilità sociale, là dove presenti ricalcano i pillar del welfare state tradizionale (senza ricercare una vera e propria modalità di integrazione) e seguono una pratica di convenienza (ciò che la normativa permette di offrire con vantaggio fiscale), piuttosto che di convinzione (ciò che può essere realizzato tenendo conto dei reali bisogni di lavoratrici e ai lavoratori). Questo studio ha restituito la dimensione del fenomeno su scala nazionale ed ha evidenziato uno spazio ampio di lavoro e di intervento. È necessario promuovere una nuova narrazione del welfare, lo sviluppo di una prospettiva sociale e di personalizzazione degli interventi, attraverso un approccio plurale– preferibilmente sviluppato a partire dal livello territoriale – in cui imprese, PA e Terzo Settore possano cooperare in risposta ai bisogni crescenti di cura di lavoratrici e lavoratori.
(Adnkronos) - Il comune di Fermignano (Pu) è tra i cinque premiati da Fondazione Sodalitas alla 9a edizione di Cresco Award - Città Sostenibili, al Centro Congressi Lingotto di Torino. "Il nostro progetto si chiama 'Fermignano 2030, dalla sostenibilità all'inclusione sociale' - commenta il sindaco Emanuele Feduzi - Siamo partiti dalla raccolta differenziata, portandola in maniera stabile sopra l'85%, quindi diventando il comune più riciclone della regione Marche per la categoria, 5-10 mila abitanti. Abbiamo poi costruito una nuova struttura, una scuola primaria per 500 bambini, completamente autosufficiente da un punto di vista energetico. Grazie al risparmio energetico che ne è scaturito abbiamo finanziato parte degli interventi nel sociale, ad esempio l'acquisto di un nuovo mezzo e il recupero di strutture per i disabili, e altre attività come la campagna per la sensibilizzazione contro la violenza di genere". "Cresco Award è un momento di crescita, di confronto e soprattutto di stimolo - aggiunge il sindaco Feduzi - Abbiamo partecipato per la prima volta, quasi come una scommessa insieme ai miei colleghi e collaboratori. Nell'arco di pochi mesi abbiamo ricevuto due premi, Cresco Award, appunto, e un premio dal GSE a livello nazionale per essere riusciti a rivoluzionare la spesa energetica sfruttando fonti alternative appunto per alimentare le nostre strutture e rifinanziando in questo modo il sociale. Per noi è stato uno stimolo, un momento di confronto e soprattutto, ripeto, un momento di crescita non soltanto per l'amministrazione e per la dirigenza, ma per tutta la città".