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(Adnkronos) - Le sanzioni alla Russia restano uno strumento controverso. Non perché non sia utile a esercitare tutta la pressione possibile su Vladimir Putin perché fermi la guerra in Ucraina ma perché non è mai arrivato a una conclusione certa l'accesso dibattito tra chi sostiene che l'economia di Mosca ne stia effettivamente pagando le conseguenze e chi, al contrario, sostiene che le sanzioni siano un'arma spuntata che si ritorce contro chi la usa, a partire dall'Europa. La novità di queste ore è che al diciannovesimo pacchetto varato da Bruxelles si aggiunge l'annuncio arrivato da Washington, con il Dipartimento del Tesoro americano che ha messo nel mirino le principali compagnie petrolifere russe, invitando Mosca ad accettare immediatamente il cessate il fuoco in Ucraina. Colpiti, in particolare, i giganti Rosneft e Lukoil, come conseguenza della "mancanza di una seria volontà da parte della Russia di impegnarsi in un processo di pace per porre fine alla guerra in Ucraina”. Nella strategia di Donald Trump le sanzioni economiche hanno un peso, anche 'simbolico', perché sono assimilabili alla stessa logica che sostiene la politica dei dazi: la 'punizione' economica è un deterrente da mettere sul tavolo per aumentare il potere contrattuale nelle negoziazioni. Non solo. Sia sul piano politico, sia sul piano pratico, l'esercizio di sanzioni simultanee da tutte e due le sponde dell'Atlantico può determinare una 'morsa' più difficile da gestire per Mosca e per tutta la rete di relazioni che nel tempo ha costruito per aggirare, riuscendoci in parte, l'effetto delle sanzioni. Entrando nel dettaglio, le nuove sanzioni europee vanno a colpire quello che resta delle principali attività russe non ancora sanzionate. Sul piano energetico, la novità principale è un divieto graduale di importazione del gas naturale liquefatto (gnl) di Mosca, su due scaglioni: i contratti a breve termine andranno rescissi entro sei mesi, mentre c’è tempo fino al primo gennaio 2027 per quelli a lungo termine. Sempre nel mirino la flotta ombra con cui la Russia aggira i divieti: si aggiungono altre 117 navi all’elenco della flotta ombra del Cremlino, per un totale di 558 imbarcazioni. Dal punto di vista finanziario, viene introdotto un divieto totale di transazione con cinque banche russe e viene esteso quello già esistente relativamente ai sistemi di pagamento elettronico russi e a quattro banche di Bielorussia e Kazakistan. Arriva anche un nuovo divieto per gli operatori europei di stipulare contratti economici con nove zone economiche speciali russe, così come il divieto di fornire riassicurazioni a aerei e navi russi nei primi cinque anni successivi alla vendita ad un Paese terzo. Molto viene fatto nell'ottica di migliorare il contrasto all’elusione delle sanzioni già in vigore. Vengono così individuati 45 nuovi soggetti che favoriscono l’elusione (di cui 17 al di fuori dei confini della Federazione), mentre vengono estesi i divieti di esportazione di prodotti industriali e ad altre categorie di articoli sensibili. Viene inoltre esteso di un ulteriore anno il margine accordato alle imprese europee per disinvestire dalla Russia con l’obiettivo di cessare le attività commerciali nel Paese. Tutto questo avrebbe più possibilità di non rimanere solo sulla carta se il sistema delle sanzioni venisse sostenuto da una chiara e inequivocabile volontà politica che rimetta dalla stessa parte Europa e Stati Uniti. Sembra si sia compiuto un passo in questa direzione, ma molto dipenderà dalle effettive intenzioni di Trump, che nei rapporti con Mosca e nella gestione del dossier Ucraina ha dimostrato un atteggiamento spesso ambiguo e ondivago da quando è alla Casa Bianca. (Di Fabio Insenga)
(Adnkronos) - “La manovra, che deve ancora essere approvata dal Parlamento, ci vede abbastanza soddisfatti per alcune misure che abbiamo caldeggiato e almeno questa volta non penalizzano chi ha retribuzioni medio-alte e supportano i cambiamenti della società, ma mancano idee e investimenti concreti per la crescita”. Questo il primo giudizio a caldo del presidente di Manageritalia Marco Ballarè, che ha recentemente incontrato il viceministro dell’Economia Maurizio Leo. “Certo, sappiamo dei vincoli di bilancio europei, ma questo – continua Ballarè – è solo una minima parte di quanto chiede da tempo chi, come noi 'soliti noti', sostiene con le proprie tasse il Paese. Infatti, questa stessa manovra è sostenuta con oltre 6 miliardi di mancata restituzione del fiscal drag di chi paga già tutto e per tutti”. Restano, a giudizio di Manageritalia, gli aspetti negativi legati all’ennesima rottamazione delle cartelle esattoriali, continuando a premiare chi evade. Mentre mancano del tutto investimenti per la crescita. “Pur consci dei vincoli di bilancio europei, non possiamo poi accettare – continua Ballarè – che non si guardi al futuro, che non si investa seriamente in formazione, digitalizzazione, competitività e, maggiormente, nel welfare contrattuale. Serve una visione, serve una politica economica che metta al centro il lavoro qualificato, la managerialità, la capacità di generare valore di persone e imprese”. Manageritalia, conclude la nota, "continuerà a fare la sua parte a livello nazionale e territoriale. Continuerà a dialogare con le istituzioni, a proporre soluzioni, a difendere i diritti degli associati e a pretendere una visione e misure per costruire il futuro di tutti gli italiani, soprattutto di chi oggi ha più difficoltà, e del Paese".
(Adnkronos) - "Il 92% degli intervistati, su un campione di 2000 persone, dice che la salute delle persone e quella del pianeta sono assolutamente interconnesse tra di loro. E tra gli obiettivi dell'Agenda 2030 mette al primo posto la salute e il benessere. Questo che cosa significa? Che la sostenibilità è entrata nella sfera del benessere quotidiano, cioè nel modo in cui mangiamo, ci muoviamo, lavoriamo, respiriamo". Così Paola Aragno, vicepresidente Eikon Sc intervenendo all’appuntamento Adnkronos Q&A, 'Sostenibilità al bivio', questa mattina al Palazzo dell’Informazione a Roma, illustrando i dati di una ricerca di Eikon Sc per la Social Sustainability Week. "La sostenibilità non significa ridurre solamente le emissioni ma significa vivere meglio. L'economia circolare diventa strategica se ha una funzione anche sociale, per cui rigenera non solo le risorse ma la salute, le competenze, i valori", osserva. "Se andiamo a guardare anche ai giovani, cioè a quelli che saranno i nostri protagonisti della sostenibilità, della transizione, il 65% si sente coinvolto negli obiettivi dell'Agenda 2030 e il 70% dice che si sentirebbe più motivato a lavorare in un'azienda che tiene conto ed è molto attenta alla sostenibilità. Per cui i giovani vogliono delle aziende coerenti, a 360 gradi, capaci di unire impatto ambientale, ma anche benessere", conclude.