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(Adnkronos) - Antonella Mosetti ha abbandonato L’Isola dei Famosi. Dopo giorni di profonda crisi, l’ex naufraga ha preso la decisione di lasciare definitivamente il reality di Canale 5, spiegando che il motivo è legato al dolore per la perdita del padre, un lutto troppo grande che non riesce ancora a superare. Antonella Mosetti ha spiegato di non essere più in grado di continuare la sua avventura in Honduras. Durante il day time di oggi, venerdì 23 maggio, la concorrente ha ribadito che non ha ancora metabolizzato il lutto di suo padre: "Sono venuta qua per ritrovare il mio papà, ma mi sono sentita ancora più lontana da lui", ha detto in lacrime, dispiaciuta di lasciare il programma condotto da Veronica Gentili, ma felice di tornare dalla sua famiglia. Mosetti era apparsa in crisi sin dai primi giorni in Honduras. La fame e la stanchezza della prima settimana si sono sommate alla mancanza del padre scomparso poco tempo fa. "Non ce la faccio neanche a parlare. Mi dispiace tanto. Non ho ancora elaborato la morte di mio papà e non riesco a stare ferma nella noia", aveva raccontato la concorrente in diretta. "Ho un dolore talmente forte che la notte mi sveglio per la nausea, non dormo. Sono esaurita. Questa cosa mi fa stare troppo male. Non riesco neanche a spiegarlo", aveva aggiunto. Direttamente dallo studio, il fratello Massimiliano l'aveva incoraggiata: "Papà non lo devi cercare altrove, lui è dentro di te e nella meraviglia che vedi". Anche la figlia Asia: "Questo è un gioco tosto, lo avevamo immaginato, ma i problemi della vita sono altri. Sono sempre qui a fare il tifo per te" le aveva detto. Ma niente da fare, Antonella Mosetti ha deciso di abbandonare definitivamente l'Isola.
(Adnkronos) - Due italiani su tre si sentono ceto medio, ma più della metà teme che i propri figli staranno peggio. Più di otto su dieci non vedono riconosciuto il valore delle proprie competenze nel reddito. E oltre il 70% chiede meno tasse sui redditi lordi. E' il ritratto del ceto medio italiano che emerge dal 2° rapporto Cida-Censis 'Rilanciare l'Italia dal ceto medio. Riconoscere competenze e merito, ripensare fisco e welfare', commissionato da Cida, la Confederazione italiana dei dirigenti e delle alte professionalità, e presentato oggi durante un convegno tenutosi alla Camera dei Deputati, aperto con i saluti istituzionali del Capogruppo di Forza Italia alla Camera dei deputati, Paolo Barelli e gli interventi del vice presidente del Consiglio e ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale Antonio Tajani e del viceministro dell'Economia e delle finanze, Maurizio Leo. Hanno portato i loro contributi Gabriele Fava, presidente Inps, Renato Loiero, consigliere del Presidente del Consiglio, e i deputati Elena Bonetti, Luigi Marattin, Annarita Patriarca e Walter Rizzetto. “Il Rapporto fotografa una frattura profonda: il ceto medio è il Punto di Tenuta del Paese, ma oggi vive un paradosso insostenibile. È troppo ricco per ricevere aiuti, troppo povero per costruire futuro. Colpito dal fisco, escluso dal welfare, ignorato nei riconoscimenti. Eppure, resiste: investe nei figli, tiene in piedi famiglie e territori con una generosità silenziosa. Ma quanto può sopportare ancora? E soprattutto, possiamo permetterci di non ascoltarlo? Se non si restituisce dignità economica a chi ogni giorno regge l’Italia, il rischio è uno solo: spezzare definitivamente il patto sociale su cui si fonda la nostra democrazia”. E' il grido d’allarme e insieme la richiesta di una scelta politica netta che arriva da Stefano Cuzzilla, riconfermato oggi alla guida di Cida dall’assemblea nazionale, che ha eletto anche i vicepresidenti Marco Ballarè, Antonello Giannelli e Guido Quici. Un capitale culturale forte, ma senza ritorno economico. Questa la contraddizione centrale che emerge dal nuovo rapporto Cida-Censis: il ceto medio italiano non si definisce attraverso il reddito, ma attraverso l’identità culturale. Il 66% degli italiani si riconosce nel ceto medio, e per oltre il 90% ciò che conta davvero è il sapere, il livello di istruzione, le competenze acquisite. Ma questi valori – pur costituendo il fondamento identitario – non trovano più riscontro nella realtà economica. L’82% degli italiani che si autodefinisce di ceto medio denuncia che il merito non viene riconosciuto, che il capitale culturale non si traduce in una giusta retribuzione. E' qui che si apre una frattura decisiva: tra capitale umano e capitale economico. E quando il riconoscimento non arriva, il motore si spegne: ciò che era spinta verso l’alto diventa semplice sopravvivenza. Negli ultimi anni, oltre la metà degli italiani che rappresentano l’ossatura sociale del Paese ha visto il proprio reddito fermo, mentre più di uno su quattro lo ha visto calare. Solo il 20% dichiara un miglioramento. Ma più che arretrare, il ceto medio oggi galleggia senza prospettiva. Anche i consumi riflettono questo stato: il 45% li ha già ridotti, e la maggioranza teme ulteriori tagli nel prossimo futuro. Non è solo una condizione economica, è un malessere sociale diffuso che svuota di speranza il futuro. Un futuro che, sempre più spesso, il ceto medio non riesce più a immaginare dentro i confini del Paese. Il 50% dei genitori appartenenti al cuore produttivo del Paese ritiene che i figli staranno economicamente peggio, e il 51% auspica che cerchino opportunità all’estero, segnando il sorpasso definitivo del 'mito dell’altrove' sul sogno di mobilità sociale interna. Nonostante ciò, il ceto medio continua a investire: il 67% delle famiglie di ceto medio con figli conviventi sostiene spese straordinarie per garantire un futuro ai figli, mentre oltre il 41% aiuta economicamente figli e nipoti, confermandosi come primo ammortizzatore sociale del Paese. Tra i pensionati della fascia di riferimento del rapporto Cida-Censis, il 47% aiuta regolarmente figli o nipoti, e il 66% ha finanziato o finanzierà almeno una spesa straordinaria. Questa 'generosità silenziosa' è sempre più sotto pressione. Solo il 52% si sente protetto da reti di welfare; gli altri oscillano tra ansia, incertezza e vera e propria insicurezza. E il risparmio, da sempre uno dei tratti distintivi del ceto medio, si erode: il 46% ha ridotto la capacità di accantonare risorse, e il 44% prevede un peggioramento nei prossimi tre anni. Quando la fiducia nel futuro si incrina, cresce il bisogno di protezione: ma è proprio qui che il sistema mostra le sue crepe più profonde. Solo il 18% giudica sufficiente il welfare pubblico. Di fronte a questa percezione di inadeguatezza, cresce la corsa al welfare integrativo: il 45% possiede una polizza sanitaria o un fondo pensione e circa il 36% vorrebbe che il contratto collettivo del settore in cui lavora prevedesse la sanità integrativa. Il rischio è una nuova disuguaglianza: tra chi può permettersi una protezione privata e chi resta scoperto.
(Adnkronos) - Un dispositivo innovativo, portatile e intelligente, progettato per aiutare ogni cittadino a monitorare l’ambiente circostante e a prendere decisioni consapevoli in tempo reale, per spostarsi in città e scegliere i percorsi più sicuri per la propria salute. Si chiama Respiro (Real-time Environmental Sensing for Personal Intelligent Risk Optimization) ed è un dispositivo sviluppato dall’Università di MilanoBicocca insieme a Road – Rome Advanced District, in collaborazione con XearPro srl. Respiro non è solo un semplice sensore, ma è una vera e propria piattaforma alla portata di tutti. Respiro rileva gli inquinanti atmosferici, tra cui CO2, monossido di carbonio, polveri sottili e ultrafini, oltre a temperatura, umidità e pressione atmosferica. Tutti i dati vengono georeferenziati in tempo reale, fornendo un quadro dettagliato della qualità dell’aria che circonda la persona che utilizza il dispositivo. Il progetto è stato presentato questa mattina al Gazometro del quartiere Ostiense di Roma, sede del polo di ricerca tecnologica Road - Rome Advanced District il soggetto rete per l’innovazione voluto da Eni, Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane, Acea, Autostrade per l’Italia, Bridgestone, Cisco Italia e Nextchem durante un evento aperto dagli interventi della rettrice dell’Università di Milano-Bicocca, Giovanna Iannantuoni, e del Presidente Road e Direttore Stakeholder Relations & Services di Eni, Claudio Granata, cui ha fatto seguito una tavola rotonda alla presenza dei ricercatori dell’Università Milano-Bicocca e Road. Grazie alla sua struttura low-cost, compatta e indossabile, Respiro può essere agganciato a uno zaino, a una borsa o a una giacca. Tramite un monitoraggio in tempo reale e la localizzazione Gps, il suo schermo Led offre all’utente una visualizzazione istantanea dei parametri ambientali, mentre l’app dedicata, collegata via Bluetooth, avvisa con notifiche intelligenti quando l’aria che si respira in un luogo può rappresentare un rischio ovvero fornisce dati utili ai ricercatori e cittadini attivi per le attività di monitoraggio diffuso in ottica “citizen science”. Il progetto è legato alle attività scientifiche che i ricercatori dell’Ateneo milanese portano avanti in una delle piazze del capoluogo lombardo sede di diversi dipartimenti di MilanoBicocca (piazza della Scienza) e che sono coordinate dal Centro di Ricerca Polaris dell'Università. Tutto questo si associa a campagne di rilevamento che diversi volontari, studenti, tecnici e docenti dell’Ateneo Bicocca, stanno realizzando grazie ai sensori smart portatili Respiro per monitorare la qualità dell’aria all’interno del quartiere. Una parallela campagna di raccolta dati verrà realizzata anche a Roma, nel quartiere di Ostiense grazie alla collaborazione dei partner Road tra cui l’Università Roma Tre. "In un mondo in cui la qualità dell’aria che respiriamo è sempre più al centro del dibattito politico, sociale e scientifico – afferma la rettrice dell’Università di MilanoBicocca, Giovanna Iannantuoni – il nostro ateneo vuole fare la sua parte, proponendo un modello di rigenerazione di uno spazio come piazza della Scienza e promuovendo strumenti tecnologici all’avanguardia come Respiro. Il progetto della piazza sta continuando grazie alle azioni di monitoraggio dell’inquinamento e di studio e implementazione della biodiversità che coinvolgono la nostra comunità accademica. In questo contesto, il nuovo dispositivo che abbiamo presentato oggi, all’avanguardia e alla portata di tutti, è stato pensato per aiutare ogni cittadino a monitorare l’ambiente circostante e a muoversi più consapevolmente attraverso la città. Un vero e proprio alleato per la salute, la mobilità sostenibile e la citizen science". "Con Respiro e la collaborazione con l’Università Milano - Bicocca, abbiamo la prima messa a terra concreta delle attività avviate dal Rome Advanced District, a meno di due anni dalla sua nascita – afferma il Presidente di Road, Claudio Granata. Il dispositivo sarà testato in modo simultaneo tra Milano e Roma, consentendo in questo modo di aumentare la base di dati a disposizione per l’analisi della qualità dell’aria. Road - soggetto rete promosso da Eni insieme a primarie società italiane e internazionali per realizzare nell’area del Gazometro di Roma un distretto di innovazione tecnologica - nasce esattamente con questo scopo: attivare collaborazioni di filiera tra dipartimenti di ricerca e sviluppo di soggetti privati e pubblici per i processi di trasformazione delle imprese, facilitare i policymakers nell’attività di abilitazione della transizione e promuovere lo sviluppo di nuove competenze”.