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(Adnkronos) - Il trattamento in prima linea con daratumumab in somministrazione sottocutanea e in combinazione con bortezomib, lenalidomide e desametasone ha mostrato, nei pazienti affetti da mieloma multiplo ed eleggibili a trapianto, una proiezione di sopravvivenza mediana libera da progressione di circa 17 anni. Sono i risultati presentati al sesto congresso dello European Myeloma Network (Emn), che si è appena concluso ad Atene, relativi ai nuovi dati degli studi Perseus e Cepheus sulla sopravvivenza libera da progressione (Pfs) a lungo termine in pazienti affetti da mieloma multiplo di nuova diagnosi, eleggibili (Te) e non eleggibili (Tie) a trapianto autologo di cellule staminali, trattati con daratumumab (D) in formulazione sottocutanea (Sc) e in combinazione con bortezomib, lenalidomide e desametasone (VRd). In particolare - si legge in una nota - le proiezioni della Pfs mediana di entrambi gli studi risultano essere significativamente più lunghe nel braccio sperimentale contenente daratumumab-VRd rispetto al braccio di controllo con VRd. Di recente, questa combinazione con daratumumab, in formulazione sottocutanea, ha ricevuto l'approvazione dalla Commissione europea per l'estensione di indicazione per il trattamento in prima linea dei pazienti adulti affetti da mieloma multiplo di nuova diagnosi. "Oggi la sopravvivenza dei pazienti affetti da mieloma multiplo e arruolati negli studi clinici si prolunga spesso oltre la durata degli stessi studi clinici - afferma Elena Zamagni, professore associato di ematologia dell'Istituto di Ematologia 'L. e A. Seràgnoli' dell'Irccs Aou S. Orsola-Malpighi di Bologna - Il ricorso ai modelli matematici di previsione sta diventando quindi sempre più diffuso per riuscire a stimare i benefici dei trattamenti sulla sopravvivenza dei pazienti. Le proiezioni della sopravvivenza libera da progressione presentate indicano che, con un follow-up più lungo dello studio Perseus, l'aspettativa di vita per le persone affette da mieloma multiplo di nuova diagnosi eleggibili al trapianto potrebbe essere prossima a quella che sarebbe la loro aspettativa di vita senza la malattia. Questi dati rafforzano l'importanza cruciale del trapianto associato al trattamento con daratumumab e alla terapia di mantenimento per raggiungere i migliori risultati possibili". Lo studio Perseus - riporta la nota - ha arruolato pazienti con mieloma multiplo di nuova diagnosi eleggibili al trapianto con età mediana di 60 anni, mentre il Cepheus pazienti di nuova diagnosi non eleggibili al trapianto o transplant deferred (Td) con un'età mediana di 70 anni. Nel primo studio, dopo un follow-up mediano di 47,5 mesi, il trattamento daratumumab-VRd seguito dal mantenimento con daratumumab Sc e lenalidomide (D-R) ha portato a una riduzione del rischio di progressione della malattia o di morte del 58% rispetto al trattamento con VRd seguito dalla monoterapia con lenalidomide (R). Nello studio Cepheus, dopo un follow-up di 58,7 mesi, il trattamento con la combinazione daratumumab-VRd ha portato a una riduzione dello stesso parametro del 43% rispetto a VRd. Sulla base di questi risultati - prosegue la nota - la Pfs mediana per il braccio daratumumab-VRd non è stata ancora raggiunta in nessuno dei 2 studi, dimostrando l'importanza dell'utilizzo di modelli a lungo termine come base per decisioni di tipo clinico ed economico. L'utilizzo di modelli matematici di previsione ha mostrato che nello studio Perseus la stima migliore di mPfs è di 17,1 anni (range tra 13,2-21,2 anni) per daratumumab-VRd seguito dal mantenimento con D-R rispetto a 7,3 anni (6,3-9.9 anni) per VRd seguito da R. Per la popolazione non eleggibile al trapianto dello studio Cepheus, la mPfs stimata è stata di 8,3 anni (8,0-9,8 anni) per il trattamento daratumumab-VRd rispetto a 4,4 anni (4,3-4,5 anni) per VRd. Nel complesso, entrambi i modelli predittivi hanno mostrato che l'aggiunta di daratumumab al trattamento ha aumentato significativamente la mPfs. "Il miglioramento degli outcome a lungo termine rimane uno dei principali obiettivi per il trattamento del mieloma multiplo, dove l'età mediana alla diagnosi è di circa 65 anni - dichiara Edmond Chan, Emea Therapeutic Area Lead Haematology, Johnson & Johnson Innovative Medicine - I nuovi dati e le proiezioni presentate suggeriscono come i pazienti che ricevono la terapia con daratumumab potrebbero non avere progressioni della malattia e avere un'aspettativa di vita simile a chi non è affetto da mieloma multiplo, confermando le potenzialità di daratumumab nella sua formulazione sottocutanea e il suo ruolo come terapia in prima linea innovativa per questa malattia, a prescindere dalla eleggibilità per il trapianto".
(Adnkronos) - "Non sono solo le notizie di questi giorni, sono ormai anni che viviamo con grande turbolenza. Noi operiamo nel settore dell'energia, e il 2022 è già stato un anno particolarmente complesso, dove forse abbiamo iniziato a vedere per la prima volta, nei tempi più recenti, una grande crisi ed è stato necessario reagire in maniera rapida, far fronte alla mancanza o la sensazione di mancanza del vettore energetico a un prezzo assolutamente fuori controllo. Ancora oggi c'è una grande volatilità. Come mi sento? Mi sento ottimista, perché senza l'ottimismo sei finito, non puoi certo pensare di guidare un'azienda di guidare i tuoi collaboratori verso un obiettivo e soprattutto la nave a superare una tempesta, quindi l'ottimismo ci deve essere sempre, che non vuol dire incoscienza, ma al contrario essere ben consci di quelli che sono i rischi e le problematiche ma avere anche quella visione che le cose si possono superare, cioè si può fare e si può in qualche modo andare oltre". Così Emanuela Trentin, ceo di Siram Veolia, intervenendo a Roma all'evento per gli 80 anni di Manageritalia.
(Adnkronos) - Un'ondata di colore, solidarietà e partecipazione sta attraversando la scuola primaria Leonardo Da Vinci di Milano grazie a 'Il bosco invisibile', un progetto promosso dall'associazione dei genitori 'Amici della Leonardo' e realizzato in collaborazione con l'associazione 'We Are Urban! Milano', che lo ha già portato a termine in quattordici scuole. L'obiettivo è semplice, ma potentissimo: migliorare la qualità dell’aria e degli ambienti scolastici ridipingendo tutte le 36 classi in uso nell’istituto con Airlite, una speciale pittura che purifica l’aria, elimina in modo permanente muffe e batterie migliora la vivibilità quotidiana. L’impresa sta coinvolgendo oltre 200 genitori e volontari, decisi a regalare, nei primi due weekend di aprile, tempo, energie, braccia e buona volontà per dipingere la scuola di oltre 700 bambini, che è anche un punto di riferimento per tutta la zona Città Studi con i suoi oltre 90 anni di storia. Il risultato atteso? Classi più sane, pulite e accoglienti per alunni e insegnanti: "Il bosco invisibile è un progetto che trasforma la scuola, ma anche la comunità che la abita -spiega il preside della scuola Leonardo Da Vinci, Antonio Re-. Non solo muri ridipinti, ma relazioni che si rafforzano, alleanze educative che crescono e un esempio concreto di cittadinanza attiva". "Vogliamo che sia prima di tutto un momento di aggregazione -spiega l'associazione genitori Amici della Leonardo, che ha coordinato il progetto e lo ha finanziato per la maggior parte-. Abbiamo messo a frutto le competenze di ognuno nell’organizzazione e abbiamo scommesso sulla volontà di reinventarsi pittori per qualche ora per la realizzazione. Abbiamo scoperto un forte senso di comunità che aspettava il progetto giusto per emergere". L’iniziativa viene realizzata con il supporto di Wau! Milano, associazione che promuove la cura del bene comune, comprendendo anche la risorsa 'aria', attraverso la partecipazione diretta dei cittadini. "Siamo felici di aver incontrato tutti gli studenti della scuola per un momento didattico che promuove la cultura del bene comune a partire dall’importanza di un elemento vitale che non vediamo e che non dovremmo sentire -commenta Andrea Amato, presidente di Wau! Milano-. Un progetto che deve essere spiegato per meglio comprendere il valore un gesto di volontariato che presenta molteplici aspetti positivi". Tra i sostenitori del progetto, anche YesMilano, l’agenzia di promozione del Comune, che ha abbracciato Il Bosco Invisibile come esempio virtuoso di integrazione e attivazione territoriale: "Abbiamo coinvolto la nostra rete di studenti internazionali, oltre 11.000 a Milano, per mostrare come i progetti di comunità siano uno straordinario ponte di integrazione -afferma la direttrice generale di YesMilano, Fiorenza Lipparini-. Il bosco invisibile è un modello da raccontare e replicare". Innamorata del progetto anche l’associazione Officine Rousseau (realtà educativa storicamente riconosciuta fra Milano e provincia come ex cooperativa Centri Rousseau dal 1968) che ha deciso di dare supporto al progetto Bosco invisibile degli Amici della Leonardo regalando due ore di attività nel parco della scuola per i figli dei volontari. Fondamentale anche il contributo degli sponsor e dei partner locali. Vittoria Pirovano di Leonardo Frontero-Frontero Case, ha scelto di sostenere con un contributo economico l’iniziativa: "Abbiamo creduto da subito nella forza di questo progetto. E' raro vedere così tanto entusiasmo, concretezza e impatto positivo in un’unica iniziativa. Era naturale volerla supportare". Anche i fornai di zona, da Viale Romagna a Piazza Piola, hanno voluto partecipare, donando teglie di pizza e focaccia per le giornate di pittura, mentre il Carrefour di via Spinoza ha offerto le bevande e gli snack per chi ha esigenze alimentari particolari, dimostrando la sua consolidata affinità elettiva con gli studenti di tutte le età che popolano Città Studi. Il progetto, realizzato nei primi due weekend di aprile,trasforma la scuola Leonardo Da Vinci in un esempio concreto di collaborazione tra famiglie, istituzioni, associazioni e attività del territorio. Un bosco invisibile che ha reso visibile la forza di una comunità unita.