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(Adnkronos) - Un terremoto di magnitudo 6.1 della scala Richter ha colpito la Turchia occidentale questa sera. La scossa è stata avvertita anche a Istanbul ed in altre città del paese. Il terremoto è stato registrato alle 22.48 ora locale. Il terremoto ha colpito la città di Sindirgi, nella Turchia occidentale, dove già si era registrato un sisma meno di tre mesi fa, ed è stato avvertito anche a Istanbul e Smirne, ha dichiarato l'agenzia turca per le emergenze AFAD. "Tre edifici e un negozio che erano stati evacuati dopo l'ultimo terremoto sono crollati, non ci sono vittime", ha dichiarato il Ministro degli Interni Ali Yerlikaya. Il 10 agosto scorso un terremoto della stessa magnitudo ha ucciso una persona e ne ha ferite decine sempre a Sindirgi, città situata sulle colline a circa 138 chilometri a nord-est di Smirne. La Turchia è attraversata da diverse faglie geologiche che in passato hanno causato catastrofi nel paese. Un terremoto nel febbraio 2023 nel sud-ovest ha ucciso almeno 53.000 persone e ha devastato Antakya, sede dell'antica città di Antiochia. All'inizio di luglio, una scossa di magnitudo 5,8 nella stessa regione ha provocato un morto e 69 feriti.
(Adnkronos) - “Ringrazio il presidente Brunetta e il presidente Aurigemma per aver dato l’opportunità oggi di questo importante confronto istituzionale. Come già affermato in precedenza, abbiamo ricostruito un percorso che riguarda il diritto alla salute. L’articolo 32 della Costituzione Italiana è uno dei più belli, ma l’esigibilità del diritto che sancisce deve essere il tema centrale di discussione. Le difficoltà nascono anche da vicende storiche”. Così Egidio Schiavetti, responsabile della Segreteria tecnica/Europa del Consiglio regionale del Lazio, intervenuto oggi a Roma all’incontro interistituzionale tra Conferenza dei presidenti delle Assemblee legislative delle Regioni e delle Province autonome e Cnel, che segna l’inizio di una collaborazione su alcune tematiche specifiche come salute, imprese e lavoro. “Oggi al Cnel, organo costituzionale di primo piano, vanno approfondite - ha detto - le difficoltà d’accesso al Servizio Sanitario pubblico. Le Regioni, in questo, sono centrali: quarant’anni fa, con la riforma della legge 833, momento fondante e universale a livello parlamentare con un voto unanime, si è portata a compimento una delle più grandi infrastrutture della storia del nostro Paese. Le riforme del 1992 e del 1999 hanno puntato a temi di collaudo e gestione delle aziende. Questo modello aziendalista ha guardato troppo alle esigenze individuali. Nel 2001 siamo andati a rafforzare il ruolo delle Regioni, che oggi governano questo sistema. Lo Stato stabilisce le regole, il finanziamento e i Lea. Il binomio rappresenta il quadro costituzionale, dove va rafforzata la governance per una nuova unità nazionale. In tutte le Regioni italiane i cittadini devono poter trovare eguali livelli di accoglienza". "La legge 311 del 2004 - ha proseguito Schiavetti - sui commissariamenti delle Regioni, a lungo termine, non ha portato alle soluzioni che il legislatore aveva auspicato. Purtroppo, le Regioni sono uscite dalle situazioni di difficoltà, peggiorando però complessivamente l’offerta a beneficio dei cittadini. Il finanziamento del Fondo sanitario nazionale ha raggiunto livelli altissimi, con 137 miliardi nel 2025, a salire poi nei prossimi anni secondo la legge di bilancio appena presentata. La Corte Costituzionale ci ha detto nel 2024 che le spese per la salute sono costituzionalmente necessarie. Il rapporto tra lo Stato e le Regioni deve essere forte, ma vanno trovate sintesi sulle liste d’attesa e sulle altre criticità del sistema. Credo che questa opportunità che ci viene data oggi possa essere quella di aprire una nuova visione all’interno del sistema della salute, con una riforma bipartisan che ricalchi il coraggio del 1978, senza guardare bandiere politiche”, ha concluso il membro del Consiglio Regionale del Lazio.
(Adnkronos) - Mettere al centro la connessione tra attori diversi, ma complementari. Unire le forze e fare rete per creare sinergie tra grandi aziende, Pmi, startup, università, attori finanziari e istituzioni in un momento storico in cui la transizione energetica rappresenta una della sfide più complesse degli ultimi tempi. Se ne è parlato al centro ricerche Eni di San Donato Milanese all’evento ‘Eni Supply Chain Day - Connecting Energies’. Un incontro durante il quale è emerso un quadro positivo e incoraggiante: la filiera di Eni risulta solida e performante. (VIDEO) “Riteniamo che la filiera dell'energia sia solida e sempre al nostro fianco, anche quando intraprendiamo nuovi progetti - ha affermato durante i lavori Costantino Chessa, Head of procurement Eni - Nel tempo ha dimostrato di essere pronta a rispondere alle sfide del momento. Deve continuare ad essere competitiva e cogliere le opportunità legate alla trasformazione”. Dall’incontro è emerso un messaggio chiaro: solo lavorando insieme è possibile cogliere appieno le opportunità offerte dalla trasformazione in atto. In tal senso, attraverso il suo Head of procurement, Eni evidenzia la volontà di portare avanti “l’approccio di sistema inclusivo, continuando ad essere vicini alle imprese, in particolar modo alle Pmi”. Da una survey condotta sulla filiera è emerso il bisogno di supporto nello sviluppo di competenze e tecnologie, le dimensioni più impattate dalla transizione. L’azienda si impegna dunque a supportare le imprese della propria supply chain lungo tutte le dimensioni della competitività, orientando e accompagnandola nei percorsi di crescita, promuovendo alleanze e collaborazioni - per favorire uno sviluppo condiviso e sostenibile - e sviluppando strumenti concreti, con un’attenzione particolare alle Piccole e medie imprese. In questo contesto, sono stati già realizzati strumenti in ambito finanziario, come il Basket Bond e il reverse factoring, e operativo come l’Alleanza di sistema Open-es, che riunisce oltre 38mila imprese. Oggi Eni sta portando avanti anche il programma Energia di Filiera, “un'altra iniziativa a supporto delle imprese, soprattutto a quelle maggiormente impattate dalla transizione”, conclude Chessa.