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(Adnkronos) - Quando il cinema incontra l’eleganza, la firma è sempre la stessa: Giorgio Armani. Dall’eleganza impeccabile di Richard Gere in ‘American Gigolò’, che nel 1980 lo ha consacrato a Hollywood, all’abito da sposa di Penélope Cruz, lo stilista italiano ha costruito un legame duraturo e profondo con il mondo del cinema. E’ il 1980 quando Giorgio Armani firma i costumi di scena per American Gigolò. Il guardaroba di Richard Gere, fatto di blazer destrutturati, camicie morbide e palette sobrie, diventa immediatamente iconico. Non solo definisce il look maschile degli anni ’80, ma trasforma Armani nel sinonimo stesso di eleganza hollywoodiana. Il film, diretto da Paul Schrader, è un trampolino di lancio per entrambi: Gere come sex symbol, Armani come stilista globale. Quando nel 2008 Christian Bale torna al cinema nei panni di Bruce Wayne in ‘Il cavaliere oscuro’, è Giorgio Armani a confezionare il guardaroba dell’uomo dietro la maschera. Una scelta che prosegue anche nel sequel del 2012 ‘Il cavaliere oscuro – Il ritorno’: completi su misura, linee rigorose, potere e raffinatezza che si fondono nella doppia identità di eroe e miliardario. Armani rende il vigilante di Gotham un’icona di stile. Nel corso della sua carriera, Armani firma i costumi di numerosi altri film, come ‘Phenomena’ (1985) di Dario Argento, ‘Gli intoccabili’ (1987) di Brian De Palma, ‘Il tè nel deserto’ (1990) di Bernardo Bertolucci, con John Malkovich, ‘Cadillac Man’ (1990), con Robin Williams e ‘Ransom - Il riscatto’ (1996), con Mel Gibson. Un legame, quello con il cinema, che prosegue anche negli anni 2000 e oltre, Michael Fassbender e Penélope Cruz indossano Armani in ‘The Counselor – Il procuratore’ (2013), Leonardo DiCaprio sfoggia completi firmati in ‘The Wolf of Wall Street’ (2013), incarnando l’estetica dell’eccesso con eleganza impeccabile, Jessica Chastain è elegantissima in ‘1981: Indagine a New York’ (2015). Ma l’influenza dello stilista non si ferma al cinema. Giorgio Armani è il couturier prediletto da molte celebri attrici anche nella vita reale, in particolare nel giorno più importante: il matrimonio. Nicole Kidman, Katie Holmes e Penélope Cruz scelgono tutte Armani per i loro abiti da sposa. Nel 1999, Armani è anche produttore del documentario ‘Il mio viaggio in Italia’ di Martin Scorsese, un omaggio al grande cinema italiano del dopoguerra.
(Adnkronos) - L’utilizzo dell’intelligenza artificiale sul lavoro in Italia è in crescita, passando dal 12% nel 2024 al 46% nel 2025; Il 52% del top management ha già rilevato benefici concreti in termini di riduzione dei costi e aumento dei profitti; il 74% dei manager conosce il framework etico sull’Ia, ma solo il 47% dei dipendenti ne è a conoscenza; Italia prima a livello europeo per lavoratori che stanno investendo nella propria formazione sull’Ai (64%), seguita dalla Spagna. Sono i risultati emersi dalla seconda edizione dell’Ey Italy Ai Barometer, ricerca che ha coinvolto 4900 professionisti provenienti da 9 Paesi europei, di cui 539 italiani, con l’obiettivo di indagare e analizzare l’attuale utilizzo che viene fatto dell’intelligenza artificiale nelle imprese italiane e nel business. "L’intelligenza artificiale non è più una tecnologia emergente, ma una realtà concreta che sta già generando valore per le imprese. Il 52% del top management ha rilevato benefici tangibili in termini di riduzione dei costi e aumento dei profitti. Tuttavia, il vero salto di qualità arriverà quando sarà accompagnata da una cultura diffusa e condivisa. Colmare il divario di consapevolezza tra leadership e dipendenti è oggi una priorità strategica: serve un investimento concreto in formazione, governance e accessibilità per rendere l’Ai una leva inclusiva e sostenibile di trasformazione" commenta Giuseppe Santonato, Ai Leader di Ey Europe West. Qui per il report completo.
(Adnkronos) - Per la prima volta in Italia, due sistemi autonomi di gestione degli imballaggi si alleano per offrire alle aziende del settore beverage un servizio congiunto per il recupero, il riciclo e il riuso, esteso non solo alle bottiglie in Pet, ma anche al film in plastica che le avvolge nei fardelli e copre i pallet utilizzati nel trasporto. L’accordo sperimentale prevede che Coripet - consorzio riconosciuto per la gestione e il riciclo degli imballaggi in Pet (polietilene tereftalato) per liquidi alimentari - nel pieno rispetto dell’autonomia industriale e commerciale delle singole imprese consorziate, segnali a queste ultime la possibilità di utilizzare il film riciclato fornito da P.A.R.I.- sistema volontario per il recupero del film flessibile in Ldpe (polietilene a bassa densità) -. P.A.R.I., da parte sua, si rende disponibile a fornire film con un contenuto minimo del 50% di plastica riciclata post-consumo, con possibilità di arrivare fino al 90%, garantendo il riciclo di almeno il 60% degli imballaggi immessi sul mercato. L’intesa nasce dalla volontà di dare nuovo impulso al principio della responsabilità estesa del produttore (Epr- Extended Producer Responsibility) introdotto a livello europeo e recepito in Italia dal decreto legislativo 152/2006, che attribuisce alle imprese l’onere e la facoltà di organizzare autonomamente la gestione del fine vita degli imballaggi immessi sul mercato, anche attraverso sistemi alternativi rispetto ai consorzi di filiera tradizionali. La sperimentazione permetterà di integrare la filiera “bottle-to-bottle” di Coripet - che già da inizio anno garantisce ai propri soci l’impiego del 25% di Rpet riciclato - con quella di P.A.R.I., valorizzando anche il film utilizzato per i fardelli e i cappucci copripallet. In questo modo le imprese consorziate potranno contare su un sistema efficiente e trasparente per la gestione dell’intero sistema di confezionamento in plastica, dall’imballo primario a quello terziario. Nel 2024 Coripet – che consorzia i principali marchi italiani di acque minerali e soft drink - ha raccolto oltre 165mila tonnellate di bottiglie Pet, pari a oltre la metà dell’immesso a consumo nazionale. “L’accordo con Coripet ci permette di estendere ulteriormente i principi dell’economia circolare anche per gli imballaggi secondari e terziari, valorizzando l’integrazione verticale della filiera e la rigenerazione di bottiglie e film potenzialmente all’infinito”, spiega Michele Petrone, responsabile di P.A.R.I. e amministratore delegato di Aliplast, la società del Gruppo Hera che ha il sviluppato il sistema. “Questa iniziativa rappresenta un passo concreto nella direzione indicata dalla normativa europea, dalla direttiva sulla plastica monouso (Sup, Single Use Plastics) al nuovo Regolamento imballaggi (Ppwr, Packaging and Packaging Waste Regulation) approvato lo scorso gennaio», commenta Corrado Dentis, presidente di Coripet. “Come consorzio, continuiamo a promuovere soluzioni operative replicabili e pienamente aderenti agli obiettivi comunitari di riciclo e sostenibilità”. La fase sperimentale, valida fino al 31 dicembre 2028, prevede un monitoraggio continuo delle performance ambientali, tecniche e industriali, con l’obiettivo di rinnovare l’accordo e definire un modello replicabile anche in altri settori produttivi.