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(Adnkronos) - E' già successo in passato e lo schema si ripete anche oggi. L'offerta di Unicredit su Bpm, ovvero un'operazione di mercato, trova sulla sua strada la reazione ostile del Governo, ovvero un'interpretazione della politica. A decidere se si tratta di una buona o di una cattiva operazione, valutandone le conseguenze industriali, dovrebbero essere prima di chiunque altro gli azionisti delle due banche e poi tutti gli stakeholder che devono pesare rischi e benefici, fino agli analisti e agli operatori di Borsa. Invece, a poche ore dall'annuncio della mossa firmata dal Ceo Andrea Orcel, mercato e politica finiscono subito su sponde opposte. Perché si ripete lo schema che a partire dalle acquisizioni di metà anni 2000 ha quasi sempre accompagnato le grandi operazioni finanziarie? Perché gli interessi in gioco riguardano non solo gli aspetti finanziari ma anche le ricadute per i territori e i relativi bacini elettorali. Nel caso specifico, la decisione di Unicredit rischia di compromettere il progetto del 'terzo polo' bancario che, proprio con Bpm come capofila, potrebbe risolvere anche l'annosa questione Mps. Orcel ora si trova a giocare su due tavoli, quello internazionale con l'operazione Commerzbank e l'ostilità della politica tedesca, e quello nazionale, con la politica italiana che prende le distanze. Le due principali voci contrarie, quella del ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti e quella del leader della Lega e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini, sono diverse per tono e contenuti. Giorgetti puntualizza che si tratta di un'operazione "comunicata ma non concordata col governo". E aggiunge: "Vedremo, come è noto esiste la golden power. Il governo farà le sue valutazioni, valuterà attentamente quando Unicredit invierà la sua proposta per le autorizzazioni del caso". Il ministro fa anche indirettamente riferimento alla doppia mossa di Orcel: "Citando von Clausewitz il modo più sicuro per perdere la guerra è impegnarsi su due fronti, poi chissà che magari questa volta questa regola non sarà vera". Più netta la versione di Salvini. "A me le concentrazioni e i monopoli non piacciono mai, ero rimasto al fatto che Unicredit volesse crescere in Germania. Non so perché abbia cambiato idea. Unicredit ormai di italiano ha poco e niente: è una banca straniera, a me sta a cuore che realtà come Bpm e Mps che stanno collaborando, soggetti italiani che potrebbero creare il terzo polo italiano, non vengano messe in difficoltà". Facendo una sintesi estrema, il titolare dell'Economia già pensa al 'golden power', la facoltà che ha il Governo di "dettare specifiche condizioni all'acquisito di partecipazioni, di porre il veto all'adozione di determinate delibere societarie e di opporsi all'acquisto di partecipazioni" in difesa di interessi strategici nazionali. E uno dei leader della maggioranza di governo parla apertamente di Unicredit come di "una banca straniera" che vuole ostacolare la creazione di "un terzo polo italiano". Si torna alla 'difesa dell'italianità', che in Germania diventa 'difesa di una banca tedesca', e che finisce in contrasto con un'operazione che viene costruita nella convinzione di creare un 'campione europeo'. "L’Europa ha bisogno di banche più forti e più grandi che la aiutino a sviluppare la propria economia e a competere contro gli altri principali blocchi economici", le parole di Orcel, che continua a guardare al mercato: "L'offerta che abbiamo fatto non è vincolante. La responsabilità di valutare la nostra offerta spetta al Consiglio di Amministrazione di Bpm e ai suoi stakeholder. Saremo lieti di confrontarci con loro per ulteriori dettagli". (Di Fabio Insenga)
(Adnkronos) - “La digitalizzazione comporta delle opportunità per poter lavorare meglio e per poter assistere il lavoratore, però queste nuove tecnologie possono portare anche delle criticità. Quindi il ruolo del sindacato è quello di preoccuparsi affinché il lavoratore non subisca questa evoluzione tecnologica della digitalizzazione ma la possa vivere come un attore propositivo”. Lo ha dichiarato Angelo Raffaele Margiotta, segretario generale Confsal, intervenuto a Bologna al convegno 'Presentazione rapporto Salute e sicurezza sul lavoro nella contrattazione collettiva' che si è tenuto all'interno della fiera ‘Ambiente e Lavoro’. “Siamo convinti del ruolo della contrattazione collettiva per cui siamo riusciti a definire nella contrattazione collettiva due grosse misure che possono aiutare sul fronte della sicurezza: da una parte la valorizzazione del preposto, figura chiave secondo il testo unico; e, dall'altra parte, l'incentivazione e la promozione dei sistemi di gestione della sicurezza che tutte le ricerche affermano, correlano con una diminuzione dell'entità e del numero degli infortuni”, ha concluso Margiotta.
(Adnkronos) - Valorizzare le pratiche di approvvigionamento responsabili, per ridurre il proprio impatto ambientale e promuovere una catena di fornitura trasparente e sostenibile, con l’obiettivo di costruire una vera e propria responsabilità sociale d’impresa condivisa e diffusa. È stato questo il focus del convegno 'Sostenibilità nel Procurement: Strategie e Pratiche per Acquisti Responsabili', promosso da Gruppo Cap e Alfa Varese. L'evento, tenutosi mercoledì 20 novembre presso la sede di Gruppo Cap di via Rimini a Milano, ha rappresentato un'opportunità di confronto e di condivisione di best practice sul tema del procurement sostenibile, con la partecipazione di rappresentanti del settore e di esperti di sostenibilità. Michele Falcone, direttore generale di Gruppo Cap, ha evidenziato i risultati concreti della collaborazione fra le due aziende, avviata attraverso un contratto di rete per migliorare l’efficienza e la sostenibilità delle loro operazioni: “Il contratto di rete tra Gruppo Cap e Alfa Varese nasce dalla necessità di affrontare sfide comuni nel settore della gestione delle risorse idriche. Entrambe le aziende, pur operando in territori diversi, condividevano l’obiettivo di migliorare l’efficienza e la sostenibilità delle proprie operazioni. Questo ci ha portato a considerare la possibilità di unire le forze, creando una sinergia che potesse amplificare i nostri sforzi individuali. Attraverso questa collaborazione abbiamo ottimizzato i processi di approvvigionamento, ridotto i costi e migliorato l’efficienza operativa, ottenendo condizioni più vantaggiose dai fornitori e contribuendo a una gestione più sostenibile delle risorse”. “La collaborazione di Alfa con Cap per la gestione degli acquisti è una delle colonne portanti sulle quali si basa il contratto di rete tra le due aziende. Si tratta di una sinergia importante che garantisce economicità ed efficienza in un settore fondamentale dell’attività. I vantaggi sono però anche per i nostri fornitori, per i quali si ampliano le possibilità di operare, facendo tra l’altro riferimento ad un contesto territoriale più vasto”, ha aggiunto Marco Cavallin, amministratore delegato di Alfa. Durante il convegno sono intervenute diverse figure di spicco del settore, tra cui rappresentanti dell’Un Global Compact Network Italia e di altre aziende che promuovono la sostenibilità. Si è parlato, inoltre, del sistema di Vendor Rating adottato da Gruppo Cap, che integra criteri di sostenibilità nelle fasi di qualificazione e selezione dei fornitori, incentivando così il miglioramento continuo all’interno della filiera. Al termine dell’evento, è stata presentata la nuova strategia di acquisto di Gruppo Cap e Alfa Varese, un progetto che si propone di stabilire nuovi standard di sostenibilità per il procurement nel settore idrico, contribuendo alla transizione ecologica del Paese.