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(Adnkronos) - Una mano sul petto, dal lato del cuore. Così l'inviato del presidente americano Donald Trump, Steve Witkoff, è apparso all'arrivo del presidente russo Vladimir Putin, nella biblioteca presidenziale a San Pietroburgo, per l'atteso incontro relativo alla guerra in Ucraina. Lo fa notare l'agenzia di stampa Ria Novosti aggiungendo un particolare, forse meno rilevante: Witkoff ''prima si è sistemato la cravatta''. E poi i due si sono stretti la mano, come mostra il video diffuso dal Cremlino. L'immagine di Witkoff con la mano sul petto è diventata ben presto virale sui social, in alcuni casi riprodotta in loop. ''Welcome'', sono invece state le prime parole che Putin ha rivolto all'inviato di Trump. Witkoff, da parte sua, ha detto di essere ''lieto'' per l'incontro con il presidente russo e lo ha ringraziato per il tempo che gli stava dedicando, sottolinea la Ria Novosti. Quello di oggi è il terzo incontro di Witkoff con Putin, annunciato solo poco prima dal portavoce del Cremlino Dmitry Peskov.
(Adnkronos) - "Il futuro dell'energia in Italia, secondo me, non sarà solo idrogeno verde. Il ministro Urso, quando è venuto qui a Siracusa, ha parlato della costruzione di mini centrali nucleari, quindi io vedo un mix di nucleare, elettrico e idrogeno. E per l'idrogeno verde servono grandi impianti di rinnovabili, fotovoltaico ed eolico". Così, intervistato da Adnkronos/Labitalia, Giovanni Musso, ceo di Irem spa, sui scenari del futuro dell'energia nel nostro Paese. Irem spa è una società leader nell'impiantistica industriale, attiva nei mercati nazionale e internazionale, e con headquarter a Siracusa in Sicilia. "La nostra forza -spiega Musso- è che siamo un Gruppo capace di coprire tutte le fasi di costruzione di un impianto che possiamo fornire 'chiavi in mano' ai clienti. Irem in questo momento fattura 330 milioni di euro, con 4mila dipendenti e lavora principalmente in Europa, soprattutto Nord Europa, poi abbiamo anche cantieri in Grecia, qualcosa anche fuori dall'Europa, Kazakistan e Kuwait, e stiamo iniziando dei lavori importanti in Egitto". E Irem sta vivendo sulla propria 'pelle' la transizione energetica. "Gli impianti che adesso stiamo realizzando non sono più quelli tradizionali su cui eravamo specializzati, ma impianti green. Infatti stiamo costruendo una acciaieria verde a Boden in Svezia, con un grossissimo investimento di circa 6 miliardi di euro, di noi abbiamo acquisito soltanto 100 milioni. Un'acciaieria verde che funziona a idrogeno: produzione di acciaio 'verde' con l'idrogeno che viene prodotto con fonti alternative. Il nostro business sta 'migrando' quindi da impianti tradizionali a quelli alimentati con energia green", sottolinea Musso. E la svolta green per Irem sta avvenendo anche in Italia. "In Italia stiamo realizzando -spiega Musso- un impianto qui a Siracusa, il nostro quartiere generale, un impianto di idrogeno con fondi Pnrr. E' un piccolo impianto di 18 milioni di euro, che produrrà 170 tonnellate di idrogeno verde in un che pensiamo di vendere al polo industriale qui di Siracusa, dove anche loro sono in prossimità di realizzare una transizione energetica, quindi l'idrogeno è funzionale anche a questo". "Noi produrremo 170 tonnellate all'anno, al Polo ne servirà molto, molto di più, quindi più che altro sarà un impianto pilota importante per sviluppare impianti molto più grossi per contribuire alla tradizione energetica del Polo Industriale", spiega ancora. Ma cosa serve in Italia per incentivare la produzione di idrogeno verde? "Purtroppo, per l'idrogeno ci vuole molta energia elettrica, che le nostre reti non riescono a fornire. Inoltre questa energia elettrica dovrebbe essere prodotta da fonti alternative, green, altrimenti l'idrogeno che si produce è un idrogeno non più verde, è un idrogeno scuro, grigio, quindi non è idoneo per realizzare gli obiettivi che ci siamo dati in Europa. Quindi cosa serve? Servono impianti di fotovoltaico ed eolico enormi -sottolinea- che possano alimentare la produzione di idrogeno verde. Ad esempio, il governo sta puntando moltissimo nell'area africana per cercare di produrre lì, diciamo così, idrogeno da fonti alternative, visto che ci sono ampi spazi e molto soleggiati, e quindi l'area è idonea per produrre l'idrogeno", aggiunge ancora. L'allarme dazi "Vedo in modo molto positivo l'incontro del 17 aprile tra la premier Meloni e Trump. Non credo che il presidente americano sarà così drastico nei confronti dell'Europa, credo che un punto d'incontro ci sarà e l'annunciata guerra dei dazi sarà una piccola battaglia che finirà senza grosse perdite da ambo le parti", spiega Musso che è anche componente del gruppo tecnico internazionalizzazione di Confindustria, sul tema dei dazi Usa. Secondo Musso, "è chiaro che siamo in una situazione molto preoccupante anche se le via d'uscita ci sono". "Oltre che aprire negoziati con gli Usa le aziende possono andare in territori dove i dazi sono bassi, come la Gran Bretagna, o guardare ad altri mercati come il Messico e tutta l'area del Mercosur dove ci sono grandi margini di sviluppo dei mercati", dice. E Musso apprezza le misure a cui sta pensando il governo "come i contributi a fondo perduto attraverso i fondi del Pnrr oppure dai Fondi coesione per sostenere le aziende", sottolinea. Versalis e il futuro del polo di Siracusa "Versalis con il protocollo firmato con le parti sociali giorni fa ha garantito l'investimento per una bio raffineria per la produzione di bio carburanti. Questa cosa l'abbiamo accolta con molto entusiasmo e la visita del ministro che c'è stata la scorsa settimana ha confermato che questo modello Versalis può essere esteso a tutto il polo industriale di Siracusa e questa è una cosa importante che in un certo senso ci lascia fiduciosi". spiega Giovanni Musso che ricopre, tra l'altro, il ruolo di vicepresidente sezione metalmeccanici Confindustria Siracusa. E Musso sottolinea che il "governo nazionale ha preso a cuore il sito di Siracusa, che è importante per l'Italia, strategico per le milioni di tonnellate di petrolio che produce", conclude.
(Adnkronos) - “Venezia è una capitale del mondo dentro una laguna, un caso unico, in un ambiente transeunte e mutevole. È l’opera dell’intelligenza di una comunità di pescatori e commercianti che hanno prodotto resilienza, cultura e potere proiettando questa città nel mondo. Oggi Venezia è anche la città costiera più sicura rispetto al fenomeno globale dell’innalzamento del medio mare, grazie al Mose, opera eccezionale frutto dell’intelligenza e dei saperi emersi da questo territorio che ora si pone come esempio per tutto il mondo”. Così Renato Brunetta, presidente della Fondazione Venezia Capitale Mondiale della Sostenibilità - Venice Sustainability Foundation (Vsf) intervenendo oggi a Ca’ Giustinian, sede veneziana della Biennale, nel corso della presentazione del progetto speciale 'Intelligent Venice: la più antica città del futuro' per la Biennale Architettura 2025. “Nella Biennale di Architettura quest’anno raccontiamo la storia di Venezia e dunque della più grande opera architettonica del mondo con un progetto espositivo costituito da ore e ore di filmati, centinaia di cartografie, simulazioni e prodotti interattivi. Tutto ospitato all’interno di cinque absidi nella Tesa dell’Isolotto sulla Darsena Grande dell’Arsenale e visitabile a partire dal prossimo 10 maggio”, spiega.