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(Adnkronos) - Jannik Sinner sfida Carlos Alcaraz nella finale del Roland Garros 2025. Il tennista azzurro affronta domani, domenica 8 giugno, lo spagnolo, numero due del mondo - in diretta tv e streaming - nell'ultimo atto dello Slam parigino, il secondo della stagione dopo gli Australian Open, vinti proprio da Sinner lo scorso gennaio. I due tornano quindi ad affrontarsi nella nuova stagione a poche settimane dalla finale degli Internazionali d'Italia, quando Alcaraz riuscì a superare Jannik, al rientro dopo i tre mesi di stop per la sospensione per il caso Clostebol, in due set. Quello di Roma è soltanto l'ultimo precedente tra i due. In totale sono 13 le sfide tra Sinner e Alcaraz, con lo spagnolo che guida con un parziale di 8 vittorie contro le 5 dell'azzurro. Nelle ultime cinque sfide, in particolare, Jannik ha vinto una sola volta, nella finale del Six Kings Slam, il ricchissimo torneo esibizione andato in scena in Arabia Saudita lo scorso ottobre. "Ultimamente i match con Carlos non sono andati benissimo", ha detto Sinner dopo aver battuto Djokovic nella semifinale di Parigi, "ma vedrò cosa riuscirò a fare". Oltre ai precedenti però, a preoccupare l'azzurro è un altro dato. Alcaraz arriverà sulla terra del Philippe Chatrier da campione in carica e senza aver perso nessuna delle finali Slam giocate. In carriera infatti Carlos è arrivato all'ultimo atto dei tornei più importanti del circuito in quattro occasioni e in tutte è riuscito a centrare la vittoria. Un 'record' che condivide proprio con Sinner, anche lui arrivato per tre volte in finale Slam e per tre volte trionfatore, in due occasioni agli Australian Open (2024, 2025) e in una agli US Open (2024).
(Adnkronos) - Giuseppe Conte, manager delle risorse umane, nel suo libro 'In difesa dello smart working' (edito da Castelvecchi) affronta le sfide e le opportunità legate al lavoro flessibile. Con un’esperienza consolidata nel management pubblico, Conte esplora l'importanza di conciliare l'impiego con la vita privata, sottolineando la necessità di una nuova cultura aziendale. "Con l’autorità si può chiedere il rispetto delle regole, ma non si può imporre un cambiamento culturale", afferma Conte. Il suo approccio propone che motivare le persone non è questione di premi o punizioni, ma di ispirarle a trovare gratificazione nel loro lavoro. Lo smart working diventa così un potente strumento di fiducia, responsabilità e crescita reciproca. In un contesto in continua evoluzione, il trattenere i talenti è essenziale. Lo smart working, promuovendo una leadership orizzontale e un paradigma di collaborazione, risponde a questa sfida, mettendo le persone al centro dell’organizzazione. 'In difesa dello smart working' diventa così un invito a ripensare il lavoro con un approccio innovativo, dove la sostenibilità sistemica assieme al benessere e alla motivazione del lavoratore diventano priorità indiscutibili.
(Adnkronos) - "In questi dieci anni la legge antispreco ha sicuramente prodotto un risultato dal punto di vista quantitativo (nel caso di Banco Alimentare, rispetto ai dati precedenti la legge 166 del 2016, il recupero delle eccedenze è aumentato del 390%); però c'è anche un aspetto qualitativo, perché rimuovere gli ostacoli burocratici e condividere buone pratiche e studi è un modo per spingere quei cambiamenti che sono necessari, le leggi hanno bisogno di vivere su un tessuto culturale e sociale che va nella stessa direzione". Così Maria Chiara Gadda, vicepresidente commissione Agricoltura della Camera e prima firmataria della legge 166/16, intervenendo alla conferenza stampa ‘Prevenire lo spreco alimentare: la rivoluzione digitale di Planeat’, presso la Sala Caduti di Nassirya del Senato. "La legge 166 interviene a valle - spiega - tecnicamente la donazione è un modo per allungare il ciclo di vita di un prodotto, unisce due mondi che apparentemente sono diversi: i donatori, quindi le imprese di tutta la filiera produttiva, distributiva, della somministrazione con l'altra faccia della medaglia che è il mondo del terzo settore che risponde a bisogni sociali crescenti". "Non pensiamo però che le aziende che usano oggi quotidianamente la legge 166 lo facciano per frutto dell'errore; l'economia circolare, la sostenibilità si pensa, spreca chi per esempio non include nelle politiche aziendali la donazione. Donare significa misurare, significa essere consapevoli dei propri processi interni, logistici, distributivi, del rapporto con il proprio cliente, con i consumatori. Quindi in realtà la donazione non è frutto dell'errore, è frutto di un pensiero", aggiunge.