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(Adnkronos) - Ursula von der Leyen va alla conta a Strasburgo con un numero fatidico in testa: 401. Sono i voti con cui è stata rieletta presidente della Commissione Europea il 18 luglio scorso, a scrutinio segreto. Oggi il suo nuovo collegio dei commissari verrà votato in plenaria, a maggioranza semplice e con voto palese. Dal 18 luglio, però, sono successe diverse cose, una su tutte: l'apertura all'Ecr, i Conservatori e Riformisti, che oggi nell'Aula sono la 'sinistra della destra', avendo alla propria destra non uno ma ben due gruppi, i Patrioti, il gruppo della Lega e del Rassemblement National francese, e l'Europa delle Nazioni Sovrane, il gruppo dell'AfD. Se oggi il von der Leyen bis prenderà un numero maggiore rispetto ai voti che Ursula ottenne il 18 luglio, allora l'apertura all'Ecr, voluta da Manfred Weber, capogruppo e presidente del Ppe, sarà chiaramente riuscita. In caso contrario, cioè se il von der Leyen bis prenderà meno voti di von der Leyen a luglio, allora il dato politico sarà inequivocabile e la manovra politica voluta da Weber sarà fallita, nota un autorevole eurodeputato, perché l'apertura a destra avrebbe fatto perdere a von der Leyen più voti di quelli che ha guadagnato. In politica, la maggioranza si amplia per prendere più voti, non per prenderne di meno. Ieri Manfred Weber ha rivendicato la scelta di aprire la maggioranza ad una parte della destra, sottolineando che i Conservatori e Riformisti si sono dimostrati "responsabili", consentendo la promozione con la maggioranza dei due terzi dei candidati commissari socialisti e di quelli liberali. "Senza il voto dell'Ecr - ha detto Weber - non ci sarebbe Teresa Ribera (la vicepresidente esecutiva spagnola, punta di diamante dei Socialisti nella nuova Commissione, ndr), perché servono i due terzi. Il Ppe ha lavorato su un'idea di centro allargato nel Parlamento Europeo, dai Verdi all'Ecr, la parte ragionevole delle forze conservatrici". Ora, ha continuato il politico bavarese, "sta diventando realtà: per me è un buon giorno, perché la mia maggioranza, se posso definirla così, sta diventando reale. Questo mi rende felice, perché abbiamo bisogno di stabilità in senso ampio, altrimenti non possiamo produrre risultati nell'interesse dell'Europa. E c'è molto in gioco nei prossimi cinque anni". Anche la capogruppo dei Liberali di Renew Europe, Valérie Hayer, ha fatto un distinguo, parlando dell'Ecr. E' un gruppo, ha osservato, molto "differenziato" al suo interno: i francesi di Reconquete, ha sottolineato, non sono "sullo stesso piano" dei belgi dell'N-Va e dei cechi dell'Ods, i primi quasi al governo e i secondi già al potere. Ma i mal di pancia generati dall'apertura a parte dell'Ecr, con la nomina di Raffaele Fitto a vicepresidente esecutivo della Commissione, stanno a sinistra: tra i Socialisti e tra i Verdi, soprattutto. Tra i primi, secondo fonti parlamentari, i francesi e gli ungheresi sono intenzionati a votare contro, mentre i tedeschi dell'Spd e i belgi dovrebbero astenersi. Tra i Verdi, i tedeschi, la delegazione più numerosa, voteranno a favore, anche alla luce della nomina a consigliere della presidente per il Green Deal del belga Philippe Lamberts; altre delegazioni, tra cui quella italiana, voteranno contro. Se von der Leyen prenderà meno di 401 voti, ovviamente, il significato sarà politico, non pratico: se ha la maggioranza relativa, la Commissione entra in carica con pieni poteri, a prescindere dai numeri di domani, che alcuni considerano poco rilevanti. Di fatto, però, la maggioranza si profila variabile, estendibile a destra o a sinistra a seconda dei dossier, in base al volere del Ppe, che in questa situazione è indispensabile per formare una qualsivoglia maggioranza nell'Aula. Il problema è che von der Leyen, osserva una fonte parlamentare, "non ha gestito" questa partita, ma ha subito l'iniziativa di Weber, che ha così realizzato il suo disegno politico: rendere il Ppe di nuovo centrale nel Parlamento, giocando la classica politica dei 'due forni'. Tra l'altro è una politica che ha il vantaggio, dal punto di vista del Ppe, di dividere la destra. Il problema è che i Socialisti e i Verdi si spaccheranno, con ogni probabilità, al momento del voto. E anche l'Ecr, con Fratelli d'Italia e altri, come i belgi dell'N-Va e i cechi dell'Ods che voteranno a favore e i polacchi del Pis, che sono all'opposizione, contro. E quindi, la maggioranza, quale che sia, sarà molto più frantumata e instabile, prevede una fonte. Non esattamente la base che servirebbe alla Commissione per poter affrontare un quinquennio che si preannuncia complicato, con Donald Trump alla Casa Bianca per i prossimi 4 anni ed Elon Musk a sostenerlo.
(Adnkronos) - Il 69,6% di lavoratrici e lavoratori italiani ha un carico di cura: tra questi, il 36% ha la responsabilità di figli minorenni, il 46% segnala di occuparsi di familiari anziani o fragili (nel 16% dei casi si tratta di un impegno quotidiano) e il 30% si prende cura di altri minori della famiglia, come ad esempio i nipoti. Considerando chi affianca la responsabilità su figli minori e la cura di altri familiari anziano o fragili, è stato possibile identificare la cosiddetta “generazione sandwich”: si tratta del 18% dei lavoratori. Sono i principali risultati dell’Osservatorio Nazionale sui bisogni di welfare di lavoratrici e lavoratori con responsabilità di cura, di Welfare Come Te, in partnership con la Prof.ssa Elena Macchioni (Professoressa di Sociologia – Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali 'Università di Bologna’) e con il contributo dell’Istituto di Ricerca Ixè. Welfare Come Te – provider di welfare aziendale espressione della cooperazione sociale – oltre a servire numerose aziende nella progettazione di iniziative e servizi dedicate ai caregiver e al benessere personale, ha voluto anche creare questo spazio organico di osservazione sulle esperienze in atto di welfare aziendale, con una focalizzazione sulla condizione dei ‘lavoratori caregiver’. Il progetto si struttura a partire da un’indagine demoscopica quantitativa – realizzata su un campione rappresentativo di lavoratrici e lavoratori del settore privato. L’indagine monitora, con periodicità biennale, il welfare aziendale, fornendo una fotografia delle condizioni familiari, lavorative, dei bisogni e delle necessità di welfare dei lavoratori italiani, con un focus su quanti hanno una responsabilità di cura. La prima indagine è stata realizzata nel maggio 2024. Emergono altri dati interessanti: la conciliazione si basa prevalentemente sul “fai-da-te” degli stessi lavoratori, che in larga maggioranza (70%) dichiarano di riuscire a gestire gli impegni di lavoro e quelli personali e familiari grazie alla propria capacità organizzativa, aspetto rimarcato - per lo più - dalle donne e che si consolida con l’età delle rispondenti; sul fronte delle carenze i lavoratori lamentano innanzitutto (49%) la mancanza di servizi pubblici territoriali, particolarmente avvertita dai lavoratori residenti nelle regioni del centro e del sud Italia. Il 41% segnala anche la carenza di servizi di welfare aziendale. Nel groviglio di impegni da conciliare, i lavoratori trascurano, innanzitutto, il proprio benessere psicofisico, tema indicato dal 68%, e sottolineato per lo più dalle lavoratrici. Un lavoratore dipendente su tre sente di aver trascurato responsabilità familiari e il 19% il lavoro; chi è gravato da carichi di cura tende a giudicare se stesso con maggiore severità, sottolineando in misura significativamente più marcata le proprie mancanze sul fronte lavorativo e familiare. In questo scenario il welfare aziendale occupa uno spazio che appare ancora contenuto e non del tutto adeguato, il welfare offerto dalle imprese ha pochi elementi di utilità sociale, là dove presenti ricalcano i pillar del welfare state tradizionale (senza ricercare una vera e propria modalità di integrazione) e seguono una pratica di convenienza (ciò che la normativa permette di offrire con vantaggio fiscale), piuttosto che di convinzione (ciò che può essere realizzato tenendo conto dei reali bisogni di lavoratrici e ai lavoratori). Questo studio ha restituito la dimensione del fenomeno su scala nazionale ed ha evidenziato uno spazio ampio di lavoro e di intervento. È necessario promuovere una nuova narrazione del welfare, lo sviluppo di una prospettiva sociale e di personalizzazione degli interventi, attraverso un approccio plurale– preferibilmente sviluppato a partire dal livello territoriale – in cui imprese, PA e Terzo Settore possano cooperare in risposta ai bisogni crescenti di cura di lavoratrici e lavoratori.
(Adnkronos) - Barilla e Plug and Play, piattaforma di open innovation, hanno annunciano i quattro progetti vincitori di Good Food Makers, il programma nato nel 2019 con l’obiettivo di stimolare lo sviluppo di nuove soluzioni alimentari sostenibili. Le realtà premiate nei quattro ambiti dell’edizione 2024 (AI for consumers insights, Tasty and Healthy, Energy Shift e Smart Start: Operators Onboarding) sono: Voxpopme, una startup inglese che, grazie all’intelligenza artificiale, rivoluziona l’analisi dei feedback qualitativi, per una comprensione rapida e profonda delle opinioni dei consumatori, aiutando le aziende a creare prodotti più vicini alle aspettative del mercato e a stabilire relazioni più autentiche e personalizzate; Phynova, anch’essa del Regno Unito, punta sul potere degli ingredienti naturali per il benessere, riscoprendo il valore di piante come il gelso bianco per il controllo della glicemia, offrendo così soluzioni salutari che mirano alla prevenzione attraverso l’alimentazione; l'austriaca Ecop si concentra su una tecnologia avanzata per pompe di calore rotanti ad alta temperatura, che ottimizza il riscaldamento nei processi produttivi, abbattendo i consumi energetici e l'impatto ambientale; Manual.to, con base in Belgio, rende la formazione e le procedure aziendali più semplici e accessibili con una piattaforma per la creazione e la condivisione di istruzioni visive, facilitando l’apprendimento e aiutando così le aziende a garantire qualità e sicurezza in ogni fase produttiva. I vincitori di Good Food Makers potranno avvalersi di un programma di otto settimane, in cui lavoreranno fianco a fianco con manager Barilla per sviluppare e testare insieme nuove idee. Per sostenere questo percorso condiviso di crescita, alle 4 startup selezionate andranno 40mila euro e l’opportunità di costruire future collaborazioni con il Gruppo Barilla. Giunta alla sua sesta edizione, l’iniziativa è supportata da Plug and Play, un network con una rete di più di 85mila startup, oltre 570 aziende leader a livello mondiale e centinaia di società di venture capital, università e agenzie governative. “Good Food Makers ha ancora una volta dimostrato quanto ricerca e nuove tecnologie come l’intelligenza artificiale possano contribuire non solo a un futuro alimentare sostenibile e responsabile ma anche a rendere sempre più protagoniste dell'innovazione le persone dentro e fuori l'azienda - dichiara Claudia Berti, Barilla Global Open Innovation Senior Manager - In questa edizione, abbiamo interagito con tante nuove realtà attive nel mondo del digitale e del food-tech e all’avanguardia in tanti processi chiave per il futuro del nostro settore. Nel continuare a promuovere programmi come Good Food Makers, stiamo contribuendo a creare un modello collaborativo aperto che non solo supporta nuove realtà ma che arricchisce ulteriormente i processi di un’azienda con 147 anni di storia e leadership nel settore”. “Anche quest’anno, siamo orgogliosi di essere al fianco di Barilla nel programma Good Food Makers, che rappresenta un punto di riferimento nell’open innovation per il settore food-tech. Le quattro startup selezionate in questa edizione offrono soluzioni innovative in aree cruciali come l'intelligenza artificiale per le esigenze dei consumatori, l’utilizzo di ingredienti naturali per il benessere, l’efficientamento energetico dei processi produttivi e l’introduzione di soluzioni digitali per la formazione dei reparti operativi. Grazie alla nostra piattaforma globale e alla collaborazione con Barilla, siamo riusciti a identificare startup promettenti, pronte a rivoluzionare il futuro dell’alimentazione sostenibile”, afferma Tommaso Maschera, Director di Plug and Play Italy. A fronte di quasi mille candidature provenienti da oltre 30 Paesi, tra cui Francia, Germania, Paesi Bassi, Stati Uniti, Good Food Makers fino ad oggi ha già promosso progetti con 26 realtà internazionali. La collaborazione con realtà innovative fa parte del modo di fare impresa del Gruppo Barilla. Alcune di queste provengono proprio dalla selezione di Good Food Makers. Connecting Food, per esempio, ha collaborato con Barilla alla completa digitalizzazione della filiera del basilico fresco utilizzato per il pesto alla genovese, per una totale tracciabilità ed efficienza. Nosh Biofoods è stata premiata nell’edizione 2023 del programma grazie alla sua proposta innovativa incentrata su soluzioni che rispondono alle crescenti esigenze di sostenibilità e nutrizione. L'azienda, che sta tuttora collaborando con il Gruppo Barilla, si distingue per l'uso di tecnologie di fermentazione per produrre ingredienti di alta qualità, ricchi di valore nutrizionale e funzionali. “Il programma Good Food Makers è stata un’esperienza straordinaria per noi - dichiara Alix Chausson di Nosh Biofoods - Barilla e i nostri team hanno lavorato a stretto contatto, con una collaborazione costante e una comunicazione continua, che sono state caratteristiche distintive. Questa partnership ha aumentato la nostra visibilità e accelerato lo sviluppo del prodotto”.